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Queer | Teorie | Il Drag

1/7/2019

 
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Alexander Hedges Steinberg | Sasha Velour Drag Queen
​La nozione di un’identità di genere originaria o primaria viene spesso messa in discussione nelle pratiche culturali del drag, nel travestimento e nella stilizzazione sessuale, destabilizzando proprio la distinzione tra naturale e artificiale, tra profondità e superficie. 

Il primo uso documentato della parola drag usato per descrivere attori vestiti con abiti da donna risale al 1870. Acronimo di Dressed Resembling A Girl (vestito come una ragazza), veniva usato per descrivere il travestitismo teatrale maschile. Queen invece potrebbe provenire dall'atteggiamento di finta regalità inscenato durante le esibizioni. Collegato ai termini quean o qwene, che in anglosassone significavano semplicemente "donna", veniva utilizzato per riferirsi a donne promiscue e uomini gay. 

Considerare però, una "drag queen" un "travestito" è un grosso errore. Non tutti gli artisti drag, infatti, cercano di creare l'illusione dell'altro sesso, e chi lo fa, "si maschera" per un evento specifico o una performance, con lo scopo di intrattenere il pubblico. Mentre un travestito si veste del sesso opposto per feticismo o per emulare una figura femminile specifica, come attrici o cantanti, nella vita di tutti i giorni.
FotoKristine Bellaluna | Landon Cider Drag king
​Nella teoria femminista, queste identità sono state, però, considerate degradanti per le donne, che vedevano nel drag e nel travestimento, un’appropriazione stereotipizzata dei ruoli sessuali, pensiamo alle identità lesbiche butch/femme ad esempio. Ma la relazione tra “imitazione” e “originale”, dice Butler, è più complessa di quanto la critica femminista consideri. E' vero che nell'immaginario e nella pratica, il drag, può creare un’immagine unificata della donna, cosa spesso contestata a ragione, ma rivela anche quegli aspetti del genere che vengono falsamente naturalizzati attraverso la finzione regolativa della coerenza eterosessuale.

Il travestimento, inteso come progetto d'immagine, rivela che l’identità originale su cui si modella il genere è un’imitazione senza un’origine e i significati di genere, nel travestimento sono comunque de-naturalizzati. Si capisce bene che il genere non può che essere un “atto”, una costruzione in divenire aperta a scissioni, all’auto-parodia, all’autocritica e alle esibizioni iperboliche del naturale. E per un’identità, essere in continua evoluzione, significa non essere né determinata né totalmente arbitraria, come invece, la costruzione culturale della critica femminista, intrappolata nel binarismo del libero arbitrio e del determinismo, affermava in maniera troppo semplicistica.

FotoEvah Destruction | Alexander Surian Drag Monster
​In Paradigm, un saggio che appartiene alla prima fase del lavoro di Monique Wittig, si considera che il rovesciamento del sistema binario potrebbe inaugurare una sfera culturale caratterizzata da molti sessi. All'interno del saggio facendo riferimento all’Anti-Edipo scrive: per noi non ci sono uno o due sessi ma tanti, tanti sessi quanti sono gli individui. La proliferazione dei sessi, ovviamente, comporta la negazione del sesso in quanto tale, mentre la sedimentazione delle norme di genere produce, invece, il fenomeno di un “sesso naturale” o di una “donna vera”. 

Se le identità non fossero più fissate, sostiene Butler, e se la politica non fosse più concepita dai presunti interessi di una serie di soggetti, allora, dalle rovine del vecchio, emergerebbe senz’altro una nuova configurazione della politica e dunque una nuova società, inclusiva e più evoluta.


gb



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La sottise, 2019
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La sottise, 2019

​Patriarcato


​Lo Stato
 liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono, ancora oggi, lottare per ottenere credibilità, in virtù della loro cittadinanza..

Femminismo


​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva 
all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.
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RuPaul's Drag Race


​RuPaul's Drag Race
, conosciuto in Italia anche come America's Next Drag Queen, è un reality show statunitense basato sulla competizione tra drag queen. Prodotto dalla World of Wonder è stato ideato nel 2009 da RuPaul che lo conduce ormai da 12 edizioni. Importantissimo per i giochi che deridono le convenzioni sessuali e di genere.
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RPDR All Stars

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​RuPaul's Drag Race
ha dato vita a vari spin-off, in Italia inediti, come RuPaul's Drag UK e RuPaul's Drag Race All Stars. Trasmesso a livello internazionale, lo show ha ricevuto vari premi, il premio come Miglior reality show ai GLAAD Media Awards 2010, 3 Emmy Awards come Miglior presentatore a RuPaul. 4 nomination ai Critics' Choice Television Award.
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Dragula | Boulet Bros

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​Dragula The Boulet Brothers è un reality show americano di drag queen prodotto da Boulet Brothers Productions. I fratelli Boulet, singolarmente Dracmorda e Swanthula Boulet, hanno sviluppato la serie TV Dragula basandosi sulle loro esperienze professionali nei club, dando vita ad un Carnival Drag in cui la vincitrice più che bella dovrà apparire mostruosa.

House of drag

 
House of Drag è una serie televisiva neozelandese prodotta dalla Warner Bros. Ha debuttato nel 2018 ed è presentato dalle drag queen Kita Mean e Anita Wigl'it. Come in Dragula i concorrenti sono sia Drag Queen che Drag King e almeno nella prima stagione, il tono era decisamente ironico, parodico, freaky, come lo spirito delle origini del drag, dove il must era grottesco.
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Queer | Teorie |  Il Genere. Neutro

1/7/2019

 
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Il genere è una dimensione cruciale della vita personale, delle relazioni sociali e della cultura. Esistono così tanti pregiudizi, ideologie e miti sull'argomento che la disinformazione è alla base della cultura popolare e delle resistenze delle “culture più alte”.

Negli ultimi trent'anni il termine genere è diventato di uso comune nella letteratura in lingua inglese. Etimologicamente, gender deriva da un'antica radice indoeuropea che significa produrre, da cui per esempio generare, e ha dato poi luogo, in diverse lingue, a parole indicanti la specie o la classe. Nella grammatica inglese si inizia a utilizzare il termine gender per riferirsi a una specifica distinzione sessuale come riporta l'Oxford English Dictionary
del XIX secolo.

​La lingua, dunque, è un aspetto importante del genere, ma non offre un quadro concettuale coerente. Lingue diverse fanno, infatti, distinzioni diverse. L'inglese, a differenza dell'italiano, in cui gli aggettivi sono declinati al maschile o al femminile, è una lingua relativamente poco connotata rispetto al genere, e come molte lingue ha una classificazione di genere tripartita: maschile, femminile e neutro. ​
La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere nella società, tuttavia, tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva.

Con lo sviluppo delle scienze sociali, il passo fondamentale è stato quello di spostare l'obiettivo dalla differenza alle relazioni. Il genere, quindi, riguarderebbe soprattutto relazioni sociali, all'interno delle quali agiscono gli individui e i gruppi. Le relazioni di genere includono effettivamente la differenza e la dicotomia ma anche molte altre configurazioni. Le pratiche sociali infatti, talvolta, sottolineano la differenza tra maschile e femminile, per esempio i vestiti premaman; a volte la negano, come in molti contesti lavorativi, altre la complicano, pensiamo, ad esempio, alla moda del terzo genere.
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Non esiste, però, alcuna base biologica fissa nei processi sociali che riguardano il genere. Esiste piuttosto un'arena, come la definisce O'connel, in cui i corpi sono coinvolti nei processi sociali, e come questi corpi agiscono dipende anche, e solo in parte, dalla differenza anatomica. Nel mondo contemporaneo, per esempio, i modelli duraturi di relazioni sociali rappresentano ciò che la teoria chiama strutture. E il genere è una struttura sociale, che emerge in specifiche circostanze storiche, modellando, profondamente, la vita delle persone. Non è una struttura fissa ma soggetta al conflitto e al cambiamento storico, ed è riprodotta, nei secoli, grazie al potere delle strutture sociali di vincolare l'azione individuale, secondo modalità per cui, agli individui che la subiscono, appare immutabile, reale. Al pari della religione, il genere diventa un dogma.

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​Negli anni 70, a fronte di queste nuove riflessioni, si distinse nettamente il sesso dal genere. Col primo termine ci si riferiva al fatto biologico, ovvero la differenza nell'apparato riproduttore tra maschi e femmine; col secondo ci si riferiva, invece, a questioni sociali, ovvero la differenza tra ruoli maschili e ruoli femminili, oltre alla personalità maschile e femminile. Questa distinzione mise da parte la Biologia - che fin a quel momento veniva usata per giustificare la subordinazione del genere femminile - perché non considerava la sfera del sociale il luogo in cui il genere veniva, effettivamente, prodotto.

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Il concetto di androgyny, proposto in quel periodo da Sandra Bem, 1974, e da tante psicologhe, rappresentava un modello di genere alternativo, un modello che combinava caratteristiche maschili e femminili e che un individuo, una società avrebbe potuto scegliere, piuttosto che subire.

La contrapposizione tra sesso e genere, derivata ovviamente da quella più classica di corpo e mente, poteva, e agli inizi la speranza era forte, modificare le aspettative sociali intorno ai ruoli sessuali. Presto però ci si accorse, grazie ad una verifica accurata del 1992 condotta da Rosemary, che il lato maschile veniva più valorizzato dell'altro, suggerendo che le differenze di genere derivino, al contempo, da fattori biologici e da allarmi sociali. Pensiamo, ad esempio, all’osservazione dei bambini nelle scuole da parte di Barrie Thorne in Gender play, 1993; ai lavoratori neri delle miniere in sud Africa e ai loro “matrimoni della miniera” osservati da T. Dunbar Moodie; agli studi di Irina Novikova sul cambiamento del ruolo delle donne nell’Unione Sovietica, dopo la II guerra mondiale, e in Afghanistan. 

Oggi esiste un'intera gamma di variazioni di genere. Queste, accuratamente catalogate in L'invenzione dei sessi, 1994. L'autrice, Judith Lorber, ha calcolato che le società occidentali moderne distinguono 5,3 orientamenti sessuali, 5 modi diversi per eseguire il proprio genere, 6 tipi di relazioni e 10 tipi di auto-identificazione. Per questo, un'analisi che vuole essere seria deve avere come assunto il riconoscimento che tutto ciò che riguarda il genere è storicamente determinato. La storia umana, dunque, è anche l'orizzonte del genere. ​​​


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Il Genere.
​Maschio e Femmina

Il Corpo

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Il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato
 e dicotomia e differenza sono così comuni da sembrare l'ordine naturale delle cose. Tali credenze vengono 
​riconosciute come espressione di differenza naturale e volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige (la nostra) impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. In Oriente vige la stessa struttura? ​
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​Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune..
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Infanzia

Adolescenza


​Per​ Butler sarebbe la bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità a produrre il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria.  E' il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto edipico. Le predisposizioni non sono fatti sessuali ma effetti prodotti da una legge imposta dalla cultura..

​Il genere non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo a un giocatore di football americano che scrive poesie o a una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Simili conflitti sono molto frequenti nell'adolescenza ma possono continuare anche nell'età adulta. Ci vuole una certa competenza di genere..
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Queer | Teorie | Lacan. Il Simbolico e il Maschile

1/7/2019

 
FotoJacques Marie Émile Lacan (1901 - 1981)
Secondo Lacan, la Legge del padre struttura ogni significazione linguistica,denominata il Simbolico, e diventa così un principio universale di organizzazione della cultura. Il Simbolico diventa possibile attraverso il ripudio della relazione primaria con il corpo materno. Il «soggetto» che emerge, il bambino, diventa portatore o fautore della legge repressiva. Il caos libidico che caratterizzava la dipendenza dalla madre, ora è vincolato da un “agente”, il potere patriarcale ad esempio, il cui linguaggio struttura la messa in pratica della legge, sopprimendo i significati multipli e instaurando al loro posto significati univoci e distinti.

In Lacan, essere il Fallo e avere il Fallo denotano posizioni sessuali divergenti o non-posizioni all’interno del linguaggio. L’interdipendenza di queste due posizioni richiama la struttura hegeliana della mancata reciprocità tra servo e padrone, in particolare la dipendenza del padrone dal servo nell’istituire la propria identità. Secondo Lacan, che proietta questa scena in un ambito fantasmatico, ogni tentativo di istituire l’identità secondo questa disgiunzione binaria tra essere e avere il fallo conduce ad un fallimento.

FotoJacques Marie Émile Lacan (1901- 1981)
Solo il soggetto al maschile, dunque, sembra originare significati e dunque “significare”. E questo processo di costituzione del significato implica che le donne riflettano il potere maschile, sempre e comunque, nella realtà, anche se simbolica.

La relazione tra i sessi, quindi, è costruita in modo che l’«Io» parlante sia l’effetto mascolinizzato di un processo autonomo e auto-fondato, ma la coerenza, la veridicità di tale modello relazionale, viene minata dalle posizioni sessuali che cerca di escludere. Le donne, per essere il fallo, cioè colui che riflette e garantisce un'apparente posizione di soggetto al maschile, devono diventare, devono essere ciò che gli uomini non sono e, in questa mancanza, istituiscono la funzione essenziale degli uomini.

