![]() Le origini della danza di comunità si barcamenano fra Europa e Stati Uniti. In Europa, all’inizio del Novecento, importantissimo è stato Rudolf Laban. Padre della danza contemporanea con i suoi seguaci di Monte Verità fra professionisti e non, Laban intendeva mettere in relazione la dimensione interiore con quella esteriore dell'individuo attraverso esperienze di tipo rituale. Convinto che ogni uomo è un danzatore, Laban era certo che tutti possono fare esperienza della danza. Il filone americano è, invece, legato al post modern degli Anni ‘60. La californiana Anna Halprin, una pioniera, lavorava con malati di cancro e di Aids e i suoi laboratori coinvolgevano gruppi di neri, femministe, omosessuali: le minoranze. ![]() Tanto tempo è passato e negli ultimi vent'anni, la Danza di Comunità è uscita dalla dimensione laboratoriale assecondando l'insistente domanda di teatro all’interno della nostra società. Sintomo, come afferma Alessandro Pontremoli - docente di Storia della Danza al Dams di Torino e autore nel libro Elementi di teatro educativo, sociale e di comunità - di un’istanza radicale di comunicazione e di relazione. Insomma, i riti di passaggio, i momenti che sancivano il cambio di status e la progressiva introduzione nella realtà presenti nelle società antiche, venendo a mancare nelle comunità odierne, producono nell'uomo di oggi un intenso desiderio di rappresentazione di sé. Un’esigenza legittima, che spesso non trova luoghi adeguati e protetti sfociando in un enorme disagio che conduce alla contrapposizione, al conflitto, al dramma sociale. E la rimozione del dis-agio e del mal-essere, fin dalla radice, presuppone un paradigma non solo etico, ma anche e soprattutto estetico. E riattivare la comunicazione teatrale, sia come premessa per la creazione di una reale comunità che come conseguenza della vita di una comunità in atto, risponde a questa profonda esigenza di relazione. ![]() Per questo alla base della Danza di Comunità, c’è il coinvolgimento di non professionisti e l’individuazione di una gestualità che sia ‘naturale’, spontanea, conosciuta e non costruita. Il lavoro del coreografo è, quindi, di tipo maieutico e costruttivo, atto a scoprire, o far emergere, gesti, movimenti, passi già presenti nell'individuo. Attraverso il movimento creativo, la danza di comunità, si propone di trovare nel corpo uno strumento immediato per migliorare le relazioni interpersonali, assicurando il riconoscimento del sé, del gruppo e la valorizzazione culturale della comunità agendo nei contesti di emergenza, disagio, educazione ed interculturalità. gb |
AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2020
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