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“Io sono corpo ed anima”; così parla il fanciullo. E perché non dovremo parlare come i fanciulli? Ma l’uomo desto e cosciente dice: Io sono corpo e niente altro al di fuori di ciò: e l’anima non è niente altro che una parola per significar qualche cosa che si trova nel corpo. Il corpo è un grande sistema, una cosa molteplice con un senso solo: è guerra e pace, gregge e pastore. Uno strumento del tuo corpo è anche la tua piccola ragione, fratello mio, che tu chiami “spirito”: un piccolo strumento e trastullo della tua grande ragione. “Io”, dici tu, e vai superbo di questa parola. Ma più grande ancora – e tu non vuoi crederlo – è il tuo corpo e il suo sistema; esso non dice “Io”, ma è “Io”.
Così parlò Zarathustra,
Nietzsche
FRIEDRICH nietzsche
Sicuramente questa pagina di Nietzsche era nota a Sigmund Freud quando in L'io e l'Es (1923) scriveva: “L’Io è innanzitutto un Io corporeo, non è soltanto un essere di superficie ma è esso stesso la proiezione di una superficie” (Das Ich und das Es, 1922-23). Esso può quindi essere considerato come una proiezione mentale della superficie del corpo oltre al fatto […] che esso rappresenta la superficie dell’apparato mentale. L’unità tra corpo e anima rivendicata da Nietzsche ha sicuramente forti implicazioni creative e sottolinea il fatto che dal corpo deriva ogni sorta di modalità comunicativa mimetica, posturale, gestuale, le quali possono accompagnare o non accompagnare le performance linguistiche. L’arte tende a porsi in una dimensione nella quale accadono nuove forme di codificazione, dove il significato non è mai dato preliminarmente, ma è il risultato di un’apertura di senso.
GUSTAV jung
I simboli del Sé nascono dalla profondità del corpo ed esprimono tanto la materialità di questo quanto la struttura della coscienza che percepisce. Il simbolo è corpo vivo, corpus et anima. Perciò il fanciullo è una formula così appropriata al simbolo. La singolarità della psiche è una dimensione che non si realizza mai completamente, ma è sempre in divenire ed è, in pari tempo, fondamento indispensabile d’ogni coscienza. Gli “strati” più profondi della psiche, più sono profondi e oscuri, più perdono in termini di singolarità individuale. “Sotto”, cioè man mano che si avvicinano ai sistemi funzionali autonomi, essi assumono un carattere sempre più collettivo, al punto che nella materialità del corpo, e precisamente nei corpi chimici, diventano universali e insieme si estinguono. Nella conoscenza il simbolo, esposto com’è ad ogni possibile tentativo di spiegazione razionalistica, corre pienamente il rischio di trasformarsi in mera allegoria, comunque incapace di trascendere l’ambito del pensiero cosciente.
Il simbolo in Jung è concepito come l’antecedente del segno e come un’azione che compone i distanti. Symbállo è “metto insieme” due metà di un oggetto che, spezzato può essere ricomposto per cui ogni metà diventa un segno di riconoscimento. Il simbolo, come indica la parola greca sym-bállein, è composizione, mentre il segno è disgiunzione: día-bállein, che è propria della procedura discorsiva che risponde al ti ésti (“che cos’è” o “che cosa significa”). Il simbolo invece non significa e non interpreta: come il “Mana” significa tutto e niente - come scrive Galimberti in La casa di Psiche - esso può caricarsi di qualsiasi significato e poiché è caratterizzato dalla eccedenza semantica “designa questo ma anche quello”, non si inserisce come il segno in un ordine, ma tra gli ordini.
Il segno nasce invece come un dispositivo d’ordine tra significato e significante, ma quando fallisce e non riuscendo a stabilire l’appartenenza ad un oggetto, diventa simbolo. Secondo Jung quando dal simbolo si perviene al significato, il simbolo ‘muore’ e conserva solo un valore storico. Tratto distintivo del simbolo è l’ambivalenza, la sua relazione con l’ignoto e con gli aspetti enigmatici dell’esperienza. L’esperienza ideativa, immaginativa, e la stessa pratica dell’arte hanno molto a che fare con queste dimensioni, quando esse si avventurano in direzioni nuove e affatto inedite. Pensiamo, ad esempio, a certi esiti della Body Art, che non sono affatto lontani da queste premesse.
