ART IS PRESENT
  • Home
  • Perchè?
  • Hic et Nunc
    • Arte Dionisiaca
    • Sidi Larbi Cherkaoui 99 | 19
    • #Pensierobimbo | Incanti 18
    • EgriBianco | Showcase 18
    • TST | Il Cielo su Torino 18
    • Perunteatrocontemporaneo16
  • Editoriali
    • 09 - 19 | 10 anni del Direttore
    • Editoriale | Corpo
    • Editolriale | Relazione (?)
    • Editoriale | Strada
  • Numeri
    • V. Queer >
      • Arte
      • Danza
      • Teatro
      • Queer | Teorie
    • IV. Tecnologia >
      • Arte e Téchne
      • Danza e Téchne
      • Teatro e Téchne
    • III. Corpo >
      • Corpo e Arte
      • Corpo e Danza
      • Corpo e Teatro
    • II. Relazione >
      • Arte Relazionale
      • Danza di Comunità
      • Teatro sociale
    • I. Strada >
      • Street Art
      • Street Dance
      • Teatro di strada
    • O. Start >
      • Speciale | La sottise
      • Speciale | Nicola Galli
      • Speciale | Vucciria Teatro
  • Queer
  • Rec | Int
  • Libri
  • Contatti

Queer | Anni Settanta → le Rivendicazioni Omosessuali | Le Pumitrozzole

1/5/2020

 
Foto
K.T.T.M.C. & C, 1977 | Festival musica cinema teatro gay Parma
Formatosi nel 1979 dalle file del preesistente K.T.T.M.C. & C.- Kollettivo Teatrale Trousses Merletti Cappuccini & Cappelliere - Le Pumitrozzole fu un collettivo canoro en travesti. Storico gruppo teatrale gay delle scene underground dei tardi anni settanta.

Un gruppo che negli anni assunse vari nomi, e che vede la sua formazione da un gruppo di amici gay nel maggio 1976 con la creazione dei Collettivi Omosessuali Padani - i C.O.P. Le loro performance, con interventi sarcastici e la forte provocazione sull'ortodossia, fanno diventare il gruppo ospite fisso a Radio Popolare, la radio del Movimento Studentesco di Parma. Quando però la radio privata venne oscurata e poi riaperta i C.O.P. non rientrarono più nella programmazione.

Il mancato inserimento nel nuovo palinsesto porta il collettivo a rinominarsi e il 3 aprile 1977, da C.O.P. si trasforma in K.T.M.C. & C. Dalle performance si passa così agli spettacoli teatrali con il debutto della loro prima opera Pissi Pissi Bao Bao al Teatro2 di Parma. Un collage fintamente ideologico, audace, ironico e trasgressivo, in cui il gruppo si esibiva rigorosamente en travesti regalando al pubblico una sorta di cabaret politico-surreale di spiccato gusto camp.
Il campo d'azione, su cui muovevano lo loro critica, era prevalentemente quello del linguaggio, attraverso cui si deridevano usi e costumi della società di allora. Un impegno politico dissacrante, acuto, cinico, spesso grottesco che si poneva in contrasto con quello di altri gruppi gay, che già a quel tempo, aspiravano ad avere riconoscimenti più istituzionali.
FotoMaurizio Umberto Egidio Coruzzi, conosciuto come Platinette (Langhirano, 1955)
​​Nel giugno 1977 il K.T.M.C. & C. viene invitato a Roma al cineclub L'occhio, l'orecchio e la bocca da Gianni Romoli nella rassegna L'orribile verità a curata dal F.F.A.G. - Frocie Folli Audiovisive Gotiche. Qui il gruppo si amplia e con la nuova formazione debutta al teatro La Ribalta di Bologna, con lo spettacolo Crisco o la difficoltà di essere omosessuali in Siberia, liberamente tratto da una pièce di Copi, con la regia di Massimo Iacoboni detto la Voguette. A questo seguirà Sentiere Selvagge in Panavision, con la volontà di raccontare sia la fine della lotta operaia che l'ascesa del disimpegno giovanile attraverso un defilé di abiti improbabili e iperrealisti sulla farsa riga dei modelli torno-da-mia-madre, trasloco o lo chemisier-da-metalmeccanico. E' la volta. poi, di Una signora di lusso di Giuseppe Bovo, ironico e dissacrante atto unico sui salotti letterari e artistici.

K.T.M.C. & C. oltre a presentare il loro repertorio, organizzava rassegne teatrali, cui partecipavano tutti i nomi di spicco del mondo LGBT dell'epoca: Mario Mieli, Ivan Cattaneo, Alfredo Cohen, Erio Masina, Ciro Cascina. Al Primo festival di cinema/musica/teatro gay, organizzato il 6/7 dicembre 1977 al Teatro2 di Parma, parteciparono anche il gruppo  e il  Immondella-Elusivi e gruppo lesbico Le Gaie.
​
Il 1979 segna un nuovo e definitivo cambio di nome. A Trastevere, durante una loro esibizione a una festa organizzata al Mago di Oz - storica creperia di Giovanna Ducrot - Fabio Saccani inventa la crêpe Pu.mi.tro.zzo.la, PUttana, MIgnotta, TROia, ZOccola, LAdra, che al plurale diventava Pu.mi.tro.zzo.le ovvero PUttane, MIgnotte, TROie, ZOccole, LEsbiche, ed ecco il nuovo nuovo. Anche in questa occasione il gruppo si amplia e diventa popolare nel giro delle discoteche, delle rassegne gay e non solo. Le Pumitrozzole continueranno ad esibirsi fino al loro scioglimento intorno al 1986, anno in cui partecipano ai cori dell'album Giuni (1986), della cantautrice palermitana Giuni Russo. I membri continueranno con percorsi diversi, La Cicciona diventerà il personaggio Platinette, lavorando in televisione e in radio.


gb


       Approfondisci

Foto
Mario Mieli (1952 – 1983)
Foto
Femministe | Ph Paola Agosti

1970. Gruppi di base

1970. Donne e Teatro

 
​​Da fenomeno spontaneo e sottovalutato - molti gruppi cominciarono la loro esperienza per caso o sulla base di motivazioni generiche: rifiuto del consumismo, voglia di fare teatro - l'esperienza dei gruppi di base divenne un fenomeno  ​di importanza e di incidenza non inferiore a quella del teatro ufficiale mettendo in discussione gli ideali borghesi. 

​Anche il movimento femminista, tra i fenomeni di maggiore rilievo per portata e radicalità, trova nel teatro una forma nuova, non solo di rivendicazione ma di agire vero e proprio. Tra i gruppi teatrali politici troviamo La Maddalena, formato a Roma nel 1973 su iniziativa di Dacia Maraini. Fu il primo teatro femminista italiano.
Continua
Continua
Foto
La Sottise, 2019
Foto
Joan Hodgson Rivière (1883 – 1962

Omosessualità. Origini

Rivière. Sesso e Finzione


​A partire dal XVIII secolo l'omosessualità iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione. Il termine omosessuale comparve per la prima volta nel 1869 in un pamphlet scritto contro l’introduzione di una legge che puniva gli atti omosessuali..

Partendo dal considerare ciò che significa mostrare le caratteristiche del proprio sesso, la psicoanalista postulava che la coerenza tra genitali e orientamento sessuale fosse in realtà una formazione immaginaria. Infatti, la 
libido, intesa al maschile 
nella società eteronormata, diventa così, la fonte da cui si presume derivi ogni possibile sessualità..
Continua
Continua

Queer | Il Drag

1/5/2020

 
Foto
Alexander Hedges Steinberg | Sasha Velour Drag Queen
​La nozione di un’identità di genere originaria o primaria viene spesso messa in discussione nelle pratiche culturali del drag, nel travestimento e nella stilizzazione sessuale, destabilizzando proprio la distinzione tra naturale e artificiale, tra profondità e superficie. 

Il primo uso documentato della parola drag usato per descrivere attori vestiti con abiti da donna risale al 1870. Acronimo di Dressed Resembling A Girl (vestito come una ragazza), veniva usato per descrivere il travestitismo teatrale maschile. Queen invece potrebbe provenire dall'atteggiamento di finta regalità inscenato durante le esibizioni. Collegato ai termini quean o qwene, che in anglosassone significavano semplicemente "donna", veniva utilizzato per riferirsi a donne promiscue e uomini gay. 

Considerare però, una "drag queen" un "travestito" è un grosso errore. Non tutti gli artisti drag, infatti, cercano di creare l'illusione dell'altro sesso, e chi lo fa, "si maschera" per un evento specifico o una performance, con lo scopo di intrattenere il pubblico. Mentre un travestito si veste del sesso opposto per feticismo o per emulare una figura femminile specifica, come attrici o cantanti, nella vita di tutti i giorni.
FotoKristine Bellaluna | Landon Cider Drag king
​Nella teoria femminista, queste identità sono state, però, considerate degradanti per le donne, che vedevano nel drag e nel travestimento, un’appropriazione stereotipizzata dei ruoli sessuali, pensiamo alle identità lesbiche butch/femme ad esempio. Ma la relazione tra “imitazione” e “originale”, dice Butler, è più complessa di quanto la critica femminista consideri. E' vero che nell'immaginario e nella pratica, il drag, può creare un’immagine unificata della donna, cosa spesso contestata a ragione, ma rivela anche quegli aspetti del genere che vengono falsamente naturalizzati attraverso la finzione regolativa della coerenza eterosessuale.

Il travestimento, inteso come progetto d'immagine, rivela che l’identità originale su cui si modella il genere è un’imitazione senza un’origine e i significati di genere, nel travestimento sono comunque de-naturalizzati. Si capisce bene che il genere non può che essere un “atto”, una costruzione in divenire aperta a scissioni, all’auto-parodia, all’autocritica e alle esibizioni iperboliche del naturale. E per un’identità, essere in continua evoluzione, significa non essere né determinata né totalmente arbitraria, come invece, la costruzione culturale della critica femminista, intrappolata nel binarismo del libero arbitrio e del determinismo, affermava in maniera troppo semplicistica.

FotoEvah Destruction | Alexander Surian Drag Monster
​In Paradigm, un saggio che appartiene alla prima fase del lavoro di Monique Wittig, si considera che il rovesciamento del sistema binario potrebbe inaugurare una sfera culturale caratterizzata da molti sessi. All'interno del saggio facendo riferimento all’Anti-Edipo scrive: per noi non ci sono uno o due sessi ma tanti, tanti sessi quanti sono gli individui. La proliferazione dei sessi, ovviamente, comporta la negazione del sesso in quanto tale, mentre la sedimentazione delle norme di genere produce, invece, il fenomeno di un “sesso naturale” o di una “donna vera”. 

Se le identità non fossero più fissate, sostiene Butler, e se la politica non fosse più concepita dai presunti interessi di una serie di soggetti, allora, dalle rovine del vecchio, emergerebbe senz’altro una nuova configurazione della politica e dunque una nuova società, inclusiva e più evoluta.


gb



​Approfondisci
​

Foto
La sottise, 2019
Foto
La sottise, 2019


​Patriarcato


​Lo Stato
 liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono, ancora oggi, lottare per ottenere credibilità, in virtù della loro cittadinanza..


​Femminismo


​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva 
all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.
leggi tutto
continua
Foto

RuPaul's Drag Race


​RuPaul's Drag Race
, conosciuto in Italia anche come America's Next Drag Queen, è un reality show statunitense basato sulla competizione tra drag queen. Prodotto dalla World of Wonder è stato ideato nel 2009 da RuPaul che lo conduce ormai da 12 edizioni. Importantissimo per i giochi che deridono le convenzioni sessuali e di genere.
Foto

RPDR All Stars

​
​RuPaul's Drag Race
ha dato vita a vari spin-off, in Italia inediti, come RuPaul's Drag UK e RuPaul's Drag Race All Stars. Trasmesso a livello internazionale, lo show ha ricevuto vari premi, il premio come Miglior reality show ai GLAAD Media Awards 2010, 3 Emmy Awards come Miglior presentatore a RuPaul. 4 nomination ai Critics' Choice Television Award.
vedilo in streaming
Foto
vedilo in streaming
Foto

Dragula | Boulet Bros

​
​Dragula The Boulet Brothers è un reality show americano di drag queen prodotto da Boulet Brothers Productions. I fratelli Boulet, singolarmente Dracmorda e Swanthula Boulet, hanno sviluppato la serie TV Dragula basandosi sulle loro esperienze professionali nei club, dando vita ad un Carnival Drag in cui la vincitrice più che bella dovrà apparire mostruosa.

House of drag

 
House of Drag è una serie televisiva neozelandese prodotta dalla Warner Bros. Ha debuttato nel 2018 ed è presentato dalle drag queen Kita Mean e Anita Wigl'it. Come in Dragula i concorrenti sono sia Drag Queen che Drag King e almeno nella prima stagione, il tono era decisamente ironico, parodico, freaky, come lo spirito delle origini del drag, dove il must era grottesco.
vedilo in streaming
vedilo in streaming

Genere | Neutro

1/5/2020

 
Foto
Il genere è una dimensione cruciale della vita personale, delle relazioni sociali e della cultura. Esistono così tanti pregiudizi, ideologie e miti sull'argomento che la disinformazione è alla base della cultura popolare e delle resistenze delle “culture più alte”.

Negli ultimi trent'anni il termine genere è diventato di uso comune nella letteratura in lingua inglese. Etimologicamente, gender deriva da un'antica radice indoeuropea che significa produrre, da cui per esempio generare, e ha dato poi luogo, in diverse lingue, a parole indicanti la specie o la classe. Nella grammatica inglese si inizia a utilizzare il termine gender per riferirsi a una specifica distinzione sessuale come riporta l'Oxford English Dictionary
del XIX secolo.

​La lingua, dunque, è un aspetto importante del genere, ma non offre un quadro concettuale coerente. Lingue diverse fanno, infatti, distinzioni diverse. L'inglese, a differenza dell'italiano, in cui gli aggettivi sono declinati al maschile o al femminile, è una lingua relativamente poco connotata rispetto al genere, e come molte lingue ha una classificazione di genere tripartita: maschile, femminile e neutro. ​
Foto
La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere nella società, tuttavia, tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva.

Con lo sviluppo delle scienze sociali, il passo fondamentale è stato quello di spostare l'obiettivo dalla differenza alle relazioni. Il genere, quindi, riguarderebbe soprattutto relazioni sociali, all'interno delle quali agiscono gli individui e i gruppi. Le relazioni di genere includono effettivamente la differenza e la dicotomia ma anche molte altre configurazioni. Le pratiche sociali infatti, talvolta, sottolineano la differenza tra maschile e femminile, per esempio i vestiti premaman; a volte la negano, come in molti contesti lavorativi, altre la complicano, pensiamo, ad esempio, alla moda del terzo genere.