"Per quanto paradossale questa formulazione possa sembrare, diciamo che per essere il fallo, cioè il significante del desiderio dell’Altro, la donna rigetterà una parte essenziale della femminilità, specialmente tutti i suoi attributi nella mascherata. Ella intende essere desiderata e amata a un tempo per quello che non è."
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Lacan durante una conferenza
​​Ne La significazione del fallo, l'opera da qui è tratta la citazione, Lacan, in un passo precedente, a proposito della relazione tra i sessi, scriveva che i rapporti tra uomo e donna, ruotano attorno a un essere e a un avere. E poiché tali relazioni si riferiscono al fallo, producono, nella realtà, forti contrasti: a livello personale, con la mancata, impossibile, aderenza all'ideale Maschile, al livello interpersonale con l'impossibilità di realizzare relazioni da significare, mettendo in discussione l'eterosessualità, ponendola come irreale. Ma se il divieto crea la «scissione fondamentale» della sessualità, rivela, anche, una qualche doppiezza che pre-esiste alla divisione, e che arrivi a minare qualsiasi tentativo di separazione. 

Considerare questa doppiezza psichica come effetto della Legge è lo scopo dichiarato di Lacan, ma anche il punto di resistenza nella sua teoria, dice Butler. I fini del Simbolico, in Lacan come quelli del Dio del Vecchio Testamento, sono del tutto ateleologici, non mirano cioè al raggiungimento di un qualche scopo, ma all’obbedienza e alla sofferenza per rafforzare il senso di limitatezza nel «soggetto» «davanti alla legge».

La teoria lacaniana, quindi, deve essere intesa come una sorta di «morale degli schiavi». La figurazione della Legge del padre come autorità inevitabile e inconoscibile, continua Butler, davanti alla quale il soggetto sessuato è destinato a fallire, deve essere letta alla luce dell’impulso teologico che la produce tanto quanto alla luce della volontà del suo superamento. Sembra infatti, che in Lacan, la divisione sia sempre l’effetto della legge e non una condizione preesistente su cui la legge agisce.

gb


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La Sottise, 2019
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Patriarcato

Fare il Genere


Lo Stato liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono, ancora oggi, lottare per ottenere una qualche credibilità, in virtù della loro cittadinanza..

Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Sono, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word..
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Femminismo

Dis-fare il Genere


​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva 
all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.

La de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.  Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità e dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto..
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Queer | Teorie | Patriarcato. Maschi contro femmine

1/7/2019

 
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Lo Stato liberale moderno definisce sia gli uomini sia le donne come cittadini uguali di fronte la legge. La società eteronormata li definisce, invece, come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e alla cura dei figli. Le donne che, subiscono chiaramente questa “etichetta”, entrando nella sfera pubblica, cercano di far valere i loro diritti in virtù della loro cittadinanza, lottando per veder riconosciuta la propria autorità.  Da parte loro, le donne, nella storia, hanno cercato di risolvere il problema ricoprendo alte cariche con un "comportamento da veri uomini" come nel caso di Margaret Thatcher in Inghilterra e Madeleine Albright negli Stati uniti, ma, perlopiù, in politica le donne devono, ancora oggi, lottare per ottenere una qualche credibilità.

La politologa Carole Pateman nel 1988, ha messo in evidenza questa discrepanza, affermando che il contratto sociale della società liberale si sostiene, a sua volta, su un contratto sessuale: la subordinazione privata delle donne agli uomini. 
Certo, in paesi come gli Stati uniti, l'Australia o la Germania, le donne della classe media hanno generalmente il libero accesso all'istruzione superiore e stanno entrando in misura crescente nei quadri intermedi delle aziende e nelle professioni liberali.
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Ma in molti paesi, compresi quelli molto popolati come il Bangladesh, l'India, la Nigeria e l'Egitto, è molto più facile che non si insegni a leggere ad una donna piuttosto che ad un uomo. Tuttavia, anche nei paesi più progrediti esistono molte barriere informali che fanno in modo che le alte sfere del potere, della ricchezza,  della scienza e della tecnologia, siano ancora in mano agli uomini: i dirigenti superiori delle maggiori aziende mondiali tra il 95 e il 97% dei casi sono, ancora, uomini.

​E' chiaro insomma, che in una struttura di potere di tipo 
patriarcale, le donne, sono la principale categoria di persone ad essere subordinata e ne La condizione della donna del 1971, la femminista inglese Juliet Mitchell affermava che l'oppressione della donna coinvolgeva non una, ma quattro strutture diverse: la produzione, la riproduzione, la socializzazione, la sessualità. 

L'avvocatessa americana Catharine Mackinnon, invece, sviluppando una teoria dello stato e del genere nel diritto, in Toward a Feminist Theory of the State del 1989, considerava la gerarchia di genere come un tutt'uno omogeneo, al pari dell'antropologa Gayle Rubin che in Sex-Gender System del 1975, trattava l'intero ambito come fosse un solo sistema. Esistevano e sussistono tutt'ora, dunque, ottime ragioni per considerare le relazioni di genere come qualcosa di intrinsecamente complesso, qualcosa che coinvolge una molteplicità di strutture.

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​Ma, per quanto nel loro complesso traggano vantaggio dalla disuguaglianza dell'ordine di genere, gli uomini non ne godono in maniera uguale, anzi. I ragazzi e gli adulti, che si discostano dalle definizioni dominanti della maschilità in quanto omosessuali, effemminati, o semplicemente perché hanno un carattere debole, diventano spesso oggetto di offese verbali e discriminazioni, se non addirittura di violenza, perché accomunati alla categoria femminile. 

Insomma in un sistema patriarcale
 al primo posto c'è l'idea di Maschio (ideale fittizio come la bellezza per i Greci, a cui tendere ma mai raggiungibile), segue la donna, poi l'omosessuale, o il queer in generale, continuando con tutta una serie di categorie che vanno dalle patologie alle deformazioni. Questo significa che quella del genere è una questione intrinsecamente politica, e le questioni politiche sono complicate e difficili da risolvere. Riconoscere, però, il carattere profondamente storico e contestuale del genere conduce a delle conseguenze intellettuali e politiche decisive. Se una struttura, come lo è il patriarcato, può nascere, può anche, sicuramente, morire.
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Femminismo

Potere e Sessualità

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​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.

La teoria femminista ha sostenuto che la sessualità è sempre costruita entro i termini del potere, dove il 
​potere
 è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medicolegale 
Ottocentesca..
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Origine dell'Eterossealità

Omosessualità. Origini


Nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e 
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omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale..

A partire dal XVIII secolo l'omosessualità iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione. Il termine 
omosessuale comparve per la prima volta nel 1869 in un pamphlet scritto contro l’introduzione di una legge contro gli omosessuali..
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Queer | Teorie | Il Corpo. Fra Miti e Leggende

1/7/2019

 
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​Gli esseri umani sono mammiferi che presentano sistemi riproduttivi differenziati nei due sessi, ma evidenziano, sotto altri aspetti, differenze fisiche modeste. Ad esempio le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relativamente impercettibili: a due anni una bambina e un bambino, tra loro presentano solo piccole differenze. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile è l'esempio più comune. Ma il testosterone è presente in tutti i corpi umani così come lo è l'estrogeno, comunemente definito ormone femminile.

Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e qualitativamente diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Prima di allora, si credeva che i corpi maschili e femminili non fossero che versioni più o meno sviluppate di
un'unica categoria.
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Esiste, però, tutto un complesso insieme di categorie di individui che sono trasversali rispetto a una simile distinzione. Queste categorie non corrispondono in maniera univoca ad un determinato comportamento e si hanno in femmine prive del secondo cromosoma x nella coppia xx, o in maschi che hanno un ulteriore cromosoma x nella coppia xy, e altri casi ancora.

​La biologa 
Fausto-Sterling ha stimato che i gruppi intersessuali, nel loro complesso possono costituire l'1,7% di tutte le nascite. Una percentuale non grande, ma nemmeno irrisoria che qui serve a identificare il momento in cui un bambino diventa umanizzato, come dice Wittig, con il momento in cui si risponde alla domanda «è un maschio o una femmina?». La marcatura del genere, infatti, nel sistema eteronormato qualifica i corpi, e le figure del corpo che non rientrano perfettamente in nessuno dei due generi, cadono fuori dall’umano, costituendo quell’ambito di deumanizzazione e abiezione rispetto al quale l’umano si costituisce.

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Il fatto che pene, vagina, seni, e così via, siano denominati come parti sessuali rappresenta sia una riduzione del corpo erogeno a quelle parti, sia una frammentazione del corpo come intero, «marchiandolo e modellandolo in modo violento». Wittig sostiene che «la mentalità straight», che è evidente nel discorso delle scienze umane, «opprime tutti/e noi, persone lesbiche, donne e uomini omosessuali» perché «dà per scontato che ciò che fonda la società, qualunque società, sia l’eterosessualità»

Un esempio più complesso è quello del cervello, oggetto di tanti dibattiti sulle differenze sessuali negli ultimi anni. Esiste, effettivamente, una certa diversità tra uomini e donne nell'anatomia del funzionamento del cervello, per esempio nella tendenza ad usare determinate aree di l'elaborazione del linguaggio. Ma questa diversità è meno significativa e ancora poco accettata rispetto a quanto vorrebbero le tante incisive argomentazioni. Come ha affermato la neuroscienziata Lesley Rogers, il cervello non sceglie in modo netto di essere di tipo femminile o di tipo maschile. In tutti gli aspetti del funzionamento cerebrale che siamo in grado di misurare, esiste una sovrapposizione considerevole tra femminile e maschile.

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​Gli studi culturali comprendono, a questo riguardo, approcci che considerano i corpi come superfici sulle quali scrivere, o meglio iscrivere il genere, tele che aspettano di essere dipinte. Questo assunto è talvolta considerato un carattere generale della vita postmoderna, e suggerisce l'idea che si possa giocare con le identità di genere, che si possa assumerle e abbandonarle, disfarle e ri-combinarle a piacimento. Questo era il tema centrale della Queer Theory degli anni 90 e di altre applicazioni delle riflessioni post-strutturaliste e post-moderne, riconoscendo che le categorie di genere sono intrinsecamente instabili. Come l'hanno definito West and Zimerman in un articolo intitolato Doing gender, 1987, il genere è qualcosa che si fa concretamente, e che si fa nella vita sociale, non è qualcosa che esiste prima della vita sociale stessa, o al di fuori di essa.

Le norme di genere invece - dimorfismo ideale, complementarità eterosessuale dei corpi, ideali e canoni per definire la mascolinità e la femminilità, i codici razziali di purezza e i tabù dell’incrocio tra razze - stabilirono cosa considerare reale e il suo contrario, stabilendone, anche, l’ambito ontologico.
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Corpo. l'Assoggettamento

Master. Il gene

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​​Per Foucault, come per Nietzsche, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo, considerato come una pagina bianca. E per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni. 

Alcuni ricercatori del MIT dichiararono di aver scoperto il gene_master. Scoperto dal dottor David_Page il gene, specifica sequenza del DNA sul cromosoma Y, è stato denominato, testis-determining factor, fattore che determina lo sviluppo dei testicoli..
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La Sottise, 2019

Maschio e Femmina

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La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige (la nostra) impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. In Oriente vige la stessa struttura? ​
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La Sottise, 2019

Neutro


Si definisce il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde ad una demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo​ dalla differenza alle relazioni.
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Queer | Teorie | Eterosessualità. La costruzione borghese

1/7/2019

 
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A partire dal diciottesimo secolo, per Michel Foucault le relazioni sessuali cominciarono a essere organizzate in un “dispositivo” basato sulla proliferazione e sulla produzione di discorsi disciplinanti sul sesso. La nuova scientia sexualis voleva spiegare, descrivere, ma soprattutto “normalizzare” la sessualità per sostituirsi al sistema di controllo e di potere dell’era pre-moderna. Secondo Foucault tutto questo non aveva a che fare con una strategia di controllo sulla sessualità, ma al contrario con una strategia di controllo generale messa in pratica attraverso la sessualità.

Il progetto borghese di costruire a propria immagine e somiglianza un mondo moderno e un nuovo ordine sociale si saldò con la scientia sexualis del tempo e con la necessità di fondare una nuova disciplina dei corpi e dei piaceri. La borghesia – che si distingueva attraverso il lavoro e l’autodisciplina – aveva bisogno di imporsi sulla dissolutezza dell’aristocrazia decadente e sull’anarchia sessuale delle classi povere. La borghesia cominciò dunque a costruire la propria differenza su precisi modelli di comportamento attraverso un sistema riproducibile e applicabile universalmente.
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​I nuovi ideali di virilità del maschio borghese, fatto per produrre, agire, conquistare e sacrificarsi, divennero l’autocontrollo delle passioni, la moderazione, la decenza e il vigore. E nel frattempo i saperi medici fissavano i confini da cui il modello del maschio borghese doveva tenersi lontano: per esempio dalla masturbazione, considerata causa di perdita di vigore, e dall’omoerotismo. Se il sesso procreativo era fondamentale per la continua evoluzione e difesa della specie, deviando in qualsiasi modo da quella norma si creava una minaccia per l’intera società. A quel punto la devianza non poteva più essere semplicemente un atto che violava la legge divina e che poteva appartenere a chiunque, ma doveva essere ben riconoscibile, fissarsi, incarnarsi in un determinato individuo da punire o da curare.