WILHELM REICH
Da un approccio pluridimensionale neurofisiologico, gestaltistico, psicoanalitico e sociologico prende le mosse Paul Schilder (Vienna, 1866 – New York 1940) per approdare al suo Immagine di sé e schema corporeo (1935), ancora estremamente attuale, in cui il corpo si pone come “un vero e proprio articolarsi dello spazio interumano”, anticipandone appunto la problematica fenomenologica e antropologica. Tra gli apporti più originali del dopoguerra su questa problematica, entro una dimensione evolutiva, vi è l’indagine psicoanalitica approfondita di Françoise Dolto (Parigi 1908-1988), che riprendendo alcune impostazioni non solo di Freud, ma anche di Jacques Lacan, in L’immagine inconscia del corpo. Come il bambino costruisce la propria immagine corporea (1984), attraverso una ricca casistica clinica insiste soprattutto sui cambiamenti che subisce l’immagine del corpo rispetto al vissuto, allo sviluppo psicosessuale a alle fasi di crescita del bambino.
Merleau-Ponty
gb
APPROFONDIMENTI
CORPO E ARTE
AVANGUARDIE
FUTURISMO
DADA
SURREALISMO
Ma, con il Surrealismo, si afferma anche il senso di estraneazione dell’individuo all'interno della società di massa - pensiamo alle anticipazioni nella Pittura metafisica di De Chirico, o a certe formulazioni del Dada berlinese di un G. Grosz, sempre ligio alla denuncia sociale e politica. Si enfatizza il lato patologico della società e dei rapporti interpersonali, nei quali il voyeurismo o l’esibizionismo con i correlati comportamenti sadici, masochisti o feticisti si legano alla totale anomia o indifferenza rispetto ad un più ampio contesto sociale. Aprendo così la strada alle generazioni successive che esasperano tali intuizioni.
gb
Approfondimenti
CORPO E ARTE
RITO E MAGIA
L'origine del teatro come lo conosciamo è però legata al mondo greco, all'Atene del V secolo a.c. in cui il teatro era il luogo dove la polis si riuniva per trovare un'identità nel mito. Caratterizzato dall'uso di maschere, lo spettacolo era un rito collettivo e politico allo stesso tempo e avveniva in un periodi e in un luoghi sacri.
A Roma, invece, il teatro è nato dell'incontro della tradizione greca e dei generi italici. Dai Greci conquistati, i Romani assorbirono l'attenzione alla parola, dai popoli italici derivano generi più fisici e primordiali come l'atellana. Anche a Roma il teatro era collegato alla festa religiosa ma al diverso regime politico si deve la tipica esaltazione del gusto della gestualità: non potendo attingere a temi della vita civile, attori e autori, a Roma, erano interpreti completi, capaci di passare al mimo e al ballo con facilità. Durante gli ultimi secoli dell'impero decade l'uso delle maschere ed un nuovo mezzo di espressione corporea si offre agli attori: il volto. L'aspetto più interessante del teatro antico è però il Coro che, formato da diversi attori, agisce sulla scena come un unico corpo.
MEDIOEVO
RINASCIMENTO
gb
APPROFONDIMENTI
CORPO E TEATRO
IL SEGNO PRECEDE IL SIGNIFICATO
Pensiamo alla “scrittura automatica”, che nata nell’alveo surrealista - da Andrè Masson che forse è il primo artista a ricorrere ad una pittura gestuale; A Jackson Pollock, che tra il 1946 fino alla morte nel 1956, praticava il "dripping", spandendo direttamente i colori nelle tele disposte nel pavimento per “essere dentro il quadro”.
Ad artisti americani come Wilhelm De Kooning, Franz Kline, Sam Francis che praticavano l’Action Painting o l'Espressionismo astratto, in cui il coinvolgimento nello spazio fisico del dipinto attraverso il gesto corporeo si pone come antefatto importante, così come l'opera di Georges Mathieu, l’artista che teorizzò che “il segno precede il significato”, e delle quali opere si è parlato di Tachism, a conferma del legame strettissimo fra corpo dell'artista e mezzo.