Foto
​​Non esiste, però, alcuna base biologica fissa nei processi sociali che riguardano il genere. Esiste piuttosto un'arena, come la definisce O'connel, in cui i corpi sono coinvolti nei processi sociali, e come questi corpi agiscono dipende anche, e solo in parte, dalla differenza anatomica. Nel mondo contemporaneo, per esempio, i modelli duraturi di relazioni sociali rappresentano ciò che la teoria chiama strutture. E il genere è una struttura sociale, che emerge in specifiche circostanze storiche, modellando, profondamente, la vita delle persone. Non è una struttura fissa ma soggetta al conflitto e al cambiamento storico, ed è riprodotta, nei secoli, grazie al potere delle strutture sociali di vincolare l'azione individuale, secondo modalità per cui, agli individui che la subiscono, appare immutabile, reale. Al pari della religione, il genere diventa un dogma.

​
​Negli anni 70, a fronte di queste nuove riflessioni, si distinse nettamente il sesso dal genere. Col primo termine ci si riferiva al fatto biologico, ovvero la differenza nell'apparato riproduttore tra maschi e femmine; col secondo ci si riferiva, invece, a questioni sociali, ovvero la differenza tra ruoli maschili e ruoli femminili, oltre alla personalità maschile e femminile. Questa distinzione mise da parte la Biologia - che fin a quel momento veniva usata per giustificare la subordinazione del genere femminile - perché non considerava la sfera del sociale il luogo in cui il genere veniva, effettivamente, prodotto.

Foto
Il concetto di androgyny, proposto in quel periodo da Sandra Bem, 1974, e da tante psicologhe, rappresentava un modello di genere alternativo, un modello che combinava caratteristiche maschili e femminili e che un individuo, una società avrebbe potuto scegliere, piuttosto che subire.

La contrapposizione tra sesso e genere, derivata ovviamente da quella più classica di corpo e mente, poteva, e agli inizi la speranza era forte, modificare le aspettative sociali intorno ai ruoli sessuali. Presto però ci si accorse, grazie ad una verifica accurata del 1992 condotta da Rosemary, che il lato maschile veniva più valorizzato dell'altro, suggerendo che le differenze di genere derivino, al contempo, da fattori biologici e da allarmi sociali. Pensiamo, ad esempio, all’osservazione dei bambini nelle scuole da parte di Barrie Thorne in Gender play, 1993; ai lavoratori neri delle miniere in sud Africa e ai loro “matrimoni della miniera” osservati da T. Dunbar Moodie; agli studi di Irina Novikova sul cambiamento del ruolo delle donne nell’Unione Sovietica, dopo la II guerra mondiale, e in Afghanistan. 

Oggi esiste un'intera gamma di variazioni di genere. Queste, accuratamente catalogate in L'invenzione dei sessi, 1994. L'autrice, Judith Lorber, ha calcolato che le società occidentali moderne distinguono 5,3 orientamenti sessuali, 5 modi diversi per eseguire il proprio genere, 6 tipi di relazioni e 10 tipi di auto-identificazione. Per questo, un'analisi che vuole essere seria deve avere come assunto il riconoscimento che tutto ciò che riguarda il genere è storicamente determinato. La storia umana,dunque, è anche l'orizzonte del genere. ​​​


gb


  Approfondisci

Foto
Foto

Il Genere.
​Maschio e Femmina

Il Corpo

​
Il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato
 e dicotomia e differenza sono così comuni da sembrare l'ordine naturale delle cose. Tali credenze vengono 
​riconosciute come espressione di differenza naturale e volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige (la nostra) impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. In Oriente vige la stessa struttura? ​
​
​Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune..
continua
continua
Foto
Foto

Infanzia

Adolescenza


​Per​ Butler sarebbe la bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità a produrre il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria.  E' il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto edipico. Le predisposizioni non sono fatti sessuali ma effetti prodotti da una legge imposta dalla cultura..

​Il genere non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo a un giocatore di football americano che scrive poesie o a una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Simili conflitti sono molto frequenti nell'adolescenza ma possono continuare anche nell'età adulta. Ci vuole una certa competenza di genere..
continua
continua

Queer | Lacan. Il Simbolico e il Maschile

1/5/2020

 
FotoJacques Marie Émile Lacan (1901 - 1981)
Secondo Lacan, la Legge del padre struttura ogni significazione linguistica,denominata il Simbolico, e diventa così un principio universale di organizzazione della cultura. Il Simbolico diventa possibile attraverso il ripudio della relazione primaria con il corpo materno. Il «soggetto» che emerge, il bambino, diventa portatore o fautore della legge repressiva. Il caos libidico che caratterizzava la dipendenza dalla madre, ora è vincolato da un “agente”, il potere patriarcale ad esempio, il cui linguaggio struttura la messa in pratica della legge, sopprimendo i significati multipli e instaurando al loro posto significati univoci e distinti.

In Lacan, essere il Fallo e avere il Fallo denotano posizioni sessuali divergenti o non-posizioni all’interno del linguaggio. L’interdipendenza di queste due posizioni richiama la struttura hegeliana della mancata reciprocità tra servo e padrone, in particolare la dipendenza del padrone dal servo nell’istituire la propria identità. Secondo Lacan, che proietta questa scena in un ambito fantasmatico, ogni tentativo di istituire l’identità secondo questa disgiunzione binaria tra essere e avere il fallo conduce ad un fallimento.

FotoJacques Marie Émile Lacan (1901- 1981)
Essere il Fallo, per lo studioso, significa essere il “significante” del desiderio dell’Altro e apparire come tale. Questo Altro, però, non rappresenta il limite della mascolinità da parte di un’alterità femminile, ma, nella società eteronormata come quella occidentale, il luogo di un’auto-elaborazione maschile.
Solo il soggetto al maschile, dunque, sembra originare significati e dunque “significare”. E questo processo di costituzione del significato implica che le donne riflettano il potere maschile, sempre e comunque, nella realtà , anche se simbolica.

La relazione tra i sessi, quindi, è costruita in modo che l’«Io» parlante sia l’effetto mascolinizzato di un processo autonomo e auto-fondato, ma la coerenza, la veridicità di tale modello relazionale, viene minata dalle posizioni sessuali che cerca di escludere. Le donne, per essere il fallo, cioè colui che riflette e garantisce un'apparente posizione di soggetto al maschile, devono diventare, devono essere ciò che gli uomini non sono e, in questa mancanza, istituiscono la funzione essenziale degli uomini.

"Per quanto paradossale questa formulazione possa sembrare, diciamo che per essere il fallo, cioè il significante del desiderio dell’Altro, la donna rigetterà una parte essenziale della femminilità, specialmente tutti i suoi attributi nella mascherata. Ella intende essere desiderata e amata a un tempo per quello che non è."
Foto
Lacan durante una conferenza
​​Ne La significazione del fallo, l'opera da qui è tratta la citazione, Lacan, in un passo precedente, a proposito della relazione tra i sessi, scriveva che i rapporti tra uomo e donna, ruotano attorno a un essere e a un avere. E poiché tali relazioni si riferiscono al fallo, producono, nella realtà, forti contrasti: a livello personale, con la mancata, impossibile, aderenza all'ideale Maschile, al livello interpersonale con l'impossibilità di realizzare relazioni da significare, mettendo in discussione l'eterosessualità, ponendola come irreale. Ma se il divieto crea la «scissione fondamentale» della sessualità, rivela, anche, una qualche doppiezza che pre-esiste alla divisione, e che arrivi a minare qualsiasi tentativo di separazione. 

Considerare questa doppiezza psichica come effetto della Legge è lo scopo dichiarato di Lacan, ma anche il punto di resistenza nella sua teoria, dice Butler. I fini del Simbolico, in Lacan come quelli del Dio del Vecchio Testamento, sono del tutto ateleologici, non mirano cioè al raggiungimento di un qualche scopo, ma all’obbedienza e alla sofferenza per rafforzare il senso di limitatezza nel «soggetto» «davanti alla legge».

La teoria lacaniana, quindi, deve essere intesa come una sorta di «morale degli schiavi». La figurazione della Legge del padre come autorità inevitabile e inconoscibile, continua Butler, davanti alla quale il soggetto sessuato è destinato a fallire, deve essere letta alla luce dell’impulso teologico che la produce tanto quanto alla luce della volontà del suo superamento. Sembra infatti, che in Lacan, la divisione sia sempre l’effetto della legge e non una condizione preesistente su cui la legge agisce.

gb


         Approfondisci

Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Patriarcato

Fare il Genere


Lo Stato liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono, ancora oggi, lottare per ottenere una qualche credibilità, in virtù della loro cittadinanza..

Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Sono, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word..
Pulsante Text
scopri di più
Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Femminismo

Dis-fare il Genere


​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva 
all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.

La de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.  Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità e dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto..
leggi tutto
scopri di più

Patriarcato | Maschi contro femmine

1/5/2020

 
Foto
Lo Stato liberale moderno definisce sia gli uomini sia le donne come cittadini uguali di fronte la legge. La società eteronormata li definisce, invece, come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e alla cura dei figli. Le donne che, subiscono chiaramente questa “etichetta”, entrando nella sfera pubblica, cercano di far valere i loro diritti in virtù della loro cittadinanza, lottando per veder riconosciuta la propria autorità.  Da parte loro, le donne, nella storia, hanno cercato di risolvere il problema ricoprendo alte cariche con un "comportamento da veri uomini" come nel caso di Margaret Thatcher in Inghilterra e Madeleine Albright negli Stati uniti, ma, perlopiù, in politica le donne devono, ancora oggi, lottare per ottenere una qualche credibilità.

La politologa Carole Pateman nel 1988, ha messo in evidenza questa discrepanza, affermando che il contratto sociale della società liberale si sostiene, a sua volta, su un contratto sessuale: la subordinazione privata delle donne agli uomini. 
Certo, in paesi come gli Stati uniti, l'Australia o la Germania, le donne della classe media hanno generalmente il libero accesso all'istruzione superiore e stanno entrando in misura crescente nei quadri intermedi delle aziende e nelle professioni liberali.
Foto
Ma in molti paesi, compresi quelli molto popolati come il Bangladesh, l'India, la Nigeria e l'Egitto, è molto più facile che non si insegni a leggere ad una donna piuttosto che ad un uomo. Tuttavia, anche nei paesi più progrediti esistono molte barriere informali che fanno in modo che le alte sfere del potere, della ricchezza,  della scienza e della tecnologia, siano ancora in mano agli uomini: i dirigenti superiori delle maggiori aziende mondiali tra il 95 e il 97% dei casi sono, ancora, uomini.

​E' chiaro insomma, che in una struttura di potere di tipo 
patriarcale, le donne, sono la principale categoria di persone ad essere subordinata e ne La condizione della donna del 1971, la femminista inglese Juliet Mitchell affermava che l'oppressione della donna coinvolgeva non una, ma quattro strutture diverse: la produzione, la riproduzione, la socializzazione, la sessualità. 

L'avvocatessa americana Catharine Mackinnon, invece, sviluppando una teoria dello stato e del genere nel diritto, in Toward a Feminist Theory of the State del 1989, considerava la gerarchia di genere come un tutt'uno omogeneo, al pari dell'antropologa Gayle Rubin che in Sex-Gender System del 1975, trattava l'intero ambito come fosse un solo sistema. Esistevano e sussistono tutt'ora, dunque, ottime ragioni per considerare le relazioni di genere come qualcosa di intrinsecamente complesso, qualcosa che coinvolge una molteplicità di strutture.

Foto
​Ma, per quanto nel loro complesso traggano vantaggio dalla disuguaglianza dell'ordine di genere, gli uomini non ne godono in maniera uguale, anzi. I ragazzi e gli adulti, che si discostano dalle definizioni dominanti della maschilità in quanto omosessuali, effemminati, o semplicemente perché hanno un carattere debole, diventano spesso oggetto di offese verbali e discriminazioni, se non addirittura di violenza, perché accomunati alla categoria femminile. 

Insomma in un sistema patriarcale
 al primo posto c'è l'idea di Maschio (ideale fittizio come la bellezza per i Greci, a cui tendere ma mai raggiungibile), segue la donna, poi l'omosessuale, o il queer in generale, continuando con tutta una serie di categorie che vanno dalle patologie alle deformazioni. Questo significa che quella del genere è una questione intrinsecamente politica, e le questioni politiche sono complicate e difficili da risolvere. Riconoscere, però, il carattere profondamente storico e contestuale del genere conduce a delle conseguenze intellettuali e politiche decisive. Se una struttura, come lo è il patriarcato, può nascere, può anche, sicuramente, morire.


gb


  Approfondisci

Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Femminismo

Potere e Sessualità

​
​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.

La teoria femminista ha sostenuto che la sessualità è sempre costruita entro i termini del potere, dove il 
​potere
 è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medicolegale 
Ottocentesca..
continua
continua
Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Origine dell'Eterossealità

Omosessualità. Origini


Nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e 
​
omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale..

A partire dal XVIII secolo l'omosessualità iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione. Il termine 
omosessuale comparve per la prima volta nel 1869 in un pamphlet scritto contro l’introduzione di una legge contro gli omosessuali..
continua
continua

Il Corpo. Fra Miti e Leggende

1/5/2020

 
Foto
​Gli esseri umani sono mammiferi che presentano sistemi riproduttivi differenziati nei due sessi, ma evidenziano, sotto altri aspetti, differenze fisiche modeste. Ad esempio le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relativamente impercettibili: a due anni una bambina e un bambino, tra loro presentano solo piccole differenze. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile è l'esempio più comune. Ma il testosterone è presente in tutti i corpi umani così come lo è l'estrogeno, comunemente definito ormone femminile.

Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e qualitativamente diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Prima di allora, si credeva che i corpi maschili e femminili non fossero che versioni più o meno sviluppate di
un'unica categoria.
Foto
Esiste, però, tutto un complesso insieme di categorie di individui che sono trasversali rispetto a una simile distinzione. Queste categorie non corrispondono in maniera univoca ad un determinato comportamento e si hanno in femmine prive del secondo cromosoma x nella coppia xx, o in maschi che hanno un ulteriore cromosoma x nella coppia xy, e altri casi ancora.

​La biologa 
Fausto-Sterling ha stimato che i gruppi intersessuali, nel loro complesso possono costituire l'1,7% di tutte le nascite. Una percentuale non grande, ma nemmeno irrisoria che qui serve a identificare il momento in cui un bambino diventa umanizzato, come dice Wittig, con il momento in cui si risponde alla domanda «è un maschio o una femmina?». La marcatura del genere, infatti, nel sistema eteronormato qualifica i corpi, e le figure del corpo che non rientrano perfettamente in nessuno dei due generi, cadono fuori dall’umano, costituendo quell’ambito di deumanizzazione e abiezione rispetto al quale l’umano si costituisce.

