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QUEER                                                                    TEORIE                                                                  IL CORPO LESBICO                 

1/7/2019

 
Foto
Monique Witting


CATEGORIE POLITICHE
​

Donna non si nasce - così Monique Wittig ha intitolato il suo articolo pubblicato sul primo numero della rivista Feminist Issues citando Simone de Beauvoir. L'autrice sostiene che la ragione di suddividere i corpi umani nei sessi maschile e femminile, risponde alle necessità economiche dell’eterosessualità. Dunque, per Wittig, non c’è distinzione tra sesso e genere dal momento che la stessa categoria di sesso è connotata dal punto di vista del genere, investita dal punto di vista politico, naturalizzata, ma non naturale. Per Wittig una persona lesbica non è una donna. La lesbica, l'omosessuale, afferma Wittig, nel suo rifiuto dell’eterosessualità si pone aldilà dell’opposizione binaria tra donna e uomo: non è né una donna, né un uomo. La lesbica non ha sesso.

Wittig intende il sesso come qualcosa che viene prodotto discorsivamente e fatto circolare attraverso un sistema di significazioni oppressivo nei confronti di donne, gay e lesbiche. I quali, sostiene l'autrice, non possono assumere la posizione del soggetto che parla all'interno del sistema linguistico dell’eterosessualità obbligatoria. E dal momento che il sesso è un’interpretazione politica e culturale del corpo, è la discriminazione linguistica del sesso, a garantire il sistema politico e culturale dell’eterosessualità obbligatoria. 

​
​"Nei nostri corpi e nelle nostre menti, siamo costrette e costretti a corrispondere, in ogni singola caratteristica, all’idea di natura che è stata stabilita per noi [...], ‘uomini’ e ‘donne’ sono categorie politiche, e non fatti naturali."


ROVESCIARE IL SESSO
​

Il rovesciamento lesbico del sesso, dell'omosessuale in generale, prende di mira i modelli di dominio e le norme di integrità corporea sessualmente differenziate. La lesbica, in questa visione, problematizza radicalmente Sesso e Genere come categorie politiche stabili. 

​Non esiste distinzione 
sesso/genere, urla l'autrice, perché il genere è costruito nel sesso e il sesso si dimostra essere stato genere fin dall’inizio. Nel suo Il corpo lesbico, Witting scrive che esistono strutture caratterizzate come eterosessuali e obbligatorie, che concedono ai maschi il pieno diritto di parola, negandolo alle femmine.
​Per quanto possa sembrare che gli individui abbiano una «percezione diretta» del sesso, Wittig sostiene che tale percezione è stata modellata nella forma e che la storia e il meccanismo di quella violenta messa in forma nell’oggetto non si vedono più. Il sesso viene assunto, quindi, come un «dato immediato», «un dato sensibile», come «caratteristiche fisiche», come appartenente a un ordine naturale. Ma quella che riteniamo una percezione fisica e diretta è soltanto una costruzione sofisticata e mitica, una «formazione immaginaria» che reinterpreta le caratteristiche fisiche attraverso la rete di relazioni in cui sono percepite. E il compito della politica dovrebbe essere, a questo punto, il rovesciamento di tutto il discorso sul sesso e della grammatica stessa su cui si istituisce il genere.


​WITTIG VS BUTLER

Ma per quanto possa sembrare emancipata, la proposta di Wittig, ci dice Butler, ricalca il binarismo che lei stessa cerca di superare dando adito a quei discorsi che nella cultura gay e lesbica fanno proliferare identità sessuali. Parole come queens, butches, femmes, girls, persino la riappropriazione parodica di termini come dyke, queer e fag, rimettono in campo e destabilizzano le categorie del sesso e quelle categorie originariamente utilizzate, con disprezzo, per definire l’identità omosessuale. Termini, quelli, sintomo della «mentalità straight», ovvero, come spesso succede nella storia, l'identificazione dell’oppresso con la visione di chi opprime.

gb 
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