NEODADAISMO
Ricordiamo Piero Manzoni che dopo aver visto i Monocromi blu di Klein esposti a Milano alla Galleria Apollinaire, elabora gli Achromes, grandi superfici bianche di colla e caolino, e va oltre. In due performances, Sculture viventi e Basi magiche, esalta il corpo dello spettatore ad opera d'arte. In Sculture viventi, alla Galleria La Tartaruga di Roma nel 1961, Manzoni compone delle sculture viventi: modelle e persone autografate dall’artista e accompagnate da un attestato di autenticità. Su ogni documento l’artista metteva un timbro: se rosso, la persona era per intero un’opera d’arte e sarebbe rimasta sempre tale; se giallo tale ‘status’ era limitato a certe parti del corpo; se verde era vincolato a particolari attività come dormire o correre; se porpora, quando l’artisticità del corpo era stata comperata. La seconda performance, sempre del ’61, elevava lo spettatore a opera d’arte finché permaneva sopra la Base magica, cioè un piedistallo di legno.
Nouvelle Réalisme
Joseph Beuys, parallelalmente, lascia le ‘opere povere’ e si offre agli happenings. Costruiti sulla “Selbstdarstellung” (rappresentazione di sé), Beuys alimenta la sua arte e si avvicina, negli anni Settanta, al linguaggio muto della Body Art, imbevendolo della lotta contro la mercificazione dell’arte e contro un’impostazione eccessivamente marxistica o capitalistica della società, attraverso la difesa dei valori “spirituali” - geistlich - con una forte carica teatrale. Nelle sue performance, Beuys mette in gioco il suo corpo e i suoi attributi per farne un simbolo universale. E lui, il suo corpo, sacerdote laico, a persuadere il pubblico su temi etico-estetici e politico-spirituali, nella speranza che un corpo nuovo, più consapevole, conduca ad un mondo non nuovo, ma migliore.
WIENER AKTIONISMUS
Legato ai misteri pagani, con il richiamo al sacrificio esercitato sugli animali, ma anche alla passione cristiana, con performance legate a crocifissioni e squartamenti di animali è Hermann Nitsch che si accosta all’idea di un’”opera d’arte totale” che vorrebbe avere finalità catartiche e liberatorie e darà poi luogo al Das Orgien Misterium Theater (1973) (Teatro delle Orge e dei Misteri), dove giovani partecipanti (e talora spettatori) si imbrattano il corpo ignudo con le interiora sanguinanti strappate soprattutto ad agnelli, uccisi in una sorta di messa nera parossistica, sia in gallerie d’arte che all’aperto, in spazi pubblici. Alcune tele di Nitsch sono costituite dal sangue animale rappreso, colato nella superficie del ‘dipinto’. In questo caso il corpo è al centro dell’opera e, sia pure nell’effimera sequenza degli accadimenti, sostituisce la tela dipinta con l’esplicita assunzione di dipingere con i colori del sangue, poiché “il corpo poteva guarire attraverso un rituale pagano-cristiano”.
Günter Brus (Ardning, 1938) tematizza la repressione delle pulsioni umane, con chiaro riferimento alla sessualità. In una delle azioni Brus si era fasciato come una mummia per interrompere la normale comunicazione tra corpo e ambiente. Otto Mühl (Grodnau 1925) è più vicino a Nitsch nel dar vita invece a happennigs di gruppo, dove è grande il coinvolgimento emozionale, mescolando corpi umani viventi, con oggetti e materiali diversi imprimendo all'azione una forte carica vitalistica, con una chiara finalità catartica.
VITO ACCONCI
L’interesse di Acconci verte sulla consapevolezza cognitiva e mentale circa le zone ‘estetiche’ del corpo: la faccia e la sua mimica, la sessualità e la dimensione auditiva, cercando di dar loro la massima espressione corporea. Nella sua ricerca Acconci è interessato a esplorare i confini tra corpo e ambiente circostante: il corpo è un ‘luogo’ che può penetrare o essere penetrato, in cui operano, per mezzo di convenzioni comunicative e valori i limiti fisici e sociali entro i quali ciascuno delinea la propria autonomia.
Gilbert & George
La prima performance che ci sia nota è del 1969 e s’intitola Our new Sculture (1969) in cui ben vestiti, con la faccia dipinta d’oro, Gilbert & George si muovono su un tavolo come fossero due automi, al suono di una vecchia canzone inglese, con effetti esilaranti. In una ulteriore performance, intitolata The singing Sculture (La scultura canterina) del 1970, cantano loro stessi. Spesso pubblicano la rielaborazione delle loro fotografie, come in Street, o addirittura ricompongono con rielaborazioni fotografiche a colori le loro riprese di performances, in grandi composizioni di una notevole ricchezza immaginativa, con gusto inappuntabile, come le abbiamo viste esposte al Padiglione della Gran Bretagna per la Biennale di Venezia del 2005.
