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DANZA DI PROTESTA
Danza unisex, veniva utilizzata sul "ring", in chiave non aggressiva, per risolvere le controversie tra due Houses; in maniera "feroce", il vonguing era usato invece per reagire al dramma dell'AIDS. In questo caso, la "battaglia" vedeva scontrarsi Vita e Morte, e negli anni Ottanata, Morte sconfisse gran parte della comunità transgender e non solo. La società di allora e la sua intellighentia elessero il virus come malattia degli omosessuali e da qui il doppio stigma, esploso negli anni Novanta, positivo-omosessuale.
COMBATTERE
E invece di buttarsi giù, gridare al bullismo o peggio al vittimismo come gli adolescenti di oggi, i giovani cazzuti di ieri così si spronavano: "Farai meglio a impegnarti!" - "You better werk bitch!" -, Cammina al meglio!, con il significato esteso di avere coraggio e buttarsi nelle cose con tutti se stessi - "Now sissy that walk!" -, Sali là sopra, sii bellissimo/a e falli morire! - "Get up, look sickening and make them eat it!".
TORINO | HOUSE OF Savoia
La curiosità per la sua storia e i suoi protagonisti, hanno iniziato a farsi spazio solo di recente, ed il percorso di consapevolezza e riappropriazione sembra, purtroppo, lontano a venire. Ed proprio con questo timore, che la Kiki House of Savoia, ha fondato a Torino la propria casa nel 2016.
«Specie negli ultimi anni – conferma Matteo, il fondatore della House of Savoia, nell'intervista per Outsider (Beatrice Bentrani, 7/7/2019), c’è un interesse per la ball culture, ma a differenza degli altri Paesi l’attenzione resta ancora troppo concentrata sulla danza, quando in realtà l’origine e i connotati di questa realtà sono molto più ampi. All’estero, anche solo a Parigi, è tutto molto più vitale e sentito».
Dal 2016, la Kiki House of Savoia si è fatta conoscere sul territorio torinese con le function al Supermarket di Torino, vero e proprio successo di pubblico e di adesioni di House provenienti da tutto il mondo, che gli è valsa la presenza all’ultima edizione del Lovers Film Festival con il cortometraggio Savoia. Con loro per protagonisti, realizzato dall’associazione culturale Elvira.
"Quello della ballroom, continua nell'intervista, è un ambiente che nasce in un contesto underground e che va tutt’ora protetto e tutelato, un luogo in cui è necessario che tutti si sentano al sicuro; un altro degli obiettivi fondamentali della ball culture è proprio questo, infatti: la costruzione di un safe place. “Massificando” la cosa, potremmo perdere questa componente essenziale, o peggio, denaturalizzare i valori della ballroom".
Per questo non possiamo che concordare e concludere con le stesse parole del fondatore la House of Savoia: "pensiamo tutti che sia necessario, in generale e sempre, a ogni tipo di cultura, espandersi e modificarsi con il tempo; ci piacerebbe solo che questo accadesse con consapevolezza, e che le persone che vengono a contatto con la ball culture sappiano che stanno maneggiando una materia delicata, da rispettare, preservare e da arricchire continuamente".
LO SLANG IERI COME OGGI
Reading: "leggere" una persona significa evidenziarne ed esagerarne tutti i difetti. Dai vestiti ridicoli al trucco imperfetto o qualsiasi altra cosa il "lettore" possa inventare. È una battaglia che usa l'arma dell'ironia, in cui si vince se si fa ridere di più il pubblico.
Shade: evoluta dal reading. Invece che insultare qualcuno direttamente lo si fa attraverso complimenti ambigui. Un esempio è quello di dire che qualcuno ha un vestito tanto bello da far quasi dimenticare che gli si vede la barba del giorno dopo.
Yas: uno yes più enfatico, più è prolungata la "a" più si esprime il consenso/piacere
Walking: sfilare per avere l'ammirazione dei contendenti ai ball
Mopping: taccheggiare vestiti per indossarli ai ball
Working, work: è un'esclamazione usata per trasmettere ammirazione, gioia
Fierce: (feroce) usato come complimento
Butch queen: regina mascolina
Mother: il membro della casa che ottiene il ruolo di mentore
Houses: famiglie alternative
Shantay you stay: annuncio per il vincitore di una sfida di playback.
gb
Approfondimenti
QUEER E DANZA
IN ORIGINE ERA UNO
Dall'America all'Europa, dall'Oriente all'Occidente passando per Sodoma torneremo indietro fino a riscoprire Sigfried. Un percorso che riflette sulla stasi intellettuale per suscitare il risveglio emotivo. Dalla dualità odierna alla complementarietà originaria. Dalla Storia alla Preistoria e dalla Letteratura al Mito.
MARIA HASSABI
In Solo, prima parte di un dittico nato nel 2009, al centro c'è ovviamente il corpo, che soggetto e/o oggetto, è portatore di istanze sue proprie. Esiste infatti un linguaggio verbale e uno non verbale, dove l'ultimo rimanda a quell'insieme di segni che trasformandosi in movimenti, diventano leggibili per chi guarda. Ed è qui che l'arte funge da specchio e il pubblico può riconoscersi. Vedere trasformare l'alterità del singolo artista, in identità collettiva.
In una danza, quella dell'Hassabi, in cui le sensazioni di gioia, euforia, felicità lasciano il posto alla noia, all'incapacità di agire financo l'assenza di desiderio, tutto è demandato a ciò che in realtà si vede poco: a quegli spasmi nevrotico nervosi che il corpo emette inconsapevolmente. E' la vita interiore di quel corpo che l'artista vuole mostrare o meglio la rappresentazione visiva della stasi intellettuale.
Tratto da: Una donna e il suo tappeto persino. Maria Hassabi a Collegno, Bertuccio, 2013
THE OLD KING
All'interno di una scenografia apocalittica, a metà strada fra costruzione e demolizione, Moreira presenta un uomo seduto dando le spalle al pubblico. Soffre credendosi abbandonato da Dio e dagli uomini. Il tormento interiore si manifesta, man mano, negli spasmi del corpo e il dolore esplode, poi, nell'irrequietezza dell'azione coreutica. Il corpo esposto è anarmonico e privo di centro: incapace di un equilibrio sano, lotta fra i propri desideri e le consuetudini sociali. Ed è una lotta vera e propria quella che Runa, intraprende sul palco. Prima contro sé stesso e poi, moderno Don Chisciotte, contro il nero delle nostre società.
Studiata appositamente per le linee e l'impatto scenico del ballerino, la pièce, come la danza pretende, si focalizza su ossa e pelle, scrivendo nello spazio una poesia maledetta. Fra infanzia e follia, il corpo retrocede ad uno stato primigenio per rivendicare la sua giusta collocazione nel mondo. Prima curvo e incompreso, man mano più consapevole, ma sempre più sgraziato. Striscia, trema, si contorce ricercando una propria, autentica, identità.
Non resta, a questo corpo, che urlare con Munch sia lo sfacelo, sia la voglia di stare qui ed ora. Urlare la ricerca del senso che si fa istinto di sopravvivenza. E se Moreira crede nel potere che ognuno, come individuo, ha nella scelta della propria vita, crede meno nella capacità che gli uomini hanno di raccontarsi e di relazionarsi, forse. L'uomo di Moreira non riesce a comunicare nulla del suo mondo interiore, sembra aver dimenticato la strada per la via regia. Ma è la parola (la comunicazione) che realmente è sminuita nel su valore o sono gli uomini incapaci di fermarsi e trovare il giusto codice?
Tratto da The Old King: il folle con la piantina negli slip, Bertuccio 2012
Autour de Madame Butterfly
Su questo e sul suo superamento riflettono Ornella Balestra e Yutaka Takei nel 2014 con il loro Autour de Madame Butterfly. L'opera, così come Puccini l'aveva ideata, era portatrice delle istanze della propria epoca. Un tempo non lontano in cui chiari e definiti erano i ruoli: quello della donna rispetto all'uomo, dell'Oriente in rapporto all'Occidente, dell'onore e anche dell'amore extra-coniugale. Oggi, più di un secolo dopo, tutto risulta ambiguo e talvolta ribaltato. Si è perso, insomma, il senso dell'onore e delle regole che ne permettevano la stessa trasgressione. Permangono, però nei decenni, l'amore e la passione insieme ad un'atroce sofferenza dovuta al senso di abbandono che, in Autour de Madame Butterfly dà origine a un altro dramma, più profondo, esistenziale. L'uomo contemporaneo, soprattutto occidentale, vivendo in un dualismo perenne, fatica a sentirsi completo.
Attrazione e diffidenza, forma e sostanza, maschile e femminile, abbandono e attesa, tradimento e amore. La vita e la morte, nelle diverse tradizioni, con il duo si fanno carne, sangue, sudore. Generando un universo incantato, talvolta ironico, pieno di leggerezza. Perché è nel gioco dei ruoli che l'ambiguità regna assoluta, tanto che l'uomo può farsi donna e la donna uomo. Nello stesso modo in cui l'Oriente può apparire occidentale più dell'Occidente stesso.
Tratto da Balestra e Takei fanno incontrare Oriente e Occidente, Bertuccio 2014
USDUM
Usdum coreografia fortunata di Claudio Bernardo, arrivata a Torino nel 2013 - creata però nel 1991 - trae ispirazione da riferimenti sociali e letterari - la miniera d’oro brasiliana (Serra Pelada) e la montagna di sale di Sodoma di cui parla Michel Tournier - per scrivere col corpo un inno all’Amore.
Un ambiente monosesso che lascia trapelare sentimenti omofili, che qui diventano simbolo dell'amore libero, lontano cioè da qualsiasi condizionamento sociale. Se Freud aveva teorizzato l'inversione occasionale che avviene in ambienti dello stesso sesso - palestre, piscine, miniere, prigioni - in Usdum diventa desiderio, il diritto, d'amare hic et nunc, senza curarsi del dopo.
Piccoli gesti, che si ripetono fino alla perdita del loro significante, costituiscono il pentagramma di un'esistenza pesante, chiusa, omofobica, che ha per colonna sonora i canti indiani e le musiche di Bach. Suggestioni caotiche che unite alle armonie creano quello straniamento emotivo che permette ai corpi di Mattéo Moles e Claudio Bernardo di tornare bambini, liberi adesso di giocare e innamorarsi senza alcuna costrizione sociale e culturale.
Tratto da Io amo e non voglio limiti. Usdum a Torinodanza, Bertuccio 2013
MASCHILE E FEMMINILE
ENERGIE ANCESTRALI
E nonostante a partire dagli anni Settanta si è cercato di mettere in discussione la naturalità di tale sistema, e nonostante i costumi siano cambiati, tutti, ammettendolo o meno, abbiamo interiorizzato la “veridicità” di questa invenzione. Uomini e Donne (aldilà delle preferenze sessuali) vivono il maschile ed il femminile come due poli opposti - se non gerarchicamente subordinati. E questa dualità, il binarismo di genere insieme a tutte le conseguenze che porta, con il frazionamento dell'essere umano (pensiamo alla sigla LGBTQI+) alimenta e nutre il senso di incompletezza di cui sopra. Perché se esiste un vuoto la sovrastruttura può illuderci di colmarlo!
In più, il maschile ed il femminile, che sono energie ancestrali, nei secoli sono stati così fraintesi che oggi si usano come sinonimi di mascolinità e femminilità. E nell'apparenza la perdita dell'essenza originaria.
MATRIARCATO
Ma esiste un periodo della storia in cui la dualità era unicità?
A partire dalle ipotesi avanzate da Johann Jakob Bachofen nel suo saggio del 1861, il matriarcato fu l'organizzazione originale dell'umanità, e solo successivamente sostituita dal patriarcato. Recentemente, le scienze sociali, comparando tutte le religioni antecedenti il monoteismo, hanno sostenuto che tutte condividevano culti offerti a divinità femminili. Il culto delle Dee Madri (identificate con la terra che porta frutti), personalizzate in dee conosciute come Astarte, Tanit, Cibele, ecc., confermando l'ipotesi del matriarcato come reale forma di governo delle comunità umane primitive.