Foto
Il fatto che pene, vagina, seni, e così via, siano denominati come parti sessuali rappresenta sia una riduzione del corpo erogeno a quelle parti, sia una frammentazione del corpo come intero, «marchiandolo e modellandolo in modo violento». Wittig sostiene che «la mentalità straight», che è evidente nel discorso delle scienze umane, «opprime tutti/e noi, persone lesbiche, donne e uomini omosessuali» perché «dà per scontato che ciò che fonda la società, qualunque società, sia l’eterosessualità»

Un esempio più complesso è quello del cervello, oggetto di tanti dibattiti sulle differenze sessuali negli ultimi anni. Esiste, effettivamente, una certa diversità tra uomini e donne nell'anatomia del funzionamento del cervello, per esempio nella tendenza ad usare determinate aree di l'elaborazione del linguaggio. Ma questa diversità è meno significativa e ancora poco accettata rispetto a quanto vorrebbero le tante incisive argomentazioni. Come ha affermato la neuroscienziata Lesley Rogers, il cervello non sceglie in modo netto di essere di tipo femminile o di tipo maschile. In tutti gli aspetti del funzionamento cerebrale che siamo in grado di misurare, esiste una sovrapposizione considerevole tra femminile e maschile.

Foto
​Gli studi culturali comprendono, a questo riguardo, approcci che considerano i corpi come superfici sulle quali scrivere, o meglio iscrivere il genere, tele che aspettano di essere dipinte. Questo assunto è talvolta considerato un carattere generale della vita postmoderna, e suggerisce l'idea che si possa giocare con le identità di genere, che si possa assumerle e abbandonarle, disfarle e ri-combinarle a piacimento. Questo era il tema centrale della Queer Theory degli anni 90 e di altre applicazioni delle riflessioni post-strutturaliste e post-moderne, riconoscendo che le categorie di genere sono intrinsecamente instabili. Come l'hanno definito West and Zimerman in un articolo intitolato Doing gender, 1987, il genere è qualcosa che si fa concretamente, e che si fa nella vita sociale, non è qualcosa che esiste prima della vita sociale stessa, o al di fuori di essa.

Le norme di genere invece - dimorfismo ideale, complementarità eterosessuale dei corpi, ideali e canoni per definire la mascolinità e la femminilità i codici razziali di purezza e e i tabù dell’incrocio tra razze - stabilirono cosa considerare reale e il suo contrario, stabilendone, anche, l’ambito ontologico.


gb



​      Approfondisci

Foto
La Sottise, 2016
Foto

Corpo. l'Assoggettamento

Master. Il gene

​
​​Per Foucault, come per Nietzsche, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo, considerato come una pagina bianca. E per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni.
​

Alcuni ricercatori del MIT dichiararono di aver scoperto il gene_master. Scoperto dal dottor David_Page il gene, specifica sequenza del DNA sul cromosoma Y, è stato denominato, testis-determining factor, fattore che determina lo sviluppo dei testicoli..
continua
continua
Foto
La Sottise, 2019

Maschio e Femmina

​
La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige (la nostra) impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. In Oriente vige la stessa struttura? ​
Foto
La Sottise, 2019

Neutro


Si definisce il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde ad una demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo​ dalla differenza alle relazioni.
continua
continua

Queer | Gli anni Settanta e i Gruppi di Base

1/5/2020

 
FotoManifestanti nel 1968
La crisi socio-politica che agitava l'Italia in quegli anni servì da stimolo per la ricerca e l'affinamento di mezzi utili ad analizzare tutte le sfere della cultura, in relazione con le politiche dominanti, mettendo in discussione Borghesia e Sistema Capitalistico. Un gusto per la dissacrazione e la parodia contro i feticci della cultura piccolo borghese, provinciale e retorica, portò alla nascita di gruppi e collettivi teatrali e a tutta l'esperienza del decentramento teatrale: ai margini della scena teatrale ufficiale. 

Questo tipo di teatro - che si faceva per le strade, fra la gente, proponendosi come mezzo di agitazione e impegno sociale – esigeva una profonda adesione alle problematiche del territorio per approfondire discorsi quotidiani, come il sesso, la famiglia, il lavoro e tutto ciò che nella società rappresenta un tabù o un ostacolo. Lo scopo era quello di trasformare il teatro in un mezzo a cui si poteva accedere liberamente, iniziando una ristrutturazione dei vecchi codici teatrali, inadatti ormai a comunicare al pubblico. E contro l'insufficienza del vecchio naturalismo si cerca un diverso uso del linguaggio con l'obiettivo di raccontare meglio, più direttamente, le contraddizioni e dissensi sociali.

FotoMickel Dufrenne (1910 - 1995)
​​In Art et Politique, 1974, Mickel Dufrenne parla di una certa pratica utopica, attraverso la quale, negli anni Settanta, rivoluzione in arte ed in politica coincidevano. Uno sciopero, scriveva, è un'azione politica ma può essere anche un avvenimento estetico, come una festa o un fuoco d'artificio (...) e le due rivoluzioni, quella politica e quella artistica, hanno lo stesso campo: la vita nella totalità sociale; tutte e due cambiano, hic et nunc, il vissuto. Esse fanno scricchiolare i significati reinventando le parole, si impossessano del reale. Un reale che non è ancora asettizzato, normalizzato, artificializzato, un reale che il desiderio conosce come il luogo dei possibili. E precisamente le due rivoluzioni procedono dallo stesso desiderio.

I Gruppi Teatrali di Base, il nome che la critica ha dato a queste esperienze teatrali, erano fortemente collocate a sinistra e la loro esistenza era di breve durata. Con lo scopo di stimolare e costruire una soggettività attraverso l'approfondimento della propria condizione sociale e culturale, sia essa operaia, femminile o omosessuale. Per favorire tale costruzione il programma dei Gruppi comprendeva: espressione e analisi delle soggettività; recupero critico del patrimonio culturale espropriato; confronto con le diverse soggettività del sociale e che percorrono lo stesso cammino. 

FotoManifestazione Autonomia Operaia, 1977
​​Da fenomeno spontaneo e sottovalutato - molti gruppi cominciarono la loro esperienza per caso o sulla base di motivazioni generiche: rifiuto del consumismo, voglia di fare teatro - l'esperienza dei gruppi di base divenne un fenomeno di importanza e di incidenza non inferiore a quella del teatro ufficiale. Questa larga diffusione dei Gruppi di base portò all'esigenza di una qualche forma di coordinamento, non tanto per organizzare in qualche modo le diverse realtà o per cercare di darsi una struttura istituzionale, quanto per chiarire a sè stessi e agli altri le ragioni e i modi della loro esistenza e del loro operare, per avere la possibilità di un confronto, per conoscersi e autoidentificarsi. L'incontro più importante si svolse a Bergamo il 5 dicembre 1976 e un anno dopo, dal 18 al 20 marzo 1977, a Cascina Terme ebbe luogo il primo convegno nazionale dei Gruppi Teatrali di Base. Ad onor del vero, un primo convegno si era svolto a Perugia nel novembre del 1970 ma venne dimenticato.
​
Un esempio di gruppo teatrale di base è il collettivo Tupac Amaru fondato da Danio Manfredini,Paolo Nalli, Dolly Albertin e César Brie. Comincia a muovere i suoi primi passi nel 1975, inserendosi nel centro sociale del quartiere e quindi in rapporto organico con la vita degli abitanti, con le loro lotte e le loro avanguardie. L'attività del collettivo si muoveva in stretta relazione con quelli che erano i problemi del quartiere dell'Isola a Milano. E sempre di Milano il gruppo Teatro emarginato nato anch'esso nel '75 in seguito all'occupazione di uno stabile, il Fabbricone, organizzata da Autonomia Operaia. Il suo fine può essere sintetizzato in una frase: Non siamo spettacolo della contestazione, ma siamo in lotta per la rivoluzione.


gb


      Approfondisci

Foto
Pasolini a Venezia nel 1968 durante un’assemblea | Archivio Graziano Arici
Foto

Anni 60. Teatro politico

Un Teatro Queer?


​Bisogna aspettare gli anni Sessanta. In precedenza, fatte salve le dovute eccezioni, il riferimento all’omosessualità dei personaggi era “velato”, oppure le figure erano marginali, cattivi e assassini, o comici e ridicoli, certo mai protagonisti. Il teatro diviene strumento di analisi e critica. Questo  significò la politicizzazione dello stesso strumento..

​Teatro, Cinema e Televisione “registrano” la temperatura culturale di una determinata comunità e possono essere visti come misuratori utili ad indagare discriminazione informandoci sul nostro livello di democrazia. Ma al contrario, l’identità gay si costruisce grazie al modo in cui i media presentano gli omosessuali.
Continua
Continua
Foto
La Sottise, 2019
Foto
Paul-Michel Foucault (1926 - 1984)

Il Potere

Foucault. Sesso e Diritto


Il movimento pro-sessualità ha sostenuto che la sessualità è sempre costruita entro i termini del discorso e del potere, dove il 
​potere
 è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medico-legale dell’Europa Ottocentesca..

​Il potere giuridico si oppone all'emancipazione o liberazione della sessualità in quanto aderisce ad un modello che non riconosce la produzione storica del sesso, ovvero come effetto delle relazioni di potere. Mentre cambiare sesso può essere più o meno facile, il genere si dimostra meno incline al cambiamento. La legge richiede che ci si conformi alla sua propria «natura»
Continua
Continua

Eterosessualità | La costruzione borghese

1/5/2020

 
Foto
A partire dal diciottesimo secolo, per Michel Foucault le relazioni sessuali cominciarono a essere organizzate in un “dispositivo” basato sulla proliferazione e sulla produzione di discorsi disciplinanti sul sesso. La nuova scientia sexualis voleva spiegare, descrivere, ma soprattutto “normalizzare” la sessualità per sostituirsi al sistema di controllo e di potere dell’era pre-moderna. Secondo Foucault tutto questo non aveva a che fare con una strategia di controllo sulla sessualità, ma al contrario con una strategia di controllo generale messa in pratica attraverso la sessualità.

Il progetto borghese di costruire a propria immagine e somiglianza un mondo moderno e un nuovo ordine sociale si saldò con la scientia sexualis del tempo e con la necessità di fondare una nuova disciplina dei corpi e dei piaceri. La borghesia – che si distingueva attraverso il lavoro e l’autodisciplina – aveva bisogno di imporsi sulla dissolutezza dell’aristocrazia decadente e sull’anarchia sessuale delle classi povere. La borghesia cominciò dunque a costruire la propria differenza su precisi modelli di comportamento attraverso un sistema riproducibile e applicabile universalmente.
Foto
​I nuovi ideali di virilità del maschio borghese, fatto per produrre, agire, conquistare e sacrificarsi, divennero l’autocontrollo delle passioni, la moderazione, la decenza e il vigore. E nel frattempo i saperi medici fissavano i confini da cui il modello del maschio borghese doveva tenersi lontano: per esempio dalla masturbazione, considerata causa di perdita di vigore, e dall’omoerotismo. Se il sesso procreativo era fondamentale per la continua evoluzione e difesa della specie, deviando in qualsiasi modo da quella norma si creava una minaccia per l’intera società. A quel punto la devianza non poteva più essere semplicemente un atto che violava la legge divina e che poteva appartenere a chiunque, ma doveva essere ben riconoscibile, fissarsi, incarnarsi in un determinato individuo da punire o da curare.

​Quando nel 1889 lo psichiatra e neurologo Richard von Krafft-Ebing scrisse Psychopathia sexualis, primo tentativo di studio sistematico dei comportamenti sessuali cosiddetti devianti, pur descrivendo centinaia di casi clinici usò la parola eterosessualità solo poche decine di volte, scegliendo anche di non indicizzarla. Krafft-Ebing, più interessato agli istinti sessuali contrari che all’utilità procreativa dell’atto sessuale, scrisse: «nell’amore sessuale il genuino scopo finale dell’impulso, che è la propagazione della specie, non affiora alla coscienza». 
Foto
​La questione riproduttiva si posizionava, così, direttamente all’interno dell’inconscio e l’istinto sessuale era atto solo allo scopo procreativo. Definire che cosa fosse un istinto sessuale normale secondo il desiderio erotico fu fondamentale e il lavoro di Krafft-Ebing pose le basi per il cambiamento culturale che avvenne tra il 1923 e il 1934: dalla definizione di eterosessualità come morbosa a quella di condizione normale. In più, al passaggio dai comportamenti alle identità contribuirono, purtroppo, proprio i precursori delle contemporanee politiche della liberazione omosessuale. I termini eterosessuale e omosessuale, utilizzati prima nella sessuologia tedesca e poi in quella internazionale, furono inventati e usati per la prima volta da una serie di studiosi dell’Ottocento allo scopo di superare la visione della colpa e del vizio tipica del mondo cristiano, per arrivare alla depenalizzazione, negli statuti nazionali di alcuni comportamenti sessuali. Dall’altra dettero, però, sostanza alla classificazione di una serie di individui più o meno lontani dalla norma, tracciandone i confini. Pensiamo all'odierna comunità Lbgtq*.


gb


     Approfondisci

Foto
La sottise, 2019
Foto
La sottise, 2019

Eterosessualità

​
​Nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale..
Continua

Omosessualità


​A partire dal XVIII secolo l'omosessualità
 iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione. Il termine 
​
omosessuale comparve per la prima volta nel 1869 in un pamphlet scritto contro l’introduzione di una legge 
continua

Queer | Anni Settanta | Rivendicazioni omosessuali → Ciro Cascina

1/5/2020

 
Foto
Ciro Cascina | Giornata dell'orgoglio omosessuale, Bologna, 28 giugno 1980 | ph Giovanni Rodella
Nato a Portici agli inizi degli anni Cinquanta, a cinque anni, con la famiglia, si trasferisce a Torre Annunziata. Qui si forma e dopo il conseguimento del diploma magistrale, si scrive all'Università, alla facoltà di medicina, interrompendo però gli studi al secondo anno, per dedicarsi completamente al teatro. Non frequenta accademie o scuole di recitazione ma da autodidatta, come autore teatrale e come attore, attinge dal teatro di strada e alla tradizione orale dei femminielli napoletani. Tra i suoi maestri, lo stesso Cascina ricorda "Antonia a Fuchera", "A Millecinche", "A Pallona", attori straordinari che non hanno mai calcato i palcoscenici dei grandi teatri ma che erano figure mitiche nell'immaginario popolare napoletano, un substrato culturale in cui "c'era una selezione spietata... non è che tu eri femminella e ti esibivi", dichiarò Cascina in una intervista.