​Quando nel 1889 lo psichiatra e neurologo Richard von Krafft-Ebing scrisse Psychopathia sexualis, primo tentativo di studio sistematico dei comportamenti sessuali cosiddetti devianti, pur descrivendo centinaia di casi clinici usò la parola eterosessualità solo poche decine di volte, scegliendo anche di non indicizzarla. Krafft-Ebing, più interessato agli istinti sessuali contrari che all’utilità procreativa dell’atto sessuale, scrisse: «nell’amore sessuale il genuino scopo finale dell’impulso, che è la propagazione della specie, non affiora alla coscienza». 
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​La questione riproduttiva si posizionava, così, direttamente all’interno dell’inconscio e l’istinto sessuale era atto solo allo scopo procreativo. Definire che cosa fosse un istinto sessuale normale secondo il desiderio erotico fu fondamentale e il lavoro di Krafft-Ebing pose le basi per il cambiamento culturale che avvenne tra il 1923 e il 1934: dalla definizione di eterosessualità come morbosa a quella di condizione normale. In più, al passaggio dai comportamenti alle identità contribuirono, purtroppo, proprio i precursori delle contemporanee politiche della liberazione omosessuale. I termini eterosessuale e omosessuale, utilizzati prima nella sessuologia tedesca e poi in quella internazionale, furono inventati e usati per la prima volta da una serie di studiosi dell’Ottocento allo scopo di superare la visione della colpa e del vizio tipica del mondo cristiano, per arrivare alla depenalizzazione, negli statuti nazionali di alcuni comportamenti sessuali. Dall’altra dettero, però, sostanza alla classificazione di una serie di individui più o meno lontani dalla norma, tracciandone i confini. Pensiamo all'odierna comunità Lbgtq*.


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La sottise, 2019
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Eterosessualità

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​Nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale..
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Omosessualità


​A partire dal XVIII secolo l'omosessualità
 iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione. Il termine 
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omosessuale comparve per la prima volta nel 1869 in un pamphlet scritto contro l’introduzione di una legge 
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Queer | Teorie | Foucault. Corpo, Sesso e Diritto

1/7/2019

 
FotoPaul-Michel Foucault (1926 - 1984)
Nel primo volume della Storia della sessualità, Foucault sostiene che la costruzione univoca del sesso (si è, cioè, dell'uno o dell’altro sesso), è avvenuta in funzione della regolamentazione e del controllo sociale della sessualità. Tale controllo produce e occulta, artificialmente, una varietà di sessualità, apparentemente, non legate tra loro, ponendosi come causa intelligibile di qualsiasi sensazione, piacere e desiderio sessuale. In altre parole, i piaceri del corpo non solo si riducono al sesso genitale, ma diventano manifestazioni o segni di quel esso.

In opposizione a questa falsa costruzione del «sesso» come univoco e causale, Foucault si impegna nel discorso contrario e tratta il sesso come un effetto e non come una causa originaria, proponendo la «sessualità» come sistema storico, aperto e complesso, che produce il sesso, quale parte di una strategia, di discorso e di potere, che mira a perpetuare lo status quo. Uno dei modi con cui il potere è perpetuato e insieme occultato consiste nello stabilire una relazione esterna o arbitraria tra il potere, concepito come repressione o come dominio, e il sesso, concepito come un’energia coraggiosa, ma contrastata, che attende di essere liberata.

Secondo Foucault, anche il potere giuridico va riconcettualizzato e in Storia della sessualità, si oppone esplicitamente ai modelli di emancipazione o liberazione della sessualità, perché aderiscono a un modello giuridico che non riconosce la produzione storica del sesso come categoria, vale a dire come effetto delle relazioni di potere. L’uso di questo modello giuridico implica che la relazione tra potere e sessualità non solo venga distinta sul piano ontologico, ma anche che il potere funziona sempre e solo per sottomettere o liberare un sesso.

La struttura di genere, dice Foucault, ha raggruppato in un unicum artificiale elementi anatomici, funzioni biologiche, comportamenti, sensazioni, piaceri, imponendo il risultato come principio causale. Il corpo acquisisce significato all’interno del discorso, solo nel momento in cui è determinato entro l’«idea» di sesso naturale, ovvero nel contesto delle relazioni di potere di cui la sessualità, con la manipolazione dei corpi e dell’affettività ne è organizzazione specifica.

FotoCopertina della prima edizione del 1976
​La teoria della sessualità presentata da Foucault si amplia e si specifica nei Diari di Herculine Barbin, un ermafrodita francese dell’Ottocento. Essere sessuati per Foucault significa essere soggetti a una serie di regolamentazioni sociali, e nei diari di Herculine Barbin, l'autore cerca di dimostrare come il corpo ermafroditico o intersessuato confuti le strategie regolative della categorizzazione sessuale. 

La predisposizione sessuale di Herculine è fin dall’inizio segnata dall’ambivalenza e la sua sessualità non sta fuori dalla legge, ma è la produzione ambivalente della legge, la testimonianza, cioè, della capacità della legge di produrre solo quelle ribellioni che è sicura sconfiggeranno se stesse. E l’anatomia di Herculine non cade fuori dalle categorie del sesso, ma confondendone gli elementi costitutivi, ne mette in evidenza il carattere illusorio. In più, la sessualità di Herculine rappresenta una serie di trasgressioni di genere che mettono in dubbio la distinzione tra scambio erotico eterosessuale e lesbico.

Herculine, che nel testo si chiama Alexina, alla nascita fu classificata come sesso femminile e a poco più di vent’anni, dopo una serie di confessioni rese a medici e preti, fu costretta legalmente a cambiare il suo sesso in maschile. I diari raccontano, quindi, la tragica situazione di chi vive nell'ingiusta, nella vittimizzazione, nell'inganno e nell'insoddisfazione. Ci parlano del suo sentirsi diversa rispetto le altre ragazze e di come il non riconoscersi, fosse causa di angoscia e auto-esaltazione. 

I Diari, ci offrano uno sguardo su quel che precede l’imposizione della legge del sesso univoco e sottolineano, come prima della trasformazione legale di Alexina in uomo, lei era libera di godere di quei piaceri esenti dalle pressioni giuridiche e regolative del sesso. Foucault parla, infatti, di piaceri «bucolici» e «innocenti» in relazioni intergenerazionali che Herculine intesseva prima dell'operazione. 

Dopo essersi sottomessa alla legge, Herculine diventa un soggetto sancito giuridicamente come uomo. Tuttavia, mentre cambiare sesso può essere più o meno facile e possibile, come lo è stato in questo caso, il genere si dimostra meno incline al cambiamento. E dal momento che la legge richiede che ci si conformi alla sua propria «natura», Herculine adesso non era più una donna ambigua, ma un uomo femminile, 
non cambiando di molto la sua posizione all'interno della società eteronormata.
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​Conferenza "Foucault, una lettura" con il filosofo Antonio Negri, tenutasi nel 2016 presso il Centro di Ricerca e Formazione Sesc São Paulo. Moderatore: Mário Marino.

​L'affascinante dibattito sulla filosofia e la politica, che nel 1971 è stato registrato per la televisione olandese, fra Noam Chomsky e Michel Foucault. Sottotitoli in italiano
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La Sottise, 2019
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Il Genere | Neutro

Emozioni e Tran-sex


​La maggior parte dei dibattiti sul genere tralascia la terza categoria. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni..

L'importanza delle emozioni nello sviluppo dell'essere umano è stato oggetto di studio delle ricerche freudiane. Freud si rese conto dell'importanza di questi investimenti, riferendosi non soltanto alle relazioni affettive, ma anche ai modelli di relazione propri dell'istituzioni sociali. Il viennese aprì così, la strada all'analisi della struttura delle relazioni emotive, dei legami o dei vincoli..
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Queer | Teorie | Eterosessualità. Origini

1/7/2019

 
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In un lungo articolo pubblicato su BBC, il giornalista Brandon Ambrosino ha ri-proposto di sottrarre l’eterosessualità all’ordine della Natura, per farla ri-entrare nell’ordine del Tempo e della Storia. Affermando che nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale, sottolinea che nel 1901 il Dorland’s Medical Dictionary definiva l’eterosessualità come un appetito anormale o perverso per il sesso opposto.

Nel 1923 nel 
Nuovo Dizionario Internazionale della Merriam-Webster la descrizione rimase più o meno la medesima: passione sessuale morbosa per una persona di sesso opposto. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale. Ma come si è passati da una definizione di anormalità a una di normalità?
Prima che il sistema della sessualità venisse costruito sulla coppia di opposti eterosessuale/omosessuale – la dualità prevalente aveva a che fare con il binomio riproduzione/non riproduzione. L’enfasi verteva sul fatto che l’atto sessuale avesse fini procreativi, secondo natura e dunque normale; oppure no, contro natura, di conseguenza deviato, a prescindere dal genere delle persone coinvolte. In questo schema, l’atto eterosessuale non rivolto alla procreazione, veniva considerato come patologico e anormale, al pari dell’adulterio e della masturbazione.

Nell’identificare sessualità e procreazione un contributo notevole venne dato dallo Stoicismo. La Stoà, costruendo la sua idea di vita retta, secondo natura, e ricorrendo esclusivamente al principio di autoconservazione, sentenziò che buono era ciò che conservava, cattivo era ciò che distruggeva o non conservava. ​
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Anche per i filosofi cristiani, come Agostino e Tommaso, il solo sesso giusto e legittimo era quello che perseguiva la procreazione. Tutto il resto, compreso l’atto eterosessuale non a scopo riproduttivo, andava condannato. Esistevano, dunque, comportamenti sessuali catalogati e spesso proibiti, ma l’enfasi era posta, sempre, sull’atto, non sull’agente. I comportamenti sessuali, seguendo criteri morali, non corrispondevano, ancora, a nessuna categoria dell’identità. Come avvenne il passaggio dall'atto, all'agente?

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la sessualità divenne campo di indagine della medicina e della psicologia: i comportamenti sessuali cominciarono a coincidere con delle tipologie identificabili di persone, catalogabili secondo il loro desiderio o orientamento sessuale. Cominciarono a emergere, allora, altre fondamentali coppie di opposti: non più procreazione-non procreazione, ma normalità/anormalità ed eterosessualità/omosessualità. I termini di origine religiosa, come sodomia, o di origine classica, come pederastia, vennero sostituiti da nuove parole e gli atti morali o amorali divennero l’espressione della sanità o della patologia di soggetti ben precisi, da includere o escludere dal nuovo mondo che si stava costruendo.
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​La psicanalisi ebbe un ruolo fondamentale nel collocare le origini della sessualità nella personalità dell’individuo e nel costruire l’opposizione tra eterosessualità ed omosessualità. Così, se per Michel Foucault il sodomita era un recidivo, dice Oconnel, l’omosessuale era diventato «una specie».

Il finalismo procreativo-sessuale di matrice stoica e cristiana, dunque, non venne abbandonato, anzi trovò il suo compimento diventando un paradigma scientifico. I corpi avevano, per natura, morfologie differenti e complementari per una precisa finalità, quella riproduttiva. Per questo, il disegno della natura inscritta nei corpi prevedeva che i maschi e le femmine fossero eterosessuali, perché era la riproduzione della specie ad averne bisogno. E poiché la natura prevede che i  due opposti si attraggano, il desiderio eterosessuale cominciò a definire perfino la biologia.
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Fare il Genere

Dis-Fare il Genere


​Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie  
occidentali sono, quindi, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word..

Caratteristica del periodo successivo sarà la de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.  Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità, e, assieme alla generazione successiva, dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto..
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Queer?

Diritti Civili?


La separazione in maschile e femminile fu fortemente sottolineata dalla cultura borghese nell'età vittoriana.  Le questioni di genere emersero, quindi, in una dimensione specifica, quella del progresso. Non sorprende, dunque, che il pensiero evoluzionista correlato alla biologia, assumerà, in seguito, una grandissima influenza.. ​

Il tradizionale concetto di ruolo sessuale ora veniva considerato come una spiegazione del controllo sociale che ostacolava le donne. L'idea stessa che il genere consistesse in un insieme di norme sociali diventò un programma d'azione, nella misura in cui le norme potrebbero cambiare con uno sforzo collettivo.. ​
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Queer. Teorie | Il corpo lesbico. Wittig e la marchiatura dei corpi

1/7/2019

 
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Monique Witting
Donna non si nasce - così Monique Wittig ha intitolato il suo articolo pubblicato sul primo numero della rivista Feminist Issues citando Simone de Beauvoir. L'autrice sostiene che la ragione di suddividere i corpi umani nei sessi maschile e femminile, risponde alle necessità economiche dell’eterosessualità. Dunque, per Wittig, non c’è distinzione tra sesso e genere dal momento che la stessa categoria di sesso è connotata dal punto di vista del genere, investita dal punto di vista politico, naturalizzata, ma non naturale. Per Wittig una persona lesbica non è una donna. La lesbica, l'omosessuale, afferma Wittig, nel suo rifiuto dell’eterosessualità si pone aldilà dell’opposizione binaria tra donna e uomo: non è né una donna, né un uomo. La lesbica non ha sesso.