Nel matriarcato, nonostante al potere (funzione interna) ci fossero le donne, gli uomini (con funzioni esterne) non erano a loro subordinate, ma tutti e due insieme, e unite le loro funzioni, collaboravano al buon funzionamento della società. Questo era il tempo, secondo ciò che ci hanno fatto credere, del Mito, una età dell'oro in cui non esisteva dualismo e l'uomo viveva in armonia con la natura, la Dea Madre. In questo periodo, abitato da civiltà che oggi, rivalutandole, scopriamo essere più evolute, non c'era supremazia: dell'uomo sulla donna, degli adulti sui bambini, dell'uomo sulla natura. Tutti erano creature e tutti erano soggetti al medesimo destino. Il Mito era il tempo degli eroi. Ma chi erano gli eroi? E cosa rappresentano ieri come oggi?
SIEGFRIED
L'eroe costituisce una figura archetipica, una "forma a priori" dell'inconscio collettivo che possiamo ritrovare nei miti, nelle leggende, nelle fiabe, nei sogni, nelle visioni e nelle espressioni religiose e artistiche di tutti i popoli della terra. Quella dell'eroe è una figura universale che rappresenta l'uomo in quanto entità. In particolare, la figura dell'eroe è caratterizzata da una vicenda che ricorre costantemente con poche varianti: il viaggio iniziatico che porta alla conquista di uno stato superiore dell'essere. L'eroe che deve superare prove e ostacoli rappresenta la condizione umana del vivere.
Siegfried, continua Marilungo, nasce dall'analisi delle figure archetipiche presenti nel mito nordico a cui si ispira il noto balletto di Ivanov/Petipas. L'intera vicenda può essere considerata un viaggio iniziatico dell'eroe verso la perfezione, intesa come unione dei contrari, e che si esplicita in senso metaforico con lo stato originario di androginia. La performance, infatti, si presenta con un rituale costruito secondo norme codificate. Una "cerimonia religiosa" che nasce come sacrificio e che svolge una funzione catartica, così come accadeva alle origini.
INCONSCIO COSCIENZA AZIONE
La discesa nel lago permetterà al principe di incontrare la sua parte complementare. Per far sì che gli opposti si incontrino il principe deve infrangere lo stagno, lo specchio – la discesa nel lago (entrare in sé stessi) elude il ristagno (caratteristica del lago e dell'essere umano). Il trono, declinazione indiretta della figura archetipica del regno, è la nostra vita, qualunque essa sia, e noi ne dobbiamo diventare re, padroni, gestori, assumendocene tutta la responsabilità. Proprio grazie alla componente insondabile, irrazionale e animale, il cavaliere assimilerà la Dama diventando un solo essere le cui parti si sono separate "all'inizio dei tempi".
Queste due parti sono i due "Sé" che coabitano in noi: il "Sé" immortale e il "Sé" mortale, ovvero, rispettivamente, da un lato lo Spirito immanente, l'Anima Immortale, la Personalità, incarnata della Dama, e, dall'altro, l'anima individuale operante e dotata di volontà propria, l'individualità, simbolizzata dal cavaliere. L'iniziazione cavalleresca ha per fine la reintegrazione dello stato edenico primitivo, stato che si può qualificare come androgino, corrispondente alla "Unione delle due Nature": il maschile (l'Uomo), la natura celeste (o solare) e il femminile (la Donna) la natura terreste (o lunare).
Estratti da L'intervista. Il Siegfried di Francesco Marilungo, Bertuccio 2015
gb
ApprofondiMENTI
QUEER E DANZA
Trockadero Gloxinia Ballet Company
Esibendosi in loft e piccoli teatri del Greenwich Village, i Gloxinia attirano un discreto pubblico che, crescendo, permise di espandere la compagnia e passare a una dozzina di ballerini. Volendo concentrarsi, però, sulla satira coreografica piuttosto che al culto della drag ballerina, quattro membri della compagnia decisero di formarne una propria nel 1974: nacque Les Ballets Trockadero de Monte Carlo.
Les Ballets Trockadero de Monte Carlo
La maggior parte del repertorio dei Trocks proviene dal canone del balletto classico: Swan Lake Act II, Giselle Act II, Les Sylphides, The Dying Swan, Pas de Quatre, Don Chisciotte, ecc. Interpretati dai Trocks, però, i classici Martha Graham, Paul Taylor, Jerome Robbins, Pina Bausch. George Balanchine, si combinano con la parodia e la satira, dimostrando una conoscenza approfondita della tecnica, celebrata attraverso una maliziosità dissacrante (pensiamo all'umorismo che si cela dietro la scelta dei nomi come finta-ballerina assunti dai danzatori).
UNIRE PUBBLICO E CRITICA
FORGIARE LA PROPRIA IDENTITà
gb
ApprofondiMENTI
QUEER E DANZA
LIBERARE IL CORPO
INFINITAMENTE PICCOLO
Il Nazismo, ma tutti gli ismi che abbiamo imparato a conoscere, impongono (agli altri) un unico corpo (il corpo della nazione) ed un'unica sessualità (quella eteronormata con funzione riproduttiva) e quanti non corrispondono a questo ideale rappresentano un anomalia, una defezione, un errore, un abominio. Si marchiano con delle moderne lettere scarlatte per rendere riconoscibile quali siano i colpevoli del ritardo per una società "sana" e "pulita". E se i corpi "difettosi" sono costretti in movenze composte, il "corpo del potere" si costringe in automatismi dal sapore metallico.
La recensione: Infinitamente piccolo. Megakles a Ipuntidanza, Bertuccio 2012
INRI
Con Inri, produzione Zerogrammi 2009, si mette in scena una sorta di liturgia raccontata attraverso il linguaggio eloquente del corpo che ne diviene il perno centrale. Il soggetto e l'oggetto. Attraverso il corpo si affronta il tema della religione - la stessa che da sempre cerca di rintanare i desideri di questa corporeità al limite - scegliendo di far interpretare il ruoli femminili a due corpi maschili. Movimenti estetici e vitali introducono la ribellione ad un modo di vivere la fede e di rapportarsi a Dio. Non a caso si sceglie come titolo Inri, pensando subito alla crocifissione, forse ad una seconda, quella che adoperiamo noi stessi quando decidiamo di essere vittime dei molti condizionamenti, non ultima l'educa(stra)zione ricevuta.
Tratto da: INRI: Quando la danza è intrisa di fede, Bertuccio 2009
CARMINA BURANA
A partire dai Carmina Burana di Carl Orff, insieme di scurrilità plebea e raffinatezza cortigiana, Astolfi, in maniera ironica ed irriverente, grottesca e godereccia mette in danza il senso vero dei Carmina. Il momento in cui la ragione lascia il suo trono, e nell'abbandono, audace si fa la visione del divino. Parodia degli evangeli, delle formule di confessione e delle litanie che sotto l'estro creativo di Astolfi si fanno caos dionisiaco, orgia di corpi, istinto primordiale. Baccanali raffinatissimi, creative masse corporee dalla qualità eccellente, in cui Eros non lotta con Thanatos e l'homo faber si trasforma in homo ludens.
Tratto da: I Carmina Burana di Mauro Astolfi, Bertuccio 2016
D'indiciBles Violences
Una danza selvaggiamente potente, maschia, in cui la ricerca di sé parte dal riconoscimento delle nevrosi del corpo: carne irrigidita da esigenze sorde, dalle consuetudini, dalle regole non dette che ogni società porta con sé. Per iniziare un percorso che da "dentro" conduce "fuori" e poi di nuovo "dentro". Ribadendo così come la danza sia un ottimo metodo per conoscersi ed educarsi. Per estasi-arsi.
Tratto da: D'indicibles Violences. Brumanchon alla ricerca del corpo originario, Bertuccio 2014
Temi cari al coreografo che, attraverso una danza eccessiva, a volte cruda, pone un quesito umanissimo: cos'ha perduto l'uomo nella sua anima e nella sua carne, nella nostra società?
Scoprilo con il prossimo articolo!
Gb
approfondimenti
queer e danza
PUNK DADA POP ROCK
Fin dall'inizio, le sue esibizioni, con coreografie intense unite ad elementi della cultura punk, dada, pop e rock, si caratterizzavano per un formidabile mix di rigore tecnico e fresca sperimentazione, aprendo nuove strade, provocando ed entusiasmando il pubblico.
Negli anni Ottanta, la sua giovinezza, il talento e la bellezza androgina lo hanno reso un poster boy per riviste di stile come The Face. Pop star della danza Clark fin da subito collabora con artisti - Sarah Lucas, Leigh Bowery, Peter Doig e Charles Atlas -, musicisti - Mark E. Smith, Wire, Scritti Politti e Muscle Relaxed – stilisti – BodyMap, Steve Mcqueen - e performer non professionisti.
Soprannominato Nijinsky con la cresta, Miclael Clark diventa presto, e nel mondo accademico, il punto di riferimento per nudità totale e parziale, dildo giganti, motoseghe e costumi provocatori ispirati a Bowery e alla teatralità camp di Lindsay Kemp.
"Amo le parole e amo la complessità delle parole, ma credo di essere più interessato a quello che considero un luogo più complesso, ovvero dove le cose non possono essere rese specifiche attraverso il linguaggio. Il più delle volte, le cose che cercano di avere un significato ovvio o cercano di comunicare una cosa, non mi interessano davvero."
FUGA DALLA NORMALITà
FORMAZIONE 1962-1982
Nato in Scozia nel 1962, Clark inizia la formazione in danza tradizionale scozzese all'età di quattro anni, insieme alla sorella. Nel 1975, tredicenne, lascia casa per studiare alla Royal Ballet School di Londra e nel suo ultimo giorno di scuola gli fu assegnato il Premio Coreografico Ursula Moreton.
Era due anni indietro rispetto agli altri allievi in termini di formazione e sentiva di non adattarsi, ma la sua eccezionale abilità fu notata e incoraggiata dalla fondatrice del Royal Ballet, Ninette de Valois e dal coreografo Frederick Ashton. Il suo insegnante Richard Glasstone, ma anche amico e alleato, ricorda: "Era un bellissimo ragazzo elegante, un gioco di gambe meraviglioso, agile, un fantastico ballerino scozzese".
In piena crisi adolescenziale, si ribellava ai doveri e alle regole. Scappava da scuola per andare ai concerti rock, faceva uso di sostanze. Una volta fu sorpreso a sniffare colla, e questo non servì a espellerlo dalla scuola. Clark era il migliore, e per questo gli era stato assegnato il ruolo da protagonista nel saggio finale.
ROYAL BALLET VS BALLET RAMBERT
Al Ballet Rambert lavora principalmente con Richard Alston che crea per lui Bell High (1979), Landscape (1980), Rainbow Ripples (1981) e, successivamente, due assoli: Soda Lake (1981) e Dutiful Ducks (1982).
NEW YORK E LONDRA
Un periodo di studio intenso, quello americano, che gli permette di conoscere danzatori contemporanei come Yvonne Rainer e Trisha Brown che, nel suo immaginario, si univano al suo amore per il punk e alla sensibilità verso una teatralità della messa in scena, incarnata dall'amico, artista performativo e icona dei club Leigh Bowery.
Ho dovuto trovare un modo per mettere insieme ciò che avevo imparato, con tutte le altre cose che erano molto più eccitanti per me: punk e post-punk. La gente pensa che io sia arrivato dal nulla, ma in realtà ci è voluto del tempo prima che le cose si sistemassero.'
"Stavo reagendo a un particolare ethos della danza - che sembrava sempre significare dire no allo spettacolo, alla commedia o alla narrativa, no al virtuosismo", ha detto ad Adrian Searle, critico del Guardian nel 2001. "Volevo dire di sì a tutte quelle cose, per riconoscere quegli elementi come parte dell'aspetto visivo della danza, che deve includere il modo in cui le persone sono vestite”.
Nel 1982, David Gothard lo invita a diventare coreografo in residenza presso i Riverside Studios a West London, diventati un focolaio di nuove idee con un gruppo “residente” che includeva Bruce McLean e Will Alsop. Clark accetta e coglie l'opportunità per creare una cerchia di innovatori, tra cui Bowery e l'artista Cerith Wyn Evans.
God Save the queen
Primo periodo 1984-1998
DANZA E CULTURA POP
Lavorando con artisti e musicisti, Clark attira un nuovo pubblico: giovane, à la page, più innamorato della moda, probabilmente, che della danza contemporanea e del balletto. Perché è lui stesso espressione del nuovo e di una danza giovane, come testimonia l'apparizione allo spettacolo della BBC The Old Grey Whistle Test, che vede Clark e i suoi danzatori accompagnati dai The Fall. Con la caratteristica precisione spensierata, con il sedere ben mostrato attraverso i suoi collant rosso Bowie, e un berretto disegnato da Bowery appollaiato sulla sua testa, Clark porta la danza accademica nella cultura pop.
