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Queer | Master. Il gene

1/5/2020

 
FotoTDF, testis-determining factor
Alla fine del 1987, alcuni ricercatori e ricercatrici del MIT dichiaravano di aver scoperto il gene master, identificandolo come fattore determinante del sesso. Scoperto dal dottor David Page e dalla sua equipe, il gene master, che costituisce una specifica sequenza del DNA sul cromosoma Y, è stato denominato TDF, testis-determining factor, fattore che determina lo sviluppo dei testicoli. Nella pubblicazione che raccoglieva i risultati delle sue ricerche, apparsa nel numero 51 della rivista Cell, Page affermava di aver scoperto l’accensione binaria da cui derivano tutte le caratteristiche del dimorfismo sessuale.

La speculazione su cui le loro ricerche si basavano era, in parte, fondata sul fatto che un buon dieci per cento della popolazione presenta variazioni cromosomiche che non rientrano nettamente nella serie delle categorie XX-femminile e XY-maschile. Perciò, la scoperta del ​gene master venne considerata come una base più certa per comprendere la determinazione del sesso e, dunque, la differenza sessuale, rispetto a quanto potevano offrire i precedenti criteri.

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​Purtroppo, però, successivamente si scoprì che proprio lo stesso segmento di DNA che si presumeva determinasse l’essere maschio era presente anche sul cromosoma X degli individui femmina. In un primo momento, Page reagì alla scoperta dicendo che forse non era la presenza della sequenza del gene negli individui maschio, contrapposta alla sua assenza in quelli femmina, ad essere determinante, ma il fatto che il gene fosse attivo negli individui maschio e passivo in quelli femmina. 

Ma questa possibilità rimase un’ipotesi e, secondo Anne Fausto-Sterling, Page non aveva menzionato in quell’articolo il fatto che gli individui, da cui erano stati presi i campioni genetici, erano ambigui rispetto la loro costituzione anatomica e riproduttiva. Divenne chiaro, che si trattava di casi in cui le componenti del sesso non formavano una coerenza riconoscibile o quell'unità che solitamente viene designata dalla categoria di sesso. Questa incoerenza mise in dubbio la tesi di Page, dal momento che non era chiaro perché si sarebbe dovuto assumere, a priori, che gli individui scelti fossero maschi XX e femmine XY, visto che era proprio la definizione di maschile e femminile ad essere messa in discussione.

FotoEvolution of the mammalian Y chromosome and sex determining genes
​​Da notare che Page e i suoi collaboratori facevano coincidere la determinazione del sesso con la determinazione del maschile e con la presenza dei testicoli. Le genetiste Eva Eicher e Linda L. Washburn sulla Annual Review of Genetics affermavano, già nel 1986, che la presenza delle ovaie non viene mai presa in considerazione nella letteratura scientifica sulla determinazione del sesso e che l’essere femminile è sempre concettualizzato in termini di assenza del fattore che accerta il maschile o della presenza passiva. E in quanto assente o passivo, il femminile, non ha avuto, fin a quel momento, le qualità per essere considerato un oggetto di studio.
​

"La formazione del tessuto ovarico è senza dubbio un processo evolutivo tanto attivo e geneticamente diretto quanto lo è la formazione del tessuto testicolare, o quanto lo è, a questo riguardo, lo sviluppo di qualunque processo di differenziazione cellulare. Non è stato scritto quasi nulla sui geni coinvolti nella formazione del tessuto ovarico dalle gonadi indifferenziate".

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​​La conclusione da trarre non è che non si possono fare affermazioni valide e dimostrabili in merito alla determinazione del sesso, ma piuttosto quanto siano i presupposti culturali a impostare e orientare la ricerca e le indagini biomediche che cercano di stabilire il sesso come qualcosa che precede i significati culturali che acquisisce.

Non è forse per una convenzione meramente culturale, che considera i genitali quale segno decisivo del sesso, che Page e gli altri decisero che un individuo XX anatomicamente ambiguo fosse maschio? Freud stesso, nei Tre saggi sulla teoria sessuale, affermava che sono l’eccezione e la stranezza a darci gli indizi per capire come si costituisce il mondo ordinario del sesso. Ciò che resta fuori, lo strano e l’incoerente, ci dà modo di capire che il mondo del sesso, che viene dato per scontato, è in realtà una costruzione e che potrebbe addirittura essere costruito diversamente.


gb



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La Sottise, 2019
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La Sottise, 2019

Corpo. Assoggettamento

Il corpo. Neutro


​​Per Foucault, come per Nietzsche, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo, considerato come una pagina bianca. E per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni. Invece il corpo è generalmente dotato di significato da una fonte culturale esterna.


La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione.
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La Sottise, 2019
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Infanzia. O Bisessualità

Adolescenza


La bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità produce il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria.  E' il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto.

Il genere non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo a un giocatore di football americano che scrive poesie o a una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Conflitti molto frequenti.
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    Autore

    Giovanni Bertuccio

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Art is Present | la Voce dell'Arte
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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Torino n. 439 del 07 novembre 2016
Direttore Giovanni Bertuccio



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