Negli anni Settanta, quasi per caso, Ciro Cascina inizia a esibirsi nei primi locali gay di Napoli, come Il Bagatto, recitando i monologhi di Franca Valeri. Testi, divenuti emblematici di un certo modo di fare teatro, in cui con autoironia si prendeva in giro il mondo gay. A questi, successivamente, si unirono i monologhi improvvisati di Cascina stesso. Inedita contaminazione di cultura camp, di tradizione napoletana, di travestitismo e di impegno politico, utile a smascherare l'ipocrisia e la presunta "virilità" degli eterosessuali che "vanno con i ricchioni". L'insieme di questi monologhi rappresenta l’immagine completa degli umori e delle aspirazioni del movimento gay di quegli anni. 
Foto
Ciro Cascina | Giornata dell'orgoglio omosessuale, Bologna, 28 giugno 1980 | ph Giovanni Rodella
​Della fine degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta, anni in cui dai locali Cascina passa ad esibirsi nelle prime manifestazioni o nei campeggi gay, è la sua opera più nota: La Madonna di Pompei, anche nota come La Madonna di Pompei vuole bene pure ai gay. Lo spettacolo non ha un debutto specifico ma prende forma in due storiche manifestazioni del movimento omosessuale. Il 24 novembre 1979 a Pisa, in occasione della prima marcia contro le violenze omofobe, e nelle giornate dell’orgoglio omosessuale organizzate dal LAMBDA a Bologna dal 27 al 29 giugno del 1980. Il testo, pur basandosi su un canovaccio, veniva improvvisato e di volta in volta si adattavano le caratteristiche e i personaggi, a seconda del luogo, del pubblico e degli eventi di cronaca del momento. La storia, in breve, racconta di una napoletanissima madre d'un omosessuale che parla "da mamma a mamma" con la Madonna di Pompei in favore del figlio. Con un finale per niente scontato, la performance avveniva in luoghi non deputati al teatro, in strade e piazze, e grazie al serissimo umorismo e all'impegno politico-sociale fresco, è diventata una delle più note azioni teatrali provenienti da una realtà del movimento gay. Acquisendo i contorni semi-mitici di un "classico", ritornando in numerosissime occasioni durante gli anni Ottanta e Novanta, le esibizioni di Ciro Cascina, divennero presto un cult della comunità LGBT.

Espressioni come "troppabbella" o "inciuciare", termini usati correntemente in tutto il movimento gay dell'epoca (e giunti fino a noi), testimoniano il successo avuto nei confronti del pubblico, confermato anche dalla critica, quando nel’aprile del 1981 ottenne il primo premio a la “Sei giorni del monologo”, organizzata dall’Associazione Culturale Out-Off al Teatro Cristallo di Milano alla quale partecipò anche Mario Mieli. Nel luglio dello stesso anno venne presentato, anche, al Festival di Santarcangelo di Romagna.

FotoCiro Cascina | Giornata dell'orgoglio omosessuale, Bologna, 28 giugno 1980 | ph Giovanni Rodella
​​Da qui l'inizio di una carriera lunghissima che spazia dal teatro al cinema e che ha come comun denominatore l'impegno sociale. Negli ultimi anni Ciro Cascina ha partecipato con la Compagnia delle Palline a Roma a una serie di spettacoli messi in scena insieme a Gabriele Cerminara, ex giudice che si è dedicato, negli ultimi anni della sua vita, a una forma originale di teatro sociale. In questo ambito si ricordano in particolare gli spettacoli Migranti e la messa in scena dell'Utopia di Tommaso Campanella. Nel 2009 Cascina ha partecipato insieme ad altri, alla nascita dell'AFAN - Associazione femminelle antiche napoletane - e ogni anno presenzia alla manifestazione dell'AFAN, Sciò Sciò Ciucciuvé, che si tiene a Torre Annunziata. 

Sull'omosessualità, nel 2008 Ciro Cascina ha dichiarato: «Mi spiego meglio: l'omosessualità non esiste, né esiste l'omosessuale, secondo me. Esistono persone che a partire da una matrice che possiamo definire come un afflato sentimentale per una persona del proprio sesso, cercano di adeguare la propria vita a questo loro sentire. I modi possono essere tanti, uno lo fa vestendosi da donna, un altro mettendosi la cravatta, o facendo il prete o la drag queen o il papa.»


gb


       Approfondisci

Foto
Femministe | Ph Paola Agosti
Foto
Platinette, ex Pumitrozzole

Femminismo a Teatro

'70. Pumitrozzole


Anche il movimento femminista, tra i fenomeni di maggiore rilievo per portata e radicalità, trova nel teatro una forma nuova, non solo di rivendicazione ma di agire vero e proprio. Tra i gruppi teatrali politici troviamo La Maddalena, formato a Roma nel 1973 su iniziativa di Dacia Maraini. Fu il primo teatro femminista italiano.

Storico gruppo gay delle scene underground, formato da persone gay nel maggio 1976 con la creazione dei Collettivi Omosessuali Padani - i C.O.P. Le loro performancecon interventi sarcastici e la forte provocazione sull'ortodossia, fanno diventare il gruppo ospite fisso a Radio Popolare, la radio del Movimento Studentesco di Parma.
Continua
Continua
Foto
Mario Mieli (1952 – 1983)
Foto
Alfredo Cohen in Dillo a mammeta, 1983.

'70. Mario Mieli

'70. Alfredo Cohen


​Mario Mieli apre uno spiraglio su una narrazione magmatica che riassume un decennio frenetico: gli anni Settanta. Straordinario filtro, il suo, fatto di diverse tensioni e contraddizioni, di adesioni, fughe e abusi, di marxismo e di pratiche di autocoscienza vissuti a contatto con i movimenti omosessuali a Londra e a Parigi.

D'Aloisio frequenta l'ambiente di sinistra diventando un militante del Partito radicale capeggiato da Angelo Pezzana. Con lui, insieme ad altri attivisti tra cui Mario Mieli, fonda il Fuori! nel 1971, di cui storica rimane la Manifestazione di Sanremo del 1972, l'evento che segnerà la nascita del movimento gay in Italia. 
Continua
Continua

Foucault | Corpo, Sesso e Diritto

1/5/2020

 
FotoPaul-Michel Foucault (1926 - 1984)
Nel primo volume della Storia della sessualità, Foucault sostiene che la costruzione univoca del sesso (si è, cioè, dell'uno o dell’altro sesso), è avvenuta in funzione della regolamentazione e del controllo sociale della sessualità. Tale controllo produce e occulta, artificialmente, una varietà di sessualità, apparentemente, non legate tra loro, ponendosi come causa intelligibile di qualsiasi sensazione, piacere e desiderio sessuale. In altre parole, i piaceri del corpo non solo si riducono al sesso genitale, ma diventano manifestazioni o segni di quel esso.

In opposizione a questa falsa costruzione del «sesso» come univoco e causale, Foucault si impegna nel discorso contrario e tratta il sesso come un effetto e non come una causa originaria, proponendo la «sessualità» come sistema storico, aperto e complesso, che produce il sesso, quale parte di una strategia, di discorso e di potere, che mira a perpetuare lo status quo. Uno dei modi con cui il potere è perpetuato e insieme occultato consiste nello stabilire una relazione esterna o arbitraria tra il potere, concepito come repressione o come dominio, e il sesso, concepito come un’energia coraggiosa, ma contrastata, che attende di essere liberata.

Secondo Foucault, anche il potere giuridico va riconcettualizzato e in Storia della sessualità, si oppone esplicitamente ai modelli di emancipazione o liberazione della sessualità, perché aderiscono a un modello giuridico che non riconosce la produzione storica del sesso come categoria, vale a dire come effetto delle relazioni di potere. L’uso di questo modello giuridico implica che la relazione tra potere e sessualità non solo venga distinta sul piano ontologico, ma anche che il potere funziona sempre e solo per sottomettere o liberare un sesso.

La struttura di genere, dice Foucault, ha raggruppato in un unicum artificiale elementi anatomici, funzioni biologiche, comportamenti, sensazioni, piaceri, imponendo il risultato come principio causale. Il corpo acquisisce significato all’interno del discorso, solo nel momento in cui è determinato entro l’«idea» di sesso naturale, ovvero nel contesto delle relazioni di potere di cui la sessualità, con la manipolazione dei corpi e dell’affettività ne è organizzazione specifica.

FotoCopertina della prima edizione del 1976
​La teoria della sessualità presentata da Foucault si amplia e si specifica nei Diari di Herculine Barbin, un ermafrodita francese dell’Ottocento. Essere sessuati per Foucault significa essere soggetti a una serie di regolamentazioni sociali, e nei diari di Herculine Barbin, l'autore cerca di dimostrare come il corpo ermafroditico o intersessuato confuti le strategie regolative della categorizzazione sessuale. 

La predisposizione sessuale di Herculine è fin dall’inizio segnata dall’ambivalenza e la sua sessualità non sta fuori dalla legge, ma è la produzione ambivalente della legge, la testimonianza, cioè, della capacità della legge di produrre solo quelle ribellioni che è sicura sconfiggeranno se stesse. E l’anatomia di Herculine non cade fuori dalle categorie del sesso, ma confondendone gli elementi costitutivi, ne mette in evidenza il carattere illusorio. In più, la sessualità di Herculine rappresenta una serie di trasgressioni di genere che mettono in dubbio la distinzione tra scambio erotico eterosessuale e lesbico.

Herculine, che nel testo si chiama Alexina, alla nascita fu classificata come sesso femminile e a poco più di vent’anni, dopo una serie di confessioni rese a medici e preti, fu costretta legalmente a cambiare il suo sesso in maschile. I diari raccontano, quindi, la tragica situazione di chi vive nell'ingiusta, nella vittimizzazione, nell'inganno e nell'insoddisfazione. Ci parlano del suo sentirsi diversa rispetto le altre ragazze e di come il non riconoscersi, fosse causa di angoscia e auto-esaltazione. 

I Diari, ci offrano uno sguardo su quel che precede l’imposizione della legge del sesso univoco e sottolineano, come prima della trasformazione legale di Alexina in uomo, lei era libera di godere di quei piaceri esenti dalle pressioni giuridiche e regolative del sesso. Foucault parla, infatti, di piaceri «bucolici» e «innocenti» in relazioni intergenerazionali che Herculine intesseva prima dell'operazione. 

Dopo essersi sottomessa alla legge, Herculine diventa un soggetto sancito giuridicamente come uomo. Tuttavia, mentre cambiare sesso può essere più o meno facile e possibile, come lo è stato in questo caso, il genere si dimostra meno incline al cambiamento. E dal momento che la legge richiede che ci si conformi alla sua propria «natura», Herculine adesso non era più una donna ambigua, ma un uomo femminile, 
non cambiando di molto la sua posizione all'interno della società eteronormata.
​

gb


  Approfondisci


​Conferenza "Foucault, una lettura" con il filosofo Antonio Negri, tenutasi nel 2016 presso il Centro di Ricerca e Formazione Sesc São Paulo. Moderatore: Mário Marino.

​L'affascinante dibattito sulla filosofia e la politica, che nel 1971 è stato registrato per la televisione olandese, fra Noam Chomsky e Michel Foucault. Sottotitoli in italiano
Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Il Genere | Neutro

Emozioni e Tran-sex


​La maggior parte dei dibattiti  sul
contemporanei genere tralascia la terza categoria. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni..

L'importanza delle emozioni nello sviluppo dell'essere umano è stato oggetto di studio delle ricerche freudiane. Freud si rese conto dell'importanza di questi investimenti, riferendosi non soltanto alle relazioni affettive, ma anche ai modelli di relazione propri dell'istituzioni sociali. Il viennese aprì così, la strada all'analisi della struttura delle relazioni emotive, dei legami o dei vincoli..
Continua
scopri di più

Queer | Nascita dell'Eterosessualità

1/5/2020

 
Foto
In un lungo articolo pubblicato su BBC, il giornalista Brandon Ambrosino ha ri-proposto di sottrarre l’eterosessualità all’ordine della Natura, per farla ri-entrare nell’ordine del Tempo e della Storia. Affermando che nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale, sottolinea che nel 1901 il Dorland’s Medical Dictionary definiva l’eterosessualità come un appetito anormale o perverso per il sesso opposto.

Nel 1923 nel 
Nuovo Dizionario Internazionale della Merriam-Webster la descrizione rimase più o meno la medesima: passione sessuale morbosa per una persona di sesso opposto. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale. Ma come si è passati da una definizione di anormalità a una di normalità?
Prima che il sistema della sessualità venisse costruito sulla coppia di opposti eterosessuale/omosessuale – la dualità prevalente aveva a che fare con il binomio riproduzione/non riproduzione. L’enfasi verteva sul fatto che l’atto sessuale avesse fini procreativi, secondo natura e dunque normale; oppure no, contro natura, di conseguenza deviato, a prescindere dal genere delle persone coinvolte. In questo schema, l’atto eterosessuale non rivolto alla procreazione, veniva considerato come patologico e anormale, al pari dell’adulterio e della masturbazione.

Nell’identificare sessualità e procreazione un contributo notevole venne dato dallo Stoicismo. La Stoà, costruendo la sua idea di vita retta, secondo natura, e ricorrendo esclusivamente al principio di autoconservazione, sentenziò che buono era ciò che conservava, cattivo era ciò che distruggeva o non conservava. ​
Foto
Anche per i filosofi cristiani, come Agostino e Tommaso, il solo sesso giusto e legittimo era quello che perseguiva la procreazione. Tutto il resto, compreso l’atto eterosessuale non a scopo riproduttivo, andava condannato. Esistevano, dunque, comportamenti sessuali catalogati e spesso proibiti, ma l’enfasi era posta, sempre, sull’atto, non sull’agente. I comportamenti sessuali, seguendo criteri morali, non corrispondevano, ancora, a nessuna categoria dell’identità. Come avvenne il passaggio dall'atto, all'agente?

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la sessualità divenne campo di indagine della medicina e della psicologia: i comportamenti sessuali cominciarono a coincidere con delle tipologie identificabili di persone, catalogabili secondo il loro desiderio o orientamento sessuale. Cominciarono a emergere, allora, altre fondamentali coppie di opposti: non più procreazione-non procreazione, ma normalità/anormalità ed eterosessualità/omosessualità. I termini di origine religiosa, come sodomia, o di origine classica, come pederastia, vennero sostituiti da nuove parole e gli atti morali o amorali divennero l’espressione della sanità o della patologia di soggetti ben precisi, da includere o escludere dal nuovo mondo che si stava costruendo.
 ​

​La psicanalisi ebbe un ruolo fondamentale nel collocare le origini della sessualità nella personalità dell’individuo e nel costruire l’opposizione tra eterosessualità ed omosessualità. Così, se per Michel Foucault il sodomita era un recidivo, dice Oconnel, l’omosessuale era diventato «una specie».

Il finalismo procreativo-sessuale di matrice stoica e cristiana, dunque, non venne abbandonato, anzi trovò il suo compimento diventando un paradigma scientifico. I corpi avevano, per natura, morfologie differenti e complementari per una precisa finalità, quella riproduttiva. Per questo, il disegno della natura inscritta nei corpi prevedeva che i maschi e le femmine fossero eterosessuali, perché era la riproduzione della specie ad averne bisogno. E poiché la natura prevede che i  due opposti si attraggano, il desiderio eterosessuale cominciò a definire perfino la biologia.

gb



​    Approfondisci

Foto
LA Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Fare il Genere

Dis-Fare il Genere


​Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie  
occidentali sono, quindi, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word..

Caratteristica del periodo successivo sarà la de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.  Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità, e, assieme alla generazione successiva, dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto..
Continua
Continua
Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Queer?