IL FASCINO DELLA DISTRUZIONE
Nel 1986, all'apice della sua prima fama, Michael Clark per la RAI, indossando un abito giallo e pantaloni a zampa neri, danza Cosmic Dancer di Marc Bolan. Non sembra però gestire bene gli opposti e l'apollineo della danza pura si scontra presto con l'energia dionisiaca dell'eccesso, rompendo il già fragile equilibrio. La scelta sarà allora fra sopravvivenza o autodistruzione. Negli ultimi anni Ottanta, scegliendo la vita, Clark si allontanerà dalle scene, dall'alcool e dalle droghe, per ritornare sul palco nel 1989.
DANZARE IL SESSO
"Nessuno nella danza oggi riflette la cultura nel modo in cui Michael ha fatto negli anni '80 e '90". Jann Parry, 2018
NUOVI ORIZZONTI
Le sue opere, che all'epoca erano ampiamente in tournée, aprivano nuovi orizzonti, sia nei soggetti, che nel design, soprattutto per la volontà di Clark di esibirsi al di fuori dei teatri. Nel 1991 coreografa e danza il ruolo di Caliban in Prospero's Books di Peter Greenaway. Nel 1992, Mmm..., la sua versione di La Sagra della Primavera di Stravinsky incorpora musiche dei Sex Pistols e Stephen Sondheim. Mettendo in scena un parto, che vede sua madre Bessie (la madre biologica) darlo alla luce, aiutata dall'ostetrica interpretata da Bowery. O del 1994, altra opera ispirata a Stravinsky (questa volta dalla partitura per Apollo), eseguita alla Brixton Academy è caratterizzata da un'altra nascita agonizzante.
VOLARE E CADERE
Rifugiatosi nella casa materna, vi ci rimase per i successivi quattro anni. L'insegnante di Clark, Richard Glasstone, sarà determinante nel suo recupero: Una notte si è presentato a casa mia e mi ha detto che voleva fare l esercizio del port de bras di Cecchetti. Voleva davvero tornare alle sue radici. Ed è stato dopo che mi ha chiesto di tornare a insegnare alla compagnia.
Insieme lavoreranno sulle raffinate geometrie e sui movimenti rapidi della tecnica Cecchetti, e il risultato sarà current/SEE. La nuova creazione firmata Clark in cui la delicatezza verticale si combina con il lavoro a terra, generando un pezzo dall'energia palpitante, amplificata da cinque bassi (Big Bottom, band formata da Susan Stenger) e dai costumi di Hussein Chalayan.
The Phoenix rises
Anni 2000
Il successo continua con Before and After: The Fall nel 2001, pezzo dominato dall'enorme braccio meccanico che si masturba di Sarah Lucas (presenza Romaeuropa Festival 2001), e con Oh My Goddess e Would, Should, Can, Did nel 2003. Nel 2004 firma l'assolo Rattle Your Jeweller per Mikhail Baryshnikov.
Project Stravinsky
Il trittico, eseguito con musica dal vivo, rivela la padronanza e la grandezza di Clark, attraverso una feroce e complessa coreografia. Secondo Stephanie Jordan in The Stravinsky Project la complessità delle partiture, i loro tempi elaborati, mettono Clark in una relazione completamente diversa con la scrittura di danza. Ciò che stupisce è la precisione quasi matematica della sua coreografia che esplora forma e movimento attraverso lo spazio e il tempo. Maturità artistica e personale che negli anni ha perso in teatralità per far vedere più chiaramente la danza, lasciando intatta la vocazione esplorativa e indagatrice.
COMMISSIONI INTERNAZIONALI
Nel giugno 2011 la Michael Clark Company presenta un'opera site specific commissionata dalla Tate Modern per la Turbine Hall. L'installazione mostrava il processo creativo alla base del suo lavoro: dall'inizio, attraverso la pratica, fino alla performance. Con circa 50 ballerini, professionisti e dilettanti, ha riempito l'enorme spazio creando un forte impatto visivo contrapponendo le linee scultoree dei danzatori al design rigido e monocromatico della Turbine Hall. Lo stesso Clark è presente in scena, anche se per pochissimo, e appare in posizione fetale sotto un video di Bowie che canta Heroes.
Le produzioni 2012 includono lo spettacolo New Work e l'opera site specific alle Olimpiadi della Cultura 2012. Del 2013 è Animal / vegetable / mineral e i premi Robert Robson per la danza e Fondazione Peter e Irene Ludwig per l'innovazione nelle arti. Il 2014 gli fa ottenere la nomina a Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico (CBE) per i servizi offerti alla Danza.
UN VIAGGIO QUEER
Nel 2020 la Barbican Art Gallery inaugura la prima grande mostra dedicata all'opera del rivoluzionario artista britannico.
COREOGRAFIE
* 1980 Surface Values
* 1981 Untitled Duet
* 1982 Of a feather, FLOCK | A Wish Sandwich | Rush
* 1983 Parts I – IV | 1st Orange Segment | The Artless Dodge (I'm in an evil mood tonight, don't you want want me baby? and Sexist Crabs) | 12 X U | Mission Accomplished: Tutu Invisible
* 1984 Flippin' eck oh thweet myth-tery of life | Morag's Wedding | 12 extemporay, thank yoU | New Puritans (duet) | Parts I – IV (duet) | Do you me? I Did | New Puritans | Le French Revolting
* 1985 HAIL the classical | Angel Food | not H.AIR | H.our caca phony
* 1986 Art for Money | Drop Your Pearls and Hog It, Girl | Swamp | No Fire Escape in Hell
* 1987 Pure Pre-Scenes | Because We Must
* 1988 I Am Curious, Orange
* 1989 Wrong | Rights | Heterospective
* 1990 Solo | Because We Must world tour
* 1991 Modern Masterpieces
* 1992 Rite Now | Mmm... | Bog 3.0
* 1994 O
* 1998 Yet | current/SEE
* 2001 fig – 1 | Before and After: The Fall
* 2003 Satie Stud | Would, Should, Can, Did | Rattle Your Jewellery | OH MY GODDESS | Look at that picture...
* 2004 nevertheless, caviar | Swamp
* 2005 A Physical Dialogue | Stravinsky Project Part 1: O
* 2006 Stravinsky Project Part 2: Mmm... | Merce's Nurse
* 2007 Stravinsky Project Part 3: I Do
* 2009 come, been and gone
* 2010 Tate Project: Part I
* 2011 th
* 2012 WHO'S ZOO? | The Barrowlands Project | New Work 2012
* 2013 animal / vegetable / mineral
* 2016 to a simple, rock'n'roll song
traduzioni di Davide Monetto
www.michaelclarkcompany.com
Everything Crossed Over’: Michael Clark’s Cheeky World of Dance, New York Time, 10.2.2020
Michael Clark: interview, The Sydney Morning Herald 27.01.18
Michael Clark: interview, The Observer New Review 02.10.16
AnOther Step: Michael Clark, AnOther Magazine Autumn/Winter 15
Michael Clark: ‘Extreme is good for me’, The Financial Times 15.11.13
Michael Clark Company Kaleidoscope Winter 10/11
Michael Clark: Tate Modern Performance, AnOther Magazine 9.3.2010
Judith Mackrell on Michael Clark, The Guardian 30.09.10
Step-by-step guide to dance: Michael Clark, The Guardian 27.08.10
Michael Clark: interview, TimeOut Heroes 18.09.08
Interview: Michael Clark The guardian.com 08.09.2009
Il corpo di Clark..., Andrea Porcheddu, Romaeuropa festival 2001
www.romaeuropa.net/archivio/artisti/michael-clark
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ApprofondiMENTI
QUEER E DANZA
L'Inghilterra di ieri vs Italia di oggi
Dopo aver viaggiato per l'America e l'Inghilterra, dagli anni Sessanta fino agli anni Novanta, sembra naturale, arrivati fin qui, comparare l'Italia di oggi con le esperienze vissute nei paesi di ieri. E il confronto, nonostante i quarant'anni trascorsi, vede il bel paese affrontare l'argomento con molta più diplomazia di quanto in realtà ne occorra.
Interessante, più che con le esperienze americane, è il paragone con l'Inghilterra degli anni Ottanta. Mentre negli stessi anni in Italia tutta una serie di donne della danza, sparse in diverse regioni, cercava di svecchiare la danza accademica, ufficialmente Carolyn Carlson formava i componenti delle future compagnie. Sosta palmizi, Enzo Cosimi, Virgilio Sieni e gran parte dei coreografi che rientrano, oggi, nel progetto Ric.ci di Marinella Guatterini, animavano la danza di quegl'anni.
Se Michael Clark cercava, però e a ragione, di svecchiare la danza includendo elementi della sua quotidianità di teenager, Newson, forse più maturo, aspirava ad una rivoluzione antropologica. Quella che manca ancora in Italia e che, in passato, ha provato a fare, in determinate decadi, un certo teatro (vedi → Queer e teatro).
Il merito dei DV8 è di aver dato voce ad una parte di popolazione stanca di indossare occhiali da sole, pronta a portare luce dove si volevano solo ombre. E parlando di Aids, morte, sesso occasionale, cottage (i nostri battuage), privè e latrine, indagavano la natura “maschile”. Quella istintiva e lontana dalle costrizioni. Ma riflettevano, anche, sulla natura "femminile", sul subire e sulla vocazione sadomasochista. Questi e molti altri argomenti, muti nella danza italiana di oggi, prendevano voce nelle coreografie dei DV8 negli anni Ottanta e Novanta. Il ritardo è disarmante. E come dicevamo prima è di natura antropologica.
TORINO | MOHOVICH E BIANCO
Di loro si è seguito il lavoro fatto negli ultimi 10 anni circa, e rivedendo le recensioni fatte, nessuna delle loro coreografie pone l'argomento in maniera esplicita. Certo lo si può evincere nell'ombra, sia nelle opere riflessive di Bianco, sia nell'esplosione corporea di un certo Mohovich, ma mai l'argomento è protagonista. Ed è strano, non solo per il tempo in cui operano gli italiani, ma soprattutto se si confrontano le loro età, con quelle dei predecessori inglesi negli anni Ottanta.
Questi ultimi avevano vent'anni e rivoluzionavano le loro vite cercando di comunicare le loro scoperte. I nostri, fingendosi ermetici per "pudore", a più di quaranta decidono di non parlare della vera natura umana, e soprattutto di non comunicare la loro esperienza. Ma è proprio l'esposizione personale che fa di un mestierante un artista. Cosi come è lo spessore umano che denota la qualità e la sensibilità artistica nell'individuo. Qui sta tutto il nostro ritardo!
TEMPERATURE NON SOLO POLITICHE
A questo proposito vale la pena riflettere sul perché, proprio quando fuori dai confini nazionali si mette in discussione la teoria del genere, in Italia inizia a parlarsene. Citiamo ad esempio alcuni degli spettacoli più o meno espliciti della penisola, datati tutti a partire dagli anni dieci del nostro secolo. Dei Fattoria Vittadini possiamo citare I Love (2012) e Omosessuale (2017); di Enzo Cosimi, Corpus Hominis (2016) e I love my sisters (2018), spettacolo dedicato alla transessualità.
LIBERARE IL CORPO
Dall'Infinitamente piccolo della siciliana Megakles Ballet inizia, così, un percorso ideale che parla del Corpo. Delle sue restrizioni e compressioni. Della sua educazione e costrizione in ruoli e modelli. Se Zerogrammi con Inri ironizzano su ruoli e religione, Astolfi coi suoi Carmina Burana vuole ridare al corpo una dimensione pagana: la libertà di riscoprirsi. E cosa mai ri-scopriremo? Claud Brumanchon con Indicibles violences ci riporta alla nostra natura animale, aprendo, così, le porte al secondo percorso. Quello mitico e naturale, lontano dalle elucubrazioni della mente e dalle sue istituzioni.
gb
Approfondimenti
QUEER E DANZA
The Outrageous Waack Dancers
Scelto personalmente da Don Cornelius nel suo tour Don Cornelius e The Soul Train Gang Presents nel 1973, Proctor vince con il suo partner di danza Sharon Hill – Wood, l'American Bandstand nel 1975 e fa numerose apparizioni su Right On Magazine che gli concedono lo status di idolo degli adolescenti. Tra i primi insegnanti ai Soul Train Studios nel 1978, Tyrone Proctor e Jeffrey Daniels fondano The Outrageous Waack Dancers (1972 - 2020), coreografando video musicali per artisti come Jody Watley, Taylor Dane, Levert, Keith Sweat, The Isley Brothers e Just Got Paid di Johnny Kemp per citarne alcuni. Nominato ai New Kids On The Block come miglior coreografo da MTV nel 1989, la danza di Proctor ha fissato gli standard visivi per la mania delle Boy Band della cultura pop.