Wittig intende il sesso come qualcosa che viene prodotto discorsivamente e fatto circolare attraverso un sistema di significazioni oppressivo nei confronti di donne, gay e lesbiche. I quali, sostiene l'autrice, non possono assumere la posizione del soggetto che parla all'interno del sistema linguistico dell’eterosessualità obbligatoria. E dal momento che il sesso è un’interpretazione politica e culturale del corpo, è la discriminazione linguistica del sesso, a garantire il sistema politico e culturale dell’eterosessualità obbligatoria. 
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​"Nei nostri corpi e nelle nostre menti, siamo costrette e costretti a corrispondere, in ogni singola caratteristica, all’idea di natura che è stata stabilita per noi [...], ‘uomini’ e ‘donne’ sono categorie politiche, e non fatti naturali."

​Il rovesciamento lesbico del sesso, dell'omosessuale in generale, prende di mira i modelli di dominio e le norme di integrità corporea sessualmente differenziate. La lesbica, in questa visione, problematizza radicalmente Sesso e Genere come categorie politiche stabili. Non esiste distinzione sesso/genere, urla l'autrice, perché il genere è costruito nel sesso e il sesso si dimostra essere stato genere fin dall’inizio. Nel suo Il corpo lesbico, Witting scrive che esistono strutture caratterizzate come eterosessuali e obbligatorie, che concedono ai maschi il pieno diritto di parola, negandolo alle femmine.

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​Per quanto possa sembrare che gli individui abbiano una «percezione diretta» del sesso, Wittig sostiene che tale percezione è stata modellata nella forma e che la storia e il meccanismo di quella violenta messa in forma nell’oggetto non si vedono più. Il sesso viene assunto, quindi, come un «dato immediato», «un dato sensibile», come «caratteristiche fisiche», come appartenente a un ordine naturale. Ma quella che riteniamo una percezione fisica e diretta è soltanto una costruzione sofisticata e mitica, una «formazione immaginaria» che reinterpreta le caratteristiche fisiche attraverso la rete di relazioni in cui sono percepite. E il compito della politica dovrebbe essere, a questo punto, il rovesciamento di tutto il discorso sul sesso e della grammatica stessa su cui si istituisce il genere.

Ma per quanto possa sembrare emancipata, la proposta di Wittig, ci dice Butler, ricalca il binarismo che lei stessa cerca di superare dando adito a quei discorsi che nella cultura gay e lesbica fanno proliferare identità sessuali. Parole come queens, butches, femmes, girls, persino la riappropriazione parodica di termini come dyke, queer e fag, rimettono in campo e destabilizzano le categorie del sesso e quelle categorie originariamente utilizzate, con disprezzo, per definire l’identità omosessuale. Termini, quelli, sintomo della «mentalità straight», ovvero, come spesso succede nella storia, l'identificazione dell’oppresso con la visione di chi opprime.


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Lesbismo

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Nell’identificazione di genere dello stesso sesso le relazioni irrisolte sono immancabilmente omosessuali. E alla fine del breve capoverso sul Complesso di Edipo negativo nella Bambina, Freud sottolinea che il fattore che deciderà quale Identificazione avverrà, dipenderà dalla forza o dalla debolezza della mascolinità e della femminilità nella sua predisposizione.
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Patriarcato

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​Lo Stato liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono, ancora oggi, lottare per ottenere una qualche credibilità, in virtù della loro cittadinanza..
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Potere

Femminismo

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​Nella teoria femminista, la sessualità è sempre costruita entro i termini del discorso e del potere, dove il potere è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medicolegale dell’Europa Ottocentesca..

​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva 
all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.
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Queer. Teorie | Diritti Civili | 1970-1980 Diritti fuori dal Genere

1/7/2019

 
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Col Movimento per i diritti civili americano, con la guerra in Vietnam, e con le lotte contro le oligarchie capitalistiche  le posizioni politiche di tutta una nuova generazione di studenti ed insegnanti assunsero un'impronta più radicale. Le vittorie sofferte dei movimenti anticoloniali, dopo oltre 20 anni, dal 1945 sembravano provare il fatto che il mondo potesse cambiare, e che persino le strutture di potere più fossero vulnerabili.

Tra la fine degli anni 60 e l'inizio degli anni 70 si sviluppò una mobilitazione straordinariamente rapida, che attraversò gran parte dei paesi capitalistici più avanzati. Il femminismo americano soprattutto, ostile alla psicoanalisi vista come una forza conservatrice, recuperò il termine patriarcato dall'antropologia e lo ri-adattò per identificare il Potere nelle mani degli uomini e per lottare contro l'oppressione di genere. Allo stesso tempo, questa prospettiva, fu immediatamente fatta propria dai primi teorici della Liberazione gay, che aggiunsero l'oppressione sessuale all'agenda politica del movimento, pensiamo ad esempio a Omosessuale: oppressione e liberazione di Dennis Altman del 1972 e Homosexual Desire di Guy Hocquenghem sempre dello stesso anno.
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Il gesto femminista negli anni Settanta
A partire dalla metà degli anni 70 prese piede una prospettiva specificamente di genere negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Nel mondo accademico, le ricerche femministe si moltiplicarono in quasi tutte le discipline umanistiche e nelle scienze sociali, dando vita agli women studies. Si trattava di un approccio che divideva drasticamente le lotte di genere dalle altre, oppure che considerava l'oppressione delle donne come la radice di ogni disuguaglianza sociale. Questa versione, così categorica della teoria del potere, venne in seguito chiamata femminismo radicale, femminismo rivoluzionario, femminismo culturale. Una prospettiva di questo tipo fu proposta in modo eclatante dalla teologa americana Mary Daly nel suo Gyn/ecology del 1978. Daly, tentò di elaborare un nuovo linguaggio concettuale ed espressivo che potesse esprimere la coscienza femminile e la rabbia delle donne verso gli uomini. Insomma che desse voce ai comuni interessi delle donne.

Il tradizionale concetto di ruolo sessuale venne
 così a essere radicalizzato, ora considerato come una spiegazione del controllo sociale che ostacolava le donne. L'idea stessa che il genere consistesse in un insieme di norme sociali, di aspettative diventò un programma d'azione, nella misura in cui sosteneva che le norme potessero essere cambiate con uno sforzo collettivo concentrato. 

A partire dalla fine degli anni settanta, il femminismo si stava guadagnando una quota significativa di potere istituzionale, 
entrando nella burocrazia statale grazie alle pari opportunità e ad altri programmi. 

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1800-1920 Fare il genere

1920-'60 Disfare il genere

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​Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie  
occidentali sono, quindi, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word..

​Caratteristica del periodo successivo sarà la de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.  Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità, e, assieme alla generazione successiva, dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto..
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Potere e genere

Femminismo

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​La teoria femminista, ha sostenuto che la sessualità è sempre costruita entro i termini del discorso e del potere, dove il potere è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medicolegale dell’Europa Ottocentesca..
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​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.
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Queer. Teorie | Omosessualità. Origini

1/7/2019

 
FotoKaroly Maria Kertbeny (Vienna, 1824 – Budapest, 1882)
Nell'Europa medievale e all'inizio dell'epoca moderna, l'omosessualità era spesso definita come disonorevole o concepita come un atto criminale al pari della blasfemia, perché accomunata a pratiche che andavano contro la religione o l'ordine sociale. Fino a questo periodo, l'omosessualità era pensata, quindi, come una caratteristica particolare: un peccato che chiunque, trascinato nella lussuria e nella superbia, avrebbe potuto commettere. A partire dal XVIII secolo però, col fiorire delle città commerciali dell'Europa occidentale, l'omosessualità iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione, con frequenti controlli e arresti da parte della polizia.
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Il termine omosessuale compare per la prima volta nel 1869 in un pamphlet dello scrittore ungherese Karoly Maria Kertbeny, scritto contro l’introduzione da parte del governo prussiano di una legge che puniva gli atti omosessuali. Nel codice prussiano del 14 aprile 1851 infatti un paragrafo puniva gli atti contro natura commessi tra uomini e con gli animali. Temendone un’estensione anche al nuovo codice unitario, Kertbeny scrisse al ministro per sostenere che lo Stato non aveva diritto di intromettersi nel comportamento sessuale delle persone.

FotoMagnus Hirschfeld (Kolberg, 1868 – Nizza, 1935)
​Nello stesso periodo invece Magnus Hirshfeld coniò i termini di uranismo, travestitismo, transessualità. A suo avviso, queste tre condizioni erano gradazioni di quello che lui chiamava terzo sesso o condizione sessuale intermedia. Gli uranisti erano quindi per lui, come i transessuali, degli “invertiti”: anime di donna in corpi maschili. Il loro desiderio per gli uomini era quindi un desiderio che oggi definiremmo eterosessuale.

Parallelamente, l'omosessualità veniva definita nei termini di una condizione medica: un'espansione dell'idea di patologia che ora includeva anche il comportamento sessuale. Psikopatja sexualis del 1886 - uno dei testi fondanti della sessuologia moderna e della riforma giuridica sul sesso - del medico austriaco Riccardo von Krafft-ebing. Questo testo, rappresenta il caso di diversificazione più importante sul piano medico legale, divenendo la base delle teorie che hanno dato forma all'odierna figura dell'omosessuale.

FotoDaniel Paul Schreber (Lipsia, 1842 – 1911)
​Nel 1905 nei Tre saggi sulla teoria sessuale, anche Freud comincia a delineare sfumature diverse all'interno dell'omosessualità. 
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La preferenza nei confronti di una persona dello stesso sesso può essere, dice il viennese, assoluta o anfigena, bisessuale in altre parole. Può verificarsi in maniera occasionale o in condizioni quali l’assenza prolungata di un oggetto eterosessuale e può essere presente fin dall’inizio e persistere per tutta la vita oppure può comparire o ricomparire anche dopo lunghi matrimoni eterosessuali da cui sono nati dei figli. Alcuni omosessuali, inoltre, riscontrava Freud, vivevoano la loro tendenza come qualcosa di ovvio, volendo riconosciuti i loro diritti, altri invece ne entrano in conflitto.

Nel 1910, in  Osservazioni cliniche, Freud esamina la storia di una malattia psichica raccontata in prima persona dal paziente, in questo caso l'autorevole Presidente di Corte d’Appello di Dresda, Daniel Paul Schreber. Le sedute rilevavano, da parte del presidente l’inaccettabilità della pulsione omosessuale passiva nei confronti del padre. In questo rifiuto, Freud ipotizzava l'inizio di un processo psicotico che avrebbe potuto condurre ad una grave malattia mentale.

FotoAlfred Charles Kinsey (Hoboken, 1894 – Bloomington, 1956)
​Ma nonostante le innovazioni e le intuizioni rispetto alle teorie del tempo, la psicoanalisi continuò a presupporre una sessualità biologicamente orientata verso un esito innato, maturo, normale: l’eterosessualità riproduttiva. E col prevalere del moderno ideale di salute su quello medievale di salvezza (concepita come pratica deviante), l’omosessualità, non fu più una pratica immorale, ma una condizione psicopatologica oggetto di studio e, se possibile, di cura.

All'indomani della secondo conflitto mondiale, all’interno della letteratura psicoanalitica anglosassone, si iniziò ad intendere l’omosessualità come una patologia simile alla nevrosi, alla perversione o ad un disturbo nell’area del narcisismo. Tuttavia nel 1948 Alfred Kinsey scopriva che gran parte della popolazione maschile aveva avuto una qualche esperienza omosessuale tra l’adolescenza e la vecchiaia. La sua misurazione in scala – che andava da zero (esclusivamente eterosessuali) a sei (esclusivamente omosessuali) – non fece altro, però, che ribadire l’idea di una sessualità rigidamente organizzata e negli anni Cinquanta cominciarono a consolidarsi quei criteri, che ancora oggi, definiscono le identità sessuali su una rigida dualità e su precise “specie”.

FotoHoward Brown (April 1924–February, 1975)
​Nel corso degli anni Sessanta, autori come Bieber, Ovesey, Socarides, Hatterer, i capostipiti del movimento delle terapie riparative, consideravano l’omosessualità una patologia grave, un sintomo poliderminato, e in quanto tale, curabile e convertibile in eterosessualità attraverso un approccio direttivo-suggestivo. Nell’autobiografia Familiar Face,Hidden Lives del 1976, Howard Brown un omosessuale sottoposto a questo tipo di trattamento, testimonia che non soltanto non è riuscito a guarire dall’omosessualità, ma ha avvertito vergogna, isolamento e disperazione per il suo persistere. Numerose altre testimonianze, riferiscono di sospensioni temporanee con adesioni a una sessualità etero, con inevitabili ricadute.

Alla fine degli anni Sessanta le cose cominciano a cambiare. Con la rivolta di Stonewall, avvenuta a New York nella notte tra il 27 ed il 28 giugno 1969, si affermò il Movimento di liberazione per i diritti degli omosessuali e nel 1973 la comunità psichiatrica americana, dopo una lunga “guerra civile” (documentata in Lingiardi, 1996), decise l’eliminazione dal terzo Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) dell’omosessualità egosintonica, a cui seguirà poi anche quella egodistonica. A partire da questi aggiustamenti, la Psicologia riconobbe gli stati di acquisizione di una identità omosessuale, presentandola come una tra le possibili identità sessuali assunte all'interno della società contemporanea, così come trattata da Troiden in Model of Sexual Identity del 1989.


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La Sottise, 2019
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Maschio e Femmina

Neutro


​Il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato e dicotomia e differenza sono così comuni da sembrare l'ordine naturale delle cose. Tali credenze, ancora oggi, vengono riconosciute come espressione di differenza naturale e volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige (la nostra) impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. 