Diritti Civili?


La separazione in maschile e femminile fu fortemente sottolineata dalla cultura borghese nell'età vittoriana.  Le questioni di genere emersero, quindi, in una dimensione specifica, quella del progresso. Non sorprende, dunque, che il pensiero evoluzionista correlato alla biologia, assumerà, in seguito, una grandissima influenza.. ​

Il tradizionale concetto di ruolo sessuale ora veniva considerato come una spiegazione del controllo sociale che ostacolava le donne. L'idea stessa che il genere consistesse in un insieme di norme sociali diventò un programma d'azione, nella misura in cui le norme potrebbero cambiare con uno sforzo collettivo.. ​
Continua
Continua

Queer e Teatro | Anni 80​ → Enzo Moscato

1/5/2020

 
FotoEnzo Moscato | ph ANSA 2017
Nato e cresciuto nei Quartieri Spagnoli, “gineceo narrante” dal quale attinge gran parte del suo immaginario, Enzo Moscato continua a vivere e a lavorare a Napoli. Con una tesi sui rapporti tra i movimenti politici di liberazione sessuale e la psicoanalisi, si laurea in Filosofia e nel 1980 inizia l’attività in teatro, imponendosi subito all'attenzione di critica e pubblico. Riconoscendo le affinità non solo coi grandi autori e compositori napoletani, ma anche con Artaud, Genet, i poeti maledetti e Pasolini, Moscato declina il suo personale linguaggio in un originale plurilinguismo che lo colloca tra i capofila della nuova drammaturgia napoletana. 

Il suo primo lavoro, Carcioffolà, nasce a Roma, nel 1980. Città in cui lui insegnava e luogo in cui sarebbe forse rimasto, se non fosse accaduto il sisma che ha devastato l’Irpinia, danneggiando anche Napoli. Tornato a casa, forse impressionato, scrive Scannasurice (1982) un testo che riporta sulla scena la sconvolta geografia urbana e morale dopo il terremoto.

All’epoca, racconta Moscato in un'intervista per Il Manifesto, si faceva un teatro en travesti. Loro me l’hanno sempre detto (riferendosi ai suoi alunni): noi non siamo rimasti scioccati. Per noi tu non eri professore, per noi eri un accesso all'anima. Quando hanno visto Scannasurice, Trianòn 1983, Festa al celeste nubile santuario, 1984, e poi i lavori con Annibale Ruccello per loro è stato naturale, come se lo sapessero prima di me che il mio posto era il teatro. Assieme alla drammaturgia metto sempre anche la filosofia.

FotoEnzo Moscato ph F. De Marinis
​​Il post strutturalismo è il filtro attraverso cui Moscato codifica e decodifica l’universo di Napoli/Babele: la puttana e la santa. Metafora di una condizione esistenziale che l’attore attraversa e da cui si fa attraversare in un perenne confronto con l’altro da sé: filosofico, linguistico, di genere e temporale. Come Annibale Ruccello, Enzo Moscato nella scrittura teatrale è tradizionale ed innovativo al contempo. Una produzione letterario-teatrale in cui la lingua napoletana, dal napoletano classico barocco al moderno dei bassifondi, adottando termini inglesi, francesi e tedeschi - rubati ai mass media e rielaborati - crea un cortocircuito linguistico e di significati che rendono più ricca la lingua e migliore la sua espressione. Un pastiche utile a raccontare l'esasperazione contemporanea e le condizioni più negative del vivere moderno. Si delinea, così, un autore colto e vicino ad artisti come Viviani, che attingendo dalla tradizione orale e popolare, opta per una classicità narrativa e meno rappresentativa, affidando ad un attore-narratore questo elemento formale.

FotoEnzo Moscato | Compleanno, 1986 ph De Marinis
​Del 1986, l’anno della morte di Annibale Ruccello, è Compleanno, struggente monologo sul tema della separazione e dell’assenza dedicato all'attore straordinario e amico fraterno. Affermerà Moscato sempre nella stessa intervista: al di là dei valori teatrali di stretta attinenza scenica il testo nasce da un desiderio mio di elaborare creativamente questo lutto, questa perdita, per poi diventare un discorso generale sull’Assenza con la A maiuscola, che poi è per me il vero protagonista del teatro da quando è nato il teatro». Io e Annibale, continua, mettevamo in pratica una teoria della differenza che ci veniva da Deleuze ma anche da Carmelo Bene. Tutto questo oggi passa, ma in una maniera così patetica, senza sublimità. Non si può dire che Bolero o che Jennifer è solo un trans. C’è una storia di borghi, di ghetti, di esclusione di tutta l’umanità di cui lui/lei era portavoce. Senza essere nostalgici, è triste vedere come abbiano lasciato andare le grandezze del teatro italiano. Scontiamo molto provincialismo, (anche) in teatro. Lo spazio storico non c’è stato, così com’è avvenuto in Francia, Inghilterra, Germania. Per esempio, noi – al Sud – non abbiamo una drammaturga. Qualche tentativo c’è stato ma l’Italia è tornata indietro. Oso dire che la nostra drammaturgia era un’altra cosa. Oggi si fa letteratura. Io sono tradizionale e innovativo, sono sulla scia di una genetica del teatro e nello stesso tempo sono altro da quello.

FotoEnzo Moscato ph F. de Marinis
​Il primo importante riconoscimento in ambito teatrale è il Premio Riccione/Ater, assegnato al dramma Pièce Noire nel 1985. L’anno successivo, nel 1986, fonda il primo nucleo di ciò che diventerà la Compagnia Teatrale Enzo Moscato, e scrive Occhi gettati. Una summa di tutto ciò che avevo fatto in sei anni - continua nella stessa intervista - era una sorta di offertorio del mio corpo, della mia anima di tutto me al pubblico. Non mi riservavo nulla nel darmi completamente. Nell’86 mi denudavo, ballavo, mi dannavo, cantavo, appicciav o’ ffuoc ‘ncopp a scena che non si poteva fare: sono stato cacciato da tutti i teatri. Il mio andare in scena era totalmente in oblazione, senza cautele. La ripresa dello spettacolo è stata molto più sulla difensiva: la tremendità avviene attraverso le parole e basta. Negli anni, una persona sviluppa anche una sorta di auto difesa. Oggi lo faccio ma con una serie di tutele. Ho capito che come dice Artaud il teatro è una grande terapia, è una grande medicina ma contemporaneamente anche un grande veleno, se non lo sai dosare.

FotoEnzo Moscato | Ritornanti, 1994 ph Fiorenzo de Marinis
​In quel lontano 1986 ha avuto inizio una produzione ininterrotta di testi scritti e interpretati: commedie, melologhi, atti unici, recital, frammenti poetici. Un corpus che si scompone e si rielabora continuamente, mostrando non solo il suo sguardo sul teatro, ma un punto di vista con cui guardare la vita. 

Penso a Il balcone di Genet. Parla della rivoluzione. Quello che deve accadere fuori, se non accade dentro, non può esistere. Ci dev’essere un rapporto molto stretto tra quello che fai e quello che accade dentro e fuori di te. Questo è essere rivoluzionari. Quando c’è un combaciamento. Non sempre questo succede. Se non c’è una consapevolezza della necessità sociale di quello che stai facendo, sei destinato a morire. Se mi chiedi adesso quali sono le mie opinioni sul teatro, ti dico che il teatro, se non è già morto, ha ancora pochi anni da respirare. Vedo come vanno le cose. Non sono mai stato amante dei narcisismi teatrali. Non si può parlare di sé senza parlare dell’altro da sé. Non può essere. Le même et l’autre. Non l’ho inventato io.


gb


  Approfondisci

Foto
Foto

La nuova drammaturgia


Ispirandosi da un lato alle grandi esperienze de monologo teatrale e dall'altro elaborando in maniera personale le innovazioni provenienti dal resto d'Europa molti attori-autori iniziano a presentarsi sulla scena senza lo schermo del personaggio. Nasce cosi la nuova drammaturgia napoletana.

Annibale Ruccello


​La tematica omosessuale non è centrale nelle opere di Ruccello. Ne Le cinque rose di Jennifer, scopare quasi subito, emergendo solo nell’attenzione al disagio per l’emarginazione sociale ed esistenziale dei  personaggi. Fondamentale è il sesso, inteso come potere.

Sul Limite

L'angelico bestiario


Sul Limite: Conversazione con Enzo Moscato è un documentario del 1995 diretto da Andrea De Rosa in cui si chiarificano poetica e quello che la critica ha definito "la nuova drammaturgia napoletana".

​Un testo edito da Ubulibri del 1991 (ristampato nel 2009) raccoglie le più significative opere teatrali dell'attore. Con Igor Esposito ne parla lo stesso Enzo Moscato. Cinema Oberdan, febbraio 2020

Il corpo lesbico. Wittig e la marchiatura dei corpi

1/5/2020

 
Foto
Monique Witting
Donna non si nasce - così Monique Wittig ha intitolato il suo articolo pubblicato sul primo numero della rivista Feminist Issues citando Simone de Beauvoir. L'autrice sostiene che la ragione di suddividere i corpi umani nei sessi maschile e femminile, risponde alle necessità economiche dell’eterosessualità. Dunque, per Wittig, non c’è distinzione tra sesso e genere dal momento che la stessa categoria di sesso è connotata dal punto di vista del genere, investita dal punto di vista politico, naturalizzata, ma non naturale. Per Wittig una persona lesbica non è una donna. La lesbica, l'omosessuale, afferma Wittig, nel suo rifiuto dell’eterosessualità si pone aldilà dell’opposizione binaria tra donna e uomo: non è né una donna, né un uomo. La lesbica non ha sesso.

Wittig intende il sesso come qualcosa che viene prodotto discorsivamente e fatto circolare attraverso un sistema di significazioni oppressivo nei confronti di donne, gay e lesbiche. I quali, sostiene l'autrice, non possono assumere la posizione del soggetto che parla all'interno del sistema linguistico dell’eterosessualità obbligatoria. E dal momento che il sesso è un’interpretazione politica e culturale del corpo, è la discriminazione linguistica del sesso, a garantire il sistema politico e culturale dell’eterosessualità obbligatoria. 
Foto
​"Nei nostri corpi e nelle nostre menti, siamo costrette e costretti a corrispondere, in ogni singola caratteristica, all’idea di natura che è stata stabilita per noi [...], ‘uomini’ e ‘donne’ sono categorie politiche, e non fatti naturali."

​Il rovesciamento lesbico del sesso, dell'omosessuale in generale, prende di mira i modelli di dominio e le norme di integrità corporea sessualmente differenziate. La lesbica, in questa visione, problematizza radicalmente Sesso e Genere come categorie politiche stabili. Non esiste distinzione sesso/genere, urla l'autrice, perché il genere è costruito nel sesso e il sesso si dimostra essere stato genere fin dall’inizio. Nel suo Il corpo lesbico, Witting scrive che esistono strutture caratterizzate come eterosessuali e obbligatorie, che concedono ai maschi il pieno diritto di parola, negandolo alle femmine.

Foto
​Per quanto possa sembrare che gli individui abbiano una «percezione diretta» del sesso, Wittig sostiene che tale percezione è stata modellata nella forma e che la storia e il meccanismo di quella violenta messa in forma nell’oggetto non si vedono più. Il sesso viene assunto, quindi, come un «dato immediato», «un dato sensibile», come «caratteristiche fisiche», come appartenente a un ordine naturale. Ma quella che riteniamo una percezione fisica e diretta è soltanto una costruzione sofisticata e mitica, una «formazione immaginaria» che reinterpreta le caratteristiche fisiche attraverso la rete di relazioni in cui sono percepite. E il compito della politica dovrebbe essere, a questo punto, il rovesciamento di tutto il discorso sul sesso e della grammatica stessa su cui si istituisce il genere.

Ma per quanto possa sembrare emancipata, la proposta di Wittig, ci dice Butler, ricalca il binarismo che lei stessa cerca di superare dando adito a quei discorsi che nella cultura gay e lesbica fanno proliferare identità sessuali. Parole come queens, butches, femmes, girls, persino la riappropriazione parodica di termini come dyke, queer e fag, rimettono in campo e destabilizzano le categorie del sesso e quelle categorie originariamente utilizzate, con disprezzo, per definire l’identità omosessuale. Termini, quelli, sintomo della «mentalità straight», ovvero, come spesso succede nella storia, l'identificazione dell’oppresso con la visione di chi opprime.


gb


 
​    Approfondisci

Foto
La Sottise, 2019

Lesbismo

​
Nell’identificazione di genere dello stesso sesso le relazioni irrisolte sono immancabilmente omosessuali. E alla fine del breve capoverso sul Complesso di Edipo negativo nella Bambina, Freud sottolinea che il fattore che deciderà quale Identificazione avverrà, dipenderà dalla forza o dalla debolezza della mascolinità e della femminilità nella sua predisposizione.
continua
Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Patriarcato

​
​Lo Stato liberale moderno definisce gli uomini e le donne come cittadini uguali di fronte la legge, mentre la società eteronormata li definisce come esseri opposti, descrivendo le donne come casalinghe dedite alla casa e ai figli. Le donne che entrano in politica devono, ancora oggi, lottare per ottenere una qualche credibilità, in virtù della loro cittadinanza..
continua
Foto
La Sottise, 2019

Potere

Femminismo

​
​Nella teoria femminista, la sessualità è sempre costruita entro i termini del discorso e del potere, dove il potere è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medicolegale dell’Europa Ottocentesca..

​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva 
all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.
continua
continua

Diritti Civili | 1970-1980 Diritti fuori dal Genere

1/5/2020

 
Foto
Col Movimento per i diritti civili americano, con la guerra in Vietnam, e con le lotte contro le oligarchie capitalistiche  le posizioni politiche di tutta una nuova generazione di studenti ed insegnanti assunsero un'impronta più radicale. Le vittorie sofferte dei movimenti anticoloniali, dopo oltre 20 anni, dal 1945 sembravano provare il fatto che il mondo potesse cambiare, e che persino le strutture di potere più fossero vulnerabili.

Tra la fine degli anni 60 e l'inizio degli anni 70 si sviluppò una mobilitazione straordinariamente rapida, che attraversò gran parte dei paesi capitalistici più avanzati. Il femminismo americano soprattutto, ostile alla psicoanalisi vista come una forza conservatrice, recuperò il termine patriarcato dall'antropologia e lo ri-adattò per identificare il Potere nelle mani degli uomini e per lottare contro l'oppressione di genere. Allo stesso tempo, questa prospettiva, fu immediatamente fatta propria dai primi teorici della Liberazione gay, che aggiunsero l'oppressione sessuale all'agenda politica del movimento, pensiamo ad esempio a Omosessuale: oppressione e liberazione di Dennis Altman del 1972 e Homosexual Desire di Guy Hocquenghem sempre dello stesso anno.
Foto
Il gesto femminista negli anni Settanta
A partire dalla metà degli anni 70 prese piede una prospettiva specificamente di genere negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Nel mondo accademico, le ricerche femministe si moltiplicarono in quasi tutte le discipline umanistiche e nelle scienze sociali, dando vita agli women studies. Si trattava di un approccio che divideva drasticamente le lotte di genere dalle altre, oppure che considerava l'oppressione delle donne come la radice di ogni disuguaglianza sociale. Questa versione, così categorica della teoria del potere, venne in seguito chiamata femminismo radicale, femminismo rivoluzionario, femminismo culturale. Una prospettiva di questo tipo fu proposta in modo eclatante dalla teologa americana Mary Daly nel suo Gyn/ecology del 1978. Daly, tentò di elaborare un nuovo linguaggio concettuale ed espressivo che potesse esprimere la coscienza femminile e la rabbia delle donne verso gli uomini. Insomma che desse voce ai comuni interessi delle donne.