WAAKING E CULTURA POP
Il video musicale della canzone Still a Thrill di Jody Watley girato a Parigi nel 1987, vincitore del Grammy Award, con le coreografie di Proctor, è il primo video musicale a presentare passi di waacking. Ne seguiranno molti altri, tutti vincitori l'oro e il platino. Oltre gli artisti citati sopra, si cita le coreografia "mista" fatta per Tell it To My Heart del 1988 di Taylor Dane, primo video musicale con passi anche di voguing.
40 ANNI DI WAAKING
gb
Approfondimenti
QUEER E DANZA
William Roscoe Leake
Classe 1961 nasce a Flushing, nel Queens. Completamente autodidatta, il piccolo William inizia ad esibirsi pubblicamente a 7 anni. Del periodo della sua infanzia le fonti sono scarse, ma sicuramente, come lui stesso dirà in molte interviste, sua madre, Esther Leake, accettando la sua sessualità, ha avuto un ruolo diretto nello stimolare e coltivare il suo interesse per la danza, portandolo spesso ai balletti dell'Apollo Theatre. Cresciuto, frequenterà il liceo per poi, inizialmente optare per il college. Poco dopo, trasferitosi nel Greenwich Village alla fine degli anni Settanta, decise di abbandonarlo per iscriversi ad una scuola di bellezza.
Senso del bello che unito alla danza, e nutrendosi della creatività di quegli anni, porta il giovane William a esibirsi al Christopher Street Pier e al Washington Square Park, famosi luoghi di ritrovo per i giovani queer di quegli anni.
AUTODIDATTA
Da autodidatta prese ispirazione dai movimenti che animavano le competition, lavorando sul loro perfezionamento dando vita a movimenti puliti, nitidi, iconici. Aveva vent'anni ed aveva perfezionato uno stile, il voguing, sintetizzando influenze tratte dai geroglifici kemetici, dal giovane Michael Jackson e dal già citato Fred Astaire. Ma ancora da le pose delle ginnaste olimpiche unite a elementi della cultura asiatica: arti marziali e ninja. Da qui la scelta della parola Ninja: come loro, Willi e i suoi comparivano e sparivano dalle ball lasciando il segno.
RIVOLUZIONARE LA FORMA
Willi ninja
trent'ANNI DI VOGUE
butch queen
Willi Ninja, infatti, non ha voluto “passare” per donna. Non ha vissuto come una donna né ha fatto il drag completo. Ha sfilato e ballato lungo il palco sfoggiando baffi, capelli lunghi, grandi gioielli, trucco, vestiti da donna, il tutto mentre esibiva una miscela di mascolinità e femminilità. Mentre molte femme queen e transwomen hanno trovato conferma nelle categorie vincenti per la loro realtà nel passare per donne biologiche, Willi Ninja, un'androgino autodefinitosi butch queen, ha eseguito una presentazione di genere fluida in un mondo che celebra l'eteronormatività maschile bianca e in una sottocultura che ha premiato la realtà della donna.
house of ninja
Rinomato nel mondo delle ball per sfornare ottimi ballerini, Willi Ninja è stato determinante nel far discutere e riflettere la ball community sulla prevenzione dell'HIV/AIDS durante gli anni Ottanta, quando non se ne parlava ancora a causa dello stigma sociale e dell'ansia che lo circondava. A lui va il merito di aver reso un'abitudine all'interno delle ball il coinvolgimento attivo della comunità.
dalla notorietà alla fama
Il voguing diventa mainstream e un anno dopo, nel 1990, Madonna lo vuole per il video di Vogue. Attira l'attenzione e, lo stesso anno, Jennie Livingston, che sentì per la prima volta il suo nome dai compagni voguers a Washington Square Park, lo mette in primo piano nel suo Paris is borning, documentando le origini del voguing. Nel 1993, è presente nel video I Can't Get No Sleep dei Masters At Work con India, e nel 1994, pubblica il suo singolo Hot con la Nervous Records.
Si capisce bene, come queste collaborazioni, e la conseguente visibilità, conducano Willi Ninja dritto nel firmamento delle star. Karole Armitage lo vuole più volte sul palcoscenico insieme ai suoi danzatori. E il suo stile, che congela le pose dando vita a staticità glamour, stuzzica l'interesse anche della moda. Storica la collaborazione con lo stilista Jean-Paul Gaultier per cui modellava le passerelle fornendo istruzioni sul perfezionamento della “camminata” alle modelle. Il già citato Malcolm McLaren lo vuole a capo di un gruppo in un tour nelle case di moda europee. Ma ancora il suo stile personalissimo e la sua parodia di genere sfilano per Chanel, Thierry Mugler, Karl Lagerfield. In questo periodo forma modelle del calibro di Naomi Campbell e Iman.
CINEMA E TELEVISIONE
Dopo aver realizzato il suo sogno di viaggiare per il mondo, portando il voguing in Europa e in Giappone ad un livello di visibilità e perfezione altissimo, nel 2003, purtroppo gli viene diagnosticato l'HIV a quarantadue anni. Continuando a lavorare per sostenere la madre anziana non potendosi permettere l'assistenza sanitaria, in questi ultimi anni, partecipa al Jimmy Kimmel Live! e nel 2006 è protagonista dell'introvabile How Do I Look diretto da Wolfgang Busch, in cui si rende immortale il modo creativo delle dragball. Questioni serissime, quelle trattate nel film, che permettono a Busch di vincere il Premio umanitario Diaspora Film Festival, Berlino, e il Premio per il miglior documentario in pillole, New York.
diventare un'icona
Fino alla fine ha lottato per l'espressione di sé nella comunità queer, continuando a fare da mentore a futuri ballerini e modelli fino a quando ha perso la vista ed è rimasto paralizzato. Dopo la sua morte, ha continuato a ispirare, e ispira tutt'oggi, molti artisti e giovani, diventando una figura centrale all'interno della comunità queer, come ben sottolineano da Juan Battle e Sandra L. Barnes nel libro Black Sexualities, Sessualità Nera: poteri di sondaggio, passioni, pratiche e politiche, 2009.
Ad oggi House of Ninja ha aperto numerosi capitoli (House satelliti) in tutto il mondo. Da quando nel 2010 il voguing iniziò a diffondersi anche in Europa, dove oggi si contano numerosi eventi e workshop dedicati, l’interesse verso questo stile è cresciuto anche in Italia. Del 2013 è l'inaugurazione del Capitolo italiano, con la fondazione della House da parte di B. Fujiko, nome d'arte di Barbara Pedrazzi.
traduzioni di Davide Monetto
1. Lola Ogunnaike, "Willi Ninja, 45 anni, star creata da sé che ha trasformato il Vogue in un'arte, muore" New York Times, 6 settembre 2006
2. Tricia Rose, "Nessuno vuole una madre part-time: un'intervista con Willi Ninja." in Microphone Fiends: Youth Music & Youth Culture, Andrew Ross e Tricia Rose, eds. (New York: Routledge, 1994)
3. James F. Wilson, Bulldaggers, Pansies and Chocolate Babies (Ann Arbor: University of Michigan Press, 2010)
4. Tim Lawrence, introduzione a Voguing and the House Ballroom Scene of New York City 1989-92, di Chantal Regnault (London: Soul Jazz Books, 2011)
5. Ertug Altinay e Mickey Weems, "Willi Ninja" Qualia Folk
www.qualiafolk.com/2011/12/08/willi-ninja
6. Joi-Marie McKenzie, "La cultura della danza gay sotterranea mantiene viva l'eredità del 'Voguing'" Loop21.com, 2011 www.loop21.com/content/underground-gay-dance-culture-keeps-voguing-legacy-alive?page=1>
7. Sabel Gavaldon, Inappropriate Gestures: Vogue in Three Acts of Appropriation, e-flux Journal, 2021. www.e-flux.com/journal/122/429806/inappropriate-gestures-vogue-in-three-acts-of-appropriation
8. Ana Herrera, Willi Ninja: Voguing Butch Queen, Out History.
www.outhistory.org/exhibits/show/tgi-bios/willi-ninja
9. Emanuele Zagor Treppiedi, Barbara Pedrazzi aka La B. Fujiko, 2018, zero.eu. www.zero.eu/it/persone/barbara-pedrazzi-aka-la-b-fujiko
gb
Approfondimenti
QUEER E DANZA
"Ha iniettato una massiccia dose di camp nel serio mondo teatrale britannico degli anni '60 e '70, attraverso allestimenti traboccanti di sangue e lustrini, pieni di orge pansessuali e giovani nudi."
Rupert Smith, The Guardian, 30 gennaio 2002
"Probabilmente la più importante personalità contemporanea nella danza moderna". Nora Asad, Artefact Magazine, 16 febbraio 2016
Lindsay Keith Kemp
Nato a South Shields sulla costa inglese del Mare del Nord nel 1938, Lindsay Keith Kemp è stato un ballerino, mimo, attore e regista britannico. Le sue produzioni, provocatoriamente erotiche e trasgressive, sono il frutto di un immaginario composito, in cui le influenze del teatro giapponese - Kabuki e Nō – incontrano le istanze del balletto, sposando l'accuratezza del movimento della Commedia dell'arte.
SCEGLIERE LA DANZA
Nonostante l'opposizione della madre, sin dall'infanzia s'innamora della danza, del teatro e del cinema, riuscendo a frequentare, una volta cresciuto, il Bradford College of Arts. Terminati gli studi si trasferisce a Londra per studiare al Ballet Rambert. Qui conoscerà fra gli altri, Sigurd Leeder, Charles Wiedman, Marcel Marceau.
Particolarmente significativa sarà l'esperienza formativa con il creatore di Bip. Kemp dichiarerà infatti, e in più occasioni, che Marceau gli ha "dato le mani". Affettuosa ironia che l'artista usa per indicare l'importanza delle mani nell'arte mimica e nella sua personale interpretazione di Le Mani, opera che il mimo francese trasmise all'allievo in 'dono'.
The Lindsay Kemp Dance Mime Company
BOWIE & GENET
Verso la fine degli anni Sessanta continua a sviluppare la propria sintesi fra diversi linguaggi teatrali, privilegiando un approccio personale e innovativo alla danza e al teatro. Nasce, così, nel 1968-1969, la prima produzione di Flowers... una pantomima per Jean Gênet, liberamente tratto da Nostra Signora dei Fiori di Jean Genet. Durante gli anni passati a Edimburgo (1966-1970) crea, invece, Turquoise Pantomime, Crimson Pantomime e Legend.
LASCIARE IL SEGNO
Dapprima con la messa in scena - costumi e coreografie - dei concerti The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars (1972) del suo allievo David Bowie, pietra miliare nel genere dell'opera rock. Nel 1974 con una nuova versione di Flowers in un piccolo teatro londinese. Lo spettacolo - vietato anni prima in alcune città, inclusa la Germania, e che vede Kemp nel ruolo di Nostra Signora - è stato ampiamente criticato dalla stampa, ma ha ottenuto grande riconoscimento dalla comunità gay londinese, tanto da arrivare al West End, per poi, nel trionfo assoluto, essere di scena a Broadway.
Nel 1975 con il balletto The Parades Gone By per il Ballet Rambert, e nel 1977-1978 per la stessa compagnia Cruel Garden ispirato a Garcia Lorca, riproposto negli anni successivi dall'English National Ballet, dalla Deutsche Oper di Berlino e dall'Houston Ballet. Sempre nel 1977 con Kate Bush ai costumi, coreografa, con un cast tutto al maschile, la Salomè di Richard Strauss. Qui Kemp interpreterà il ruolo principale adornato di pasticcini e paillettes.