La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni.
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il Corpo

Corpo. l'Assogettamento


​Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune..

In Purezza e pericolo di Mary Douglas, il corpo viene descritto come modellato attraverso marcature che cercano di instaurare specifici codici di coerenza culturale. La sua analisi mostra che ciò che costituisce il limite del corpo non è mai puramente materiale, ma che la superficie, la pelle, è sistematicamente significata da tabù e da trasgressioni anticipate. Il corpo è considerato come una pagina bianca E per assumere significato, deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla.
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Queer. Teorie | ​Potere e Sesso

1/7/2019

 
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L’idea per cui potrebbe esserci una “verità” del sesso, come la definisce Foucault, è prodotta proprio dalle pratiche di regolamentazione attraverso la "matrice" di norme di genere coerenti. L’eterosessualizzazione del desiderio richiede, e istituisce, la produzione di opposizioni distinte e asimmetriche tra femminilità e mascolinità, intese come attributi espressivi del maschile e del femminile. La matrice culturale attraverso la quale l’identità di genere è diventata fissa implica che certi tipi di identità non possano esistere.

La fabbricazione di tali origini tende a descrivere uno stato delle cose precedente la legge, secondo una narrazione necessaria che culmina, giustificandola, nella costituzione della legge stessa. Se la sessualità è culturalmente costruita all’interno di relazioni di potere esistenti, allora bisogna ipotizzare una sessualità normativa che sta prima del, fuori dal oppure oltre il Potere. Questo «prima», però ci dice Butler, è sempre già permeato da costrutti che autogiustificano interessi presenti e futuri, siano essi femministi o antifemministi. Insomma, riconoscendo il costante intrecciarsi, come trattato in Bottomley nel 1992, di queste relazioni sociali, dobbiamo necessariamente prestare attenzione alle altre forme d'identità per comprendere quella di genere.

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​Nella teoria e pratica femminista il movimento pro-sessualità ha efficacemente sostenuto che la sessualità è sempre costruita entro i termini del discorso e del potere, dove il potere è in inteso quale convenzione culturale eterosessuale e fallica.
Non è facile minare, quindi, le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medico-legale emersa nell’Europa dell’Ottocento, creando le maggiori finzioni categoriali.

Attualmente, i cambiamenti più profondi nell'ambito della sessualità non si hanno, però, nei ricchi paesi industrializzati. Come mostrano alcune ricerche etnografiche, per esempio lo studio condotto da Jeff Clarke nel 1997 su una comunità di un altopiano della Papua Nuova Guinea, è nei paesi poveri che si stanno verificando i cambiamenti più radicali. Le categorie, le relazioni in ambito sessuale sono profondamente mutate nel corso dello sviluppo capitalistico. La società di Giava, ad esempio, tradizionalmente, riconosceva uno spazio ai banci, uomini travestiti da donna che avevano rapporti sessuali con uomini eterosessuali. Questa è solo una delle molte categorie riferibili al terzo genere che si trovano sotto diverse forme e in Indonesia, oggi, le comunità bagi sono distinte da quelle riferibili ai gay, che rappresentano una nuova categoria sessuale presente in contesti sociali più agitati, per il loro legame con la cultura tradizionale nordamericana.

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​Un processo simile è stato documentato in Brasile dall'etnografo Aricar Parker nel 1991. L'autore rilevava un modello locale di sessualità tra uomini basato su una netta distinzione tra partner attivo e partner passivo, in cui la parte attiva, mantiene intatta la propria maschilità (non viene considerato omosessuale), non permettendo mai all'altro di penetrarlo. Tuttavia, questo modello di sessualità, sotto influenza della cultura nordamericana, si è trasformato in un modello di reciprocità sessuale, in cui entrambi i partner sono sia attivi che passivi, appartenendo alla stessa categoria sessuale. Anche in Thailandia, secondo gli studi di Peter Jackson del 1997, le categorie sessuali tradizionali thailandesi - quelli di kookai, uomo perlopiù eterosessuale, e catoe, effemminato o crossgender, omosessuale passivo - sono state rielaborate con una serie di aggiunte. Si sono create categorie quali il bisessuale, il Gay King, omosessuale che preferisce avere il ruolo attivo, e il Gay Queen, omosessuale virile o effemminato, sessualmente versatile. Denis Altman nel 1996, rilevava come cambiamenti di questo tipo, non comportavano la semplice sostituzione di una sessualità tradizionale con una occidentale ma tutta una serie di pratiche e categorie sessuali che si creano in contesti di disgregamento culturale e di disuguaglianza economica. 


Il Potere, che opera attraverso le istituzioni come forma di oppressione di un gruppo su un altro, divenne, quindi, una componente cruciale della struttura di genere. E i teorici della liberazione omosessuale legarono l'oppressione dei gay a quella delle lesbiche e delle donne in generale, gettando le basi per un analisi delle relazioni di potere tra uomini orientate in base al genere, e per la distinzione tra maschilità egemone e maschilità subordinate. A questo proposito citiamo Omosessuale: oppressione e liberazione del 1972 del già citato Dennis Altman, in cui si poneva l'attenzione sul potere esercitato su un gruppo specifico di uomini, i gay: la loro discriminazione economica e le violenze subite; e gli studi di Carrigan, Connell e Lee del 1985, importante ricerca su Uomini e maschilità.

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​Interessante notare che negli stessi anni in cui andavano delineandosi i movimenti di liberazione, si introdusse il termine omofobia. Introdotto da Weinberg nel 1972, lo stesso anno della pubblicazione del libro di Altman, il termine omofobia indicava uno spettro di fantasie, consce ed inconsce, che strutturano una relazione evitante-avversativa fondata sul disprezzo e sul disgusto nei confronti di tutto ciò che viene sentito come omosessuale (omofobia esterna), oppure sul rivolgimento verso di sé di tale spettro di fantasie, che produce malessere, rifiuto ed autodenigrazione (omofobia interna o interiorizzata). L’omofobia, scriveva Weinberg è dovuta all’intreccio di molte variabili: la considerazione dell’omosessualità in quel momento storico, il persistere di depositi che attraversano la storia, la componente personale dovuta all’entità ed alla qualità del trauma che, per il singolo individuo, rappresenta la scoperta della propria omosessualità.

Lo studio condotto da Arnhem Nilsson nel 1998, sulla storia degli omosessuali nella città di Goteborg, in Svezia, individua tre modi diversi di essere omosessuali: i so, normalmente un po' effemminati, i real man, spesso giovani della classe operaia, e i fjollor, ovvero appariscenti drag queens. Nilsson evidenziava, cosi, che i modelli di vita omosessuali fossero radicati nella struttura della città industriale e marittima, e indicava, proprio, le condizioni che influenzarono le pratiche sessuali: le case affollate, una netta divisione di genere nel lavoro, un'alta densità di uomini negli spazi pubblici, una vita di strada poco rispettabile della classe operaia. Collegamenti con altre città attraverso il commercio marittimo, la povertà di molti giovani ragazzi che instauravano per un certo periodo relazioni omosessuali per poi in seguito distanziarsene.

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​Le diverse forme di pratiche omosessuali, però, cambiarono al mutare di queste condizioni. Gli anni Cinquanta conobbero l'aumento della ricchezza, la costruzione di case per la classe operaia nelle periferie, la crescita dello stato sociale e l'emergere di un allarmismo morale intorno la corruzione sessuale dei giovani. A una sempre maggiore privatizzazione della condotta sessuale, seguì una distinzione culturale più netta tra omosessuali ed eterosessuali.Perciò, quelle pratiche sessuali, dipendevano da condizioni sociali transitorie da un punto di vista storico, e per molte delle persone che le adottavano, rappresentavano soltanto una frazione limitata di tutta la storia della loro vita sessuale. 


Ai nostri giorni, sono emerse nuove categorie sessuali, nuovi oggetti erotici. Nelle maggiori città esiste ormai tutto un repertorio di subculture sessuali, con bar, club, negozi, servizi postali e telefonici che provvedono agli interessi dei diversi gruppi: leather, sadomaso, feticisti, di cross-dressing, cross-age, cross-technik, bondage e così via. E' possibile ripercorrere nei minimi dettagli la nascita di particolari subculture sessuali, nel testo di Gayle Rubin nel 1991 sul famoso fisting club di San Francisco, in cui si descrivono nel dettaglio, l'ambiente, i partecipanti, i listini sessuali, le personalità più influenti, non tralasciando di considerare l'importantissima storia economica e politica del locale.


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Eterosessualità...

 ...Costruzione borghese

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​Nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale..
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​Il progetto borghese di costruire a propria immagine e somiglianza un mondo moderno e un nuovo ordine sociale si saldò con la scientia sexualis del tempo e con la necessità di fondare una nuova disciplina dei corpi e dei piaceri. La borghesia cominciò dunque a costruire la propria differenza su precisi modelli attraverso un sistema riproducibile..
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Emotività. Sex&Transex

Femminismo

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Il legame emotivo è stato oggetto di studio delle ricerche freudiane. A partire da idee mutuate dalla neurologia, Freud si rese conto dell'importanza di questi legami, che lui definiva investimenti, 
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riferendosi non soltanto alle relazioni affettive interpersonali, ma anche ai modelli di relazione propri dell'istituzioni sociali.
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​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.
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Queer e Teatro | 1920-1960 Dis-fare il genere

1/7/2019

 
FotoSigmund Freud (1856-1939)
Se il tratto distintivo del primo periodo era il forte legame delle teorizzazioni sul genere con le scienze del progresso, quello del periodo successivo sarà la de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.

La psicanalisi, ai suoi esordi, era un innovazione in campo medico, considerata una forma di terapia. Lo specialista viennese del sistema nervoso Sigmund Freud si convinse che l'origine di molti dei problemi dei suoi pazienti fosse psicologica e non fisica e, per questo, prese ad indagare le loro vite emotive alla ricerca delle possibili cause. Nei più importanti di questi lavori espose i concetti di motivazione inconscia, di sessualità infantile, il complesso di Edipo e le trasformazioni del desiderio durante la crescita, e le connessioni tra psicologia del profondo e cultura. Mise a nudo, potremmo dire,
le maggiori tendenze di crisi presenti nella struttura delle relazioni emotive.

FotoAlfred Adler (1870-1937)
​Il suo primo allievo di rilievo, Alfred Adler, che aveva stretti legami con il Movimento socialdemocratico e sosteneva apertamente la causa del femminismo, fece, del nucleo della sua revisione della psicanalisi la critica della maschilità. Questi due pionieri, assieme alla generazione successiva - che si occupò di sessualità, maschilità e femminilità durante gli anni Venti e agli inizi degli anni Trenta - mostrarono che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non erano fissate fin dall'inizio della vita. Al contrario, i modelli che si sarebbero imposti nella loro vita erano costruiti attraverso un processo che si estendeva per tutto il corso della vita ed era segnato dal conflitto. Si trattava, quindi, di un decisivo mutamento di prospettiva sul genere, dal momento che sino ad allora il pensiero ottocentesco, compreso quello femminista, aveva data più o meno per scontata l'idea che le caratteristiche maschili e femminili fossero immutabili.

FotoMathilde Vaerting (1884-1977)
​La svolta si ebbe con l'uscita, nel 1921, del libro di Mathilde Vaerting, Il sesso dominante. L'autrice, un'insegnante riformista, fu una delle prime due donne a diventare docente universitaria in Germania, incontrando delle reazioni estremamente ostili. Con l'arrivo di Hitler al potere perse il lavoro e da allora dedicò la propria vita allo studio della Sociologia del potere.
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Ne Il sesso dominante, infatti, Vaerting sosteneva che maschilità e 
femminilità riflettessero, 
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sostanzialmente, delle relazioni di potere ed elaborò, quella che potrebbe essere considerata, la prima teoria generale sull'argomento. Mettendo in relazione modelli psicologici e struttura sociale, distingueva il diritto, la divisione del lavoro e l'ideologia come sfere diverse del dominio di genere. Il suo lavoro cadde nell'oblio.

FotoMargaret Mead (1901-1978)
Nello stesso periodo, in antropologia, grazie allo sviluppo di una nuova tecnica di ricerca sul campo, nacque l'etnografia. I più celebri etnografi Malinowski e Mead, 
prestarono molta attenzione al sesso e al genere. L'etnografia pionieristica di Malinowski nelle isole Trobriand offriva, a tal proposito, una descrizione dettagliata della sessualità, del matrimonio e della divisione del lavoro.

​Nel suo
 Sesso e repressione sessuale tra i selvaggi, del 1927, Malinowski elaborò la celebre critica della psicoanalisi, in cui sostenne che il complesso di Edipo, così come descritto da Freud non fosse, assolutamente, universale. Da strutture di parentela diverse, come per esempio quella matrilineare, derivano modelli di sviluppo emotivo diversi. Le prime ricerche di Mead nelle Isole Samoa rafforzarono l'idea di una possibile diversità culturale nel comportamento sessuale e in Sesso e temperamento in tre società primitive del 1963, l'autrice demolì l'idea di una relazione stabile tra sesso biologico e caratteristiche di genere.

FotoTalcott Parsons (1902-1979)
​La conseguenza della relatività del genere contribui all'affermazione negli anni 40 e 50 del concetto di ruolo sessuale, un concetto che, elaborato inizialmente in antropologia si diffuse rapidamente anche in sociologia e psicologia. La più influente formulazione della teoria del ruolo sessuale fu quella di Talcott Parsons. 

