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CORPO E ARTE                                                        FRA OTTOCENTO E NOVECENTO

3/7/2017

 


​RICERCARE IL VERO

Nelle arti figurative, già sul finire del diciannovesimo secolo, molti erano gli artisti e le correnti che guardavano al corpo, come elemento non istituzionalizzato, dai caratteri formali e sociali, bensì naturale, sensuale e dalla forte carica vitalistica. Già con i Preraffaelliti, e più in generale con i Simbolisti - da Gustave Moureau ad Auguste Rodin - e, poco dopo, con i Secessionisti e i fondatori dell’Art Nouveau, il corpo femminile, inteso come rappresentazione del mondo, è investito da una forte sensualità che, nella cultura fin de siècle, si fa pervasivo. Pensiamo a Dante Gabriele Rossetti, a Gustav Klimt o ad Alphonse Mucha nei quali i ritratti femminili, dei loro corpi con le loro pose serpentine ed ammiccanti non erano altro che un inno alla vita e all'amore. Al desiderio.

​Ricerca del vero, che intorno al 1890 si intreccia con la ricerca del ‘genuino’ e del ‘primordiale’ che coinvolge artisti come Paul Gauguin – che riscopre per l’arte occidentale le società ‘primitive’ dei mari del sud -, Émile Bernard e il gruppo dei Nabis che scoprono il paesaggio quasi vergine della Bretagna e i suoi antichi costumi. In una diversa declinazione, Vincent Van Gogh nel Mezzogiorno di Francia, Edvard Munch tra Pont Aven e la Norvegia. 


​MINARE LO STATUS QUO

​La scoperta delle “civiltà primitive” o addirittura “selvagge”, apre un capitolo importantissimo che pone esplicitamente la questione, ai contemporanei d'allora, delle ambivalenze del corpo. Diversità che possono seguirsi anche attraverso gli sviluppi dell’etnologia e dell’antropologia culturale, sempre a cavallo dei due secoli, da Bronislaw Malinowski a Margaret Mead, da Lucien Lévy Bruhl a Marcel Mauss, ad Alfred Métraux.

​Né si possono trascurare le ricerche parallele nell’ambito della storia delle religioni, sul piano dei culti e dei riti delle civiltà preelleniche, e non solo, a partire da Károly Kerényi e Mircea Eliade. Cambiamenti, sentimenti nuovi che investirono anche la letteratura di allora, da Ruskin a Wilde fino Walter Pater. Da Baudelaire a Mallarmé; da Stefan George a D’Annunzio giungendo a Marinetti. Tutte espresisoni artistiche ed umane che spingevano a considerare e vedere la “vita come arte”, tendendo alla sua
 estetizzazione.

Un cammino nuovo, un'idea di sé altra e più consapevole del proprio corpo, che non poteva non minare la cultura vigente. Infatti, a partire dai primi del Novecento
 i Fauves, e soprattutto l’Espressionismo tedesco, esercitarono, con le loro opere e il loro stile di vita, una forte critica culturale e di costume nei confronti dello status quo, proprio a partire dal corpo e dalla sua messa in mostra.

gb 
​



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