![]() Una delle scoperte più brillanti della danza britannica contemporanea, a metà degli anni Ottanta, è stata Lea Anderson. Unica donna dei quattro artisti di questa decade tutta inglese, Anderson, con i colleghi di allora, condivideva l'insoddisfazione per un certo modo di intendere la danza. Se i DV8 puntavano a trovare nuovi argomenti da mettere in danza, e Michael Clark cercava di svecchiare le accademie includendo la cultura dei club e quella pop, Anderson incolpava la danza moderna di essere poco brillante nel modo in cui formava i giovani danzatori. Temeva, già allora, che i video pop e gli spettacoli del West End potessero essere il massimo dell'ambizione, e che i giovani danzatori fossero più interessati a quanto avrebbero guadagnato piuttosto che fare ciò che realmente desideravano. “Proprio come l'industria musicale, dirà la coreografa, sembra essere tutto incentrato sul marketing. So che suonerò come una gran dama ma il cuore e l'anima non sono lì." Oggi Anderson è un'artista indipendente e lavora con la compagnia gallese Ladies & Gentlemen che ha co-fondato, nel 2011, con il compositore Steve Blake. Ma è conosciutissima, fuori e dentro i confini britannici, per le due compagnie formate negli anni Ottanta: The Cholmondeleys, gruppo tutto al femminile, inaugurato nel 1984 e The Featherstonehaughs, fondato quattro anni dopo, nel 1988, ensemble totalmente maschile. Entrambe sono due delle principali compagnie di danza contemporanea che hanno lavorato in Gran Bretagna negli ultimi 25 anni. Creando un linguaggio coreografico distintivo, tanto provocatorio quanto riconoscibile, per le due compagnie Anderson ha coreografato oltre 100 opere originali, promuovendo il suo stile e la propria visione della danza. Durante la sua carriera Anderson vince svariati premi. Un certo numero di premi Time Out e Dance Umbrella, il premio Bonnie Bird Choreography. un MBE nel 2002 per i servizi alla danza e nel 2006 riceve un dottorato onorario in arti dal Dartington College of Arts. Crea lavori per la televisione, il video e il cinema. Questi includono due serie di Tights, Camera, Action per Channel 4 TV (1992 e 1994) che ha scritto e presentato, e nel 1997 coreografa il lungometraggio di Todd Haynes, Velvet Goldmine. Nel 2014 Anderson viene nominata Regents Professor presso l'Università della California a Los Angeles dove crea Performed Exhibition of Costume (Quick Change), presentato nel 2015 in collaborazione con il V&A Museum. La carriera come insegnante continua e la vede in cattedra al Central St Martins (UAL) e Trinity Laban. I film di Anderson Flesh and Blood e Cross Channel (vedi approfondimenti) sono stati designati come testi di set nelle scuole per GCSE e A-level Dance and Performance Studies nel Regno Unito. Attualmente è mentore di artisti di varie discipline tra cui cinema, design, musica, circo e danza. Superare i generi. Gli anni 80 e 90 ![]() Classe 1959, Lea Anderson nasce a Londra, dove i suoi genitori gestivano una bancarella. Cresciuta, si forma in arti visive al St. Martins College of Art and Design. Preferendo però concentrarsi sulla danza si scrive al Laban Center dove si laurea, nel 1984, a venticinque anni. Una formazione eclettica che ben spiega il suo talento visivo e la sua prima abitudine nel costruire scritture di danza brevissime. Una delle ragione per la brevità, e la cura dei dettagli, riguardava sicuramente i locali in cui si esibiva (Anderson aveva gestito gruppi rock prima di emergere al Laban): club angusti, pub rudi, persino uno spazio in un tunnel sotto il Tamigi. Con alcuni ex studenti - Teresa Barker e Gaynor Coward - Lea Anderson, una volta laureatisi nel 1984, co-fonda la compagnia tutta al femminile The Cholmondeleys, un trio esilarante e sorprendentemente originale chiamato come un dipinto elisabettiano della Tate Gallery. Con i suoi collaboratori Anderson condivideva una visione del comportamento umano espressa in movimento del tutto diversa da quella di chiunque altro. Il vocabolario cinetico dei Cholmondeleys si nutriva del linguaggio