gb
APPROFONDIMENTI
CORPO E ARTE
VIRTUOSISMO
ESPRESSIONE
E' con il Balletto Romantico, che una nuova sensibilità, una nuova visione del mondo più libera ed appassionata, rompe le vecchie certezze legate al culto della ragione, per recuperare il versante oscuro dell'inconscio, dando voce ai moti dell'animo, dei sentimenti, del sogno. Del 1832 la messa in scena all'Opéra di Parigi di La Sylphide, il primo esempio di balletto romantico, abbandona i temi mitologici e storici, e trasferisce l'azione nel mondo delle fiabe. È in questa occasione che viene introdotta dal coreografo Filippo Taglioni, padre della ballerina che lo interpretava, Maria Taglioni, l'uso delle punte e del tutù come consuetudine.
L'aspirazione al volo che esprimeva la tensione romantica verso una realtà trascendente, la sensibilità e la grazia che caratterizzavano il nuovo stile, si sposano a una tecnica rigorosamente classica che trova nelle punte, nell’arabesque, nel port de bras i suoi principi fondamentali. Il corpo romantico quindi in ogni suo movimento è perfettamente studiato e controllato. Un corpo macchina privo di sforzo, che nasconde la fatica e il sudore sotto un'immagine di eterea leggerezza esaltando la bellezza plastica degli atteggiamenti nel rigore di una nitida purezza geometrica.
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APPROFONDIMENTI
CORPO E DANZA
TEATRO LABORATORIO
La parola nasce dal corpo e senza un'adeguata preparazione fisica neppure la voce poteva essere usata correttamente al di là dello sterile cliché naturalistico-declamatorio vigente, considerato riduttivo e sterile. L'attore di tradizione era di 'testa' e di 'voce', ma senza corpo: ecco il nuovo valore che il polacco inserisce nel suo teatro. E per la sua rivalutazione ricerca nuovi ideogrammi gesticolari, attraverso la maschera facciale, l'attività vocale, la respirazione.
La scena stessa deve essere un prolungamento del corpo del personaggio, descrivere cioè, quando possibile, la follia dei personaggi, riflettere la loro idea fissa, che sia disordine, desiderio di grandezza, proiezione di fobie e angosce. Insomma, il personaggio si cerca nel corpo, ma anche nello spazio scenico che lo ospita.
LIVING THEATRE
TADEUSZ KANTOR
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Approfondimenti
CORPO E TEATRO
L'ATTORE AL CENTRO
Il teatro della parola si trasforma in teatro dell'azione fisica. Centralità dell'interprete che va di pari passo con la nascita di nuovi generi teatrali - pensiamo a Brecht, a Pirandello, a Beckett, a Ionesco, Ibsen solo per citare i maggiori - e la riscoperta della natura istintiva del fare teatro, collegata alla visione del teatro come incarnazione della vita.
Questo predominio del corpo nello spazio scenico si ripropone nel Novecento sia con l'avvento del cinema muto sia con esperienze teatrali d'avanguardia, basate non tanto sul dialogo quanto sulla creatività corporea dell'attore. Nel ritorno a una drammaturgia al grado zero, non verbale, della fisicità, il corpo riscopre sé stesso e le sue parti divengono parte integrante della scrittura scenica.
IL TEATRO FUTURISTA
E in questo senso va ricordato il film del comico M. Fabre, dell'epoca futurista (1916), che si chiama appunto Amor pedestre, breve commedia 'da vedere', tutta giocata con i piedi. E ancora L. Buñuel, in un suo 'dramma sintetico', Hamlet (1927), fa innamorare il principe danese della 'parte superiore' di Letitia e Agrifonte della 'parte inferiore' del corpo.
Le idee di Marinetti hanno influenzato anche il 'Laboratorio' della FEKS (Fabrika eksčentričeskogo aktëra, Fabbrica dell'attore eccentrico), nata a S. Pietroburgo nel 1921 per iniziativa di G.M. Kozincev, L.Z. Trauberg, S.I. Jutkevic e G. Kryzitskij, che sottolinea l'apporto nuovo che discipline "fisiche" come il circo, la danza, lo sport, il jazz possono dare alla recitazione. Infatti l'attore, 'movimento meccanizzato' - dice il loro manifesto - almanacco Ekstzentrism - non ha 'coturni' ma 'rotelle', non una 'maschera' ma un 'naso che si accende'.