​Nel suo
 Famiglia e socializzazione, (Parsons e Bales 1956) propose la teoria sociologica sul genere più radicale fin dai tempi di Vaerting, spingendo ancora più avanti le posizioni di Malinowski e Mead. Al contrario dei due etnografi, che avevano accettato alcune determinanti biologiche, Parsons trattava la distinzione tra maschile e femminile - ruolo maschile come strumentale, quello femminile come espressivo - come una differenza della funzione sociale, una polarità, che a suo avviso, emergeva dalle dinamiche dei gruppi sociali in quanto tali.

FotoSimone de Beauvoir (1908-1986)
​Il vero rinnovamento nella teorizzazione femminista sul genere di metà secolo si ha in Francia. Il Secondo sesso del 1949 di Simone de Beauvoir - un'opera che attingeva alla psicoanalisi, alla letteratura e alla filosofia militante - sfidava sia le categorie sia il dominio di genere. Rifiutandosi di dare per scontata la polarità tra il maschile e femminile, de Beauvoir esplorò la varietà di modi con cui le donne venivano costruite come altro nell'immaginario maschile.
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Altri autori, invece, nel clima repressivo degli anni 50, non fecero altro che amplificare la distinzione strumentale/espressivo ponendola alla base della differenza sessuale. Così, sostenendo che le norme di ruolo non facessero che esprimere ed elaborare una differenza naturale, consideravano la teoria del ruolo, come una teoria della conformità sociale. E il fermento, della prima metà del secolo, rimase un'eccezione alla regola. 

​Ed è proprio negli anni 50 che la psicanalisi ortodossa - 
in gran parte tramutata in una branca socialmente conservatrice della medicina, più interessata a normalizzare le persone che a portare avanti un discorso di liberazione - cominciò a definire il diverso, l'omosessuale, in termini di malattia mentale, nonostante Freud si era rifiutato di considerare l'omosessualità come una patologia!

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​Tra gli anni Venti e gli anni Sessanta, dunque, le potenzialità sovversive sono state perlopiù addomesticate e in Europa e negli Stati Uniti, la politica radicale, le avanguardie culturali, rimasero di fatto appannaggio maschile e vennero coinvolte, come scrive Oconnel, in movimenti che non sapevano che farsene del femminismo, della liberazione sessuale e dei loro sostenitori. Questi decenni furono gli stessi che videro le donne ottenere il diritto di voto nella maggior parte dei grandi Sistemi nazionali, ma anche l'ascesa del Fascismo che a sua volta abolì sia femminismo e psicoanalisi.

​La guerra contro il 
Fascismo fu poi seguita dalla reazione maccartista in Occidente, che vedeva femministe e omosessuali come agenti delle forze comuniste. I comunisti, al contrario, consideravano femministe e omosessuali come sintomi della decadenza capitalistica.


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1800-1920 Fare il Genere

Il Corpo. I Miti 

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​Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie  
occidentali sono il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word..

​Storicamente
l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte divenne generale nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo..
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Corpo. l'Assoggettamento

Master. Il Gene


Per Foucault, come per Nietzsche, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo. Per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni. Invece, in Occidente, il corpo è inteso come un medium passivo, dotato di significato da una fonte culturale esterna. 

Alla fine del 1987, alcuni ricercatori e ricercatrici del MIT dichiaravano di aver scoperto il gene master, identificandolo come fattore determinante del sesso. Scoperto dal dottor David Page e dalla sua équipe, il gene master, che costituisce una specifica sequenza del DNA sul cromosoma Y, è stato denominato TDF, fattore che determina lo sviluppo dei testicoli. 
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Queer e Teatro | Il Corpo. l'Assoggettamento

1/7/2019

 
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La categoria sesso, cosi come il pensiero eteronormato, sembra generalizzare il corpo come qualcosa di preesiste all'acquisizione del suo significato sessuato. Qui, il corpo, è inteso come un medium passivo, dotato di significato da una fonte culturale esterna. Per Foucault, come per Nietzsche, invece, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo, considerato come una pagina bianca. E per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni.

In Purezza e pericolo di Mary Douglas, il corpo viene descritto come modellato attraverso marcature che cercano di instaurare specifici codici di coerenza culturale. La sua analisi mostra che ciò che costituisce il limite del corpo non è mai puramente materiale, ma che la superficie, la pelle, è sistematicamente significata da tabù e da trasgressioni anticipate. Le idee di separazione, purificazione, demarcazione e punizione delle trasgressioni svolgono, come funzione principale, quella di fare ordine. Esagerando la differenza tra unito e separato, sopra e sotto, maschio e femmina, con e contro, si crea, così, l’apparenza dell’ordine.

​In diverse culture però, scrive Douglas, esistono i poteri della contaminazione. Questi poteri puniscono la simbolica rottura di ciò che dovrebbe essere unito e l’unione di ciò che dovrebbe essere separato. Una persona responsabile di contaminazione è sempre in torto, perché produce delle condizioni non giuste o semplicemente supera dei confini che non avrebbe dovuto varcare.


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​​Simon Watney, in Policing Desire: AIDS, Pornography and the Media individua, in un certo senso, la costruzione contemporanea della «persona responsabile di contaminazione» in chi ha l’AIDS. Dato che il sesso anale e orale tra uomini si pone aldilà dell’ordine egemonico, l’omosessualità maschile costituirebbe luogo di pericolo e contaminazione, precedente alla, e indipendente dalla, presenza culturale dell’AIDS. Analogamente, lo stato contaminato delle lesbiche, indipendentemente dal loro basso rischio rispetto all’AIDS, mette in rilievo i pericoli connessi agli scambi tra i loro corpi. Essere fuori dall’ordine egemonico non significa, però, essere «dentro» a uno stato di natura sporco come molti credono, identificando, entro un’economia omofobica, l’omosessualità come non naturale e non civilizzata.

In Poteri dell’orrore di Kristeva, l’abietto designa ciò che è stato espulso dal corpo, eliminato come escremento, reso letteralmente altro. La costruzione del non me, in quanto abietto, istituisce i confini del corpo e si presenta come un’espulsione di elementi estranei, alieni. Ma in effetti è l’espulsione stessa a stabilire ciò che è alieno. Come ha proposto Iris Young, utilizzando Kristeva, nel sessismo, nell’omofobia e nel razzismo, il ripudio dei corpi per via del loro sesso, della loro sessualità e/o del loro colore, rappresenta un’«espulsione» seguita da una «repulsione». Tale repulsione fonda e consolida le identità culturalmente egemoniche lungo gli assi di differenziazione del sesso/razza/sessualità. 

​Quando la disorganizzazione dei corpi rompe la finzione regolativa della "coerenza" eterosessuale, allora sembra che il modello espressivo perda la sua forza descrittiva. È proprio nel momento in cui vengono meno le proprie percezioni stabili e consolidate, in cui non si può leggere con sicurezza il corpo che si vede, che queste categorie vengono messe in dubbio, e la realtà del genere entra in crisi. Non è più chiaro come si possa distinguere il reale dall’irreale ed è questa l’occasione per capire che il genere è, di fatto, una realtà mutevole.


gb


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Il Corpo. I miti

Neutro


Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune..

La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni..
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La Sottise, 2019
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Il Corpo lesbico

Foucault Corpo e Diritto


​La lesbica, afferma Wittig, si pone aldilà dell’opposizione binaria tra donna e uomo: non è né una donna, né un uomo.  La lesbica non ha sesso. Il sesso è qualcosa che viene prodotto e fatto circolare attraverso significazioni oppressive nei confronti di donne, gay e lesbiche. Il compito della politica dovrebbe essere il rovesciamento di tutto il discorso su cui si istituisce il genere..

​Il potere giuridico si oppone all'emancipazione o liberazione della sessualità in quanto aderisce ad un modello che non riconosce la produzione storica del sesso, ovvero come effetto delle relazioni di potere. Mentre cambiare sesso può essere più o meno facile, il genere si dimostra meno incline al cambiamento. La legge richiede che ci si conformi alla sua propria «natura».
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Queer | Emotività. Sex e Transex

1/7/2019

 
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La sessualità, che inizia a manifestarsi durante l'adolescenza, è, sicuramente, il luogo di forti legami intimi ma è anche luogo di divisione e alienazione. L'importanza del legame emotivo nello sviluppo dell'essere umano è stato oggetto di studio delle ricerche freudiane. A partire da idee mutuate dalla neurologia, ma soprattutto da quanto osservato nei casi studiati, Freud apprese l'importanza di questi legami, che lui definiva investimenti. Riferendosi non soltanto alle relazioni affettive interpersonali ma anche ai modelli di relazione propri dell'istituzione sociale del tempo, la famiglia borghese, aprendo così, la strada all'analisi della struttura delle relazioni emotive, dei legami o dei vincoli. Questa è un'importante dimensione del genere, che si lega, come analizzato, a quella del potere e della divisione del lavoro.

I vincoli emotivi possono essere positivi o negativi, favorevoli oppure ostili. Per esempio, al pregiudizio contro le donne, chiamato misoginia, o contro gli omosessuali, detto omofobia, corrisponde una reazione emotiva ben definita. Questi investimenti possono essere vincoli d'amore e d'odio allo stesso tempo, come Freud ha sottolineato: l'ambivalenza, così è chiamata questa condizione, è molto comune nella realtà, seppure tenda ad essere dimenticata nei miti e negli stereotipi di genere. Inoltre, studi antropologici e storici hanno chiarito che le relazioni sessuali implicano dei rapporti fisici culturalmente costruiti
, e non sono un semplice riflesso della biologia.
Le strutture, dal momento che la loro natura è costruita, sviluppano contraddizioni interne o inclinazioni che possono far mutare la struttura stessa minandone alla base gli aspetti vigenti. Queste tendenze, che emergono sia su grande, sia su piccola scala, non si sviluppano allo stesso ritmo e non avvengono nello stesso momento. Il processo del cambiamento storico e personale è, perciò, complesso e disarmonico e la prospettiva sul mutamento, del teorico tedesco Kurgen Habermas, distingue tra periodi in cui le pressioni per il cambiamento sono tenute sotto controllo, o si costruiscono gradualmente, e periodi in cui le tendenze di crisi, sfociano in crisi affettive, conducendo al cambiamento. Pensiamo, ad esempio, al racconto di Katherine Cummings sull'esperienza della propria sessualità in Katherine's diary del 1992 in cui macro e micro storia sono inesorabilmente intrecciati.
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​Anche le norme per l'attribuzione del genere studiate in etnometodologia, prendono in esame il processo mediante il quale una persona viene assegnata a una certa categoria di genere piuttosto che ad un'altra. Queste norme, solitamente date per scontate, sono scrupolosamente studiate da travestiti e transessuali che sperano di passare per una persona dell'altro sesso. Di conseguenza, i transessuali, sono sembrati a psichiatri ed etnometodologi come una sorta di esperimento naturale atto a smascherare il fondamento culturale del sistema di genere come riferito negli studi di Kessler and Mckenna del 1978.

Oggi, come ha sottolineato O'Connell consigliando cautela su concezioni troppo semplicistiche del genere, lo stesso transessualismo è diventato una categoria di genere e in una certa misura una cultura sociale. Chiunque può acquistare la guida internazionale Tranny guide di Vicky Lee (1999) per sapere come avviare la trasformazione e in che modo mettersi in contatto con la scena del crossdressing internazionale. 

Ma tornando ai legami emotivi insiti nella sessualità, non possiamo non considerare che le “violazioni” di genere nella Transessualità, non avvengono semplicemente nella testa delle persone, ma coinvolgono spesso la sfera delle sensazioni fisiche ed emotive. Pensiamo sia all'individuo che vive la costante allucinazione di avere un corpo dell'altro sesso, o percepisce quotidianamente la sensazione di essere intrappolato nel corpo sbagliato; consideriamo anche, e soprattutto, la sfera emotiva di chi ha rapporti sessuali con i transessuali, sempre in bilico fra desiderio, fascinazione e ripudio.
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Il pioneristico lavoro di Roberta Perkins, che nel 1983 dava voce ai transessuali di Sidney, riporta le parole di Naomi, spogliarellista. Per gli uomini, i transessuali, affermava Naomi, sono a livello ancora più basso delle donne e a testimoniarlo erano i numerosi abusi sessuali e le innumerevoli violenze verbali e fisiche. Gli “uomini violenti” citati da Naomi rientrano, non soltanto nelle relazioni di genere istituite dalla cultura, ma anche in quelle definite dal potere, sotto forma di violenza sessuale. Inoltre, Perkins nel suo lavoro, evidenzia anche le relazioni di produzione, sottolineando il fatto che uomini cosiddetti normali abbiano le risorse economiche per essere i clienti di questo tipo di servizi. Uomini che pur eccitandosi per i transessuali, non li rispettino affatto.

​Si capisce bene allora l'importanza del
le relazioni emotive che si scatenano quando i “confini” si superano, un misto, come detto in precedenza, di desiderio sessuale e profonda ostilità. Un modo di dire, all'interno del transessualismo, ormai diventato amaramente comune è: ci amano la notte, ci odiano di giorno.

