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Il norvegese Oyster Holter, nei suoi studi del 1995-1997, sosteneva che la divisione per genere costituisce la base strutturale dell'ordine di genere in Occidente, non negli ordini di genere delle società non occidentali e non capitalistiche. Ciò che venne alla luce, non fu soltanto scoprire che le nostre concezioni della maschilità e della femminilità erano strettamente connesse a questa divisione, ma si prese atto che le relazioni sociali che governano il lavoro in Occidente, fuori erano molto diverse. In un contesto capitalistico il lavoro viene svolto per un compenso monetario, viene comprato e viene venduto, seguendo la regola del profitto. Nei contesti fuori le mire del mercato globale, invece, il lavoro viene svolto gratuitamente, per amore o per dovere reciproco, secondo la logica dello scambio. Lavoro salariato e lavoro gratuito avvengono in contesti relazionali diversi, sottolineava Holter, e di conseguenza “producono” significati culturali diversi. Da queste differenze strutturali, affermava il norvegese, scaturiscono delle esperienze diverse tra uomini e donne, così come le idee sulla differente natura degli uni e delle altre. La divisione di genere nella cura dei figli fa parte della più ampia divisione del lavoro all'interno della società. In America, grazie allo sviluppo di un filone femminista di ricerche, si mise in luce, proprio, la differenza di genere nel modo di allevare i bambini. Queste ricerche pur appurando che anche gli uomini potessero fare le madri, come scrisse Riesman nel 1986, nella società occidentale contemporanea, ben pochi di loro lo fanno effettivamente, rintracciando le ragioni più nella sfera economica che nella sfera psichica. La divisione del lavoro, però, è solo una parte di un processo più generale. Nel moderno sistema economico, il lavoro condiviso di uomini e donne è incorporato in tutti i prodotti e i servizi maggiori, quindi nel processo di crescita economica. Il potere, in quanto dimensione del genere, costituiva un elemento centrale nel concetto di patriarcato elaborato dal Movimento di liberazione della donna che si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. Il Movimento riconobbe che il potere patriarcale non si poteva semplicemente ridurre a una questione di controllo da parte degli uomini sulle donne, ma si concretizzava a un livello più personale, attraverso lo Stato impersonale. ![]() Un classico esempio è la procedura giudiziaria nei casi di stupro analizzata da Catharine Mackinnon in un suo articolo del 1983. Indipendentemente dalla predisposizione personale del giudice, denunciava l'autrice, la procedura, con cui vengono giudicate le cause di violenza, finisce per mettere sotto processo l'accusatrice più che l'accusato, dimostrando come i pregiudizi impliciti nelle credenze sociali siano molto difficili da estirpare. Il movimento femminista che reclamava dei diritti nella sfera pubblica, lottava contro, anche, l'oppressione maschile nella sfera privata. Gli studi di Dobash e Dobash, pubblicati nel 1992, documentano proprio, come l'opposizione avvenuta sul doppio binario pubblico/privato, abbia condotto in linea generale all'uguaglianza dei diritti formali tra uomini e donne: il diritto al voto, alla proprietà, il diritto a intentare un'azione legale, e così via. Il femminismo - inaugurato durante il decennio della donna delle Nazioni unite, 1975-85, l'impegno più prolungato sulle tematiche di genere mai realizzato da un'organizzazione internazionale – alla fine degli anni Ottanta entrava in crisi. Come mostra Cilla Bull Back in One World women's movement del 1988, all'interno del movimento si sviluppò un violento dibattito intorno alla questione del modello del femminismo americano, che le donne dei paesi del terzo mondo vedevano come una nuova forma di imperialismo culturale. Così, negli anni Novanta, divenne abituale tra femministe bianche delle classi medie parlare di femminismi anziché di femminismo, proprio per riconoscere la diversità e rifiutare il privilegio. Non bastava riflettere, però, sottolineava Butler in Scambi di Genere del 1990, solo sul modo in cui le donne potrebbero essere più rappresentate nel linguaggio e nella politica; il femminismo dovrebbe considerare, invece, come la categoria donna, viene prodotta e delimitata dalle stesse strutture di potere dalle quali cerca l’emancipazione. gb |
Patriarcato | Eterosessualità |
Lo Stato liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono lottare per ottenere una qualche credibilità, in virtù della loro cittadinanza.. | Nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale.. |
Lévi-Strauss. Esogamia | Lacan. Il Simbolico |
L’antropologia strutturale di Lévi-Strauss - distinzione problematica tra natura e cultura - è stata rielaborata da alcune teoriche femministe per spiegare il meccanismo attraverso cui il sesso viene trasformato in genere, stabilendo, così, l’universalità culturale dell’oppressione in termini non biologici. | La relazione tra i sessi è costruita in modo che l’«Io» parlante sia l’effetto mascolinizzato di un processo auto-fondato, ma la coerenza di tale modello relazionale, viene minata dalle posizioni sessuali che cerca di escludere. Secondo Lacan la Legge del padre struttura ogni significazione linguistica,denominatail Simbolico |
Autore
Giovanni Bertuccio
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