Nel 1983 Sogno di Nijinscky o Nijinscky il matto, si ispira al grande ballerino russo, mentre The Big Parade del 1984, omaggia il cinema muto. Alice 1988, con le musiche tratte dall'opera omonima di Sergio Rendine e Arturo Annecchino, ispirato al libro di Lewis Carroll, e Duende, tratto da El Duende - teoría y juego' di Federico García Lorca.
rendere questo mondo, un mondo migliore
Una carriera brillante e lunghissima che lo ha visto spegnersi proprio in Italia, a Livorno dove risiedeva da qualche anno, a ottant'anni nell'agosto del 2018. L'anno prima, nel 2017, al Teatro Giuseppe Verdi di Pisa, il Flauto Magico andava in scena sotto la sua direzione.
Così, in una intervista del 2016 per Gay.it, si esprimeva a proposito del teatro e degli intellettuali:
“Sin dal teatro catartico degli antichi greci, i cui drammi permettevano quasi di ipnotizzare il pubblico e sollevarne lo spirito, l’arte ha la funzione di liberare il popolo. Il mio teatro, come la poetica di Genet, Jarman, Garcia Lorca, Cocteau e altri, ha lo stesso scopo. Il proposito dell’arte è liberare il popolo. Abbiamo la grande responsabilità di liberare la gente. La mia arte ha lo scopo di aiutare le persone a sentirsi libere. Libere da loro stesse e libere dai condizionamenti dei regimi.
Gli intellettuali non hanno responsabilità ma dovrebbero averne. Quello per cui siamo qui, quello per cui lavoriamo, è la possibilità di rendere questo mondo, un mondo migliore.
gb
ApprofondiMENTI
QUEER E DANZA
DISCO CLUB BALL
Diffusosi, poi, senza connotati di identità sessuale, il waacking permette di creare uno stile personale. Non importa che sia sexy, femminile o aggressivo, conta lasciarsi andare alla musica, dando spazio alla creatività. Lamont Peterson, uno dei primi a utilizzare le sue braccia e il corpo al servizio della disco music, e ballerini quali Mickey Signore, Proctor Tyrone e Blinky hanno perfezionato i movimenti di braccia e mani rendendoli più fluidi, in modo da seguire meglio il ritmo della musica.
ORIGINI
In Origine, invece, il nome sarebbe stato punkin' o garbo, come altri lo chiamano. "Punk", in realtà era un termine usato in spregio per identificare i gay negli anni '70, e come accade spesso nella storia delle arti, la comunità di Los Angeles lo adoperò con accezione positiva: diventò il loro brand.
DISCO MUSIC
DANZA SPETTACOLARE
LA RITROVATA POPOLARITà
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Approfondimenti
QUEER E DANZA
SFILATA DELLE FATE
IL RINASCIMENTO DI HARLEM
Questi eventi, fin dalla seconda meta del XIX secolo, fecero subire ai loro partecipanti intimidazioni, arresti, persecuzioni, da parte della polizia durante la depressione, il proibizionismo e la criminalizzazione delle relazioni omosessuali nella la prima metà del XX secolo. All'inizio degli anni Sessanta, la scena drag ball inizia a frammentarsi lungo linee razziali, in coincidenza con l'intensificarsi del movimento per i diritti civili. Anche se frequentate da bianchi e neri, ci si aspettava che le regine nere "sbiancassero" i loro volti se volevano vincere un titolo.
HOUSES & BLACK QUEEN
Queste «minoranze all'interno delle minoranze all'interno delle minoranze» hanno dovuto affrontare una potenziale e completa esclusione dalla società del tempo. La tensione per emergere e sfuggire alla minaccia dell'oblio, veniva superata, o mitigata, imitando e ribaltando gli standard di bellezza degli Uptown. Principalmente quelli promossi dalla popolare rivista «Vogue» considerata, a partire da questi anni, la «Bibbia della moda».
CULTURA POP E GLOBALIZZAZIONE
Se alla fine degli anni Sessanta l'obiettivo principale era quello di costruire un'identità attraverso cui riconoscersi e farsi conoscere dalla società, vent'anni dopo, si manterranno le stesse caratteristiche ma con un obiettivo completamente diverso. Lo scopo originale del fenomeno, il bisogno primordiale e soggettivo di esprimere la propria identità, a partire dall'entrata nella cultura di massa, si è trasformato, camuffato dietro strategie utili a esternare la propria appartenenza a un genere.
NON PIù RITUALE
Tutto è focalizzato sull'atteggiamento e sulla postura, e non vi è alcun riferimento all'ambiguità e all'alterità delle dive del passato, e le pop star - ben consapevoli dell'uso di un artificio - si concentrano sull'imitazione, spesso al limite del grottesco. Non si può più parlare di rituale o partecipazione collettiva, e voguing ha completamente perso i tratti tipici del cosiddetto "mondo queer" per diffondersi solo nel campo della danza.
L'oBBiettivo è Posare
La fotocamera prima di tutto. Devi tradurre il tuo corpo nel modo in cui la fotocamera vedrà le tue linee migliori. La fotocamera non può vedere la profondità; può vedere solo la lunghezza e la larghezza. Non sprechi mai un'opportunità per una buona linea.
Archie Burnett
Riunendosi alle ball, nei locali gay o sul lungomare del fiume Hudson, le bande di ragazzini del centro città ora aspiravano all'immortalità di una fotografia. Questi ragazzi sanno che mettersi in posa significa rappresentare una minaccia. I voguers si sono riappropriati dello sguardo voyeuristico della telecamera, dando deliberatamente spettacolo di sè. Hanno imparato a incorporare la meccanica dell'occhio della macchina fotografica e il suo imperativo di auto-visualizzazione. Ogni singola posa apre nuove possibilità di soggettivazione contro il filo della cultura dominante e, come ha scritto Hebdige, una posa è innegabilmente autoerotica, un segno di auto-ossessione.
Imitando le pose delle donne bianche nelle riviste di moda i soggetti minoritari sono continuamente impegnati nella produzione di forme dissenzienti di bellezza, soggettività e desiderio. Il voguing è (era?) una forma altamente condensata al confine tra opacità e leggibilità. Ogni frase coreografica sfida le aspettative con un arabesco di movimenti delle mani. Ogni scatto dei polsi produce vuoti di significato che superano la norma. La performance queer è intrecciata nella dialettica dell'assimilazione e della resistenza. È l'arte di usare gli strumenti del padrone per smantellarne le fondamenta. E sebbene considerate una minaccia per il mondo normativo, queste poetiche subculturali rischiano, come purtroppo sta accadendo, di essere incorporate nella cultura dominante.
L'APPROPRIAZIONE
ONORE ALLE TRANS
Negli anni Ottanta, anche in risposta alla crisi dell'HIV/AIDS, l'attenzione si è spostata sul mondo dei ragazzi, privilegiando le loro forme di espressione e competizione, spesso a rischio di rendere invisibili le persone transgender di colore che hanno fondato la scena in primis.
Negoziando le proprie identità di genere in una “zona di contatto” tra soggetti minoritari, i ragazzi cis hanno finito per prendere in prestito (alcuni direbbero rubato) codici performativi che un tempo appartenevano a persone transfemminili, per poi reinscriverli in uno spazio omosociale di privilegio maschile. Con il cambio di decennio, vogue dalla sua forma originale (old school) inizia a competere per le luci della ribalta con uno stile di danza ancora più ginnico (il nuovo modo), le cui contorsioni degli arti saranno eclissate dall'arrivo di vogue femme. Mentre oggi è lo stile voguing più popolare ed emblematico, negli anni Novanta questa categoria ha fatto la sua comparsa con un titolo rivelatore: butch queen voguing like a femme queen.
I ragazzi hanno preso nota e hanno imparato a vogare sui tacchi alti. Col tempo avrebbero battuto le loro coetanee transfemme al loro stesso gioco, diventando l'indiscusso centro dell'attenzione alle ball, rischiando di cancellare la complessa storia di questo stile di danza.
Pioniere furono, quindi, le donne trans di colore, e il nome stesso, vogue femme, è la testimonianza di questa appropriazione. E questa rapida progressione di stili coreografici nasconde più di una semplice tendenza o un cambiamento di gusti. Le spettacolari battaglie non sarebbero altro che una trascrizione di lotte culturali che si svolgono su scala più ampia e in un campo di potere asimmetrico. Un'espressione codificata delle tensioni, delle controversie e dei negoziati, ancora in corso, sulla presenza e la visibilità del corpo nero transfemminile nella scena delle ball e non solo.
SVUOTAMENTO
NEL SISTEMA
Mentre la musica elettronica diventava mainstream negli anni Novanta, anche i suoni delle ball, con la nuova decade, mutavano per incanalare l'energia frenetica del vogue femme. Proprio come ha perso interesse per le linee e gli angoli retti della old school, la nuova generazione era stanca di ballare sugli stessi vecchi dischi di Salsoul e sulle tracce house con le voci gospel tagliate. I ritmi tribali, sincopati e ossessivi della ghetto house e del breakbeat erano più adatti per le loro danze feline.
FAGOCITARE STORIE E CONTESTI
Perchè se è vero che il voguing ha avuto un ruolo importante nel processo di asserzione subìto dalle minoranze nell'America degli anni Sessanta, è fondamentale sottolineare anche come, attraverso la sua diffusione, si sia svuotato delle caratteristiche originali. Ieri Voguing era una danza che teneva conto della soggettività dell'individuo così come la cultura della minoranza che rappresentava; oggi, dopo cinquant'anni, vogue è diventato, suo malgrado, all'interno della pop culture, più un'espressione artistica che culturale.
ANCORA VOGUE?
La risposta, in questi ultimi anni, non riguarderebbe più l'osservazione della società. Ma un'analisi approfondita dell'identità e dello stile gay dal punto di vista della cultura, della politica e dell'estetica. Lontano dalle rivendicazioni soggettive di ieri, oggi l'omosessuale esprime una sessualità super strutturata, o meglio una sessualità «performativa» decodificata dal camp, dal drag, da Lady Gaga, Rihanna e Britney Spears. E mentre alle origini, i voguers volevano essere sé stessi, oggi, nella febbre voguish, si vuole essere come x. E nel confronto con l'establishment culturale, non si arriva più al conflitto, ma ad una stagnante, infruttuosa, affluenza all'interno degli argini creati dallo status quo.
gb
Approfondimenti
QUEER E DANZA
DANZA E SOCIALE
Temi sociali, quali libertà di parola, diritti umani, multiculturalismo, tolleranza, intolleranza, ruoli di genere, identità sessuale e classe sociale - letti spesso dal punto di vista personale - rappresentano per i Dv8 la sfida a superare i confini fra le arti. Elementi di teatro, danza, video e nell'ultimo periodo testo, vanno sovrapponendosi o dialogando nelle opere di Newson solo e sempre in funzione della trasmissione del messaggio. Non importa quale mezzo si usi, fondamentale è comunicare.
RIEMPIRE I VUOTI
"C'è un pubblico là fuori che cerca disperatamente che la danza significhi qualcosa per loro, e ciò non significa che debba essere ovvio. Ma non vengono raggiunti."
La Carne
Origine delle esperienze
Anni 1986-1999
AIDS | DONNE | VIOLENZA
MONOCHROME MEN | CRUISING E BATTUAGE
Dopo Dead Dreams of Monochrome Men, Newson inizia a sviluppare uno stile più poetico, coinvolgendo scenografie sempre più complesse. All'epoca dichiarò Newson di essere "affaticato dalla fisicità e dai lividi che segnarono il lavori dal 1986 al 1989.
IF ONLY...
Il primo di questi lavori, If Only... (1990) segna un cambiamento stilistico rispetto ai lavori precedenti, e vede come protagonista Wendy Houstoun. Ispirato dagli scritti di Bertrand Russell, l'opera - tributo, riflessione sulla felicità - si aggiudica il Golden Pegasus Award al Melbourne International Festival.
STRANGE FISH
Segue Strange Fish (1992), con Wendy Houstoun al fianco di Nigel Charnock e la cantante Melanie Pappenheim. Modificando il suo approccio Newson scrive le narrazioni prima del periodo di prove, e ancora una volta, lo spettacolo colpisce la critica. Strange Fish si aggiudica il London Dance & Performance Award e lo spettacolo viene adattato per il video dalla BBC con la regia di David Hinton. Il quotidiano Independent l'ha definita "una delle esperienze teatrali più ricche e spietate" come non se ne vede "da molto tempo". Esplora l'amicizia e, nelle parole di Newson, "la ricerca di qualcosa o qualcuno in cui credere".