del corpo di tutti i giorni mescolato con immagini, o momenti colti dal cinema, dalle riviste o dalle arti plastiche. Il suo uso inventivo delle maschere celtiche, delle danze spagnole, delle mosse sportive sono un'ulteriore conferma del suo sguardo onnivoro. E la danza, dunque, era imbevuta di qualità "pop", ma piacevolmente priva di prevedibilità o cliché. E il suo senso ritmico, a detta di alcuni critici, era ossessivamente ordinato, quasi rigido. I primi pezzi dei Cholmondeley erano deliziosamente aridi, desiderosi, con ironia, di togliere la polvere dalle regole formali della danza. Infatti, in The Cholmondeley Sisters del 1984, Anderson e Barker, sottilmente, beffeggiano gli stereotipi classici concentrandosi su distrazioni (dolci, rossetto, forcine) piuttosto che su pose accademiche. Un anno dopo, con il ritualistico Dragon, nel 1985, mette in scena tecnica e consapevolezza con una sorta di canone in cui ogni nuovo danzatore ripeteva le stesse mosse, feroci e ponderate, eseguite dal primo. Baby, Baby, Baby (1986), uno dei loro balli più popolari, era perfettamente sincronizzato con le musiche di Nina Simone e caratterizzato dalle “dita svolazzanti” a cui Anderson è tanto affezionata. In Marina (1986), mosse vagamente acquatiche si enfatizzavano emotivamente con frammenti di Bizet, Verdi e Rossini, e in No Joy (1987) il linguaggio dei segni e la manipolazione facciale erano usati per dare suggerimenti angoscianti sui livelli di potere e i limiti della comunicazione. Man mano che i Cholmondeley si espandevano per includere nuovi membri - la defunta Rossana Sen, Emma Gladstone (un ex membro di Adventures in Motion Pictures di Matthew Bourne) e Alexandra Reynolds (ex metà delle Sisters Bon Bon), cresceva in Anderson l'interesse per la coreografia al maschile. In Clump (1987), una delle prime opere di soli uomini - astuto esame dei meccanismi di gruppo - Anderson mette in scena un gruppo di sei che si pavoneggiano, calpestandosi, al ritmo del motivetto Tweedledum-Tweedledee. Un anno dopo, nel 1988, inaugurerà The Featherstonehaughs, compagnia formata da soli uomini. ![]() Lavorare con entrambi i sessi ha permesso a Anderson di mettersi alla prova su una scala più ambiziosa. Dall'inaspettata epopea Flag (1988), in cui le due compagnie hanno esplorato insieme i cliché e gli schemi del nazionalismo, ha rischiato con spettacoli simili a collage, spesso costruiti attorno a un tema. Le loro esibizioni, dallo stile vivace, spiritoso e ingannevolmente casual, sono una raccolta, apparentemente vaga, di sofisticati giochi basati sulla danza. Corteggiatissime per la volontà di esibirsi in spazi e luoghi non teatrali, le due compagnie lavorano in festival, tv, film, video, e concedono al pubblico un'esperienza visiva intrigante che unisce musiche originali a collaborazioni con scenografi, costumisti e lighting designer. Per questo, e molto altro, entrambe le compagnie sono state enormemente influenti per lo sviluppo della danza nel Regno Unito. Con entrambe le compagnie crea Birthday nel 1992 - miscela frizzante di divertimento e malinconica anarchia - e Precious nel 1993, spettacolo basato su aspetti dell'alchimia che include alcune delle coreografie più riuscite e libere di Anderson. Inoltre, la sua capacità di prendere la cultura pop e il kitsch, di pizzicarli, torcerli e sovvertirli ai propri scopi, unita all'applicazione delle tecniche di montaggio cinematografico alla danza - al fine di cambiare il focus sul palcoscenico - e alla sua inclinazione a sbeffeggiare i modelli sociali, conducono Anderson a produrre, in questi anni, le sue opere migliori. Questi sono gli anni delle prime commissioni da parte del mondo della danza e del teatro, ma anche il periodo di progetti innovativi e su larga scala. Nel 1989 il governo francese la invita a Parigi per coreografare la sezione britannica di una parata per le celebrazioni del bicentenario della Rivoluzione francese. Due anni dopo, nel 1991, mette in scena a Leicester l'Opéra sportif, evento teatrale all'aperto dedicato all'atletica leggera