A questo proposito Viviane Namaste nel 2000 ha richiamato l'attenzione sulle situazioni e le esperienze concrete di vita delle persone transessuali e transgender, che tendono a essere cancellate tanto dalla teoria, quanto dalle scienze sociali e dalla medicina dovendo affrontare l'ostracismo, la perdita del proprio lavoro, e l'ostilità della famiglia, così come difficoltà maggiori nelle relazioni non solo sessuali. ​​

gb


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La Sottise, 2019

Il Corpo


​Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune..
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La Sottise, 2019

Infanzia

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​Per​ Butler sarebbe la bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità a produrre il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria.  E' il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto edipico. Le predisposizioni non sono fatti sessuali ma effetti prodotti da una legge imposta dalla cultura..

Il genere. Neutro


La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni..
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La Sottise, 2019

Adolescenza


​Il genere non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo a un giocatore di football americano che scrive poesie o a una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Simili conflitti sono molto frequenti nell'adolescenza ma possono continuare anche nell'età adulta. Ci vuole una certa competenza di genere..


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Queer | L'infanzia. O della bisessualità originaria

1/7/2019

 
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Si forma l’orientamento sessuale nell’essere umano?
Nel Ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910), esaminando dipinti e carteggi del grande artista, Freud ipotizza che l’omosessualità dell'artista sia da collegare al vincolo erotico precoce con la madre. Un attaccamento intenso che non verrà rimosso, e non sostituito con quello verso altre donne, ma che si conserverà nell’inconscio. Per Freud, un omosessuale di questo tipo si mette al posto della madre e sceglie ragazzi simili a lui da amare, come la madre ha amato lui.

L’intensità del legame primario con la madre viene proposto nella letteratura più recente come di estrema importanza per entrambi i sessi e già Freud in L’io e l’Es (1922), affrontava come detto altrove, il complesso di Edipo nella sua forma completa (Edipo negativo: l’amore per il genitore dello stesso sesso; Edipo positivo: l’amore per il genitore di sesso opposto) e affermava che quando la persona evolve dall’iniziale bisessualità verso l’eterosessualità, per mezzo dell’influenza congiunta di fattori costituzionali e relazionali, la componente negativa dell’Edipo si attenua fino a diventare una traccia. Avviene l’opposto quando la persona si forma con un’identità prevalente di tipo omosessuale.

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In L’Io e l’Es, del 1923, Freud ragiona sulla struttura del lutto come basilare nella formazione dell’Io. Nell’esperienza della perdita di un altro essere che si è amato, sostiene Freud, si dice che l’Io incorpori tale altro, assumendo attributi dell’altro e accogliendolo attraverso l'imitazione. Questa identificazione diventa una nuova struttura dell’identità. Tale sostituzione contribuisce, in modo essenziale, a produrre ciò che si identifica con il carattere attraverso, anche, l’acquisizione di un’identità di genere. 

Perdendo la madre come oggetto di desiderio, dice Freud, il bambino interiorizza la perdita identificandosi con lei e, rafforzando l'attaccamento al padre consolida la sua mascolinità. Il fatto che il bambino scelga la predisposizione eterosessuale sarebbe, dunque, il risultato non della paura di castrazione da parte del padre, ma della paura di castrazione, ovvero la paura della femminilizzazione che nelle culture eterosessuali viene associata all’omosessualità.

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​Successivamente però, Freud affermerà che la bisessualità primaria, nel processo di formazione del genere e del carattere, si pone come un elemento di complicazione. Infatti il bambino sviluppa un investimento primario nei confronti di ambedue i genitori e Freud osserva che la bisessualità, in questo periodo, si manifesta nel comportamento ambivalente, al maschile e al femminile, con cui il bambino si relaziona. 

La concettualizzazione della bisessualità in termini di predisposizioni al femminile e al maschile, con scopi eterosessuali intenzionali, rivela dice Butler, che per Freud la bisessualità è la coincidenza di due desideri eterosessuali all’interno di una singola psiche. Ma la predisposizione al maschile, non è mai orientata verso il padre come oggetto sessuale, né tantomeno la predisposizione al femminile è orientata verso la madre. In questo modo, continua Butler, sarebbe la bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità a produrre il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria.
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​Anche se Freud non si dichiara esplicitamente in tal senso, sembrerebbe, che il tabù dell’omosessualità sia precedente il tabù eterosessuale dell’incesto. In effetti, sottolinea Butler, è il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto edipico. Le predisposizioni non sono fatti sessuali psichici primari ma effetti prodotti da una legge imposta dalla cultura. E appaiono come naturali all'interno delle strutture della parentela esogamica. Il tabù dell’incesto, e implicitamente quello dell’omosessualità, appaiono come un’ingiunzione repressiva, che presupponendo un desiderio originario obliterano la verità di un'origine libidica omosessuale, producendo, al contempo, il desiderio eterosessuale.
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Così posta, l’identità di genere sembra essere innanzitutto l’interiorizzazione di un divieto, costruito e mantenuto dall'applicazione coerente del tabù, non solo attraverso la stilizzazione del corpo secondo le distinte categorie del sesso, ma anche attraverso la produzione e predisposizione del desiderio sessuale. 
La legge repressiva dunque produce l’eterosessualità e non agisce semplicemente come un codice negativo o esclusivo, ma come una sanzione e, più precisamente, come
 una legge che distingue il legittimo dall’illegittimo.


gb


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La Sottise, 2019
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Adolescenza

Maschi e Femmine


​Il genere non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo a un giocatore di football americano che scrive poesie o a una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Simili conflitti sono molto frequenti nell'adolescenza ma possono continuare anche nell'età adulta. Ci vuole una certa competenza di genere..

I dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni..
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Sesso e Emotività

Il Corpo

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​L'importanza del legame emotivo nello sviluppo dell'essere umano è stato oggetto di studio delle ricerche freudiane. A partire da idee mutuate dalla neurologia, ma soprattutto da quanto osservato nei casi clinici che studiava, Freud si rese conto dell'importanza di questi legami, che lui definiva investimenti, riferendosi non soltanto alle relazioni affettive interpersonali, ma anche ai modelli di relazione propri dell'istituzioni sociali. Il viennese aprì così, la strada all'analisi della struttura delle relazioni emotive, dei legami o dei vincoli..

​Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune..
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Queer | 1800 - 1920 |  Fare il genere

1/7/2019

 
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Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie sul genere occidentali sono il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo.

Le prime posizioni femministe - come quella di Marilù Old Stone Minecraft nella sua Rivendicazione dei diritti della donna datata 1792, nata in risposta alla celebrazione dei diritti dell'uomo della rivoluzione francese - erano ancora legate ai discorsi sul miglioramento morale ed il quadro di riferimento era ancora più religioso che scientifico. Le intellettuali non potevano scrivere saggi in questo periodo e il loro interesse era rivolto alla critica del pregiudizio maschile o ai problemi legati al suffragio, alle riforme giuridiche o all’educazione femminile.

Il filosofo francese August Comte, fondatore del positivismo e figura non meno autorevole di quella di Darwin, prestò grande attenzione alla funzione sociale della donna nel primo trattato di sociologia, Sistema di politica positiva del 1851-54. Secondo il suo punto di vista le donne erano un pilastro cruciale della futura società utopica ma solo al prezzo di rimanere in una sfera specifica, quella più adatta al loro ruolo di
amorevole assistenti degli uomini.

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​Charles Darwin, figura dominante del pensiero evoluzionista, nella sua Origine della specie, 1859, fece dell'ereditarietà e della selezione biologica, questioni intellettuali di primo ordine, mentre in un'opera successiva, L'origine dell'Uomo e la selezione sessuale, 1871, prendeva in considerazione proprio la scelta del partner sessuale e il ruolo evolutivo del sesso come forma di riproduzione. Questo, in un periodo e in un contesto in cui la divisione di genere, del lavoro, financo le divisioni simboliche tra uomini e donne, erano portati ai loro estremi.
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​La separazione delle sfere in maschile e femminile era fortemente sottolineata dalla cultura borghese nel pieno dell'età vittoriana. Per la classe colta, il fattore determinate i diversi modelli di genere era la dinamica del progresso, vagamente correlata alla biologia nelle speculazioni basate sulla teoria dell'evoluzione, ma pur sempre un processo autonomo. Era opinione diffusa, infatti, che il progresso fosse capace di infrangere i vincoli propri degli usi e dei costumi antichi per elevare le relazioni di genere a un livello superiore e più razionale. Le questioni di genere emersero perciò in una dimensione specifica, quella del progresso. Non sorprende, dunque, che il pensiero evoluzionista assumerà, in seguito, una grandissima influenza.

La prima importante produzione teorica della sociologia americana si ebbe nel 1883, con Dynamic sociology di Letter Word. L'analisi della società, nello specifico l'analisi delle forze riproduttive, si risolse in una critica, rigorosissima, delle disuguaglianze socio-sessuali, come la disuguaglianza educativa di bambini e bambine. Un anno dopo nel 1884, Friedrich Engels, il collaboratore di Marx, dava alle stampe L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato che si basava proprio su i dibattiti accademici circa la storia della famiglia e l'idea di matriarcato, oltre che sull'interesse dei socialisti per la questione della donna come tema di riforma sociale. 

Con il passaggio al ventesimo secolo il Movimento dei lavoratori socialista assunse dimensioni mondiali, e dotato di una propria intellighentia, fornì le basi organizzative per le donne che avevano le posizioni più radicali. Per esempio nel 1909 Aleksandra Kollontaj Age sosteneva con convinzione nel suo di Social Basic Of The Woman question che non esisteva una questione della donna in generale e che il sostegno delle donne, della classe operaia, alla causa del socialismo fosse l'unica strada per una vera uguaglianza. E fu il più celebre dei successori di Comte, il filosofo inglese John Stuart Mill, che si distanziò dalle idee del maestro e prese una posizione a favore dell'uguaglianza in La servitù delle donne del 1912.
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Suffraggette
L'imperialismo globale di fine Ottocento, inizio Novecento, all'epoca nel pieno della sua espansione, permise la circolazione di molte immagini esotiche di genere, come la poligamia, il matrimonio per ratto, il concubinato, le donne amazzoni, la promiscuità primitiva e così via. Esploratori, conquistatori, missionari e viaggiatori curiosi raccolsero un enorme bagaglio di informazioni sull'organizzazione di genere nelle società non europee che gli intellettuali di Parigi, Londra, Pietroburgo e New York dovettero fare i conti con ordini di genere che differivano, spesso drasticamente, dai propri. Giustificata dalla legge del progresso, quale migliore organizzazione di genere, l'Impero decise che la migliore fosse la propria, la struttura eteronormata, imponendola alle colonie.

Le informazioni che provenivano dall'impero, però, ebbero i loro effetti sul femminismo, iniziando a destabilizzare la credenza universale di un ordine di genere. I dibattiti, si confrontavano già con una serie di temi che ritroveremo nelle ricerche successive: potere, asservimento, sessualità, divisione del lavoro. Ma, per quanto attuali possano sembrare, le tematiche venivano affrontate in maniera fortemente categorica, basandosi sulla dicotomia uomo/donna data per scontata. ​​

gb


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La Sottise, 2019
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Potere

Patriarcato


​Nella teoria femminista, il movimento pro-sessualità ha sostenuto che la sessualità è sempre costruita entro i termini del discorso e del potere, dove il potere è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medico-legale dell’Europa Ottocentesca..

​Lo Stato liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono, ancora oggi, lottare per ottenere una qualche credibilità, in virtù della loro cittadinanza..
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Maschio  e Femmina

Il Genere. Neutro

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​Il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato
 e dicotomia e differenza sono così comuni da sembrare l'ordine naturale delle cose. Tali credenze, ancora oggi, vengono riconosciute come espressione di differenza naturale e volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. ​

​La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria
 e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni..
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Queer | Genere: Maschio e Femmina

1/7/2019

 
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Nella vita di tutti i giorni, il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato. Identifichiamo una persona come uomo o donna, ragazzo o ragazza, e organizziamo la maggior parte delle nostre occupazioni quotidiane sulla base di questa distinzione. Uomini e donne, ad esempio, indossano scarpe con forme diverse, abbottonano la camicia in modo contrario, si fanno tagliare i capelli da un parrucchiere diverso, acquistano gli abiti in negozi usualmente distinti per genere. Dicotomia e differenza sono così comuni, così familiari, da sembrare parte dell'ordine naturale delle cose. E volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. Tali credenze, nella comune definizione del genere, ancora oggi, vengono riconosciute come espressione di differenza naturale.

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Per questo
, nella società occidentale di oggi, ci si aspetta che i nuclei familiari si formino sulla base dell'amore romantico, ovvero un forte legame emotivo tra due persone. I mezzi di comunicazione di massa e i romanzi popolari promuovono l'idea del matrimonio, la cui forza è confermata anche da ricerche condotte su gruppi che si sarebbero potuti pensare lontani dal condividere questa idea. Ad esempio le studentesse del college americano seguito da Dorothy Holland and Margaret Eisenhart in Educated in Romance del 1990, e gli uomini studiati da Gary Dowsett in Practicing Desire: Homosexual Sex in the Era of AIDS del 1996.
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La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. In molti contesti postcoloniali infatti, il dominio culturale dell'Occidente, con l'imposizione del suo modello, ha prodotto un cambiamento nella scelta della persona da sposare: dal modello in cui erano i genitori a decidere, a quello in cui la scelta è presa personalmente sulla base dell'amore romantico.

