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Incanti 18 | Intervista al Direttore Alberto Jona

10/25/2018

 
FotoAlberto Jona | Codirettore Incanti
D. Il contesto. Controluce si è da subito mossa sul doppio binario della produzione, con il lavoro di compagnia, e della promozione, con il festival Incanti, del teatro di figura. Quale l'esigenza nel panorama italiano degli anni Novanta?

R. Per quanto riguarda il teatro di Figura non c'erano festival in Piemonte e pochi erano quelli anche in Italia: Cervia, Gorizia, Cagliari e pochi altri. Era quindi un territorio abbastanza vergine e anche pieno di possibilità immaginative. Così ci lanciammo in questa avventura spalleggiati e aiutati ovviamente in primis dalla Regione Piemonte che credette subito in questo progetto e dal Castello di Rivoli Museo d'Arte Comtemporanea a cui negli anni si sono aggiunti il Ministero per i Beni Culturali, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT, la Città di Grugliasco.  La scommessa era creare un festival di Teatro di Fìgura per adulti, come avveniva e avviene in Francia, Germania o Spagna per esempio, e se siamo ancora qui dopo 25 anni forse la scommessa è stata vinta. 

FotoIncanti 2016 | Cover
D. Il festival. Incanti compiendo venticinque anni vince la scommessa fatta al suo esordio. Voler far conoscere e promuovere il teatro di figura a Torino quale evoluzione ha avuto in questo quarto di secolo?

R.
Questa è la 25° edizione di Incanti, la scommessa era appunto dare valore al teatro di figura per adulti, cioè far crescere un genere in Italia tradizionalmente per bambini e ragazzi, portando spettacoli di respiro internazionale che raccontassero storie con la esse maiuscola. Possiamo dire che in questo quarto di secolo, anche grazie a festival come il nostro, il Teatro d Figura ha contaminato il teatro di prosa e musicale ed è entrato, pur sempre con una certa parsimonia,  nelle stagioni di teatro di prosa, nei festival e nel teatro musicale anche in Italia.

D. Il pubblico. Chi è l'interlocutore “privilegiato” di Incanti? E cosa spinge ad affezionarsi al festival?

R.
Negli anni il pubblico è cambiato, certamente all'inizio era un pubblico di curiosi, di appassionati di teatro in genere, che hanno cominciato a frequentare il festival. Ora è un pubblico molto variegato che vede ormai in modo costante operatori, organizzatori, artisti e soprattutto tanti giovani, anche grazie a una politica sui biglietti a prezzi accessibili. Il pubblico di Incanti rimane comunque un pubblico di appassionati di teatro che, citando le parole del critico Tommaso Chimenti, "è capace di volare con il Teatro di Figura, riscoprire il lato 'fanciullo' anche nell'accostarsi a grandi tematiche, importanti e spesso anche dure". 

Foto
D. Il Viaggio. Tema centrale e percorso interno a questa edizione, Incanti offre un panoramica attuale di tradizioni secolari e tecniche differenti. Un percorso che muove, circolarmente, passato e presente. Fra tradizione e innovazione, quali gli approdi odierni del teatro di figura contemporaneo?

R.
Il tema del viaggio si declina in due percorsi: quello narrativo,  quindi dal viaggio mitico per eccellenza di Odisseo al viaggio dei migranti odierni in cerca di vite migliori; e quello teatrale, un viaggio nella diversità del Teatro di Figura che sperimenta, ricerca e si reinventa. La situazione italiana è particolare perchè tradizionalmente abbiamo avuto due filoni paralleli, il teatro di figura per bambini e il teatro popolare, per intenderci le Guarratelle o la tradizione emiliana (Fagiolino,  ecc.). All'estero, come raccontavano Frederic Maurin o Stephanie Rinke all'incontro Sentieri di innovazione la tradizione non esiste più: rimangono le tecniche tradizionali applicate alla ricerca. Questa situazione diversa rispetto all'Italia ha fatto sì che questa ricerca sia stata forse più "libera" o quanto meno certamente più pronta a contaminarsi con altri linguaggi e tematiche.

FotoIncanti 2017 | Cover
​D. Il potere del (quasi) silenzio. Diversità e bullismo, vecchiaia ed emigrazione sono solo alcune delle tematiche affrontate durante il festival. Può essere più incisiva di qualsiasi parola o slogan l'empatia che si scatena fra individuo e ombra/marionetta/pupazzo/animazione? Perchè?

R.
La marionetta, il burattino, l'oggetto, l'ombra, possono affascinare e mettere in crisi, diventare alterego, il nostro doppio che ci rappresenta, ecco il potere immaginifico del Teatro di Figura. L'ombra è il nostro lato oscuro, la marionetta il doppio, il teatro di oggetti lo straniamento che scende nel profondo con leggerezza e ironia. Il teatro di figura parla per metafore e simboli, allude e non dice in modo univoco e qui resiede la sua forza, nella possibilità di una pluralità di livelli di lettura.

D. #Pensierobimbo. Perchè diviene fondamentale oggi, attraverso il teatro di figura e i suoi linguaggi, coltivare nell'adulto, la meraviglia, il sogno, l'immaginazione e l'Incanto?

R.
Il Teatro di Figura offre al pubblico adulto impulsi a sognare, volare, giocare anche affrontando storie importanti e drammatiche. Citando ancora le conclusioni durante il convegno "Sentieri di innovazione" – il Teatro di Figura sta in bilico fra la vita e la morte e in quel momento estremo ci racconta del mondo, ora dando anima a ciò che vita non ha (una marionetta, un oggetto, un'ombra) ora ponendo l'uomo, cioè l'animatore, su quel crocevia in cui gareggia con il trascendente.


gb


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L'offerta di INCANTI tratteggia un sense of wonder, un ricordo, frammenti di immaginario condivisi, e lo lascia espandere così che, approdando in ognuno, fa scaturire un paesaggio caro e conosciuto. Il calore di una restituzione, uno scorcio inaspettato su un nostro interno, perso di vista da tempo. Viaggio, infatti, deriva da viaticum: ciò che il viandante porta con sé. Ognuno viene accompagnato dentro sé stesso, ma nessuno è da solo. Incanti è un gruppo di persone che sogna all'unisono.

Il silenzio cala in una sala piena di bambini, e trasporta tutti chissà dove, chissà in quali luoghi della fantasia. Davide Monetto


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