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RELAZIONE E DANZA                                                DANZA DI COMUNITA'                                          LUCA SILVESTRINI

9/19/2016

 
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Food | Protein Dance Company, 2018

​Tra le voci più rappresentative dell’avanguardia britannica, Protein è nota per il suo desiderio di fusione tra teatro e vita reale, dentro e fuori i palcoscenici. Fondata nel 1997 dall’italiano Luca Silvestrini e dalla svizzera Bettina Strickler a Londra, la Protein spazia tra le arti e le generazioni. Il suo è un teatro di danza umano e divertente che esplora le istanze contemporanee con un mix di storie, musica e movimento. Premiata Best Independent Dance Company al National Dance Awards 2011, il carnet coreografico della Protein comprende lavori site specific come gli hit Publife e (In)visible Dancing, e spettacoli per il palcoscenico come Big Sale, The Banquet, Dear Body, il pluripremiato LOL (Lots of Love) e il più recente Border Tales. 
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Border Tales, 2013
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​Progetto del 2013, è un workshop svoltosi con gli utenti del Islington Centre for Refugees and Migrants, per creare una performance condivisa con gli ospiti e gli invitati, la famiglia e gli amici. Descritta in un articolo su Open Democracy e British Guida Theatre, il progetto ha sviluppato un rapporto di reciproco sostegno tanto che i vantaggi sono stati immediati fra i partecipanti che, insieme a Protein hanno sperimentato la danza come un modo per esprimere se stessi, migliorando il benessere personale e della comunità.


​(In)visible Dancing, 201O
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Progetto singolare e probabilmente l'ultimo progetto portato a termine in Italia. Per l'Oriente Occidente Festival 2014, (In)visible Dancing abbatte le barriere dell’età, del ceto sociale in nome della danza che emerge spontanea davanti agli occhi dei passanti trasformando, giorno dopo giorno, non solo il luogo che la ospita, ma anche tutti coloro che la praticheranno e osserveranno.

​In Piazza Erbe a Rovereto, per quasi tutta la durata del festival (In)visible Dancing, per accumulazione si rende ‘visibile’ portando a sé, passo dopo passo, un numero sempre crescente di persone: scuole di danza locali, la gente comune, abitanti, passanti. Tutti insieme uniti, nel flash mob finale. Una vera e propria esplosione collettiva che, con più di cento protagonisti, rende onore alla danza e le concede il potere del rito e della rigenerazione.

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​Real Life real Dance, 2006

​Il programma in cui Protein utilizza la danza per fare una reale differenza nella vita delle persone. Lavorare con la gente e con le proprie idee e di propri movimenti in RLRD vuol dire fornire uno sbocco creativo per persone provenienti da ceti sociali diversi sfollati o senza impiego. Precedenti progetti RLRD hanno incluso residenze con i giovani esclusi dal sistema scolastico ordinario, per dare fiducia e una nuova prospettiva a tutti i coinvolti: studenti, insegnanti e genitori.

Un esempio, questo, di come la pratica artistica può promuovere il ri-impegno e un vero e proprio cambiamento di atteggiamento. A questo proposito Protein ha anche intrapreso residenze innovative in ospedali per bambini insieme a fisioterapisti, il personale ospedaliero e ballerini, per aiutare i giovani a recuperare e riguadagnare il movimento. Questo lavoro si è ampliato, includendo le persone svantaggiate di ogni età e provenienza, concentrandosi sui rifugiati, con collaborazioni intraprese durante la ricerca per Borde Tales.


​

www.proteindance.co.uk

gb 


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Approfondimenti
pROTEIN | DANZA DI COMUNITA'


LUCA SILVESTIRNI | DIMORE
LUCA SILVESTRINI | LOL (lots of love)
DANZA DI COMUNITA' | ORIGINI
DANZA DI COMUNITA' | ITALIA

RELAZIONE E DANZA                                                DANZA DI COMUNITA'                                                FRANCA ZAGATTI

9/19/2016

 
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Franca Zagatti | direttrice DES Danza Educazione Società