CREAZIONE CORPOREA
Le realizzazioni pratiche di Artaud, come peraltro avvenne anche nel teatro futurista, hanno lasciato labili tracce, ma loro teorie hanno assunto un ruolo capitale nello sviluppo del teatro contemporaneo. Artaud con il suo "teatro della crudeltà", inteso come un teatro di necessità, di rigore, determinato e cosciente. Crudele perché difficile e spietato verso lo stesso attore, cui impone sacrifici, così che anche un minimo gesto si compie con il massimo sforzo.
In Artaud il linguaggio delle parole non deve prevalere sugli altri elementi, né essere "seduzione" attraverso gli attori dialoganti, ma deve liberarsi dal testo e dal dio-autore. Più importante è il gesto, ossia la parola che viene prima della parola. In ciò Artaud si rifà all'idea fisica e non verbale del teatro di Bali. Un teatro della fisicità, che dallo spazio astratto va verso le più minute manifestazioni corporee dell'attore, facendone un "atleta delle emozioni".
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APPROFONDIMENTI
CORPO E TEATRO
RICERCARE IL VERO
Ricerca del vero, che intorno al 1890 si intreccia con la ricerca del ‘genuino’ e del ‘primordiale’ che coinvolge artisti come Paul Gauguin – che riscopre per l’arte occidentale le società ‘primitive’ dei mari del sud -, Émile Bernard e il gruppo dei Nabis che scoprono il paesaggio quasi vergine della Bretagna e i suoi antichi costumi. In una diversa declinazione, Vincent Van Gogh nel Mezzogiorno di Francia, Edvard Munch tra Pont Aven e la Norvegia.
MINARE LO STATUS QUO
Né si possono trascurare le ricerche parallele nell’ambito della storia delle religioni, sul piano dei culti e dei riti delle civiltà preelleniche, e non solo, a partire da Károly Kerényi e Mircea Eliade. Cambiamenti, sentimenti nuovi che investirono anche la letteratura di allora, da Ruskin a Wilde fino Walter Pater. Da Baudelaire a Mallarmé; da Stefan George a D’Annunzio giungendo a Marinetti. Tutte espresisoni artistiche ed umane che spingevano a considerare e vedere la “vita come arte”, tendendo alla sua estetizzazione.
Un cammino nuovo, un'idea di sé altra e più consapevole del proprio corpo, che non poteva non minare la cultura vigente. Infatti, a partire dai primi del Novecento i Fauves, e soprattutto l’Espressionismo tedesco, esercitarono, con le loro opere e il loro stile di vita, una forte critica culturale e di costume nei confronti dello status quo, proprio a partire dal corpo e dalla sua messa in mostra.
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APPROFONDIMENTI
CORPO E ARTE
LINGUAGGIO MIMICO
PANTOMIMA
Linguaggio muto che da lontano giunge fino al Settecento come ci conferma G.M. Bergman in La grande mode des pantomimes à Paris vers 1740 et les spectacles d'optique de Servandoni (1960), in cui approfondisce il rapporto pantomima-cinema studiando pantomime presentate nelle fiere, nelle piazze e nei teatri dei mimi, affermando come il linguaggio del futuro cinema trasferirà in pellicola tutte le caratteristiche del 'teatro ottico'.
IL MOVIMENTO
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APPROFONDIMENTI
CORPO E TEATRO
PIEDI NUDI
I primi ballerini moderni ricercavano una danza che fosse più espressiva del balletto classico. Anche alcuni coreografi di balletto, tra i quali Michel Fokine, si ispirarono alle danze di tradizioni non occidentali. Isadora Duncan, ad esempio, si sbarazzò per prima di punte e tutù, Andando in scena a Parigi nel 1900, a piedi nudi, con i capelli sciolti e vestita di un'ampia tunica poiché voleva ritrovare i gesti naturali ed esprimere le passioni imitando le movenze dei danzatori greci dell'antichità, peraltro visti solamente nei musei e nei bassorilievi del Partenone ad Atene.
CORPO NATURALE
Il corpo del danzatore diviene pienamente cosciente della forza di gravità cui è sottoposto e del proprio peso, si muove tridimensionalmente nello spazio con nuova, scientifica consapevolezza, interagendo con esso come un partner e modellandolo attraverso il proprio movimento, evitando i parallelismi e le simmetrie decorative per privilegiare le più espressive e drammatiche opposizioni, le spezzature e gli squilibri corporei, senza esitare di fronte alle cadute e ai robusti contatti con il terreno.