MSM
Commissionato dal Royal Court Theatre è il lavoro del 1993 MSM. Basato su interviste ad uomini di varie età, background e sessualità sul tema del cottage, MSM è il termine sociologico per descrivere gli uomini che fanno sesso con altri uomini, indipendentemente dalla sessualità in cui si identificano. La parola cottage, che di solito significa una piccola, accogliente casa di campagna, è documentata già a partire dall'era vittoriana per riferirsi a un "bagno pubblico" (servizi igienici autonomi nella forma simili a piccoli cottage) e negli anni Sessanta del Novecento, il suo uso in questo senso, fu adoperato esclusivamente dalla comunità omosessuale, per indicare luoghi dal sesso occasionale. DV8 con MSM, mette in danza, approcci, dinamiche relazionali, tabù, per meglio far conoscere la natura umana.
ENTERE ACHILLES
Con Enter Achilles del 1995 dai luoghi "protetti" dei parchi e delle toilette, si passa ai pub, luoghi esposti, in cui sentirsi vulnerabili. Ambientato in un tipico pub britannico, Enter Achilles riflette, infatti, sul concetto di mascolinità nella società moderna. Raccontando come un gruppo di uomini nasconda azioni e sentimenti ritenuti poco virili, Newson espone come la repressione di queste emozioni sfoci in atteggiamenti di violenza, dominio, intolleranza. Diventato, anche questo, un film con la regia di Clara van Gool vince, tra gli altri, il Prix Italia nello stesso anno e un Emmy Award for the Performing Arts, nel 1997.
AMORE E TRADIMENTO
Attingendo alle emozioni pure l'opera racconta la tentazione, la verità e l'inganno, in un mondo in cui tutti sembrano tradirsi a vicenda. Newson qui si chiede "Perché le persone hanno delle relazioni? "Non c'è enfasi sulla stimolazione mentale. Non sembra esserci nessun ballerino pensante. Dobbiamo cambiare la definizione di cosa sia la danza". The Happiest Day of My Life, con un elaborato set scenografico vince il Time Out Design of the Year.
Il Corpo Poetico
Anni 2000
DISABILITà | PREGIUDIZI | GENERE
Just for Show (2005 – 2006) prima delle coproduzioni con il National Theatre - Straight With You, possiamo parlarne? e JOHN - incorpora la tecnologia virtuale e ha permesso a Newson di giocare con le idee e le immagini, cercando di capire perchè "le persone sono spesso più preoccupate di avere un bell'aspetto che di essere brave".
La produzione successiva, To Be Straight With You (2007), ha segnato il passaggio di Newson al teatro letterale, impostando un movimento minuziosamente dettagliato per parole reali (modificate) di persone vere. Per creare la sceneggiatura, 85 persone di diverse etnie e sessualità sono state intervistate da Newson e dal suo ricercatore, Anshu Rastogi, sulle loro esperienze e opinioni su religione, cultura e omosessualità.
RELIGIONE | DROGA | CRIMINALITà
Il lavoro più recente di DV8, JOHN (2014) segue la storia della vita di un uomo, l'omonimo personaggio del titolo, interpretato da Hannes Langolf. Traccia la sua criminalità, l'uso di droghe, le relazioni personali, gli sforzi di riabilitazione e il desiderio di condurre una vita normale. Coprodotto dal National Theatre, JOHN è stato trasmesso nelle sale cinematografiche di tutto il mondo attraverso la rete NT Live.
Il 12 gennaio 2016, la compagnia, data la decisione del direttore artistico, Lloyd Newson, di ritirarasi, sospende la produzione di nuovi lavori. DV8, fortunatamente, continua il suo percorso, e nel marzo 2020 mette in scena, all'Adelaide Festival, una nuova edizione di Enter Achilles, produzione Newson 1995, coprodotta da Ballet Rambert e Sadler's Wells.
COREOGRAFIE
1986 My Sex, Our Dance 1986 1987 Deep End | Elemen T(h)ree Sex | My Body, Your Body 1988 Dead Dreams of Monochrome Men 1990 If Only 1992 Strange Fish 1993 MSM 1995 Enter Achilles 1997 Bound to Please 1999 The Happiest Day of My Life 2000 Can We Afford This/The Cost of Living 2003 Living Costs 2008 To Be Straight With You 2011 Can We Talk About This? 2014 John |
traduzioni di Davide Monetto
www.dv8.co.uk
Arditti, Michael, "At the theatre of blood and bruises: DV8 tread a fine line between athleticism and masochism. Their new work, MSM, goes one step further". The Independent, 5/10/2015
Kisselgoff, Anna. "Review/Dance; Clashes of the Sexes". The New York Times, 3/11/2015
Giannachi, Gabriella. On Directing: Interviews with Directors. New York: St Martin's Griffin. pp. 108–114. ISBN 0-312-22483-4
Judith, Mackrell, "Wendy Houstoun: the death that made me question everything". The Guardian, 5/10/2015
Meisner, Nadine, "Living Costs, Tate Modern, London". The Independent, 5/10/2015
Ellis, Samantha, "What Lies Beneath". The Guardian, 5/10/2015
Billington, Michael, "Can We Talk About This? – review". The Guardian, 5/10/2015
Charles Hutchinson, DV8 Physical Theatre's show at West Yorkshire Playhouse asks frank questions about sex and love, The Press, 22/10/2015
Dare to be different: DV8 Physical Theatre, The Guardian, 21/10/2008
romaeuropa.net/archivio/artisti/lloyd-newson-e-dv8-physical-theatre
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ApprofondiMENTI
QUEER E DANZA
COREOGRAFO D'AVANGUARDIA
Nel 1947, come scrive Federico Donatiello in Le persecuzioni contro gli omosessuali e l’esilio della danza romena (East Journal, 30 Giugno 2017), in seguito all'avvio del processo di purificazione istituzionale avviato dal regime comunista, Stere Popescu rifiutandosi di unirsi al partito, viene espulso dall'Opera e finisce in prigione calunniato pubblicamente come omosessuale, nonostante sposato (pare senza vizietto) con la critica d'arte Sanda Agalides.
ZITTIRE L'OPPOSIZIONE
SPERIMENTAZIONE E SCANDALI
La scelta dell'allora direttore artistico, Mihai Brediceanu – le cui capacità artistiche avevano portato a una vera e propria età dell’oro dell’Opera, espressa nel sodalizio artistico tra i ballerini Gabriel Popescu e Silvia Liciu – cadde su Il martello senza padrone di Pierre Boulez, del cui autore, fino a quel momento, non si era coreografata nessuna opera. Come coreografo responsabile, Popescu in questa occasione, per la sua scrittura di danza, si ispirò alle esperienze coreografiche espressioniste del periodo interbellico. Questa coreografia, in patria, provocò uno scandalo notevole.
CONTRO IL COSMOPOLITISMO E L'AVANGUARDIA
Questi eventi con la dipartita dell'intellighentia romena impoverirono di molto la scena culturale nazionale e rimasta solo Silvia Liciu all'Opera, anche lei decise di ritirarsi dalle scene. Gabriel Popescu, invece, avendo come allieva e partner Carla Fracci, si legò all’Italia.
IL SUICIDIO
Perché si è ucciso Stere Popescu? […] Era sulla soglia dell’esasperazione. Non si permetteva un attimo di respiro. Aveva già sofferto abbastanza per poter aspettare che un simile regime evolvesse verso una libertà reale. Sentiva che la “liberalizzazione” – così si chiamava allora – non sarebbe durata, che era una trappola e chissà quale sadico esperimento. […] In un simile stato di ansia e saturazione, il gesto di rottura viene da sé, non hai nemmeno il tempo di chiederti dove ti porta. […] Non è a causa della non realizzazione artistica che si è suicidato Stere Popescu nel marzo 1968”.
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ApprofondiMENTI
QUEER E DANZA
Come direttore artistico di New Adventures (2002), uno dei più grandi successi culturali britannici, ha avuto il merito della creazione di un nuovo, enorme, pubblico per la danza. Da più di trent'anni crea e dirige coreografie per musical (tra cui Oliver!, 1994; Mary Poppins, 2004), teatro, film, oltre che per le sue pluripremiate compagnie. Nove volte vincitore dell'Olivier Award, Matthew Bourne è l'unico regista britannico ad aver vinto due Tony Award, come miglior coreografo e come miglior regista (Il lago dei cigni, 1999).
FORMAZIONE
Un anno ancora (1985–86) rimane al Laban Center ma questa volta come danzatore della Transitions Dance Company, gruppo interno al centro. Nel 1987, con gli amici e colleghi Emma Gladstone e David Massingham, co-fonda la prima compagnia: Adventures in Motion Pictures.
Ballerino professionista per 14 anni, dal 1988 - membro dallo stesso anno dei Featherstonehaughs di Lea Anderson - fino al 1999 quando apparì per l'ultima volta sul palcoscenico nel ruolo di von Rothbart nel Lago dei Cigni.
Prima di abbracciare la danza, Bourne era fan di quasi ogni forma di arte performativa. Come confermato nelle interviste, frequentava regolarmente il teatro più di due volte a settimana. I vecchi film di musical esercitavano su di lui un fascino particolare e come studente al Laban Centre, il giovane Bourne, riceve una formazione eterogenea che includeva alcune delle principali tecniche e stili di danza: dalla tecnica Graham al balletto. E Sebbene si possa parlare di uno “stile Bourne”, è difficile definirne effettivamente gli elementi tecnici. Ma indubbiamente il vocabolario del movimento di Bourne si caratterizza per il costante adattamento del linguaggio coreutico ad un contesto drammatico.
Adventures
in Motion Pictures
1987-2002 DE-CONTESTO E TEATRALITà
Già in Overlap Lovers (1987), la sua prima opera, la magia teatrale di Bourne è immediatamente riconoscibile. Senza usare la tecnologia più recente riesce a creare immagini sorprendenti, semplicemente attingendo al linguaggio della danza. Sebbene Bourne e la sua compagnia fossero, alla fine degli anni Ottanta, una presenza familiare nella danza britannica, è nei primi anni Novanta che acquista una più ampia popolarità. Quando nel 1992, il direttore della British Opera North commissiona a Bourne una nuova versione de Lo schiaccianoci per omaggiare Ciajkovskij nel centenario della morte.
SCHIACCIANOCI
Nella versione Bourne lo scenario rimane quello originale ma se ne stravolge il contesto e l'azione. Un cupo ospizio vittoriano, all'interno del quale gli orfani cercano di divertirsi, è contrapposto, in modo satirico, all'ambiente lussuoso della tradizionale festa di Natale dello Schiaccianoci. Anche il Regno dei Dolci si trasforma e diventa una caricatura della società contemporanea in cui le persone, letteralmente “dolci”, si leccano a vicenda. Diversi sono i riferimenti ironici a illustri esempi coreografici del passato, come Frederick Ashton e Busby Berkeley, e il vocabolario coreutico si nutre di tecniche e stili che vanno dal balletto (anche se le scarpe da punta non vengono mai utilizzate) al ballo da discoteca.
Non solo coreografi, Bourne guarda anche al cinema e nello stesso anno The Percys of Fitzrovia (1992) si ispira alle opere di Noël Coward e subisce le influenze dei film di Alfred Hitchcock Deadly Serious (1992).
Altro tratto distintivo è il suo uso della musica. Particolarmente evidente in creazioni come Lo schiaccianoci, Highland Fling (1994) e Il lago dei cigni (1995), in cui la danza è impostata su spartiti riconoscibili e preesistenti piuttosto che su note composte per l'occasione. Bourne cattura così l'essenza della musica originale, dandone una lettura coreografica nuova e personale, distintiva. Un esempio è la sequenza da discoteca in Highland Fling, costruita sulla partitura di Løvenskjold del 1836, La Sylphide.
SYLPHIDE
Anche per il noto balletto del diciannovesimo secolo La Sylphide di August Bournonville, Highland Fling - sottotitolato "A Romantic "Wee" Ballet" – conserva, quasi nella sua interezza, la trama originale, mentre il tempo e il contesto dell'azione sono portati ai nostri giorni.