​PERSONALIZZARE IL MOVIMENTO

Danzare, lei dice, “in fondo non è altro che un processo di personalizzazione del movimento nello spazio e nel tempo. In questo processo, che è primariamente individuale, il movimento incontra altre persone e nel farlo ridefinisce i luoghi e i modi del vivere quotidiano. Le parole che ognuno, danzando, dovrebbe poter sentire risuonare sono: piacere, ascolto, stupore, presenza”. 
​
La danza di comunità si colloca all’interno di questa prospettiva artistica plurale ed inclusiva e afferma, prima di ogni altro principio, il diritto di tutti alla danza, indipendentemente dall’età, dalle possibilità, dalle diverse abilità e conoscenze. Ciò che viene offerto a qualsiasi persona voglia danzare è perciò un percorso di crescita e di scoperta, di ascolto e di stupore, di benessere e di presenza. 
​


​DANZA EDUCAZIONE SOCIETA'

​Studiosa, insegnante, artista di danza, Franca Zagatti nelle sue ricerche ha sempre affermato il valore formativo della danza e promuove una visione etico-estetica della corporeità in contesti sociali ed educativi a gruppi intergenerazionali, nuclei familiari, anziani, persone con diversa abilità. Svolge inoltre una diffusa attività d’insegnamento della danza a bambini e ragazzi e di formazione a educatori, insegnanti di danza, danzatori. Direttrice artistica a Bologna di Mousikè, presso la stessa struttura insegna danza creativa e composizione ed è responsabile del Corso per Danzeducatore® finalizzato alla formazione di operatori di danza per il contesto scolastico e di comunità. È vicepresidente della DES - Associazione Nazionale Danza Educazione Società.


​PUBBLICAZIONI

​Fra le sue principali pubblicazioni si ricordano: La danza educativa. Principi metodologici e itinerari operativi, MPE, Bologna, 2004; Parlare all’altra metà del mondo, MPE, Bologna, 2009; “A partire dai corpi. Tracce linguistiche e messaggi di cura in educazione” in, Paola Manuzzi (a cura di) I corpi e la cura, Pisa, ETS, 2009; e il più recente: Persone che danzano. Spazi, tempi, modi per una condivisione danzata del movimento, (MPE, Bologna, 2012).

gb 
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​APPROFONDIMENTI

​DANZA DI COMUNITA'
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DANZA DI COMUNITA' | ANNA HALPRIN
DANZA DI COMUNITA' | ITALIA
DANZA DI COMUNITA' | STORIA
DANZA DI COMUNITA' | LUCA SILVESTRINI

RELAZIONE E DANZA                                                DANZA DI COMUNITA'                                              ELISA DE LUCA

9/19/2016

 
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Elisa de Luca, insegnante con la passione per il teatro

​Lei è una dei 75 performers che hanno partecipato ad Altissima Povertà. Partitura coreografica ideata da Virgilio Sieni per la città di Torino. Il progetto, curato da La Piattaforma, si ispira al racconto biblico quale indagine sull'umano: un’archeologia del gesto che indaga la natura e l’origine del movimento. Una comunità del gesto con l'intento di creare un luogo dove il corpo si apre a sguardi, vicinanze e sostegni.

Scopriamo adesso, attraverso le parole e le sensazioni di una non professionista, scopo ed esperienze della danza di Virgilio Sieni.

​
​intervista


D. Nome | Cognome | Professione 

R. Elisa De Luca. Insegnante

​
D. Come hai saputo dell'evento?

R. Ho saputo dell'evento grazie ad un amico che lavora nel settore.


D. La tua idea prima dello spettacolo?


R. Non avevo un'idea ben chiara del progetto e questo, per certi versi mi impauriva e, per altri, mi incuriosiva. Lavorare col corpo è stato sempre un mio "limite".

D. Le prove. Persone, sacrificio, condivisione. Ognuno "dipendeva" dall'altro. Cosa hai imparato umanamente?
​

R​. Le prove sono state faticose ma ad ogni incontro costruttive. La coreografia prevedeva un'intimità umana fra i corpi, una solidarietà del movimento che si è raggiunta in modo graduale nel corso degli incontri. Ed è proprio questa solidarietà, questo sostenersi l'un l'altro, che mi hanno colpito profondamente. Oltre ad aver imparato a sentire il mio corpo.
​
​
D. Andare in scena. Quale differenza hai percepito fra il lavoro in sala e l incontro con il pubblico?