con oltre cento artisti. Dal 1988, quindi, fino al 2011 la coreografa si muoverà sul doppio binario delle due compagnie. Flesh and Blood (1989, versione rivista nel1997) porta le sole Cholmondeley in uno stato più introspettivo, attraverso un pezzo che riflette sull'ossessione e sul fanatismo alla Giovanna d'Arco. Cold Sweat (1990) concede al pubblico una diversità di climi e il modo in cui, il mix di sensazioni, influenzi il movimento e l'umore. Walky Talky (1992), ambientato dentro e intorno a un letto enorme, impiega il testo parlato e una dolce sensualità per aiutare a portare l'intimità fraterna dei Chums in primo piano. Ispiratasi ai road movie, Anderson in Metacholica (1994) porta sul palco sette donne motocicliste in cerca di fuga. Con Car (1995) invece, la compagnia si libera dal confinamento dei teatri e si mette in viaggio, girando in spazi pubblici della Gran Bretagna, con tre spettacoli di 15 minuti ambientati dentro, sopra e intorno a un'elegante Saab 9000. Esaminando il ruolo dell'automobile come icona, le Cholmondeleys sono apparse come Catwoman, Jackie Kennedys il 22 novembre 1963 e dadaiste vestite con abiti al contrario. I Featherstonehaughs, dal canto loro, hanno sviluppato un'identità collettiva ben distinta, attraverso un immaginario visivo che spazia dai film di cowboy e gangster ai tableaux religiosi. Dalla boxe allo spettacolo mainstream. Sia The Show (1990), Big Feature (1991) e The Featherstonehaughs Go Las Vegas (1995) consistevano in brevi pezzi serrati, messi insieme per una banda coinvolgente di ragazzi, privi dell'atteggiamento da macho. Immacolata Concezione (1992), ambientato all'aperto, cerca di fondere gli effetti del film noir con gli affreschi rinascimentali. The Bends (1994-1995), in origine messo in scena come parte di uno spettacolo notturno in un club di Londra, si ispira ai film Das Boot e Performance. Per The Featherstonehaughs Draw on the Sketch Books of Egon Schiele del 1998, ha unito la sua estetica fastidiosa e seducente a quella del pittore viennese, educato e morboso, con risultati sorprendenti.
FONTI traduzioni di Davide Monetto www.leaanderson.com www.thecholmondeleys.org Bremser, Sanders, Fifty contemporary choreographers, Routledge 2011 Lea Anderson - Breaking the Boundaries of High Art by Sheri Dodds Archived 2007-11-15 at the Wayback Machine Dancing Times, Ltd.. Retrieved 2007-12-10 The London Gazette (Supplement), 15 June 2002 Dance without the boring bits, Keith Watson, The Guardian 11 September 1999 Lea Anderson Q&A with Tanja Mangalanayagam Lea Anderson: Ladies and Gentlemen review – a surreal music-hall gem, Sanjoy Roy, The Guardian, 2015 www.trinitylaban.ac.uk/alumni/alumni-profiles/lea-anderson www.artscouncil.org.uk/rfo/the-cholmondeleys-and-the-featherstonehaughs gb Approfondisci |
Flesh and blood | Dancing on your grave |
Prima collaborazione tra la coreografa Lea Anderson e Margaret Williams datata 1989. Attraverso le riprese ravvicinate - versione questa interpretata dai Featherstonehaughs - esplora l'emotività e la spiritualità attraverso coreografie brevi e dettagliate. | Creato nel 2008, lo spettacolo presenta un cast di cadaveri da music-hall. Nemmeno la morte può trattenerli dalle loro stesse risate. La musica, scritta ed eseguita da Steve Blake e Nigel Burch, è piena di canzoni sarcastiche e dai ritornelli dai tempi vivaci. |
Michael Clark | DV8 |
Acclamato come "il vero iconoclasta della danza britannica", fin dall'inizio le sue esibizioni sono state un mix di rigore tecnico e sperimentazione, con coreografie intense unite ad elementi della cultura punk, dada, pop e rock. Le sue produzioni aprono nuove strade, provocando il pubblico. | Fondato nel 1986 da Lloyd Newson, DV8 Physical Theater nasce in risposta alla frustrazione per la mancanza di argomenti nella danza. Il coreografo sentiva che il pubblico veniva "ingannato dalla profondità" della danza contemporanea. Ossessionata dalla ricerca estetica, carente nel contenuto. |
Autore
Giovanni Bertuccio
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