Il tradizionale concetto di ruolo sessuale venne
 così a essere radicalizzato, ora considerato come una spiegazione del controllo sociale che ostacolava le donne. L'idea stessa che il genere consistesse in un insieme di norme sociali, di aspettative diventò un programma d'azione, nella misura in cui sosteneva che le norme potessero essere cambiate con uno sforzo collettivo concentrato. 

A partire dalla fine degli anni settanta, il femminismo si stava guadagnando una quota significativa di potere istituzionale, 
entrando nella burocrazia statale grazie alle pari opportunità e ad altri programmi. 

gb



​    Approfondimenti

Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

1800-1920 Fare il genere

1920-'60 Disfare il genere

​
​Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie  
occidentali sono, quindi, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word..

​Caratteristica del periodo successivo sarà la de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo.  Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità, e, assieme alla generazione successiva, dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto..
continua
continua
Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Potere e genere

Femminismo

​
​La teoria femminista, ha sostenuto che la sessualità è sempre costruita entro i termini del discorso e del potere, dove il potere è in inteso come convenzione culturale eterosessuale e fallica. Non è facile minare le relazioni di potere di cui sono state pervase le scienze biologiche, ma è possibile risalire all’alleanza medicolegale dell’Europa Ottocentesca..
​
​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.
continua
continua

Queer | Anni 80 | Il teatro di narrazione → La nuova drammaturgia napoletana

1/5/2020

 
Foto

 * A Nord

​Ispirandosi
da un lato alle grandi esperienze del monologo teatrale - pensiamo ad esempio a Mistero buffo di Dario Fo - e elaborando, dall'altro, le innovazioni europee - fra le quali Peter Brook e Thierry Salmon – molti attori-autori, negli anni Ottanta, iniziano a presentarsi sulla scena senza lo schermo del personaggio. Anzi, come evidenzia Gerardo Guccini in La bottega dei narratori (Dino Audino, 2005), l'artista non rappresenta più il personaggio, non sostituisce più, cioè, la propria identità per raccontare caratterizzando. Tornano i cantastorie, se pur aggiornati, e dalla rappresentazione si passa, così, alla narrazione. Un Territorio, questo, che offre l'opportunità di instaurare un rapporto più significativo tra Teatro e pubblico. Queste caratteristiche, insieme ad altre, intorno alla metà degli anni Ottanta, favoriscono il diffondersi di una nuova modalità teatrale: il teatro di narrazione.

Tra i primi nomi a sperimentare le nuove vie teatrali compaiono quelli di Marco Baliani, Marco Paolini, Laura Curino, Mariella Fabbris, Lucilla Giagnoni, Gabriele Vacis. Raccontare una storia non bastava, l'ambizione di questi artisti era di mettere in scena alcune delle tragedie che hanno attraversato l'Italia nei decenni del dopoguerra: i fatti di Ustica, l'omicidio Moro, il Vajont, per esempio. Questo approccio più sociale e politico, diede vita, sviluppandosi, ad una macro area del teatro di narrazione: il Teatro civile, sensibile a temi legati ai diritti umani e alla storia del Novecento. Le opere di Marco Cortesi e Mara Moschini: possono esserne un esempio significativo. Pensiamo allo spettacolo La Scelta, inchiesta sulla Guerra nella Ex-Jugoslavia, al monologo a due voci Rwanda sul Genocidio Rwandese del 1994 o alla messa in scena de Il Muro, storie vere legate al Muro di Berlino.

Altra macro area all'interno del teatro di narrazione è il Teatro ragazzi. Fenomeno particolare della scena italiana, a Torino ha il suo centro in La Casa del Teatro Ragazzi e Giovani e nel festival Incanti promosso da Controluce.

FotoA. Ruccello | Le cinque rose di Jennifer | ph Peppe del Rossi

  * A Sud

Pur avendo gettato alcune basi già in precedenza, il nuovo stile drammaturgico napoletano nasce negli anni Ottanta. Nel corso della sua storia, la scena partenopea ha seguito una strada originale e personale e le premesse del cambiamento risalgono agli sconvolgimenti culturali, artistici, politici e sociali, tra gli anni ‘60 e ’70, nella società italiana ed europea in genere. A quarant'anni di distanza da Viviani e De Filippo il teatro napoletano degli anni ottanta ne riporta i “postumi”, attualizzandoli attraverso un “rinnovamento alla tradizione precedentemente rinnovata”. Di questo filone fanno parte molti autori-attori, fra i quali vengono riconosciuti come i più interessanti: Antonio Neiwiller, Tonino Taiuti, Antonio Scavone, Manlio Santanelli, Enzo Moscato, Annibale Ruccello. Gli ultimi due - che approfondiremo con articoli monografici - sono noti anche come attori e registi apertamente gay, con opere che trattano spesso temi legati all'omosessualità e presentano personaggi en travestì. 
​
Gli anni Ottanta hanno diffuso violentemente e velocemente la cultura di massa attraverso i mass media su una popolazione che non era, in tutte le fasce sociali, pronta a digerire, in egual misura, l'omologazione necessaria. Se Enrico Fiore parla di questo periodo come di una “de-evoluzione” al livello sociale, paradossalmente, a teatro, la ritrovata centralità del testo e della scrittura si affermano, in tutta la penisola, proprio in un periodo in cui la lingua italiana si omologa attraverso la massiccia diffusione di televisione, radio e cinema. 
​
Radici forti, tradizioni e “napoletanità”, unite alla cultura di massa, caratterizzano tutta la produzione partenopea. E nel momento in cui l’omologazione di una società ad una cultura nazionale colpisce un’identità profondamente radicata ma in declino, autori come Ruccello e Moscato portano sulla scena studi antropologici, filosofia, considerazioni sociologiche. La cultura, ultimo appiglio cui aggrapparsi per sfuggire al “vortice omologatore".


gb


      Approfondisci

Foto
Foto
Pasolini a Venezia nel 1968 durante un’assemblea | Archivio Graziano Arici

Teatro queer?

1960. Teatro politico


​Teatro, Cinema e Televisione “registrano” la temperatura culturale di una determinata comunità e possono essere visti come misuratori utili ad indagare discriminazione informandoci sul nostro livello di democrazia. Ma al contrario, l’identità gay si costruisce grazie al modo in cui i media presentano gli omosessuali.

​​Bisogna aspettare gli anni Sessanta. In precedenza, fatte salve le dovute eccezioni, il riferimento all’omosessualità dei personaggi era “velato”, oppure le figure erano marginali, cattivi e assassini, o comici e ridicoli, certo mai protagonisti. Il teatro diviene strumento di analisi e critica. Questo  significò la politicizzazione dello stesso strumento..
Continua
Continua
Foto
Mario-Mieli (1952-1983)
Foto
La Sottise, 2019

1970. Gruppi di Base

1980 - 2000. Teorie

​
​​
Da fenomeno spontaneo e sottovalutato - molti gruppi cominciarono la loro esperienza per caso o sulla base di motivazioni generiche: rifiuto del consumismo, voglia di fare teatro - l'esperienza dei gruppi di base divenne un fenomeno  ​di importanza e di incidenza non inferiore a quella del teatro ufficiale mettendo in discussione gli ideali borghesi. ​

Il tradizionale concetto di ruolo sessuale ora veniva considerato come una spiegazione del controllo sociale che ostacolava le donne. L'idea stessa che il genere consistesse in un insieme di norme sociali diventò un programma d'azione, nella misura in cui le norme potrebbero cambiare con uno sforzo collettivo.. ​
Continua
Continua

Queer | Anni Settanta → Femminismo a Teatro

1/5/2020

 
FotoLa Storia di una cosa, Teatro la Maddalena, 1974 | ph Daniela Colombo
Anche il movimento femminista, tra i fenomeni di maggiore rilievo per portata e radicalità, trova nel teatro una forma nuova, non solo di rivendicazione ma di agire vero e proprio. Tra i gruppi teatrali politici troviamo La Maddalena, formato a Roma nel 1973 su iniziativa di Dacia Maraini. Fu il primo teatro femminista italiano. Inizialmente formato solo da professioniste, in un secondo momento, si aprì anche alle non professioniste con lo scopo di risalire alla sorgente espressiva ed esistenziale. Lo spettacolo Mara, Maria, Marianna inaugurò l'apertura del teatro, e privilegiava il lato informativo della questione femminile, distribuendo ai pubblico volantini da diffondere poi durante le manifestazioni.

Nel 1976, più a nord, il Centro femminista di Padova esordisce con uno spettacolo che aveva come intento quello di fare politica al di fuori delle strutture maschili e attraverso mezzi nuovi. Con Le indomabili isteriche rivendicava quattro figure storiche delle lotta al patriarcato: le streghe, le sciantose dell'ovest, le suffragette, le partigiane. Ancora più su, il Collettivo Gramsci, attivo soprattutto in Piemonte e in Lombardia con  Prendete una donna e bruciatela come strega, cercava di spezzare alcune catene tenute dal conformismo tradizionale, invitando la donna ad instaurare un nuovo rapporto con il mondo, sé stessa e il proprio corpo.

FotoManifestazione femminista
​Come protesta e come critica ai condizionamenti culturali, gli spettacoli femministi creavano momenti ironici con l'aiuto della mimica e attraverso i testi delle canzoni in voga. Il 6 gennaio 1977 ad esempio, a Roma durante una manifestazione sul tema Riprendiamoci la notte, la canzone di Marinella venne riproposta in questi termini: Questa di Marinella è la storia vera / Lavava i piatti da mattina a sera / E un uomo che la vide così brava / Pensò di farne a vita la sua chiava. Rivoluzione culturale che partita con l'approvazione della legge sul divorzio nel 1970 condusse a quella sull'aborto nel 1977.
​

La fine della stagione delle grandi lotte segnò il declino dei gruppi teatrali di base. Alcuni proseguirono la loro attività all'interno della ricerca e della sperimentazione confluendo, però, all'interno di spazi teatrali più istituzionali. Altri, di ispirazione più strettamente politica, si riciclavano in altre attività sociali sottolineando ancora una volta di più che il teatro non era che uno strumento di lotta e le mutate condizioni sociali rendevano inutile il proseguimento delle loro esperienze.

  → Per approfondire la tematica femminista e il suo creare collettivi e comunità, consigliamo il sito
     
     
HERSTORY: Gruppi e collettivi femministi a Roma
     e nel Lazio dagli anni '70
ad oggi


gb


     Approfondisci

La lotta non è finita

​L'aggettivo donna

.
​La questione femminile messa in evidenza attraverso interviste a donne in differenti situazioni e condizioni: le donne anziane che lavorano da anni ai mercati generali e poi a casa come casalinghe, le operaie di una fabbrica occupata, una casalinga, una neo mamma. Racconti di sesso e aborti clandestini. Bambine e l'educazione patriarcale. 
​Regia: Roni Daopuolo e Annabella Miscuglio. Produzione: CSC, 1971. Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.
 
. 
​Il collettivo femminista di cinema testimonia i momenti di lotta, riflessione e dibattito del movimento femminista, sottolineando le questioni cogenti del movimento di liberazione (sessualità, aborto, violenza, lavoro) alternando alle immagini delle manifestazioni dell'8 marzo 1972 e 8 marzo 1973 momenti di confronto collettivo.
​Casa di produzione: Collettivo femminista, 1973
​. Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.

Sabato domenica lunedì

Le lavoranti a domicilio


Le storie di tre donne in tre giornate diverse: un sabato, una domenica, un lunedì, a Milano. Il lavoro in fabbrica, l'attività sindacale, il lavoro in casa: senza un tempo proprio. Pagate meno, sfruttate e spesso licenziate. Ma è soprattutto tra le più giovani, che cresce la coscienza dei propri diritti e della lotta da condurre per cambiare la società, i rapporti economici, la mentalità degli uomini. Le abitudini e le tradizioni conservatrici.
Prodotto da  Ufficio Cinema Pci, 1968. Regia: Ansano Giannarelli. Dall' Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico

Le testimonianze di un gruppo di operaie carpigiane che denunciano la loro condizione in un'epoca in cui gli asili pubblici e i servizi sociali erano ancora un miraggio e per le donne la scelta del lavoro si pagava a caro prezzo. Parte del materiale girato da Bernardo e Giuseppe Bertolucci a Carpi nel 1971, le immagini raccontano la condizione delle lavoranti a domicilio. Costrette ad abbandonare la fabbrica, anche per maternità, e a lavorare per poche lire.
​​Prodotto da Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, 2000. A cura di Guido Albonetti
Foto
La Sottise, 2019
Foto
Claude Lévi-Strauss (1908 – 2009)

Femminismo

 Lévi-Strauss. Esogamia


​Il Movimento di liberazione della donna si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. E la divisione del lavoro è solo una parte di un processo più generale.

L’antropologia strutturale di Lévi-Strauss - distinzione problematica tra natura e cultura - è stata rielaborata da alcune teoriche femministe per spiegare il meccanismo attraverso cui il sesso viene trasformato in genere, stabilendo, così, l’universalità culturale dell’oppressione in termini non biologici.
Continua
Continua

Queer | Anni Settanta → Rivendicazioni Omosessuali | Alfredo Cohen

1/5/2020

 
FotoAlfredo Cohen in Dillo a mammeta, 1983.
Classe 1942, Alfredo D'Alosio nasce a Lanciano in Abruzzo. Di formazione umanistica, nel 1968 si laurea in Lettere all'Università di Urbino e inizia ad insegnare nelle scuole medie dell'entroterra frentano per poi trasferirsi a Torino negli anni Settanta. Qui D'Aloisio frequenta l'ambiente di sinistra diventando un militante del Partito radicale capeggiato da Angelo Pezzana. Con lui, insieme ad altri attivisti tra cui Mario Mieli, fonda il Fuori! nel 1971, di cui storica rimane la Manifestazione di Sanremo del 1972, l'evento che segnerà la nascita del movimento gay in Italia. 