R. Chiaramente la percezione dello spettacolo si è amplificata. Intanto siamo passati dal nostro microcosmo di 8 persone ad un macrocosmo formato da 75 performers. La location già suggestiva di suo, nonché la partecipazione di Roberto Cecchetto che con la sua chitarra ha fatto vibrare le fibre di ognuno di noi, hanno fatto il resto. Il pubblico si è piacevolmente lasciato coinvolgere da questa "inusuale" mostra di quadri umani in movimento. E a fine spettacolo mi è sembrato di scorgere più di qualche paio di occhi lucidi..
​
D. Che idea avevi della danza e cosa hai scoperto sulla danza di comunità dopo questa esperienza?

R. A dire il vero la danza non è mai stata una mia grande passione, almeno finora. Grazie a questo progetto ho scoperto che dovevo solo imparare a conoscerla, a sentirla. La danza di comunità è una sorta di terapia contro il cinico individualismo di tutti i giorni. È stato molto toccante constatare come persone fino a quel momento sconosciute, iniziassero ad interagire tra loro come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il grande senso di umanità creatosi lo porterò sempre dentro di me.

gb 
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approfondimenti
danza di comunita'

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DANZA DI COMUNITA' | ANNA HALPRIN
DANZA DI COMUNITA' | ITALIA
DANZA DI COMUNITA' | FRANCA ZAGATTI

RELAZIONE E DANZA                                                DANZA DI COMUNITA'                                              ITALIA

9/19/2016

 
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ALTISSIMA POVERTA' | Virgilio Sieni, 2016


​democratizzare la danza

Oggi sono molti i professionisti e i centri che lavorano nell'ambito della danza di Comunità, portando avanti un’idea di danza come arte intrecciata alla vita, vicino alla gente, alla società. Modello operativo di matrice anglosassone, in questi anni si sta espandendo anche in Italia. 

Nel Novecento, la danza di comunità, afferma Franca Zagatti nel suo libro Persone che Danzano, si impone come un’arte strettamente intrecciata al quotidiano, ponendo così le basi per una “visione plurale ed inclusiva della danza intesa come strumento di condivisione e integrazione sociale connotato da un agire creativo alla portata di tutti indipendentemente dall’età, dalle possibilità, dalle diverse abilità e conoscenze”.

Sta a noi oggi, continua, portare avanti un progetto di democratizzazione della danza, arte che è e deve essere “per tutti e per ognuno”, rispondendo concretamente alle esigenze e ai bisogni della società contemporanea. 
Coloro che partecipano a questi eventi, laboratori o performance, ci dice Alessandro Pontremoli, magari non danzeranno mai più, ma diventeranno sicuramente un pubblico per la danza, perché aver fatto esperienza diretta aiuta a capire dall’interno ciò che si vedrà successivamente.
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anni 10

Nella costellazione della danza italiana, e specificatamente nella Danza di Comunità sono tre i centri in cui la dance community si è istituzionalizzata. Rovereto, con Luca Silvestrini al Centro Internazionale per la Danza di Rovereto. Bologna, grazie al lavoro e alle ricerche della già citata Franca Zagatti, con i laboratori della sua Danza Educazione e Società. Firenze, con la fondazione da parte del coreografo Virgilio Sieni de L’Accademia sull’Arte del gesto.
​Aldilà dei centri maggiori, negli ultimi anni si è assistito ad una proliferazione che coinvolge tanto il nord quanto il sud della nostra penisola.

Nel giugno del 2013, ad esempio, alla Biennale College di Venezia, all'Arsenale, un gruppo di madri danzava con i propri figli. Al teatro La fenice, invece, quattro merlettaie di Burano mettevano in danza il proprio lavoro. In chiusura della Biennale College,  coordinata dal direttore Virgilio Sieni, tutti i partecipanti ai numerosi eventi si esibivano in un rito collettivo. Al Festival Bolzano Danza, nell’estate del 2013, il pubblico ballava il Sacre du Printemps di Stravinsky ascoltando in cuffia la musica e le indicazioni del coreografo Olivier Dubois.