La Silfide diventa così, il prodotto delle allucinazioni indotte dalla droga di James. E il secondo atto, incentrato sull'inutile lotta di James per unirsi alle silfidi, diventa un'allegoria della volontà dell'uomo di superare i propri limiti. L'opera, principalmente sotto forma di parodia coreografica, è intrisa di riferimenti ad altri balletti del XIX secolo.
LAGO DEI CIGNI
Anche nel successivo Lago dei cigni, parodia e riferimenti culturali sono usati con lo stesso effetto. Con Il lago dei cigni, Bourne forse si assume il rischio di reinterpretare una delle partiture per balletto più amate del XIX secolo, il capolavoro di Ciajkovskij del 1877. Interpretato da un cast esclusivamente maschile, i suoi cigni scuotono il canone del balletto, scioccando i tradizionalisti
Il principe di Bourne è un'anima tormentata. Desidera ardentemente la libertà dal mondo costrittivo della società di corte, proiettando, questo desiderio di libertà, su un cigno maschio che, invece, ha perseguitato i suoi sogni fin dall'infanzia. In un'efficace reinterpretazione del famoso 'atto bianco', l'infelice principe si ritrova in un parco illuminato dalla luce lunare e qui incontra il cigno e il suo gruppo di cigni compagni. Ma più che ballerine in tutù, questi sono maschi, a torso nudo e scalzi.
L'equivalente di Bourne del malvagio Cigno nero è un giovane vestito di pelle che intrufolato al ballo reale, seduce la regina facendo cadere il principe nella disperazione. Isolato e rifiutato dalla società, il principe viene infine accerchiato dai cigni, che beccano a morte sia lui che il capo cigno. Ancora una volta i riferimenti culturali sono forti, dal balletto della farfalla che ricorda The Concert (1956) di Jerome Robbins, al ballo da sala attingendo all'immaginario dei musical di Hollywood. Ma le scene più di impatto sono, senza dubbio, quelle "bianche" o del cigno, in cui chiaro appare il genio coreografico di Bourne.
CENERENTOLA
Le sue innovative riletture dei classici della danza, sempre con una forte carica erotica, continuano e gli anni Novanta si concludono con una rivisitazione della fiaba di Cenerentola (1997). Anche qui il contesto si attualizza e al pubblico del London Blitz si presenta una famiglia sessualmente disfunzionale. Il Duemila si celebra con una nuova versione de la Carmen di Georges Bizet (2000). Cambiando il titolo da Carmen in Car Man trasferisce il posto di lavoro dalla fabbrica di sigarette ad un'officina meccanica e come protagonista sceglie un vagabondo maschio, un bisessuale che si lancia in una piccola cittadina degli Stati Uniti come un uragano ormonale.
New Adventures
2002-2022
Nel 2016, New Adventures presenta la prima mondiale di The Red Shoes basato sul classico film di Powell & Pressburger con musica di Bernard Herrmann. Sempre tutto esaurito le sue scarpette rosse vincono due Olivier Awards nel 2017 per il miglior intrattenimento e per il miglior coreografo teatrale.
ROMEO E GIULIETTA
Nonostante il successo del suo Il lago dei cigni, in cui ha alterato la storia per raccontare di un maschio umano che si innamora di un cigno maschio, Bourne nel 2007 pensa ad un Romeo e Giulietta in versione gay. "Ha più a che fare con la danza che non con la sessualità", ha detto il coreografo. "Un ballerino, gay o etero, si inserisce molto felicemente in una relazione con una partner femminile. È qualcosa che ci viene insegnato, ci si adatta, sembra giusto, il sollevamento e tutta quella roba. Allontanarsi da questo, fare [cioè] un convincente duetto d'amore, un duetto romantico e sessuale, per due uomini che sia comodo da fare e comodo da guardare - non è semplice. Non l'ho mai visto."
E forse per questo, ripensandoci nel 2019 Bourne sceglie di lasciare la coppia maschio/femmina ma aggiornandone e re-immaginandone, nella storia, aspetti contemporanei come i divari generazionali. Questa produzione, ambientata in un centro di detenzione, filmata nei minimi dettagli da Ross Macgibbon, prende in prestito i giovani delinquenti di West Side Story, concentrandosi però su questioni di abuso, abbandono, violenza e l'eccessivo uso di farmaci da parte degli adolescenti.
Attualizzando la tragedia di Shakespeare, Bourne consente al racconto di incarnare altre forme e porre nuove riflessioni. Su come, ad esempio la nostra società curi gli adolescenti in difficoltà attraverso un'eccessiva medicalizzazione e la proliferazione di diagnosi di problemi comportamentali. Non sono certo argomenti che ci si aspetterebbe da una compagnia di danza eppure Bourne sente l'esigenza di continuare a parlare degli istituti psichiatrici, questa volta, però, concentrandosi su come si concretizzi l'assistenza istituzionale per i malati di mente.
THE MIDNIGHT BELL
Il 2022 vedrà la nuova produzione per il 30° anniversario di Lo Schiaccianoci e la prima dell'ultimo lavoro ideato da Bourne, The Midnight Bell, ispirato ai romanzi dell'autore inglese Patrick Hamilton.
CRITICHE
Tuttavia, se analizzate in dettaglio, le sue opere rivelano un compendio delle formule coreografiche di Bourne e un'esplorazione di nuove possibilità, spesso sulla falsariga della danza contemporanea nordeuropea. Come ha confermato lo stesso Bourne, le sue reinterpretazioni dei classici rappresentano un'esplorazione costruttiva di nuove possibilità piuttosto che una ritirata o un cambio di direzione.
COREOGRAFIE Overlap Lovers - 1987 Spitfire – 1988 The Infernal Galop – 1989 Town & Country – 1991 Watch with Mother – 1991 Deadly Serious – 1992 Percy of Fitzrovia – 1992 Nutcracker! – 1992 Highland Fling – 1994 Swan Lake – 1995 Cinderella – 1997 The Car Man – 2000 Play Without Words – 2002 Edward Scissorhands – 2005 Dorian Gray – 2008 Lord of the Flies – 2011 Early Adventures – 2012 Sleeping Beauty – 2012 The Red Shoes – 2016 Romeo and Juliet – 2019 The Midnigth Bell - 2022 | FILM & TV Drip: A Narcissistic Love Story – 1993 - BBC TV Late Flowering Lust – 1993 - BBC TV Swan Lake – 1995, 2011 & 2019 Nutcracker! – 2001 Matthew Bourne's Christmas - 2012 - Channel 4 The Car Man – 2001 & 2015 Sleeping Beauty – 2013 Cinderella – 2017 Romeo and Juliet – 2019 |
traduzioni di Davide Monetto
www.new-adventures.net
Giannadrea Poesio, Matthew Bourne in Fifty Contemporary Choreographer, Martha Bremser, Routledge 1999
Cunningham, John (16 September 2000). "The Guardian profile: Matthew Bourne: Coming on in leaps and bounds". The Guardian.
Mackrell, Judith (19 November 2002). "Up close and personal: The man behind Adventures in Motion Pictures tells Judith Mackrell why he is giving up on glitz and going back to basics". The Guardian..
"Spotlight on Matthew Bourne". BBC Blast. Archived from the original on 6 April 2008. Retrieved 9 October 2007. – an interview with Matthew Bourne with advice for teenagers.
"No. 61450". The London Gazette (Supplement). 30 December 2015
"Swans' Way; Why Matthew Bourne's dances are different." The New Yorker (12 March 2007): 40–46
Macaulay, Alastair (ed.) (1999). Matthew Bourne and His Adventures in Motion Pictures: In Conversation with Alastair Macaulay. London: Faber and Faber. ISBN 0-571-19706-X.
"New Adventures Charity: Company number 06548321". Companies House. Retrieved 18 June 2021.
"Matthew Bourne's The Car Man at The Royal Albert Hall - June 2021". LondonTheatre1. 2020-12-03. Retrieved 2021-06-18.
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Approfondimenti
QUEER E DANZA
ballroom community
Luoghi fumosi e clandestini, le ball erano i soli posti in cui rifugiarsi ed esprimere sé stessi in sicurezza, sfilando fieri nei propri costumi di fronte ad una giuria. Anche se nei primissimi anni, le ball si componevano perlopiù da bianchi e da regine nere - che si sbiancavano inseguendo i canoni imposti dal magazine Vogue - successivamente si aprirono anche le black ball, espressione di coraggio e di orgoglio tanto omosessuale quanto razziale.
Dette anche "funzioni", le ball, venivano pubblicizzate attraverso flyer su cui si indicavano il nome della house organizzatrice, il tema da rispettare, l'uso degli accessori, l'abbigliamento, il trucco e le categorie ammesse. Influenzati dalla moda hip hop e dalla musica, le ball possono durare fino a 10 ore, con decine di categorie in un'unica serata. Alcuni trofei sono alti 3,7 metri e il premio finale può superare i mille dollari.
parodia | aderenza stile danza
Il rapporto con la moda è strettissimo e i costumi o i vestiti servono proprio per calarsi nella parte, trasformando le ball in luoghi in cui l'eleganza, l'opulenza, la cura del dettaglio, la ricerca della perfezione si uniscono per dare vita a una vera competizione in cui le doti interpretative e stilistiche sono essenziali.
I partecipanti sono giudicati, infatti, non solo in base all'abilità nel ballo (il voguing già noto in questi anni) ma soprattutto nella cura del vestito e dell'atteggiamento, devono mostrare una appropriata realness. Nonostante alcune sfilate includano il crossdressing, nella maggior parte dei casi lo scopo è quello di accentuare la mascolinità o la femminilità come parodia dell'eterosessualità.
identità e liberazione
Percorrere la passerella rappresenta un atto rivoluzionario, un imporsi, un esistere anche quando il contesto sociale non vuole vedere. Ma quello delle ballroom non è soltanto un patrimonio culturale, educativo, performativo, ma la sua storia è anche fatta di momenti per rafforzare la memoria collettiva sul tema dell'Hiv. La comunità transgender e queer, infatti, è stata completamente decimata dalla malattia con il bum negli anni Ottanta. A tal proposito, già negli anni Novanta, è nata la House of Latex che durante le ball distribuiva volantini e depliant informativi. La Latex Ball continua tuttora a organizzare ball scegliendo tematiche che sensibilizzino il pubblico verso la lotta e la prevenzione dell'HIV.
In America, negli anni Sessanta, lo scontro razziale raggiunge il suo apice, profetizzando la crisi degli anni Settanta. Essere neri, omosessuali, drag o transgender voleva dire non avere vita facile, e la volontà di superare questo stato di cose, che inglobava minoranze nelle minoranze, portò all'intensificazione dei movimenti per i diritti omosessuali.
Contesto
Negli anni Cinquanta e Sessanta pochissimi stabilimenti accoglievano gay. Quelli che lo facevano, a causa della natura illegale, erano gestiti da gruppi criminali, raramente gay. Questi bar venivano chiusi progressivamente e i loro clienti arrestati e esposti sui giornali. In più la Federal Bureau of Investigation (FBI) e i dipartimenti di polizia degli Stati Uniti tenevano elenchi di omosessuali noti e delle loro relazioni; l'ufficio postale degli teneva traccia degli indirizzi a cui veniva spedito materiale relativo all'omosessualità. In tutte le città si effettuavano "scoperte" per liberare quartieri, parchi e spiagge dai gay. Si vietava l'uso di abiti di genere opposto e le università espellevano i docenti sospettati di essere omosessuali.
Sebbene questi eventi siano oggi poco ricordati, confermano che le proteste non si limitavano ad una sola città. Infatti, sono i moti di Stonewall ad essere considerati l'impulso del moderno movimento di liberazione gay. Ma, in realtà, una serie di manifestazioni di resistenza civile hanno avuto luogo prima di quella data, già a partire dal 1959. Queste azioni, spesso organizzate da associazioni omofile, denunciavano la discriminazione nel lavoro e negli alloggi pubblici, l'esclusione dall'esercito, le molestie della polizia, il trattamento degli omosessuali nella Cuba rivoluzionaria.