Professore con l'ambizione del teatro educativo, pioniere del movimento LGBT, cabarettista e cantautore dichiaratamente gay, D'Alosio fu, anche, un attore che tentò, in linea con le ricerche pasoliniane e non solo, di trasformare il proprio dialetto, l'abruzzese, in lingua vera e propria. Dalla cattedra al palcoscenico, il passaggio impose il cambio del cognome. La scelta d'un cognome ebraico come nome d'arte sarebbe stato, pare, sia un omaggio al ramo materno della sua famiglia, Cohen era il cognome della madre, sia e soprattutto, l'identificazione con una minoranza oppressa e perseguitata nel corso della storia. Cohen legava, infatti, idealmente e per analogia, le due comunità e si augurava che il mondo omosessuale potesse conservare la propria identità e i propri riferimenti culturali, proprio come la comunità ebrea. Implicazioni fortemente politiche che fanno di Alfredo Cohen uno dei fondatori del teatro politico omosessuale italiano.

FotoAlfredo Cohen | Copertina di "Valery", 1979
Nel 1974, con lo spettacolo di cabaret Dove vai stasera amico?, un'antologia di personaggi gay, inizia la sua attività teatrale. A questo, e sulla stessa scia, seguiranno Oggi sul giornale nel 1975 e Salve signori sono normale nel 1976. Nel 1977, lascia il mondo del cabaret per il teatro vero e proprio e mette in scena lo spettacolo Il signor pudore, primo di una serie di monologhi di notevole successo. Dal 1978 seguiranno Mezza femmena e za' Camilla. Mezza femmina monachella alla fine del 1979. Una donna, Mammagrassa, All'albergo della Palomba, si mangia si beve e si pomba, Mezzafemmena's lovers, Filomena l'Africana. Degli anni Ottanta è Dillo a mammeta, monologo e "parodia dell'educazione sentimentale della provincia". Negli anni novanta Cohen partecipa ad un ultimo spettacolo teatrale per poi ritirarsi a vita privata.

In Come si vince contro chi ci opprime, sulla rivista del "Fuori!" nel 1972, parlando dei suoi personaggi così scriveva: «Non ho mai portato sulla scena l'omosessuale metropolitano: non lo sento, non lo sono. Mi interessa la "mezzafemmena", come venivo chiamato io in paese. Vorrei farne un nuovo tipo teatrale, che so, come Pulcinella o Colombina. (…) Sono molto legato alla mia terra. Sono un "cafone"; un "provinciale": ma come scelta.» ​

FotoAlfredo Cohen in Dillo a mammeta, 1983
​​​Per tutti gli anni Settanta Cohen scrisse instancabilmente e fu attivo a teatro fino ai primi anni Ottanta, quando il "riflusso" politico fece a poco a poco passare di moda lo spettacolo impegnato e di denuncia. E il riferimento alla figura dell'omosessuale meridionale, quello della mezzafemmena abruzzese, contrapposto al gay moderno, urbano e nordeuropeo, gli serviva non solo per recuperare una tradizione ben radicata attraverso l'uso del dialetto abruzzese, ma per denunciare l'omologazione in cui andava incontro la comunità Lgbt.

Altra sua grande passione, altro mezzo per il suo attivismo, era la musica. Nel 1977 scrive, infatti, i testi e le musiche del suo album Come barchette dentro un tram, prodotto da Franco Battiato e Giusto Pio. Nel 1979, sempre con il duo Battiato/Pio scrive due canzoni: Roma e Valery. Quest'ultima dedicata alla transessuale Valérie Taccarelli che Cohen conobbe a Bologna, poi rimaneggiato, il testo si intitolò Alexanderplatz cantata da Milva nel 1982. Nel 1992, si apre una parentesi cinematografica, con la partecipazione al film Parenti serpenti di Mario Monicelli interpretando la parte di Osvaldo detto La Fendessa. ​

Purtroppo non esistono riprese cinematografiche dei suoi spettacoli, fatta eccezione del documentario di Maria Rosaria La Morgia, Alfredo Cohen recital, prodotto dalla sede regionale abruzzese di Rai3. Censurato e mai trasmesso durante la sua vita, fu integrato, nel 2018, nel documentario di Enrico Salvatori e Andrea Meroni, Alfredo D’Aloisio in Arte (e in politica) Cohen.


gb


         Approfondisci

Foto
Milano anni '70 | ph Lucas Uliano
Foto
Femministe | Ph Paola Agosti

'70. Gruppi di Base

'Femminismo a Teatro


​​Da fenomeno spontaneo e sottovalutato - molti gruppi cominciarono la loro esperienza per caso o sulla base di motivazioni generiche: rifiuto del consumismo, voglia di fare teatro - l'esperienza dei gruppi di base divenne un fenomeno  ​di importanza e di incidenza non inferiore a quella del teatro ufficiale mettendo in discussione gli ideali borghesi. ​

​​Anche il movimento femminista, tra i fenomeni di maggiore rilievo per portata e radicalità, trova nel teatro una forma nuova, non solo di rivendicazione ma di agire vero e proprio. Tra i gruppi teatrali politici troviamo La Maddalena, formato a Roma nel 1973 su iniziativa di Dacia Maraini. Fu il primo teatro femminista italiano.
Continua
Continua
Foto
Platinette, ex Pumitrozzole
Foto
Mario Mieli (1952 – 1983)

'70. Pumitrozzole

'70. Mario Mieli


Storico gruppo gay delle scene underground, formato da persone gay nel maggio 1976 con la creazione dei Collettivi Omosessuali Padani - i C.O.P. Le loro performancecon interventi sarcastici e la forte provocazione sull'ortodossia, fanno diventare il gruppo ospite fisso a Radio Popolare, la radio del Movimento Studentesco di Parma. 

Mario Mieli apre uno spiraglio su una narrazione magmatica che riassume un decennio frenetico: gli anni Settanta. Straordinario filtro, il suo, fatto di diverse tensioni e contraddizioni, di adesioni, fughe e abusi, di marxismo e di pratiche di autocoscienza vissuti a contatto con i movimenti omosessuali a Londra e a Parigi.
Continua
Continua

Queer | Omosessualità. Origini

1/5/2020

 
FotoKaroly Maria Kertbeny (Vienna, 1824 – Budapest, 1882)
Nell'Europa medievale e all'inizio dell'epoca moderna, l'omosessualità era spesso definita come disonorevole o concepita come un atto criminale al pari della blasfemia, perché accomunata a pratiche che andavano contro la religione o l'ordine sociale. Fino a questo periodo, l'omosessualità era pensata, quindi, come una caratteristica particolare: un peccato che chiunque, trascinato nella lussuria e nella superbia, avrebbe potuto commettere. A partire dal XVIII secolo però, col fiorire delle città commerciali dell'Europa occidentale, l'omosessualità iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione, con frequenti controlli e arresti da parte della polizia.
​

Il termine omosessuale compare per la prima volta nel 1869 in un pamphlet dello scrittore ungherese Karoly Maria Kertbeny, scritto contro l’introduzione da parte del governo prussiano di una legge che puniva gli atti omosessuali. Nel codice prussiano del 14 aprile 1851 infatti un paragrafo puniva gli atti contro natura commessi tra uomini e con gli animali. Temendone un’estensione anche al nuovo codice unitario, Kertbeny scrisse al ministro per sostenere che lo Stato non aveva diritto di intromettersi nel comportamento sessuale delle persone.

FotoMagnus Hirschfeld (Kolberg, 1868 – Nizza, 1935)
​Nello stesso periodo invece Magnus Hirshfeld coniò i termini di uranismo, travestitismo, transessualità. A suo avviso, queste tre condizioni erano gradazioni di quello che lui chiamava terzo sesso o condizione sessuale intermedia. Gli uranisti erano quindi per lui, come i transessuali, degli “invertiti”: anime di donna in corpi maschili. Il loro desiderio per gli uomini era quindi un desiderio che oggi definiremmo eterosessuale.

Parallelamente, l'omosessualità veniva definita nei termini di una condizione medica: un'espansione dell'idea di patologia che ora includeva anche il comportamento sessuale. Psikopatja sexualis del 1886 - uno dei testi fondanti della sessuologia moderna e della riforma giuridica sul sesso - del medico austriaco Riccardo von Krafft-ebing. Questo testo, rappresenta il caso di diversificazione più importante sul piano medico legale, divenendo la base delle teorie che hanno dato forma all'odierna figura dell'omosessuale.

FotoDaniel Paul Schreber (Lipsia, 1842 – 1911)
​Nel 1905 nei Tre saggi sulla teoria sessuale, anche Freud comincia a delineare sfumature diverse all'interno dell'omosessualità. 
​
La preferenza nei confronti di una persona dello stesso sesso può essere, dice il viennese, assoluta o anfigena, bisessuale in altre parole. Può verificarsi in maniera occasionale o in condizioni quali l’assenza prolungata di un oggetto eterosessuale e può essere presente fin dall’inizio e persistere per tutta la vita oppure può comparire o ricomparire anche dopo lunghi matrimoni eterosessuali da cui sono nati dei figli. Alcuni omosessuali, inoltre, riscontrava Freud, vivevoano la loro tendenza come qualcosa di ovvio, volendo riconosciuti i loro diritti, altri invece ne entrano in conflitto.

Nel 1910, in  Osservazioni cliniche, Freud esamina la storia di una malattia psichica raccontata in prima persona dal paziente, in questo caso l'autorevole Presidente di Corte d’Appello di Dresda, Daniel Paul Schreber. Le sedute rilevavano, da parte del presidente l’inaccettabilità della pulsione omosessuale passiva nei confronti del padre. In questo rifiuto, Freud ipotizzava l'inizio di un processo psicotico che avrebbe potuto condurre ad una grave malattia mentale.

FotoAlfred Charles Kinsey (Hoboken, 1894 – Bloomington, 1956)
​Ma nonostante le innovazioni e le intuizioni rispetto alle teorie del tempo, la psicoanalisi continuò a presupporre una sessualità biologicamente orientata verso un esito innato, maturo, normale: l’eterosessualità riproduttiva. E col prevalere del moderno ideale di salute su quello medievale di salvezza (concepita come pratica deviante), l’omosessualità, non fu più una pratica immorale, ma una condizione psicopatologica oggetto di studio e, se possibile, di cura.

All'indomani della secondo conflitto mondiale, all’interno della letteratura psicoanalitica anglosassone, si iniziò ad intendere l’omosessualità come una patologia simile alla nevrosi, alla perversione o ad un disturbo nell’area del narcisismo. Tuttavia nel 1948 Alfred Kinsey scopriva che gran parte della popolazione maschile aveva avuto una qualche esperienza omosessuale tra l’adolescenza e la vecchiaia. La sua misurazione in scala – che andava da zero (esclusivamente eterosessuali) a sei (esclusivamente omosessuali) – non fece altro, però, che ribadire l’idea di una sessualità rigidamente organizzata e negli anni Cinquanta cominciarono a consolidarsi quei criteri, che ancora oggi, definiscono le identità sessuali su una rigida dualità e su precise “specie”.

FotoHoward Brown (April 1924–February, 1975)
​Nel corso degli anni Sessanta, autori come Bieber, Ovesey, Socarides, Hatterer, i capostipiti del movimento delle terapie riparative, consideravano l’omosessualità una patologia grave, un sintomo poliderminato, e in quanto tale, curabile e convertibile in eterosessualità attraverso un approccio direttivo-suggestivo. Nell’autobiografia Familiar Face,Hidden Lives del 1976, Howard Brown un omosessuale sottoposto a questo tipo di trattamento, testimonia che non soltanto non è riuscito a guarire dall’omosessualità, ma ha avvertito vergogna, isolamento e disperazione per il suo persistere. Numerose altre testimonianze, riferiscono di sospensioni temporanee con adesioni a una sessualità etero, con inevitabili ricadute.

Alla fine degli anni Sessanta le cose cominciano a cambiare. Con la rivolta di Stonewall, avvenuta a New York nella notte tra il 27 ed il 28 giugno 1969, si affermò il Movimento di liberazione per i diritti degli omosessuali e nel 1973 la comunità psichiatrica americana, dopo una lunga “guerra civile” (documentata in Lingiardi, 1996), decise l’eliminazione dal terzo Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) dell’omosessualità egosintonica, a cui seguirà poi anche quella egodistonica. A partire da questi aggiustamenti, la Psicologia riconobbe gli stati di acquisizione di una identità omosessuale, presentandola come una tra le possibili identità sessuali assunte all'interno della società contemporanea, così come trattata da Troiden in Model of Sexual Identity del 1989.


gb


 
     Approfondisci
​

Foto
La Sottise, 2019
Foto
La Sottise, 2019

Maschio e Femmina

Neutro


​Il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato e dicotomia e differenza sono così comuni da sembrare l'ordine naturale delle cose. Tali credenze, ancora oggi, vengono riconosciute come espressione di differenza naturale e volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige (la nostra) impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. 

La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, si è spostato l'obiettivo dalla differenza alle relazioni.
Continua
Continua
Foto
Foto

il Corpo

Corpo. l'Assogettamento


​Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune..

In Purezza e pericolo di Mary Douglas, il corpo viene descritto come modellato attraverso marcature che cercano di instaurare specifici codici di coerenza culturale. La sua analisi mostra che ciò che costituisce il limite del corpo non è mai puramente materiale, ma che la superficie, la pelle, è sistematicamente significata da tabù e da trasgressioni anticipate. Il corpo è considerato come una pagina bianca E per assumere significato, deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla.
Continua
Continua

Queer | Anni 80 → Il Ferdinando di Ruccello

1/5/2020

 
FotoAnnibale Ruccello (1956 - 1986)
Laureato in antropologia e formatosi alla scuola di De Simone, Annibale Ruccello è stato il capofila del movimento della nuova drammaturgia posteduardiana, a Napoli dopo il 1980. Cultore delle tradizioni popolari, lucido esploratore della realtà, Ruccello, come attore e regista, crea opere in cui rabbia e pietà danno vita a forti e maledette personalità femminili. Ambientate nelle periferie o nel degrado urbano, si raccontano - attraverso un linguaggio meticcio fra il napoletano colto della tradizione barocca e quello del sottoproletario suburbano - le realtà delle protagoniste, in cui la frustrazione imperante crea atmosfere iperreali, sature di sventura. Scomparso giovanissimo, Annibale Ruccello è stato riscoperto e rivalutato negli anni Novanta, divenendo una delle voci più interessanti e originali del teatro italiano della seconda metà del XX secolo.

​Le cinque rose di Jennifer (1980); Weekend (1983); Notturno di donna con ospiti (1984); Ferdinando (1985); Piccole tragedie minimali (1986); Anna Cappelli (post. 1987) sono le opere con cui Ruccello ha indagato la trasformazione dell'immaginario attraverso la scomparsa dei miti/riti collettivi. La sua scrittura teatrale, con l'adozione del carattere noir e dei ritmi da thrilling, usa il dialetto non come forma di un teatro di tradizione ma come linguaggio di un teatro di sperimentazione. La sua stessa presenza, come autore e attore en travesti - Le cinque rose di Jennifer; Notturno di donna con ospiti; Ragazze sole con qualche esperienza - è parte integrante di quella ricerca antropologico-teatrale sui temi dell'identità (culturale e sessuale) in un universo repressivo, contaminato nel linguaggio e nei comportamenti dai modelli di vita borghese.