Nel 2014, alla Biennale di Venezia, Virgilio Sieni metteva in scena il suo Vangelo secondo Matteo, articolato in 27 quadri, composto da gruppi amatoriali provenienti da tutta Italia, e il  quadro delle Beatitudini vedeva protagoniste quattro anziane raccoglitrici di pomodori in un tripudio di rosso. Nel Dicembre 2014, prima a Vienna e poi a Catania, nello spettacolo Oratorio per Eva, il coreografo Roberto Zappalà metteva in movimento “dieci corpi in transito” rigorosamente non professionisti.
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Nel 2015, al Bolzano Festival il coreografo Olivier Dubois per il suo Les mémoires d’un seigneur, coinvolgeva quaranta amatori per la messa in scena.

gb 
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APPROFONDIMENTI
DANZA DI COMUNITA'

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DANZA DI COMUNITA' | ORIGINI
DANZA DI COMNITA' | ANNA HALPRIN
DANZA DI COMUNITA' | LUCA SILVESTRINI
DANZA DI COMUNITA' | FRANZA ZAGATTI

RELAZIONE E DANZA                                                DANZA DI COMUNITA'                                              ORIGINI E SCOPI

9/19/2016

 
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DIMORE | Luca Silvestrini, 2012


​unire interno ed esterno

Le origini della danza di comunità si barcamenano fra Europa e Stati Uniti. In Europa, all’inizio del Novecento, importantissimo è stato Rudolf Laban. Padre della danza contemporanea con i suoi seguaci di Monte Verità fra professionisti e non, Laban intendeva mettere in relazione la dimensione interiore con quella esteriore dell'individuo attraverso esperienze di tipo rituale. Convinto che ogni uomo è un danzatore, Laban era certo che tutti possono fare esperienza della danza. Il filone americano è, invece, legato al post modern degli Anni ‘60. La californiana Anna Halprin, una pioniera, lavorava con malati di cancro e di Aids e i suoi laboratori coinvolgevano gruppi di neri, femministe, omosessuali: le minoranze.


​fra etica ed estetica

Tanto tempo è passato e negli ultimi vent'anni, la Danza di Comunità è uscita dalla dimensione laboratoriale assecondando l'insistente domanda di teatro all’interno della nostra società. Sintomo, come afferma Alessandro Pontremoli - docente di Storia della Danza al Dams di Torino e autore nel libro Elementi di teatro educativo, sociale e di comunità - di un’istanza radicale di comunicazione e di relazione.

Insomma, i riti di passaggio, i momenti che sancivano il cambio di status e la progressiva introduzione nella realtà presenti nelle società antiche, venendo a mancare nelle comunità odierne, producono nell'uomo di oggi un intenso desiderio di rappresentazione di sé. Un’esigenza legittima, che spesso non trova luoghi adeguati e protetti sfociando in un enorme disagio che conduce alla contrapposizione, al conflitto, al dramma sociale.

​E la rimozione del dis
-agio e del mal-essere, fin dalla radice, presuppone un paradigma non solo etico, ma anche e soprattutto estetico. E riattivare la comunicazione teatrale, sia come premessa per la creazione di una reale comunità che come conseguenza della vita di una comunità in atto, risponde a questa profonda esigenza di relazione.
​


​migliorare le relazioni

Per questo alla base della Danza di Comunità, c’è il coinvolgimento di non professionisti e l’individuazione di una gestualità che sia ‘naturale’, spontanea, conosciuta e non costruita. Il lavoro del coreografo è, quindi, di tipo maieutico e costruttivo, atto a scoprire, o far emergere, gesti, movimenti, passi già presenti nell'individuo.

Attraverso il movimento creativo, la danza di comunità, si propone di trovare nel corpo uno strumento immediato per migliorare le relazioni interpersonali, assicurando il riconoscimento del sé, del gruppo e la valorizzazione culturale della comunità agendo nei contesti di emergenza, disagio, educazione ed interculturalità. 

gb 
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​approfondimenti
danza di comunita'


DANZA DI COMUNITA' | ITALIA
DANZA DI COMUNITA' | FRANCA ZAGATTI
DANZA DI COMUNITA' | LUCA SILVESTRINI
DANZA DI COMUNITA' | ELISA DE LUCA

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    Giovanni Bertuccio

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Direttore Giovanni Bertuccio
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