Piccola rivolta, in risposta alle molestie della polizia, è quella avvenuta nel maggio 1959 al Cooper Do-nuts cafe a Los Angeles. Dieci anni prima delle più note rivolte di Stonewall a New York, è considerata oggi, come la prima moderna rivolta LGBT negli Stati Uniti. Anzi, gli avvenimenti del 1969 figurano più come la punta dell'iceberg di un decennio pieno di proteste. Scopriamo quali.
prima di stonewall
→ 2 dicembre 1964 | New York | Per protestare contro il modello di malattia dell'omosessualità
→1 gennaio 1965 | San Francisco | Per protestare contro l'azione della polizia
→ 17 aprile e 18 aprile 1965 | Washington, New York | Per protestare contro Cuba e le politiche degli Stati Uniti sull'omosessualità
→ 25 aprile 1965| Filadelfia | Per protestare contro la politica di esclusione gay dai ristorante
→ 29 maggio 1965 | Washington | A sostegno dei diritti dei gay
→ 4 luglio 1965 | Filadelfia | Picchetto informativo generale
→ 26 settembre 1965 | San Francisco | A sostegno di un sacerdote pro-gay
→ 23 ottobre 1965 | Washington | A sostegno dei diritti dei gay
→ 21 aprile 1966 | New York | Per contestare il divieto dello stato di servire alcolici ai gay
→ 21 maggio 1966 | LA, NY, Filadelfia, San Francisco, Washington | Per protestare contro l'esclusione degli omosessuali dalle forze armate degli Stati Uniti
→ 18 luglio 1966 | San Francisco | Per protestare contro le molestie e il diniego di servizio di un ristorante
→ agosto 1966 | San Francisco | Per protestare contro le continue molestie
→ settembre 1966 | Chicago | Per protestare per essere ignorati dalla stampa
→ 1 gennaio 1967 | Los angeles | Per protestare contro i raid della polizia nei bar gay
→ 11 febbraio 1967 | Los Angeles | In solidarietà con altri gruppi minoritari della città
→ 17 marzo 1968 | Los Angeles | Per protestare contro le molestie da parte del LAPD
→ 23 aprile 1968 | New York | Per protestare contro l'omosessualità come malattia mentale
→ 9 maggio 1968 | Newtown | Per protestare contro la cancellazione del dibattito sull'omosessualità
→ 30 maggio 1968 | Los Angeles | Raduno generale
→ agosto 1968 | Los Angeles | Per protestare contro un raid della polizia a The Patch, un bar gay
→ aprile 1969 | San Francisco | Per protestare contro il licenziamento di un attivista gay
→ maggio 1969 | San Francisco | Per protestare contro il licenziamento di un dipendente sospettato
→ 28 giugno 1969 | New York | Stonewall
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Approfondimenti
queer e danza
INSODDISFAZIONE
Se i DV8 puntavano a trovare nuovi argomenti da mettere in danza, e Michael Clark cercava di svecchiare le accademie includendo la cultura dei club e quella pop, Anderson incolpava la danza moderna di essere poco brillante nel modo in cui formava i giovani danzatori. Temeva, già allora, che i video pop e gli spettacoli del West End potessero essere il massimo dell'ambizione, e che i giovani danzatori fossero più interessati a quanto avrebbero guadagnato piuttosto che fare ciò che realmente desideravano. “Proprio come l'industria musicale, dirà la coreografa, sembra essere tutto incentrato sul marketing. So che suonerò come una gran dama ma il cuore e l'anima non sono lì."
DANZA E PROVOCAZIONE
PREMI E RICONOSCIMENTI
Superare i generi
anni 80 e 90
FORMAZIONE ECLETTICA
Con alcuni ex studenti - Teresa Barker e Gaynor Coward - Lea Anderson, una volta laureatisi nel 1984, co-fonda la compagnia tutta al femminile The Cholmondeleys, un trio esilarante e sorprendentemente originale chiamato come un dipinto elisabettiano della Tate Gallery.
The Cholmondeleys
I primi pezzi dei Cholmondeley erano deliziosamente aridi, desiderosi, con ironia, di togliere la polvere dalle regole formali della danza. Infatti, in The Cholmondeley Sisters del 1984, Anderson e Barker, sottilmente, beffeggiano gli stereotipi classici concentrandosi su distrazioni (dolci, rossetto, forcine) piuttosto che su pose accademiche. Un anno dopo, con il ritualistico Dragon, nel 1985, mette in scena tecnica e consapevolezza con una sorta di canone in cui ogni nuovo danzatore ripeteva le stesse mosse, feroci e ponderate, eseguite dal primo. Baby, Baby, Baby (1986), uno dei loro balli più popolari, era perfettamente sincronizzato con le musiche di Nina Simone e caratterizzato dalle “dita svolazzanti” a cui Anderson è tanto affezionata. In Marina (1986), mosse vagamente acquatiche si enfatizzavano emotivamente con frammenti di Bizet, Verdi e Rossini, e in No Joy (1987) il linguaggio dei segni e la manipolazione facciale erano usati per dare suggerimenti angoscianti sui livelli di potere e i limiti della comunicazione.
Man mano che i Cholmondeley si espandevano per includere nuovi membri - la defunta Rossana Sen, Emma Gladstone (un ex membro di Adventures in Motion Pictures di Matthew Bourne) e Alexandra Reynolds (ex metà delle Sisters Bon Bon), cresceva in Anderson l'interesse per la coreografia al maschile. In Clump (1987), una delle prime opere di soli uomini - astuto esame dei meccanismi di gruppo - Anderson mette in scena un gruppo di sei che si pavoneggiano, calpestandosi, al ritmo del motivetto Tweedledum-Tweedledee. Un anno dopo, nel 1988, inaugurerà The Featherstonehaughs, compagnia formata da soli uomini.
The Featherstonehaughs
Corteggiatissime per la volontà di esibirsi in spazi e luoghi non teatrali, le due compagnie lavorano in festival, tv, film, video, e concedono al pubblico un'esperienza visiva intrigante che unisce musiche originali a collaborazioni con scenografi, costumisti e lighting designer.
Per questo, e molto altro, entrambe le compagnie sono state enormemente influenti per lo sviluppo della danza nel Regno Unito. Con entrambe le compagnie crea Birthday nel 1992 - miscela frizzante di divertimento e malinconica anarchia - e Precious nel 1993, spettacolo basato su aspetti dell'alchimia che include alcune delle coreografie più riuscite e libere di Anderson.
Inoltre, la sua capacità di prendere la cultura pop e il kitsch, di pizzicarli, torcerli e sovvertirli ai propri scopi, unita all'applicazione delle tecniche di montaggio cinematografico alla danza - al fine di cambiare il focus sul palcoscenico - e alla sua inclinazione a sbeffeggiare i modelli sociali, conducono Anderson a produrre, in questi anni, le sue opere migliori. Questi sono gli anni delle prime commissioni da parte del mondo della danza e del teatro, ma anche il periodo di progetti innovativi e su larga scala.
Nel 1989 il governo francese la invita a Parigi per coreografare la sezione britannica di una parata per le celebrazioni del bicentenario della Rivoluzione francese. Due anni dopo, nel 1991, mette in scena a Leicester l'Opéra sportif, evento teatrale all'aperto dedicato all'atletica leggera con oltre cento artisti.
FRA MASCOLINITà E FEMMINILITà
Flesh and Blood (1989, versione rivista nel 1997) porta le sole Cholmondeley in uno stato più introspettivo, attraverso un pezzo che riflette sull'ossessione e sul fanatismo alla Giovanna d'Arco. Cold Sweat (1990) concede al pubblico una diversità di climi e il modo in cui, il mix di sensazioni, influenzi il movimento e l'umore. Walky Talky (1992), ambientato dentro e intorno a un letto enorme, impiega il testo parlato e una dolce sensualità per aiutare a portare l'intimità fraterna dei Chums in primo piano.
Ispiratasi ai road movie, Anderson in Metacholica (1994) porta sul palco sette donne motocicliste in cerca di fuga. Con Car (1995) invece, la compagnia si libera dal confinamento dei teatri e si mette in viaggio, girando in spazi pubblici della Gran Bretagna, con tre spettacoli di 15 minuti ambientati dentro, sopra e intorno a un'elegante Saab 9000. Esaminando il ruolo dell'automobile come icona, le Cholmondeleys sono apparse come Catwoman, Jackie Kennedys il 22 novembre 1963 e dadaiste vestite con abiti al contrario.
I Featherstonehaughs, dal canto loro, hanno sviluppato un'identità collettiva ben distinta, attraverso un immaginario visivo che spazia dai film di cowboy e gangster ai tableaux religiosi. Dalla boxe allo spettacolo mainstream. Sia The Show (1990), Big Feature (1991) e The Featherstonehaughs Go Las Vegas (1995) consistevano in brevi pezzi serrati, messi insieme per una banda coinvolgente di ragazzi, privi dell'atteggiamento da macho.
Immacolata Concezione (1992), ambientato all'aperto, cerca di fondere gli effetti del film noir con gli affreschi rinascimentali. The Bends (1994-1995), in origine messo in scena come parte di uno spettacolo notturno in un club di Londra, si ispira ai film Das Boot e Performance. Per The Featherstonehaughs Draw on the Sketch Books of Egon Schiele del 1998, ha unito la sua estetica fastidiosa e seducente a quella del pittore viennese, educato e morboso, con risultati sorprendenti.
CRITICHE
Eppure Anderson è tutt'altro che "esaurita" e a quasi quarant'anni di carriera continua a presenziare nei cartelloni delle più grandi istituzioni. Alcune citazioni a partire dagli ultimi anni⤵
2016 | Hand in Glove – a Performed Exhibition of Costume and Dance, in partnership con il V&A Museum
2017 | Huaca, commissione British Council per l'Elenco Nacional Folclorico del Peru a Lima
2018 | Fat Blokes, per Scottee Provarlo al Bristol Museum and Art Gallery | Los Amores de Marte y Venus, commissione British Council per Danza Contemporanea de Cuba
2019 | Laberinto, commissione Compania Danza PUCP a Lima | La guida degli alieni alla danza andata male, commissione compagnia Maiden Voyage, Belfast. Nel 2019 Anderson è stata artista in residenza all'Horniman Museum di Londra e creative fellow al The Bill Douglas Cinema Museum dell'Università di Exeter 2019 -2020.
Durante il lockdown crea Elvis Legs (Quarantine Mix), un lavoro di danza d'insieme a distanza, finanziato tramite Kickstarter e girato su Zoom.
COREOGRAFIE
1985 Dragon | Baby baby baby | La Paloma | Crouching | Tales from arabian nights | Softas your face | Chasing flies is best left to crows | The panda lady | Knifemen of barcelona | Kolo | Pole dance | Heel in the earth
1986-1988 No joy | Marina | Fishwreck Pastorale | The big dance number | Signals | Carriage of arms | Renoir, Mon tricot | Parfume de la nuit | Venus in mourning | The futurists | Clump | Slump
1989 Flag | Flesh and blood (1997, 2010) | The Show | Just So | The Earl O'Murrey
1990 Factor 6 | Marseillaise | Cold sweat | Le Jeu interior de tennis
1991 On | Big feature | Opera Sportif
1992 Walky talky | Immaculate conception | Birthday | Perfect moment | khovanschina
1993 Precious | Dirt
1994 Metalcholica | Cabaret | The Bends
1995 The Featherstonehaughs go Las Vegas | Car
1996 Mask of Orpheus | An Audience with the Victims Death | Offal Dance for Scott Walkers Meltdown
1997 The Featherstonehaughs draw on the sketchbooks of Egon Schiele (rifatta nel 2010)
1998 Out on the Windy Beach | Stagazer
1999 Smithereens
2000 Offal dance
2001 3
2002 1 & 1/2 | Performance Perfect
2003 Double take (vers. lunga 2004)
2005 Bridge
2006 Flag 2006 | Yippee!!
2007 Toothpaste Kisses
2008 Dancing on your grave | Russian roulette
2010 Edits
2014 Ladies & Gentlemen
traduzioni di Davide Monetto
www.leaanderson.com
www.thecholmondeleys.org
Bremser, Sanders, Fifty contemporary choreographers, Routledge 2011
Lea Anderson - Breaking the Boundaries of High Art by Sheri Dodds Archived 2007-11-15 at the Wayback Machine Dancing Times, Ltd.. Retrieved 2007-12-10
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www.artscouncil.org.uk/rfo/the-cholmondeleys-and-the-featherstonehaughs
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Giovanni Bertuccio
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