![]() Di non chiara derivazione, la parola camp potrebbe derivare dal francese gergale se camper, cioè “campeggiare” in un determinato spazio o ancora, e meglio, “apparire o posare in modo esagerato”. Usato per la prima volta nel romanzo di Christopher Isherwood, Il mondo di sera del 1954, il termine inizia ad essere discusso dieci anni dopo, nel 1964 all'uscita del famoso articolo di Susan Sontag, Note sul Camp. Un codice privato che segnala l’identità di piccoli gruppi urbani, per Sontang il camp è come qualcosa di esoterico, una data forma di estetismo, un modo di vedere il mondo come fenomeno estetico. Fortemente artificioso il camp, per l'autrice, non è politicamente attivo. Primo tentativo di codificare le istanze camp, le Note raccontano quel mondo e quella cultura gay che stavano per definire le proprie caratteristiche, la propria visione del mondo. Una comunità di cui Sontang faceva parte e di cui conosceva i codici con i quali comunicava. Un insieme di persone diverse dalle generazioni successive che, nel corso degli anni e parallelamente la costruzione del movimento LGBTQI+, ri-considererà le Note di Sontang. Esattamente trent'anni dopo, nel 1994, la raccolta curata da Moe Meyer, Politics and Poetics of Camp, muta il punto di vista: «Camp è politico e critico [...] Camp non è uno “stile” o “sensibilità”, come convenzionalmente accettato; Camp può essere solo un discorso queer; Camp incarna precisamente una critica culturale queer». Si capisce bene come per Meyer, il camp non è un modo generico di vedere la vita, estetizzante, teatrale, a volte effeminato. Il camp, a differenza della visione di Sontang, è critica culturale soprattutto, e non può esistere senza la cultura queer. ![]() L’uso della parola queer per descrivere ciò che è comunemente noto come “gay e lesbica” segna una sottile, continua, non ancora stabilizzata, ri-nominazione. Di origine inglese queer significa letteralmente “strano” o “insolito”, ma l’uso nella comunità LGBTQI ne ha modificato la definizione e l’applicazione originale, modificandola nella sostanza nel corso del XX secolo. Per molti, l'uso della porala queer rappresenta una forma di auto-affermazione identitaria, una sfida ontologica, in accordo con Meyer, alle filosofie dominanti di etichettatura. Discutere di teatro gay, quindi, non riguarda la definizione di un genere - eterosessuale, bisessuale, lesbica, gay - nel quale fissare l’identità di un personaggio. Il genere non è dato una volta per tutte, non è stabile e non decreta nessuna identità, anzi e quest'ultima ad essere plasmata dalla performance queer. In questa nuova prospettiva, l’intero catalogo di azioni, eventi, comportamenti che mettono in pratica le strategie di rappresentazione sono camp. Quindi, queer e camp divengono inseparabili dal momento che, citando Meyer, «camp si riferisce alle strategie e alle tattiche della parodia queer». Parodia non intesa nel senso tradizionale, legata al comico e alla satira, ma come manipolazione intertestuale di convenzioni diverse. Un metalinguaggio che utilizza forme, codici e retoriche delle varie forme d’arte. Il camp come parodia queer presuppone che ci sia un punto di vista, un’osservazione a distanza; implica un originale e la sua parodia, un modo di vedere e di rappresentare il mondo che viene ri-progettato attraverso la parodia. Se per Sontag il camp era una qualità posseduta dall’oggetto, per Meyer, camp, è una maniera di leggere e scrivere, un punto di vista sul mondo. gb Approfondisci |
Teatro Queer? | Anni 60 |
Teatro, Cinema e Televisione “registrano” la temperatura culturale di una determinata comunità e possono essere visti come misuratori utili ad indagare discriminazione informandoci sul nostro livello di democrazia. Ma al contrario, l’identità gay si costruisce grazie al modo in cui i media presentano gli omosessuali. | Le storie narrate a teatro, nel corso della sua evoluzione, hanno dimostrato che la rappresentazione di gay e lesbiche è stata continua per tutto il ventesimo secolo, anche se bisogna aspettare gli anni Sessanta perchè la tematica gay si affermi. Il teatro diviene strumento di analisi e critica sociale cosa che significò la politicizzazione dello stesso strumento.. |
Anni 70 | Anni 80 |
Un gusto per la dissacrazione e la parodia contro i feticci della cultura piccolo borghese, provinciale e retorica, portò alla nascita di gruppi e collettivi teatrali e a tutta l'esperienza del decentramento teatrale: ai "margini" della scena ufficiale. Questo tipo di teatro si faceva per le strade come mezzo di agitazione e impegno sociale.. | Ispirandosi da un lato alle grandi esperienze del monologo teatrale e dall'altro elaborando in maniera personale le innovazioni provenienti dal resto d'Europa, molti autori iniziano a presentarsi sulla scena con la propria identità. Un territorio che svelerà grandi possibilità per il rapporto tra palcoscenico e spettatori.. |
Autore
Giovanni Bertuccio
Archivi
Gennaio 2020
Settembre 2019
Marzo 2019
Ottobre 2018
Giugno 2018
Maggio 2018
Aprile 2018
Gennaio 2018
Dicembre 2017
Novembre 2017
Ottobre 2017
Settembre 2017
Luglio 2017
Dicembre 2016
Novembre 2016
Ottobre 2016
Settembre 2016
Luglio 2016
Giugno 2016
Maggio 2016
Categorie
Tutto
Angels In America
Anni 90
Annibale Ruccello
Arte
Coreografi
Cromosomi
Cubo Teatro
Danza
Dario Fo
Decentramento
Dennis Altman
Drag
Dragking
Dragqueen
Eterosessismo
Eterosessualità
Femminismo Bianco
Femminismo Lesbico
Femminismo Radicale
Gender
Gender Study
Genere
Genetica
Graphic Novel
Gruppi Di Base
Guy Hocquenghem
Interviste
La Nuova Drammaturgia Napoletana
Lesbismo
Mario Mieli
Mary Daly
Monique Witting
Movimento Omosessuale Italia
Nuova Scena
Omosessualità
Ony Kushner
Potere
Registi
Ru Paul
Sesso
Sessualità
Storia Dell'eterossesualità
Storia Dell'omosessualità
Teatri Invisibili
Teatro
Teatro Di Narrazione
Teatro Politico
Teatro Popolare
Tony Kushner
Travestitismo