Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie sul genere occidentali sono il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. Le prime posizioni femministe - come quella di Marilù Old Stone Minecraft nella sua Rivendicazione dei diritti della donna datata 1792, nata in risposta alla celebrazione dei diritti dell'uomo della rivoluzione francese - erano ancora legate ai discorsi sul miglioramento morale ed il quadro di riferimento era ancora più religioso che scientifico. Le intellettuali non potevano scrivere saggi in questo periodo e il loro interesse era rivolto alla critica del pregiudizio maschile o ai problemi legati al suffragio, alle riforme giuridiche o all’educazione femminile. Il filosofo francese August Comte, fondatore del positivismo e figura non meno autorevole di quella di Darwin, prestò grande attenzione alla funzione sociale della donna nel primo trattato di sociologia, Sistema di politica positiva del 1851-54. Secondo il suo punto di vista le donne erano un pilastro cruciale della futura società utopica ma solo al prezzo di rimanere in una sfera specifica, quella più adatta al loro ruolo di amorevole assistenti degli uomini. Charles Darwin, figura dominante del pensiero evoluzionista, nella sua Origine della specie, 1859, fece dell'ereditarietà e della selezione biologica, questioni intellettuali di primo ordine, mentre in un'opera successiva, L'origine dell'Uomo e la selezione sessuale, 1871, prendeva in considerazione proprio la scelta del partner sessuale e il ruolo evolutivo del sesso come forma di riproduzione. Questo, in un periodo e in un contesto in cui la divisione di genere, del lavoro, financo le divisioni simboliche tra uomini e donne, erano portati ai loro estremi. La separazione delle sfere in maschile e femminile era fortemente sottolineata dalla cultura borghese nel pieno dell'età vittoriana. Per la classe colta, il fattore determinate i diversi modelli di genere era la dinamica del progresso, vagamente correlata alla biologia nelle speculazioni basate sulla teoria dell'evoluzione, ma pur sempre un processo autonomo. Era opinione diffusa, infatti, che il progresso fosse capace di infrangere i vincoli propri degli usi e dei costumi antichi per elevare le relazioni di genere a un livello superiore e più razionale. Le questioni di genere emersero perciò in una dimensione specifica, quella del progresso. Non sorprende, dunque, che il pensiero evoluzionista assumerà, in seguito, una grandissima influenza. La prima importante produzione teorica della sociologia americana si ebbe nel 1883, con Dynamic sociology di Letter Word. L'analisi della società, nello specifico l'analisi delle forze riproduttive, si risolse in una critica, rigorosissima, delle disuguaglianze socio-sessuali, come la disuguaglianza educativa di bambini e bambine. Un anno dopo nel 1884, Friedrich Engels, il collaboratore di Marx, dava alle stampe L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato che si basava proprio su i dibattiti accademici circa la storia della famiglia e l'idea di matriarcato, oltre che sull'interesse dei socialisti per la questione della donna come tema di riforma sociale. Con il passaggio al ventesimo secolo il Movimento dei lavoratori socialista assunse dimensioni mondiali, e dotato di una propria intellighentia, fornì le basi organizzative per le donne che avevano le posizioni più radicali. Per esempio nel 1909 Aleksandra Kollontaj Age sosteneva con convinzione nel suo di Social Basic Of The Woman question che non esisteva una questione della donna in generale e che il sostegno delle donne, della classe operaia, alla causa del socialismo fosse l'unica strada per una vera uguaglianza. E fu il più celebre dei successori di Comte, il filosofo inglese John Stuart Mill, che si distanziò dalle idee del maestro e prese una posizione a favore dell'uguaglianza in La servitù delle donne del 1912. L'imperialismo globale di fine Ottocento, inizio Novecento, all'epoca nel pieno della sua espansione, permise la circolazione di molte immagini esotiche di genere, come la poligamia, il matrimonio per ratto, il concubinato, le donne amazzoni, la promiscuità primitiva e così via. Esploratori, conquistatori, missionari e viaggiatori curiosi raccolsero un enorme bagaglio di informazioni sull'organizzazione di genere nelle società non europee che gli intellettuali di Parigi, Londra, Pietroburgo e New York dovettero fare i conti con ordini di genere che differivano, spesso drasticamente, dai propri. Giustificata dalla legge del progresso, quale migliore organizzazione di genere, l'Impero decise che la migliore fosse la propria, la struttura eteronormata, imponendola alle colonie. Le informazioni che provenivano dall'impero, però, ebbero i loro effetti sul femminismo, iniziando a destabilizzare la credenza universale di un ordine di genere. I dibattiti, si confrontavano già con una serie di temi che ritroveremo nelle ricerche successive: potere, asservimento, sessualità, divisione del lavoro. Ma, per quanto attuali possano sembrare, le tematiche venivano affrontate in maniera fortemente categorica, basandosi sulla dicotomia uomo/donna data per scontata. gbApprofondisci
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AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Aprile 2022
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