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Queer e Teatro | Italia. Anni 2000

1/5/2020

 
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Babilonia Teatri in Jesus, 2014
I teatri del primo decennio del XXI secolo si riconoscono sempre meno con il genere teatro, con il suo formato, la sua storia e la sua tradizione. Come per le formazioni prese fin qui in esame, anche i primi spettacoli di questi gruppi nascono all'interno di centri sociali e spazi autogestiti.  E come per i loro predecessori anche i primi spettacoli dei gruppi degli anni Zero sono essenzialmente delle autoproduzioni o produzioni con fondi occasionali che non consentono una progettualità prolungata.
Declinati secondo modalità e finalità diverse, questi gruppi si organizzano come connessione fra associazioni, residenze creative, festival: si fa rete. E ad accomunarle è un’attitudine interdisciplinare al lavoro teatrale che sfocerà, quasi naturalmente, in una spettacolarizzazione degli altri linguaggi.

Ricerca e sperimentazione è il binomio cardine del primo decennio. Tra il 2000 e il 2001 nascono Anagoor e Santasangre, nel 2003 Cosmesi, nel 2004 Città di Ebla, Gruppo nanou, Pathosformel, Menoventi, Muta Imago e Teatro Sotterraneo. Nel 2005 Opera e Orthographe. Nel 2006 Babilonia Teatri e Ricci/Forte, nel 2007 CollettivO CineticO, Silvia Costa/Plumes Dans La Tête, Dewey Dell, Fibre Parallele. Nel 2008 Codice Ivan.
Percorsi differenti certo, che si incontrano però nella visione di una società frammentata in cui la pluralità e la dinamicità dei linguaggi e della loro comunicazione concedono, o possono concedere, la possibilità di costruirsi un’identità, di esistere.

Tale struttura organizzativa esprime sicuramente la volontà di esercitare un maggiore potere di affermazione, ma è anche il portato più esplicito del sistema omologante di Internet, che a metà degli anni Dieci, dopo l’implosione della new economy, vede nascere il Web 2.0, basato non più su siti statici ma su piattaforme di condivisione, forum e blog e, in una seconda fase, sui social network.
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Ricci/Forte | Macadamia nut brittle | ph Angelo Maggio, 2009
In una cornice così delineata, ci spinge a riflettere Mauro Petruzziello, questa frammentazione riflette, in todo, quella dell’attuale società dei consumi. E all'interno di quella che è la nostra identità societaria la pubblicità e la produzione on demand fagocitano gusti e identità trasformando, così, l'esperienza d’avanguardia in prodotto di consumo. E coloro che vogliono difendere la propria identità e integrità artistica rischiano, in un circolo vizioso e narcisistico, di richiudersi in sé stessi. Non a caso, questo nuovo teatro è, come si diceva, sempre più un teatro di festival - seguito da un pubblico nomade fatto di addetti ai lavori - sempre meno, spiace dirlo, un teatro fertile.

All’inizio del secondo decennio del Duemila, infatti, la situazione della cultura in Italia è ormai in fase di stallo. L’attraversamento di generi e formati è diventato pratica, l’attore si è ridotto a segno fra segni e i linguaggi scenici sono stati decostruiti per essere rimontati. Il testo è stato sostituito, o affiancato, da scritture sceniche: la drammaturgia dello spazio, la luce, il suono. E, purtroppo, un teatro che si articola attraverso le diverse drammaturgie non è più un fenomeno di rottura ma un dato di fatto e la prassi si fa codice nella maggior parte delle compagnie.
Un nuovo teatro autoreferenziale e asfittico, come ben sottolinea 
Mauro Petruzziello in Attore, performer, recitazione nel nuovo teatro italiano degli anni Zero, 2014: “un teatro delle diversità che rischia di essere azzerato dall’incultura dell’identità e dell’intolleranza. I buffoni di corte che, in accordo con lo spirito del tempo, alimentano il carisma del sovrano e finiscono per renderlo immune da qualunque critica”. ​

gb


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Paolo Poli (1929-2016)
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Mario Mieli, 1977. Parma, ph G. Rodella

Queer e Teatro. Anni 60

Queer e Teatro. Anni 70


​Fatte salve le dovute eccezioni, il riferimento all’omosessualità dei personaggi era “velato”, oppure 
le figure erano marginali, cattivi e assassini, o comici e ridicoli, certo mai protagonisti. Il teatro diviene strumento di analisi e critica sociale cosa che significò la politicizzazione dello stesso strumento..

Un gusto per la dissacrazione e la parodia contro i feticci della cultura piccolo borghese, provinciale e retorica, portò alla nascita di gruppi e collettivi teatrali e a tutta l'esperienza del decentramento teatrale: ai "margini" della scena ufficiale. Questo tipo di teatro si faceva per le strade come mezzo di agitazione e impegno sociale..
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Enzo Moscato | ph ANSA, 2017
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Angels in America, poster pubblicitario

Queer e Teatro. Anni 80

Queer e Teatro. Anni 90


Molti attori-autori iniziano a presentarsi sulla scena senza lo schermo del personaggio,
 ma anzi - osserva Guccini - con la propria identità non sostituita per raccontare storie, senza rappresentarle. Un territorio che svela grandi possibilità per ri-costruzione un rapporto significativo tra palcoscenico e spettatori..

A partire dagli anni Novanta possiamo riconoscere una produzione drammatica che mette in luce il punto di vista omosessuale. Mutamento avvenuto grazie all’affermazione di un’identità culturale queer che non solo reclama i diritti civili ma afferma una critica sociale e culturale. Un’identità che produce atti e oggetti che chiamiamo camp..
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    Autore

    Giovanni Bertuccio

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Direttore Giovanni Bertuccio



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