D. Qual era la situazione socio-politica prima della tua partenza? R. Lo status sociale di ciascun paese è oscurato dai cambiamenti nel suo sistema esecutivo. E con l'arrivo del presidente Rohani in quegli anni, a causa di un cambiamento nella struttura esecutiva dell'ex presidente Ahmadi nejad, uno nuovo shock ha investito sia la struttura sociale che la struttura politica. La struttura sociale e politica del tempo era un po' più aperta, e la speranza di correggere molti problemi sociali, politici e persino economici riguardava la maggior parte del paese. Ogni giorno, la gente, cercava migliori mezzi di sussistenza e lavoro quotidiano. Le libertà sociali a livello ufficiale del paese erano le stesse degli anni precedenti. Le donne, cioè, con le stesse restrizioni di prima, le minoranze di genere, e in particolare gli omosessuali, avevano ancora gli stessi problemi a livello di comunità e non ci si aspettava che queste avrebbero avuto la priorità dal governo. D. Qual è la situazione giovanile in Iran? R. La condizione giovanile in Iran è più che altro influenzata dalla mancanza di un lavoro adeguato e dalla mancanza di libertà sociali. I giovani post-universitari per esempio, non riescono facilmente a trovare lavoro nel loro campo (come mi è parso di capire questo l'Italia lo ha in comune con l'Iran), quindi cercano di guadagnare denaro facendo altro, il che sconvolge il sistema esecutivo del paese. D'altra parte, la mancanza della libertà sociali mina l'individualità dei i giovani. Problemi di genere insieme alla condizione delle donne continuano ad esistere, ancora con molte carenze. E i giovani purtroppo, cercando di trovare ognuno la propria strada per raggiungere queste libertà, pagano sotto tutti i punti di vista per la minima libertà sociale e personale. D. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio l'Italia per la tua formazione? R. Ciò che mi ha attratto nella scelta di studiare in Italia è stato, in un primo momento, la mia passione per la cultura e la bellezza del paese, che ha sempre fatto dell'Italia una priorità per me come meta turistica. Ma a causa della grave situazione economica e delle condizioni di lavoro in Italia, rimandavo. Fin quando non ho smesso di ignorare ciò che mi interessava, tralasciando i problemi in Iran e non pensando bene ai problemi che avrei avuto una volta in Italia, e mi sono trasferito. Ho fatto la mia scelta ed ora studio al Dams di Torino. La speranza, credo come tutti, è quella di fare il lavoro che ho scelto, ottenendo l'indipendenza economica. D. Avevi un'idea dell'Italia, prima della tua partenza? R. Avevo un'idea generale della mentalità italiana, credo la stessa che hanno tutte le persone del mondo. Mangiare pizza, pasta, trovare nuovi sapori da una varietà di cibi.. perché so bene che mangiare in Italia non significa solo mangiare un piatto! Quando si mangia, la disposizione della tavola e l’area che si sceglie per mangiare sono molto importanti, così come la decorazione del cibo e molte altre cose. In un certo senso, si può dire che cucinare e mangiare sia sacro in Italia. Tuttavia, anche l'aver visitato diverse città come Venezia, Firenze, Roma, Milano, non mi permetteva di avere una idea completa dell'Italia. Ma quello che posso dire è che, l'aria di libertà, l'enorme patrimonio artistico e culturale, hanno sensibilizzato le mie attitudini, spingendomi ad una più profonda comprensione di ciò che voglio, dalla mia arte e dalla mia vita. Ero e sono convinto di poter ottenere un'ottima esperienza dall'Italia in modo da tracciare il mio futuro professionale e personale. D. Com'è stato invece il tuo approccio una volta a Torino? R. Sono arrivato in Italia il 21 agosto 2015. Una volta a Torino, la prima cosa che ha attirato la mia attenzione, come per il resto dei turisti, è stato la coabitazione dell'architettura classica con l'architettura moderna. Questo contrasto attirava l'attenzione. Era abbastanza chiaro che gli effetti industriali della città erano piuttosto chiari, date le enormi fabbriche di Fiat e Maserati. Nell'affrontare altre questioni, ad esempio, l'atteggiamento della comunità accademica e amministrativa mi sembrava fosse onesto e trasparente. Certo, ho dovuto superare molte difficoltà a causa delle incongruenze tra l'Ambasciata italiana in Iran e l'Università, problemi burocratici e di lingua che ho risolto grazie agli aiuti di amici italiani. In generale, considero Torino una città bellissima, calma e elegante. Una città in cui si sente fortemente il desiderio di modernità, sfuggendo alla classica cornice italiana. D. Cosa della cultura iraniana è simile alla cultura italiana secondo te? R. I punti in comune tra la cultura iraniana e la cultura italiana si pongono su due livelli, uno al livello della società pubblica, e un altro livello riguarda la profondità della società, la sua essenza. Sul piano pubblico la società, la gente che vedo in strada per capirci, deve necessariamente fare i conti con il sistema dominante e la pressione che ne scaturisce. La stessa che il popolo italiano ha subito durante il fascismo, una sorta di appiattimento diciamo. Ma se guardiamo profondamente alla comunità italiana, scopriamo che in questo territorio si sono diversi dialetti, arte varia, sapori e architetture particolari. In Iran esiste la stessa diversità culturale dovuta all'esistenza di molti gruppi etnici come i Curdi e Lars, i Persiani, i Baluci i quali hanno delle loro tradizioni culturali e culinarie arrivate fino a noi grazie alla presenza di due mari e oceani, dalle regioni aride, temperate e piovose. Da nord a sud, da ovest a est l'Iran presenta simili peculiarità geografiche con l'Italia. Nel campo dell'arte, c'è sempre stato un tema generale nella cultura educativa. Conservando le nostre tradizioni e i nostri classici, stiamo cercando lo sviluppo delle arti moderne con tutte le carenze e le difficoltà nel nostro paese, ad esempio nella musica. La nostra musica tradizionale sta sviluppandosi mischiandosi al pop e alla musica moderna, come in Italia, dove i classici hanno sempre mantenuto il loro posto, pur avanzando nella ricerca. E se diamo un'occhiata alle radici della lingua latina, arriveremo alla conclusione che dobbiamo guardare alla civiltà persiana per ottenere un maggiore legame tra queste due culture. Bisogna guardare più in profondità, perché ci sono così tante cose nel corso degli anni oscurate da questioni politiche. gb
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AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2022
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