RAPPORTO CON LA TERRA
Occupando tutto lo spazio teatrale, i danzatori moderni mostravano anche il fianco o le spalle al pubblico, variando la posizione del busto rispetto alle gambe. Il volo classico, in questa nuova ottica, perde la sua carica idealizzata, e i danzatori agendo anche sdraiati sul palcoscenico, riconoscendo nel peso del corpo il principio basilare del movimento, privilegiano il rapporto con la terra.
gb
APPROFONDIMENTI
CORPO E DANZA
PROGETTARE Sè STESSI
Disfare l’organismo non ha mai significato uccidersi, ma aprire il corpo a connessioni.
E in questo contesto, le istanze del femminismo hanno avuto un ruolo notevole nella storia dell'arte, soprattutto fra gli anni Sessanta e Settanta ma fino ai nostri gironi, mettendo in scena il corpo in una varietà di valenze diverse: frammentato, martoriato, luogo di scontro verso barriere sociali e di costume. Equilibratore dei rapporti di potere e di classe, nonché di genere legate al sesso di cui il soggetto artista è portatore, nel tentativo di andare oltre certi comportamenti sociali legati a forme di violenza verso le donne.
Gina Pane
Chi ha assistito direttamente alla performance, racconta che Gina Pane si fletteva davanti agli spettatori, a dimostrazione della sua sottomissione e disponibilità, recando con sé delle rose gialle in segno di devozione e amicizia, mostrando tuttavia vulnerabilità, fragilità e debolezza. L'artista, per questa performance aveva ‘lavorato’ sull'aggressività dello spettatore, proponendosi come priva di difese – come si è visto ferendosi con le spine di rose – portando tale aggressività a manifestarsi, al fine di rivelarne la gratuità e l’insensatezza. In una installazione dell’anno prima, il ’72, Le Lait Chaud (Latte caldo), in occasione di una ripresa a Los Angeles, Gina Pane elaborò una installazione il cui tema era “Il bianco non esiste”. Vestita completamente di bianco, spalle al pubblico iniziò a incidersi con una lametta la schiena, lasciando che il sangue sgorgasse dalla sua camicia.
Come smise di ferirsi iniziò a giocare con una palla da tennis, creando appunto un notevole contrasto con la violenza del gioco precedente. A proposito della performance, l'artista racconta: All’improvviso mi voltai verso il pubblico e avvicinai la lametta alla faccia. La tensione era palpabile ed esplose quando mi tagliai entrambe le guance. Tutti gridavano: ‘No. No, la faccia no!’ Avevo toccato un nervo scoperto: l’estetica delle persone! La faccia è tabù, è il cuore dell’estetica umana. Dopo essersi tagliata il viso la Pane puntò la telecamera sul pubblico in modo che gli spettatori vedessero le proprie reazioni e “comunicassero con se stessi”.
Marina Abramovich
Tra questi oggetti vi era una pistola, un proiettile, una sega, un’accetta, una forchetta, un pettine, una frusta, un rossetto, una bottiglia di profumo, della vernice, alcuni coltelli, dei fiammiferi, una piuma, una rosa, una candela, dell’acqua, delle catene, chiodi, aghi, forbici, miele, grappoli d’uva, intonaco, zolfo e olio d’oliva. Successe di tutto poiché alla fine della performance gli spettatori l’avevano spogliata completamente, tagliandole i vestiti; era stata ferita, dipinta, lavata, decorata, coronata di spine (della rosa, evidentemente) e le era stata puntata la pistola carica alla tempia. Dopo sei ore gli spettatori turbati interruppero la performance.
Dal 1976 al 1988 ha collaborato con un artista tedesco Uwe Laysiepen (Solingen 1943), in arte Ulay, con indagini e situazioni imperniate sulle relazioni tra i corpi, in chiave maieutica al fine di rivelare al pubblico le proprie reazioni. Forse la prima performance in coppia è legata alla Biennale del 1976, nello spazio delle ex Officine Meccaniche della Giudecca a Venezia, che implicava uno scontro tra i due corpi ignudi della Abramovič e di Ulay, legati da un lungo elastico che in qualche modo cadenzava i movimenti di allontanamento da quelli di avvicinamento e di scontro tra i due corpi, che erano di una certa violenza, diciamo pure di un raggelato erotismo. Nel 1977 la coppia propone la performance intitolata Imponderabilia, alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, in occasione della inaugurazione di una mostra.