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​Le ricerche svolte, però, hanno anche evidenziato che molte delle società studiate non seguivano, come l'Occidente, un unico modello. In molti contesti, infatti, le persone avevano rapporti sia tra persone dello stesso genere, sia con persone di genere diverso, e queste possibilità non venivano etichettate come in Occidente, né identificavano categorie 
​distinte. Per esempio la comunità 
Sambia - una comunità in Papua Nuova Guinea descritta in una nota etnografica da Gilbert Herdt - tratta la sessualità tra persone dello stesso genere come una pratica rituale che coinvolge tutti gli uomini in una fase particolare della loro vita. Se adottassimo il punto di vista occidentale, dovremmo concludere che tutti gli uomini Sambia siano omosessuali a una certa età, per poi diventare eterosessuali ad un'altra - affermazione ridicola! Dal loro punto di vista, invece, seguivano semplicemente il normale sviluppo della maschilità. 

Parallelamente però, nonostante le scoperte, si istituivano movimenti sociali rivolti a ristabilire la famiglia tradizionale, volendo recuperare femminilità e la maschilità autentiche, giustificandole come naturali. Così, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, intere generazioni di psicologi cercarono di misurare aspetti del carattere con test e indici, comparando i risultati delle donne con quelli degli uomini. Queste ricerche, conosciute come Studi sulla differenza sessuale, compongono una vasta letteratura in sociologia e nella scienza politica. Al suo interno si trovano concezioni della sessualità come impulso naturale nei lavori di Darwin, di Freud, dell'antropologo Malinoski, del filosofo Marcuse. Molti allievi di Freud, invece, hanno considerato, a ragione, la psicologia umana il risultato di un conflitto tra uno stimolo sessuale naturale e la repressione sociale.

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Ma a differenza delle supposizioni e dei pregiudizi che muovono tali supposizioni, i risultati delle ricerche rivelarono che la grande maggioranza delle persone combina in modi diversi tratti maschili e tratti femminili, anziché presentare in maniera esclusiva solo gli uni o solo gli altri. Rosalind Rosenberg, nel suo studio Beyond separate spheres del 1982, considerava, come l'enorme quantità di dati raccolti da quelle ricerche, affermasse che la somiglianza psicologica tra uomini e donne, sia da considerare la generalizzazione meglio accettata da tutte le scienze umane. Dunque, l'idea che vi sia una dicotomia di carattere alla base della distinzione di genere venne, decisamente, confutata. E negli ultimi centocinquanta anni, diversi movimenti sociali e intellettuali hanno demolito a poco a poco queste, radicatissime, convinzioni. Dal Movimento per il suffragio femminile alla Psicoanalisi, al movimento di Liberazione gay, allo Strutturalismo.

Soltanto un centinaia di anni fa, chi chiedeva uguaglianza tra uomini e donne, doveva giustificare le proprie rivendicazioni, oggi le parti si sono invertite e le relazioni eterosessuali hanno conosciuto molte difficoltà con lo sviluppo del femminismo. Così la tesi della differenza naturale, che influenza ancora la cultura popolare, ha potuto assistere, nella vita culturale dei paesi industrializzati o in via di industrializzazione, ad un cambiamento significativo.

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Insomma, non possiamo più pensare all'essere umano, uomo o donna, come ad una condizione stabilità dalla natura. Allo stesso tempo, però, non dovremmo nemmeno considerarla una condizione imposta dall'esterno, dalle norme sociali o dalla pressione delle autorità. E' l'individuo stesso a costruirsi come maschile o femminile, ogni giorno, attraverso le proprie azioni, reclama il suo posto nell'ordine di genere.

Estremamente interessante, quindi, scoprire che a questa conclusione, invece, molti non credono. Anche nel mondo accademico, intere generazioni di ricercatori, a dispetto di tutte le prove che le loro stesse discipline producono, continuano a cercare differenze tra i due sessi e a scriverci libri. Ma perché tutta questa resistenza ad accettare la somiglianza tra maschi e femmine? Forse che lo status quo ha bisogno di questa dicotomia?

Secondo Kemper bisogna sostituire l’idea di differenza naturale con una complessa catena di causazioni che procedono dal sociale al biologico e dal biologico al sociale. I corpi, sui cui vertono gli studi più recenti, sono considerati all'interno di una società specifica e sono influenzati dai processi sociali. Non si può, quindi, pensare all'organizzazione di genere come qualcosa che semplicemente dipende dalle proprietà dei corpi in quanto precede i corpi stessi, strutturando le condizioni in cui essi vivranno e si svilupperanno. Tutto ciò che risulta ambiguo rispetto a questa polarità è spesso oggetto di disgusto o di derisione, e l'omosessualità o l'essere queer, è dichiarato innaturale.

gb


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La Sottise, 2019
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Il corpo

Il costrutto borghese


​Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Gli organi riproduttivi esterni  si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo.

​Il progetto borghese di costruire a propria immagine e somiglianza un mondo moderno e un nuovo ordine sociale si saldò con la scientia sexualis del tempo e con la necessità di fondare una nuova disciplina dei corpi e dei piaceri. La borghesia cominciò dunque a costruire la propria differenza su precisi modelli attraverso un sistema riproducibile..
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La Sottise, 2019
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Fare il genere

Dis-fare il genere


Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie  
occidentali sono, quindi, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word.

​Caratteristica del periodo successivo sarà la de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.  Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità, e, assieme alla generazione successiva, dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto..
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Queer | Master. Il gene

1/7/2019

 
FotoTDF, testis-determining factor
Alla fine del 1987, alcuni ricercatori e ricercatrici del MIT dichiaravano di aver scoperto il gene master, identificandolo come fattore determinante del sesso. Scoperto dal dottor David Page e dalla sua equipe, il gene master, che costituisce una specifica sequenza del DNA sul cromosoma Y, è stato denominato TDF, testis-determining factor, fattore che determina lo sviluppo dei testicoli. Nella pubblicazione che raccoglieva i risultati delle sue ricerche, apparsa nel numero 51 della rivista Cell, Page affermava di aver scoperto l’accensione binaria da cui derivano tutte le caratteristiche del dimorfismo sessuale.

La speculazione su cui le loro ricerche si basavano era, in parte, fondata sul fatto che un buon dieci per cento della popolazione presenta variazioni cromosomiche che non rientrano nettamente nella serie delle categorie XX-femminile e XY-maschile. Perciò, la scoperta del ​gene master venne considerata come una base più certa per comprendere la determinazione del sesso e, dunque, la differenza sessuale, rispetto a quanto potevano offrire i precedenti criteri.

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​Purtroppo, però, successivamente si scoprì che proprio lo stesso segmento di DNA che si presumeva determinasse l’essere maschio era presente anche sul cromosoma X degli individui femmina. In un primo momento, Page reagì alla scoperta dicendo che forse non era la presenza della sequenza del gene negli individui maschio, contrapposta alla sua assenza in quelli femmina, ad essere determinante, ma il fatto che il gene fosse attivo negli individui maschio e passivo in quelli femmina. 

Ma questa possibilità rimase un’ipotesi e, secondo Anne Fausto-Sterling, Page non aveva menzionato in quell’articolo il fatto che gli individui, da cui erano stati presi i campioni genetici, erano ambigui rispetto la loro costituzione anatomica e riproduttiva. Divenne chiaro, che si trattava di casi in cui le componenti del sesso non formavano una coerenza riconoscibile o quell'unità che solitamente viene designata dalla categoria di sesso. Questa incoerenza mise in dubbio la tesi di Page, dal momento che non era chiaro perché si sarebbe dovuto assumere, a priori, che gli individui scelti fossero maschi XX e femmine XY, visto che era proprio la definizione di maschile e femminile ad essere messa in discussione.

FotoEvolution of the mammalian Y chromosome and sex determining genes
​​Da notare che Page e i suoi collaboratori facevano coincidere la determinazione del sesso con la determinazione del maschile e con la presenza dei testicoli. Le genetiste Eva Eicher e Linda L. Washburn sulla Annual Review of Genetics affermavano, già nel 1986, che la presenza delle ovaie non viene mai presa in considerazione nella letteratura scientifica sulla determinazione del sesso e che l’essere femminile è sempre concettualizzato in termini di assenza del fattore che accerta il maschile o della presenza passiva. E in quanto assente o passivo, il femminile, non ha avuto, fin a quel momento, le qualità per essere considerato un oggetto di studio.
​

"La formazione del tessuto ovarico è senza dubbio un processo evolutivo tanto attivo e geneticamente diretto quanto lo è la formazione del tessuto testicolare, o quanto lo è, a questo riguardo, lo sviluppo di qualunque processo di differenziazione cellulare. Non è stato scritto quasi nulla sui geni coinvolti nella formazione del tessuto ovarico dalle gonadi indifferenziate".

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​​La conclusione da trarre non è che non si possono fare affermazioni valide e dimostrabili in merito alla determinazione del sesso, ma piuttosto quanto siano i presupposti culturali a impostare e orientare la ricerca e le indagini biomediche che cercano di stabilire il sesso come qualcosa che precede i significati culturali che acquisisce.

Non è forse per una convenzione meramente culturale, che considera i genitali quale segno decisivo del sesso, che Page e gli altri decisero che un individuo XX anatomicamente ambiguo fosse maschio? Freud stesso, nei Tre saggi sulla teoria sessuale, affermava che sono l’eccezione e la stranezza a darci gli indizi per capire come si costituisce il mondo ordinario del sesso. Ciò che resta fuori, lo strano e l’incoerente, ci dà modo di capire che il mondo del sesso, che viene dato per scontato, è in realtà una costruzione e che potrebbe addirittura essere costruito diversamente.


gb



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La Sottise, 2019
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Corpo. Assoggettamento

Il corpo. Neutro


​​​Per Foucault, come per Nietzsche, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo, considerato come una pagina bianca. E per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni. Invece il corpo è generalmente dotato di significato da una fonte culturale esterna.


La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione.
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Infanzia. O Bisessualità

Adolescenza


La bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità produce il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria.  E' il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto.

Il genere non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo a un giocatore di football americano che scrive poesie o a una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Conflitti molto frequenti.
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Queer. Teorie | Adolescenza

1/7/2019

 
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Nella società occidentale contemporanea la distinzione tra omosessuale ed eterosessuale è così radicata che la maggior parte degli autori, che si sono occupati di identità, è partita dall'assunto che ognuno di noi dovrebbe averne una.

Ma come dice Robert W Connell in Questioni di genere, non credo, che esista una successione fissa di stati della formazione del genere, benché lo abbiano creduto molti psicologi, da Freud in poi. Quanto sappiamo della varietà degli ordini di genere rende improbabile l'esistenza di regole universali sul modo in cui si apprende il genere. Forse quello che più si avvicina ad una regola universale è proprio il fatto che ogni progetto di genere non è meccanicamente determinato alla sua origine.

​La varietà della mascolinità e della femminilità che emerge con evidenza dalle ricerche suggerisce una molteplicità di traiettorie di formazione del genere. Le disuguaglianze di classe, la diversità etnica, la differenza regionale, le origini nazionali e l'immigrazione portano esperienze del periodo adolescenziale molto diverse tra loro. 

Il genere, dunque, non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo ad un giocatore di football americano che scrive poesie o ad una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Simili conflitti sono molto frequenti nell'adolescenza ma possono continuare anche nell'età adulta. E il processo di apprendimento nei giovani consiste nell'acquisizione di una certa competenza di genere.
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L'apprendimento è un processo attivo nel corso del quale l'individuo improvvisa, copia, crea, sviluppando strategie specifiche per affrontare le rigidità presenti nelle strutture di genere. In altre parole, impara a tirare avanti e col passare del tempo, queste strategie, specialmente se si rivelano efficaci, si cristallizzano come modelli specifici di femminilità e maschilità. 

Fondere la personalità di un individuo in un'entità unica significa rifiutare la sua intrinseca diversità, la sua apertura, e può anche indicare un rifiuto al cambiamento. Oggi, infatti, si parla di una triade bio-psico-sociale suggerendo che, sia per gli uomini che per le donne, la sanità o la patologia non coincide più con il genere della persona amata, ma con la capacità di amare; questa, come dicono Bion (1975) e Kohut (1985), sarebbe l’espressione più vera della maturazione psichica della persona.

gb


     
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Maschio e Femmina

Neutro


​Il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato e dicotomia e differenza sono così comuni da sembrare l'ordine naturale delle cose. Tali credenze, ancora oggi, vengono riconosciute come espressione di differenza naturale e volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige impone la relazione sessuale come la base principale della famiglia. In Oriente vige la stessa struttura? ​
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Bisessualità originaria


Per​ Butler sarebbe la bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità a produrre il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria.  E' il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto edipico. Le predisposizioni non sono fatti sessuali psichici primari ma effetti prodotti da una legge imposta dalla cultura..
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​La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni..
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Emozioni e Sesso


L'importanza del legame emotivo nello sviluppo dell'essere umano è stato oggetto di studio delle ricerche freudiane. A partire da idee mutuate dalla neurologia, ma soprattutto da quanto osservato nei casi clinici che studiava, Freud si rese conto dell'importanza di questi legami, che definiva investimenti, 
riferendosi non soltanto alle relazioni affettive, ma anche ai modelli di relazione propri dell'istituzioni sociali. Il viennese aprì così, la strada all'analisi della struttura delle relazioni emotive, dei legami o dei vincoli..
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    Giovanni Bertuccio

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