La comunità lesbica è nata in un momenti storici e in luoghi ben precisi. A Berlino e Parigi negli anni venti e anni trenta, nelle grandi città dell'occidente durante il movimento femminista negli anni settanta, e ha permesso l'inizio a partire dalla seconda metà del XX secolo della battaglia per i diritti degli omosessuali. Nel parlare di omosessualità l’invito di Freud è quello di prestare un’attenzione particolare alla formazione del mondo interno delle singole persone, e a considerarla una variante dello sviluppo e non una malattia (1935). Lo psicanalista ritiene, inoltre, che non è possibile trasformare un omosessuale pienamente sviluppato in un eterosessuale (1920), e che la forma di aiuto che un analista può offrire a questo tipo di pazienti è di aiutarli a raggiungere il maggior grado di benessere psichico, che restino omosessuali o meno. Anche per la bambina il complesso di Edipo può essere positivo (identificazione con la madre) e negativo (identificazione con il padre). La risoluzione del complesso edipico influenza l’identificazione di genere non solo attraverso il tabù dell’incesto ma anche, e prima ancora, attraverso il tabù dell’omosessualità. Nel caso dell’identificazione di genere dello stesso sesso dice Freud, le relazioni d’oggetto irrisolte sono immancabilmente omosessuali. E alla fine del breve capoverso sul complesso di Edipo negativo nella bambina, Freud sottolinea che il fattore che deciderà quale identificazione avverrà, dipenderà dalla forza o dalla debolezza della mascolinità e della femminilità nella sua predisposizione. (Leggi l'articolo che riguarda l'Infanzia) ![]() Salotti, bar e librerie furono i primi luoghi in cui le lesbiche affermarono la propria identità. Ed è proprio da queste esperienze che, agli inizi del XX secolo, nacque la distinzione fra le butch e le femme (o lipstick lesbian), in base all'atteggiamento mascolino o femminile con cui le lesbiche si identificavano e si vestivano. Negli Stati Uniti ad esempio, i bar in cui si incontravano erano spesso soggetti a raid punitivi da parte della polizia e alla discriminazione da parte della società dell'epoca. Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile è l'unico saggio che nel 1920 Freud dedica all’omosessualità femminile. Nel testo si esamina la vita di una donna di buona famiglia che, pur interessandosi al marito ed ai bambini, si innamora di un'avvenente donna mondana. Freud ipotizza che l'evento scatenante il cambiamento di rotta, risalirebbe a quando il padre e la madre hanno concepito un altro figlio, suo fratello. Secondo Freud la giovane avrebbe voluto lo stesso figlio dal padre, entrando in conflitto con la madre. Pur non essendo questa l’unica interpretazione possibile, la ragazza, sentendosi delusa e tradita, si identificherebbe con il padre, aumentando l’amore nei confronti della madre, al fine di compensarne l'odio. Non potendola avere come amante, conclude il viennese, la ragazza cerca un sostituto cui legarsi al di fuori della famiglia e diventando lesbica cede il passo alla madre nel rapporto con gli uomini, riappacificandosi con lei. ![]() Sul lesbismo, Helen Deutsch, importante allieva di Freud, farà un passo avanti in Adolescenza nel 1944. Sviluppando le teorizzazioni del maestro sulla bisessualità iniziale Deutsch studia i possibili sviluppi dell’omosessualità in questo momento particolare della vita, in cui tutti gli adolescenti, anche quelli che diventeranno eterosessuali, hanno la figura dell’amico/a del cuore. Un doppio di sé che facilita il distacco dai genitori favorendo le relazioni con i pari. Nell’analisi di una paziente grave, invece, Deutsch parla di un’omosessualità femminile esclusiva, che si manifesta quando la ragazza ha la necessità di compensare il legame precoce con una figura materna sadica e fonte di sofferenza. Attraverso l’esperienza omosessuale, che ricalca i modi di una relazione madre/bambina soddisfacente, la rottura emotiva può essere riparata. Come conseguenza dello stigma sociale verso l'omosessualità, il rapporto delle lesbiche con la società rimase per lungo tempo all'insegna dell'invisibilità, e ancora oggi, parte di questa invisibilità viene denunciata rispetto all'attenzione data dai media a l'omosessualità maschile. Ma nonostante lo stigma, nel 1955 fu fondata a San Francisco una delle prime organizzazioni lesbiche, la Daughters of Bilitis, con lo scopo di creare un luogo tranquillo per la socializzazione e il confronto, occupandosi, successivamente, anche della lotta per i diritti delle donne lesbiche. Fu proprio la mancanza di visibilità e il disprezzo della società a spingere la comunità lesbica, gay e trans a forme di ribellione che raggiunsero il culmine con la rivolta di Stonewall, il famoso locale di New York, il 28 giugno del 1969. Per tre giorni la protesta si riversò nelle strade e rappresentò il primo passo verso la liberazione dalla vergogna e dallo stigma sociale e l'affermazione orgogliosa del diritto a vivere la propria vita. Da qui, la nascita del movimento lesbico, gay e trans che, ancora oggi con il nome di Gay pride (orgoglio gay) commemora Stonewall con manifestazioni in molte città del mondo. Molti furono gli studi intrapresi in nome della liberazione e del rispetto, e uno dei più significativi fu quello di Charlotte Wolff, una psichiatra di origine tedesca, che nel 1971 pubblicò Amore tra donne, primo studio sul lesbismo ad interessarsi a donne non portatrici di patologie psichiatriche, e in cui il termine lesbismo veniva usato per definire quelle donne che preferiscono a livello emozionale, amoroso, affettivo e sessuale le relazioni con altre donne. Le lesbiche non erano più malate! Dagli anni Settanta, quindi, si afferma sempre di più l'idea che "lesbica" sia una definizione che spetta alle donne stesse adottare o rifiutare, e che il lesbismo è un tratto importante della personalità di ogni donna. gb
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AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Aprile 2022
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