I due performer, collocati completamente nudi e l’una di fronte all’altro, nella porta d’ingresso, in modo che gli invitati fossero costretti a passare per lo strettissimo spazio che restava in mezzo tra i due corpi. Si entrava necessariamente di fianco, quindi la scelta preliminare di ciascuno era quella di decidere su quale fianco voltarsi, verso la femmina o verso il maschio, e le proprie reazioni nei confronti delle differenze di genere, cioè della sessualità e del corpo dell’altro.
Vanessa Beecroft
Utilizzando corpi femminili di giovani donne più o meno nude, ed elaborando coreografie molto precise, Beecroft riprende l’idea dei tableau vivant settecenteschi, in maniera molto particolare, componendo appunto dei veri e propri “quadri viventi” da esporre in musei e gallerie d’arte contemporanea. Beecroft pone così, al centro delle proprie ricerche il tema dello sguardo del voyeur che, com’è ovvio, è legato al desiderio e lo connette al mondo effimero e volubile della moda.
Come giustamente è stato notato, le donne nude o seminude delle performances dell’artista sono private di ogni possibilità di dialogo o di relazione, come in ogni tableau vivant che sia effettivamente tale, esse appaiono ‘congelate’ al di là di una sorta di barriera che, in questo caso, separa nettamente lo spettatore da chi sta sulla ‘scena’. Nel contempo, però, l’isolamento e il mutismo di queste figure producono il curioso effetto di far ‘rimbalzare’ lo sguardo – più o meno ‘desiderante’ – di chi guarda su di sé, creando una certa situazione di disagio.
gb
Approfondimenti
CORPO E ARTE
corpo androgino
Cambiamento che coinvolge soprattutto la sfera femminile, e certe figure androgine presenti nell’élite colta delle due capitali della cultura artistica russa, Mosca e San Pietroburgo. Si pensi ad una figura come Ida Rubinštejn, con i tipici tratti della cultura simbolista, tra i primi nudi che compaiono nel teatro di San Pietroburgo, con forti anticipazioni nei confronti di tutto il filone di danze sperimentali che si svilupperanno nei due decenni successivi.
O ancora alle sperimentazioni teatrali all’interno del Bauhaus intorno alla seconda metà degli anni Venti del Novecento, con lo straordinario apporto di Oskar Schlemmer, nel ripensamento di un possibile ‘teatro totale’ (pensiamo anche a Piscator) dove architettura, scenografia, coreografia, in rapporto con la pittura e la scultura hanno dato un contributo notevole a certi sviluppi del secondo dopoguerra. Come, ad esempio, lo spettacolo dedicato alla Danza delle verghe del 1927, una specie di prolungamento geometrizzante del corpo e del movimento attraverso assicciole lignee legate agli arti, o alla Metal Dance del 1929 che prefigura il ricorso a effetti e tecnologie sofisticate.
CONTRO L'ACCADEMIA
Nel 1956 le grandi compagnie russe, come la compagnia del Bol'šoj o la compagnia del Teatro Kirov (ora Teatro Marijnskj), cominciarono ad esibirsi in occidente. L'intenso spirito drammatico e il grande virtuosismo tecnico dei danzatori russi ebbero un fortissimo impatto sul pubblico e sull'idea del corpo in danza. Ricordiamo solo alcune delle personalità che, in Europa, ebbero grande eco, George Balanchine, fondatore del New York City Ballet, Rudolf Nureyev, diventato poi direttore artistico del Ballet de l'Opéra de Paris, di Natalia Makarova o di Mikhail Baryshnikov, poi direttore dell'American Ballet Theater, a New York.
gb
APPROFONDIMENTI
CORPO E DANZA
il corpo danzante
Per Marinetti, il teorico del movimento, il corpo umano, per proiettarsi nel futuro, doveva essere ben allenato, e proprio nel danzatore, nel suo corpo, proiettava il sua ideale di "eroe". Molti critici, invece, hanno mal giudicato l'importanza della danza per il futurismo, trascurando gli studi sull’argomento fino ad anni recenti.
Tuttavia, le azioni provocatorie dei futuristi e la loro fede nella nascita di un’arte inedita, “nuova formula dell’Arte-azione”, evidenziano come l’arte del corpo non sia rimasta episodio marginale all’interno del movimento.
il corpo moltiplicato
In effetti, con l’esplosione di music hall e teatro di varietà, il corpo danzante attira prepotentemente lo sguardo, la percezione, la creatività degli artisti dell’epoca. A inizio Novecento, l’arte della danza “innova”, grazie alle avanguardie europee e il futurismo non fa eccezione. Marinetti, ammirando la nuova arte del corpo, l’8 luglio 1917, pubblica il manifesto de La danza futurista, in cui si aspira ad una danza con il “corpo moltiplicato dal motore”.
danze futuriste
Queste tre danze, sono danze del corpo autonomo, non del corpo anonimo - ricambio sostituibile della massa - né del corpo marionetta impersonale, nascosto da costumi immensi, come avverrà negli anni Venti, anche all’interno del movimento futurista.
