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Queer e Teatro | Anni Settanta → Rivendicazioni Omosessuali | Alfredo Cohen

1/5/2020

 
FotoAlfredo Cohen in Dillo a mammeta, 1983.
Classe 1942, Alfredo D'Alosio nasce a Lanciano in Abruzzo. Di formazione umanistica, nel 1968 si laurea in Lettere all'Università di Urbino e inizia ad insegnare nelle scuole medie dell'entroterra frentano per poi trasferirsi a Torino negli anni Settanta. Qui D'Aloisio frequenta l'ambiente di sinistra diventando un militante del Partito radicale capeggiato da Angelo Pezzana. Con lui, insieme ad altri attivisti tra cui Mario Mieli, fonda il Fuori! nel 1971, di cui storica rimane la Manifestazione di Sanremo del 1972, l'evento che segnerà la nascita del movimento gay in Italia. 

Professore con l'ambizione del teatro educativo, pioniere del movimento LGBT, cabarettista e cantautore dichiaratamente gay, D'Alosio fu, anche, un attore che tentò, in linea con le ricerche pasoliniane e non solo, di trasformare il proprio dialetto, l'abruzzese, in lingua vera e propria. Dalla cattedra al palcoscenico, il passaggio impose il cambio del cognome. La scelta d'un cognome ebraico come nome d'arte sarebbe stato, pare, sia un omaggio al ramo materno della sua famiglia, Cohen era il cognome della madre, sia e soprattutto, l'identificazione con una minoranza oppressa e perseguitata nel corso della storia. Cohen legava, infatti, idealmente e per analogia, le due comunità e si augurava che il mondo omosessuale potesse conservare la propria identità e i propri riferimenti culturali, proprio come la comunità ebrea. Implicazioni fortemente politiche che fanno di Alfredo Cohen uno dei fondatori del teatro politico omosessuale italiano.

FotoAlfredo Cohen | Copertina di "Valery", 1979
Nel 1974, con lo spettacolo di cabaret Dove vai stasera amico?, un'antologia di personaggi gay, inizia la sua attività teatrale. A questo, e sulla stessa scia, seguiranno Oggi sul giornale nel 1975 e Salve signori sono normale nel 1976. Nel 1977, lascia il mondo del cabaret per il teatro vero e proprio e mette in scena lo spettacolo Il signor pudore, primo di una serie di monologhi di notevole successo. Dal 1978 seguiranno Mezza femmena e za' Camilla. Mezza femmina monachella alla fine del 1979. Una donna, Mammagrassa, All'albergo della Palomba, si mangia si beve e si pomba, Mezzafemmena's lovers, Filomena l'Africana. Degli anni Ottanta è Dillo a mammeta, monologo e "parodia dell'educazione sentimentale della provincia". Negli anni novanta Cohen partecipa ad un ultimo spettacolo teatrale per poi ritirarsi a vita privata.

In Come si vince contro chi ci opprime, sulla rivista del "Fuori!" nel 1972, parlando dei suoi personaggi così scriveva: «Non ho mai portato sulla scena l'omosessuale metropolitano: non lo sento, non lo sono. Mi interessa la "mezzafemmena", come venivo chiamato io in paese. Vorrei farne un nuovo tipo teatrale, che so, come Pulcinella o Colombina. (…) Sono molto legato alla mia terra. Sono un "cafone"; un "provinciale": ma come scelta.» ​

FotoAlfredo Cohen in Dillo a mammeta, 1983
​​​Per tutti gli anni Settanta Cohen scrisse instancabilmente e fu attivo a teatro fino ai primi anni Ottanta, quando il "riflusso" politico fece a poco a poco passare di moda lo spettacolo impegnato e di denuncia. E il riferimento alla figura dell'omosessuale meridionale, quello della mezzafemmena abruzzese, contrapposto al gay moderno, urbano e nordeuropeo, gli serviva non solo per recuperare una tradizione ben radicata attraverso l'uso del dialetto abruzzese, ma per denunciare l'omologazione in cui andava incontro la comunità Lgbt.

Altra sua grande passione, altro mezzo per il suo attivismo, era la musica. Nel 1977 scrive, infatti, i testi e le musiche del suo album Come barchette dentro un tram, prodotto da Franco Battiato e Giusto Pio. Nel 1979, sempre con il duo Battiato/Pio scrive due canzoni: Roma e Valery. Quest'ultima dedicata alla transessuale Valérie Taccarelli che Cohen conobbe a Bologna, poi rimaneggiato, il testo si intitolò Alexanderplatz cantata da Milva nel 1982. Nel 1992, si apre una parentesi cinematografica, con la partecipazione al film Parenti serpenti di Mario Monicelli interpretando la parte di Osvaldo detto La Fendessa. ​

Purtroppo non esistono riprese cinematografiche dei suoi spettacoli, fatta eccezione del documentario di Maria Rosaria La Morgia, Alfredo Cohen recital, prodotto dalla sede regionale abruzzese di Rai3. Censurato e mai trasmesso durante la sua vita, fu integrato, nel 2018, nel documentario di Enrico Salvatori e Andrea Meroni, Alfredo D’Aloisio in Arte (e in politica) Cohen.
​



gb


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Milano anni '70 | ph Lucas Uliano
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Femministe | Ph Paola Agosti

'70. Gruppi di Base

'Femminismo a Teatro


​​Da fenomeno spontaneo e sottovalutato - molti gruppi cominciarono la loro esperienza per caso o sulla base di motivazioni generiche: rifiuto del consumismo, voglia di fare teatro - l'esperienza dei gruppi di base divenne un fenomeno  ​di importanza e di incidenza non inferiore a quella del teatro ufficiale mettendo in discussione gli ideali borghesi. ​

​​Anche il movimento femminista, tra i fenomeni di maggiore rilievo per portata e radicalità, trova nel teatro una forma nuova, non solo di rivendicazione ma di agire vero e proprio. Tra i gruppi teatrali politici troviamo La Maddalena, formato a Roma nel 1973 su iniziativa di Dacia Maraini. Fu il primo teatro femminista italiano.
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Platinette, ex Pumitrozzole
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Mario Mieli (1952 – 1983)

'70. Pumitrozzole

'70. Mario Mieli


Storico gruppo gay delle scene underground, formato da persone gay nel maggio 1976 con la creazione dei Collettivi Omosessuali Padani - i C.O.P. Le loro performancecon interventi sarcastici e la forte provocazione sull'ortodossia, fanno diventare il gruppo ospite fisso a Radio Popolare, la radio del Movimento Studentesco di Parma. 

Mario Mieli apre uno spiraglio su una narrazione magmatica che riassume un decennio frenetico: gli anni Settanta. Straordinario filtro, il suo, fatto di diverse tensioni e contraddizioni, di adesioni, fughe e abusi, di marxismo e di pratiche di autocoscienza vissuti a contatto con i movimenti omosessuali a Londra e a Parigi.
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    Giovanni Bertuccio

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