     Ferdinando. La trama

Prima dell'incidente d’auto che gli è costato la vita a soli 30 anni, Annibale Ruccello scrive Ferdinando (1985). Considerato il suo capolavoro, l'opera è una sorta di "giallo" in costume ambientato, questa volta, lontano dai luoghi metropolitani, per confrontarsi con la tradizione napoletana del XIX secolo. Dal degrado urbano si passa alla provincia agreste ma lo stile con cui si svolgono fabula ed intreccio rimane sempre quell'ottimo frullato composto da le tragedie di Fassbinder, la satira fantastica di Copi, la sessualità violenta di Genet. 

​Ferdinando è la storia della baronessa Clotilde, matura nobildonna che nel 1870, non accettando i Savoia, passa i suoi giorni a letto, malata d’ipocondria, in una villa di periferia. Donna Gesualda, sua cugina povera, la assiste, ricoprendo il doppio ruolo di infermiera e secondino. Tra pillole, ozio e le visite di Don Catellino - il prete, coinvolto in intrighi politici e amori sconvenienti - la vita scorre noiosa. Fino all'arrivo improvviso di Ferdinando, un giovane affascinante ed educato, che scatena l'interesse della piccola comunità, quando afferma di essere un lontano nipote della baronessa. Tutti se ne innamorano e Ferdinando diventa l'amamte di Don Catellino, della baronessa e anche di Gesualda. Mosse dalla gelosia, Clotilde e Gesualda avvelenano il sacerdote. Ferdinando, però, si rivela non il nipote della baronessa, ma il figlio del notaio venuto per rubare i gioielli che, la baronessa, a sua volta, aveva rubato ad un vecchio amante. Il giovane, ricatta le due donne: i gioielli o lo scandalo. La baronessa, priva di alternative, ri-torna vittima dell'ipocondria.

FotoA.Ruccello | Le cinque rose di Jennifer | ph Peppe del Rossi
​​    Lo sguardo Omosessuale

Nessuno dei personaggi di Ferdinando è gay nel senso moderno del termine. Anzi la tematica omosessuale in sé non è centrale nelle opere di Ruccello. Nella sua prima opera, Le cinque rose di Jennifer, scopare quasi subito, emergendo solo nell’attenzione al disagio per l’emarginazione, sociale ed esistenziale, dei suoi personaggi. In Ferdinando pur tornando in modo esplicito - il rapporto tra Catellino e il giovane - compare come uno degli incidenti della trama, un segno della confusione che regnava nella provincia napoletana. L'omosessualità di Catellino si fa metafora della convenienza, mentre quella di Ferdinando denuncia la sua amoralità.
​
​Il vero personaggio gay è quello di Donna Clotilde o meglio è il modo in cui Ruccello costruisce lo sguardo di Gesualda che ci mostra il lato omosessuale. Utilizzando l’immaginario culturale gay, mettendo in scena un personaggio ibrido, contaminato e portatore di desideri contrastanti, costruisce il carattere di Clotilde.

«Fatte mettere ‘e mmane dinte’e cazuneā (Toccandogli il membro nei calzoni) Chisto oìā Chisto ccàā Adda essere sulo d’’o mioā Si saccio ca ‘o daie a quacchedun’ata, t’’o taglioā M’’o mangioā»

Una donna che ha dovuto lasciare la propria città, la famiglia e i suoi diritti a causa della sua personalità, unicità da cui trae anche energia e orgoglio. Affermazione e emarginazione sociale, amore e distruzione fanno de la baronessa la metafora di un mondo che fatica a ricongiungersi con le proprie radici storiche e culturali, che teme il futuro e si nasconde. Unico slancio vitalistico il desiderio, quello sessuale. Desiderare farà ricongiungere Donna Clotilde con la sua vera natura. Un modo di essere che in chiave camp teatralizza la sua condizione drammatizzando la relazione con gli altri. Si crea così un meta-teatro in cui tutti i personaggi sono descritti attraverso il suo sguardo mentre il suo corpo si espone come una parodia - la malata devota o la seduttrice sensuale - metafora de la resistenza al mondo che cambia.

​        
Sesso e potere

Fondamentale invece è il sesso, inteso come potere, come proprietà.  Non c’è erotismo o sensualità nel sesso raccontato o messo in scena in Ferdinando. C’è solo fame, sete e ambizione di potere. Il sesso stabilisce contratti, legami economici o politici. Ma ancora più interessante è che la corrispondenza tra sesso come potere e l’assenza di erotismo si collochi all'interno del mondo femminile, cosa che in quegli anni, era lontanissima dall'idea comune sulla donna. Nel teatro di allora o nei romanzi infatti, i personaggi femminili usavano il sesso come un capitale, solo per poi pentirsi e riscoprire l’amore - pensiamo a La signora delle camelie - oppure, quando esercitavano potere o gestivano denaro, finivano per diventare asessuate, come nel caso di La visita di vecchia signora di Friedrich Dürrenmatt. Nel testo di Ruccello invece, la protagonista, non più giovane, ha potere e sete sessuale, e usa il suo potere per soddisfare la sua fame. Un atteggiamento che la letteratura ha sviluppato più spesso al maschile e che fa di Donna Clotilde una donna che si comporta come un uomo.


gb


       Approfondisci

Foto

Anna Cappelli | C&C

​A. Ruccello | Assoli


"Ruccello riesce ad andare oltre la patina pubblicitaria, defeca frullati di immagini e bombardamenti commerciali provocando uno strappo, una lacerazione nel percepire il quotidiano". Recensione ed intervista a Carlo Massari - C&C Company - su  Anna Cappelli, 2016.

Con Sul limite del non visto Domenico Sabino omaggia Annibale Ruccello. Protagonista del rinnovamento della drammaturgia italiana negli anni '80, precocemente scomparso, viene omaggiato e raccontato attraverso testimonianze e frammenti dei suoi stessi spettacoli.
Continua

Ferdinando

Le 5 rose di Jennifer


Ferdinando, la commedia teatrale scritta nel 1985 da Annibale Ruccello, reinterpretata per la televisione da Giuseppe Bertolucci nel 1998 con protagonista Isa Danieli, Alessandra Borgia, Giuliano Amatucci, Adriano Mottola.

​Trasposizione cinematografica del regista Tomaso Sherman del 1989 tratto dalla commedia omonima di dell'artista napoletano. Con Francesco Silvestri, Massimo Abbate, Tosca D'Aquino, Le Cinque rose di Jennifer.

Queer e Teatro | Pier Paolo Pasolini

1/5/2020

 
FotoPier Paolo Pasolini
Se Dario Fo parlava al popolo, Pasolini discuteva con borghesia, mettendola in discussione. Peculiare caratteristica borghese è stata, infatti, la produzione del dramma. E mentre Fo scriveva commedie, Pasolini non poteva che scrivere tragedie. Ambedue combattevano il Sistema: il primo da sinistra, il secondo auspicando una rivoluzione da una Nuova destra. Tutti e due usavano i dialetti, l'uno di fantasia, l'altro realista. Fo si proiettava verso l'esterno, Pasolini si ripiegava al suo interno.

Già con Un pesciolino, breve monologo del 1957 con protagonista una zitella sui generis, si impone l'elemento autobiografico, con al centro il tema de la diversità e la donna si fa metafora della paura degli uomini di tutto ciò che provoca scandalo. Nel 1963 è la volta di Vivo e Coscienza in cui afferma l'inconciliabilità pratica tra vita e coscienza, con la speranza che verrà un giorno [...] in cui la Vita sarà Coscienza e la Coscienza Vita.

FotoPier Paolo Pasolini (1922 - 1975)
​Con Italie magique, scritto per l'interpetazione di Laura Betti, tra il '64 e il '65, racconta la storia italiana dalla Seconda Guerra Mondiale all'avvento del Neocapitalismo, dove con ironia brechtiana si mette in scena l'assurda "convinzione che l'io sia sempre più mio, mentre è di Mammona." Il 1966 è un anno decisivo, perché ha inizio la stesura delle sue famose sei tragedie, stesura che continuerà, con le immancabili limature, sino al 1974. Lui stesso lo definisce teatro di parola, in quanto scritto in poesia, linguaggio altamente espressivo, che necessita l'altisonante dizione da parte degli attori, altrimenti ridicoli se dovessero recitare nel linguaggio della prosa, usato invece nel teatro tradizionale, che disprezzava, insieme al teatro d'avanguardia.

Pasolini, quindi, vuole mettersi in contatto diretto e dialogico - da qui i dibattiti dopo le rappresentazioni - con un pubblico non di massa, ma che ha una cultura, potenzialmente, pari alla sua anche se appartenenti ad ogni classe sociale. 
In Orgia (1966-70), l'unica tragedia che ha messo in scena lui stesso a Torino, con Laura Betti, rappresenta il divario tra diversità e società raccontando di sesso, potere, violenza e norme sociali. Dal pubblico al privato, un altro dramma borghese:

"voglio che la società non abbia un atteggiamento razzistico verso gli esclusi. [...] Se c'è qualcuno che è diverso, qualunque diversità sia, ha diritto di esserlo, e la società non deve avere un atteggiamento razzistico contro questa diversità. Deve capirla, discuterla, analizzarla, ma non avere un atteggiamento razzistico di rifiuto e di esclusione."​
​

FotoPasolini durante il processo
A questa seguiranno, Pilade (1966-70) ispirata ai miti greci; Affabulazione (1966-70), storia del rapporto conflittuale tra un padre medio-borghese e il figlio; Porcile (1967-72), che ispirò allo stesso Pasolini l'omonimo film, che parla di sporcizia e degradazione; Calderón (1967-73) liberamente ispirato a La vita è sogno di Calderón de la Barca e infine, Bestia da stile (1966-74).

​In quest'ultimo dramma, dietro la vicenda di un poeta cecoslovacco, Jan, si nascondono le vicende autobiografiche di Pasolini stesso, dalla giovinezza - con il suo amore per il Friuli e il mondo contadino - all'impegno intellettuale e artistico sulla scia di un realismo che valorizzava la lingua popolare, sino alla delusione dovuta all'imborghesimento di tutti e tutto, con il benessere consumistico. Ancora, la rinuncia al potere politico, quando alla fine degli anni sessanta, Pasolini comprende che, nell'epoca del neocapitalismo, occorre un nuovo impegno: la Rivoluzione di una Nuova Destra sublime. Morirà assassinato l'anno successivo, nel 1975. 
​


gb


     Approfondisci

Foto
Dario Fo (1926 - 2016)
Foto
Pier Paolo Pasolini a Venezia nel 1968 durante un’assemblea | Archivio Graziano Arici

Dario Fo | La Comune

Anni '60 | Teatro politico


Con atteggiamento critico verso quello che lui denominava "teatro borghese", Fo recitava in luoghi alternativi quali piazze, case del popolo, fabbriche: luoghi dove si poteva trovare un pubblico diverso da quello tipico dei teatri, che normalmente poteva permettersi il teatro a prezzo "politico". ​Già a partire dagli anni 1959 e il 1961 era forte la satira di costume.

​Bisogna aspettare gli anni Sessanta. In precedenza, fatte salve le dovute eccezioni, il riferimento all’omosessualità dei personaggi era “velato”, oppure le figure erano marginali, cattivi e assassini, o comici e ridicoli, certo mai protagonisti. Il teatro diviene strumento di analisi e critica. Questo  significò la politicizzazione dello stesso strumento..
Leggi tutto
scopri di più
Foto
Foto
Paul-Michel Foucault (1926 - 1984)

Teatro queer?

Foucault. Sesso e Diritto

​
​Teatro, Cinema e Televisione “registrano” la temperatura culturale di una determinata comunità e possono essere visti come misuratori utili ad indagare discriminazione informandoci sul nostro livello di democrazia. Ma al contrario, l’identità gay si costruisce grazie al modo in cui i media presentano gli omosessuali.
 
Il potere giuridico si oppone all'emancipazione o liberazione della sessualità in quanto aderisce ad un modello che non riconosce la produzione storica del sesso, ovvero come effetto delle relazioni di potere. Mentre cambiare sesso può essere più o meno facile, il genere si dimostra meno incline al cambiamento. La legge richiede che ci si conformi alla sua propria «natura»
Continua
Continua
<<Precedente

    Autore

    Giovanni Bertuccio

    Archivi

    Gennaio 2020
    Settembre 2019
    Marzo 2019
    Ottobre 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Luglio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016

    Categorie

    Tutto
    Annibale Ruccello
    Arte
    Coreografi
    Cromosomi
    Cubo Teatro
    Danza
    Dario Fo
    Decentramento
    Dennis Altman
    Drag
    Dragking
    Dragqueen
    Eterosessismo
    Eterosessualità
    Femminismo Bianco
    Femminismo Lesbico
    Femminismo Radicale
    Gender
    Gender Study
    Genere
    Genetica
    Graphic Novel
    Gruppi Di Base
    Guy Hocquenghem
    Interviste
    La Nuova Drammaturgia Napoletana
    Lesbismo
    Mario Mieli
    Mary Daly
    Monique Witting
    Movimento Omosessuale Italia
    Nuova Scena
    Omosessualità
    Potere
    Registi
    Ru Paul
    Sesso
    Sessualità
    Storia Dell'eterossesualità
    Storia Dell'omosessualità
    Teatro
    Teatro Di Narrazione
    Teatro Politico
    Teatro Popolare
    Travestitismo

    Feed RSS


Foto

Art is Present | la Voce dell'Arte
Magazine d'Arte e Cultura. Teatro e Danza. Queer

​
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Torino n. 439 del 07 novembre 2016
Direttore Giovanni Bertuccio



   email:

   info@artispresent.it
  • Home
  • Perchè?
  • Hic et Nunc
    • Arte Dionisiaca
    • Sidi Larbi Cherkaoui 99 | 19
    • #Pensierobimbo | Incanti 18
    • EgriBianco | Showcase 18
    • TST | Il Cielo su Torino 18
    • Perunteatrocontemporaneo16
  • Editoriali
    • 09 - 19 | 10 anni del Direttore
    • Editoriale | Corpo
    • Editolriale | Relazione (?)
    • Editoriale | Strada
  • Numeri
    • V. Queer >
      • Arte
      • Danza
      • Teatro
      • Queer | Teorie
    • IV. Tecnologia >
      • Arte e Téchne
      • Danza e Téchne
      • Teatro e Téchne
    • III. Corpo >
      • Corpo e Arte
      • Corpo e Danza
      • Corpo e Teatro
    • II. Relazione >
      • Arte Relazionale
      • Danza di Comunità
      • Teatro sociale
    • I. Strada >
      • Street Art
      • Street Dance
      • Teatro di strada
    • O. Start >
      • Speciale | La sottise
      • Speciale | Nicola Galli
      • Speciale | Vucciria Teatro
  • Queer
  • Rec | Int
  • Libri
  • Contatti