Marinetti, infatti, con la predominanza, sulla scena, del solo corpo danzante, intuisce la possibilità di moltiplicare e intensificare le capacità umane proprio partendo dal corpo, auspicando la nascita di una nuova arte coreica.
"Questo mio manifesto annulla tutte le danze passatiste che non si devono rievocare, né esumare, né rinnovare. Non esclude però altre concezioni di danze futuriste che i nostri geni novatori daranno sicuramente".
azione-danza
Incantato dalla bellezza della macchina, lui stesso cerca di esserne partecipe, al ritmo di contrazioni muscolari, pulsazioni e palpitazioni, senza mai mettere in secondo piano il corpo rispetto alla coscienza. Convinto che il corpo possa “agire” la nuova arte futurista, il fondatore intuisce le potenzialità del corpo danzante, sempre in movimento nel tempo e nello spazio.
gb
Approfondimenti
CORPO E DANZA
La premessa indispensabile del teatro è la preparazione fisica degli attori, e costituisce la fase preparatoria allo spettacolo. Gli esercizi proposti in quasi tutti i laboratori si dividono in quattro categorie: riscaldamento, presenza, voce, improvvisazione e creazione.
1. RISCALDAMENTO
2. PRESENZA scenica
CAMMINATA
Il gruppo di attori inizia a camminare cercando di coprire tutte le zone scoperte. Durante l'esercizio la guida con un battito di mani fermerà più volte il movimento degli attori per verificare la loro disposizione. Successivamente, seguendo le indicazioni della guida, il gruppo deve riuscire ad assumere la stessa velocità uniforme e poi ad aumentare o a diminuire sempre di più questa velocità.
LA PARETE
La guida propone un tema (primavera, cucina, scuola, dolore..). Gli attori, in completo silenzio, alzandosi uno per volta dovranno andare a posizionarsi vicino alla parete assumendo una posa secondo loro adatta al tema; l’unica regola è che ogni attore deve avere almeno un punto di contatto con la parete e uno con un compagno. Si verrà così lentamente a formare un'immagine quasi pittorica.
L'ALTRO
Ci si divide a coppie e si sceglie in quale punto del corpo il contatto tra i due non debba mai venire meno. A questo punto le coppie iniziano a muoversi liberamente nello spazio cercando di mantenere sempre costante il contatto.
3. VOCE
POTENZA
Ogni attore impara una breve frase a memoria. Aggiungendo un movimento per volta a partire dalla stasi, la frase va pronunciata fino ad arrivare a questo movimento completo: corre, si abbassa, salta, atterra. L'importante nell'esercizio è assumere potenza di voce senza mai arrivare a gridare.
QUATTRO VOCI
Abbiamo a disposizione quattro diverse impostazioni: addominale, la voce risuona nella zona del diaframma; di gola, è la voce che utilizziamo normalmente; nasale: risuona tra palato e setto nasale; di testa o falsetto, risuona all'altezza delle orecchie, Gli esercizi per sviluppare l'utilizzo di queste voci consistono nel ripetere una frase nelle varie voci, fino a riuscire a padroneggiarle con sicurezza anche nei salti dalla voce addominale al falsetto.
NUMERI
In piedi in cerchio, la guida darà il via pronunciando il numero 1 e gli altri, uno dopo l'altro senza ordine, dovranno procedere nella numerazione. Quando uno stesso numero è pronunciato da più persone bisogna ricominciare da capo. L’esercizio si può provare anche girati di spalle, senza potersi guardare.
4. IMPROVVISAZIONE E CREAZIONE
IMPROVVISAZIONE CLASSICA
La guida fornisce una situazione agli attori o da loro diversi personaggi e lascia che l'azione teatrale si sviluppi da sola.
IMPROVVISAZIONE ASTRATTA
La guida fornisce ai singoli attori delle caratteristiche non concrete. Ad esempio ogni attore può essere associato ad un colore e deve perciò comportarsi come il colore assegnatogli.
gb
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Autore
Giovanni Bertuccio
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