![]() La ball culture oggi è una community globale con centro a Parigi, proclamatasi capitale europea del voguing. In tutte le città si offrono corsi e, questo linguaggio, grazie al suo successo mediatico, lo si insegna in gran parte delle scuole di ballo. Simbolo di protesta e affermazione, questo stile, si è sempre più imposto come danza di protesta contro l'omofobia. La parola voguing, anche se il suo stile era già in uso, viene inserita nel contesto delle ball a partire dagli anni Ottanta. Danza unisex, veniva utilizzata sul "ring", in chiave non aggressiva, per risolvere le controversie tra due Houses; in maniera "feroce", il vonguing era usato invece per reagire al dramma dell'AIDS. In questo caso, la "battaglia" vedeva scontrarsi Vita e Morte, e negli anni Ottanata, Morte sconfisse gran parte della comunità transgender e non solo. La società di allora e la sua intellighentia elessero il virus come malattia degli omosessuali e da qui il doppio stigma, esploso negli anni Novanta, positivo-omosessuale. I partecipanti alle ball erano combattenti, dunque. Ogni giorno nella vita reale lottavano per sopravvivere. Negri, sieropositivi, froci, travestiti, ognuno di loro rappresentava un abominio per dio e un insulto per le loro famiglie. Ma se erano niente di giorno, di notte potevano essere delle star. E le loro notti si fanno metafora della speranza: nel futuro, in sé stessi, in un lavoro, in una famiglia, nel diritto all'amore. Desiderio di "normalità" all'interno della ball community che ha prodotto una serie di incitazioni e modi di dire, mantenuti intatti ancora oggi. Veri e propri slogan, utili ad incoraggiarsi a vicenda, spronarsi, darsi forza in un mondo che li voleva deboli ed indifesi. ![]() E invece di buttarsi giù, gridare al bullismo o peggio al vittimismo come gli adolescenti di oggi, i giovani cazzuti di ieri così si spronavano: "Farai meglio a impegnarti!" - "You better werk bitch!" -, Cammina al meglio!, con il significato esteso di avere coraggio e buttarsi nelle cose con tutti se stessi - "Now sissy that walk!" -, Sali là sopra, sii bellissimo/a e falli morire! - "Get up, look sickening and make them eat it!". Esiste, dunque, una componente lessicale mantenuta intatta negli anni e penetrata nella queer community in generale. Questi termini - come fierce e fierceness, work it e working it, fabulous e fabulousness - si sono ampiamente diffusi nello slang gay, nel gergo della moda e nel linguaggio colloquiale tradizionale. Eccone alcuni. Reading: "leggere" una persona significa evidenziarne ed esagerarne tutti i difetti. Dai vestiti ridicoli al trucco imperfetto o qualsiasi altra cosa il "lettore" possa inventare. È una battaglia che usa l'arma dell'ironia, in cui si vince se si fa ridere di più il pubblico. Shade: evoluta dal reading. Invece che insultare qualcuno direttamente lo si fa attraverso complimenti ambigui. Un esempio è quello di dire che qualcuno ha un vestito tanto bello da far quasi dimenticare che gli si vede la barba del giorno dopo. Yas: uno yes più enfatico, più è prolungata la "a" più si esprime il consenso/piacere Walking: sfilare per avere l'ammirazione dei contendenti ai ball Mopping: taccheggiare vestiti per indossarli ai ball Working, work: è un'esclamazione usata per trasmettere ammirazione, gioia, Fierce: (feroce) usato come complimento Butch queen: regina mascolina Mother: il membro della casa che ottiene il ruolo di mentore Houses: famiglie alternative Shantay you stay: annuncio per il vincitore di una sfida di playback. Italia, Torino e la House of Savoia ![]() In Europa, la ball culture ha attecchito subito a Parigi, il centro nevralgico delle function più importanti. In Italia, invece, come spesso accade, si è sviluppato solo l'apparato scenico delle competizioni. Focalizzando tutta l'attenzione sul voguing, privando la ball culture delle sue radici antropologiche. La curiosità per la sua storia e i suoi protagonisti, hanno iniziato a farsi spazio solo di recente, ed il percorso di consapevolezza e riappropriazione sembra, purtroppo, lontano a venire. Ed proprio con questo timore, che la Kiki House of Savoia, ha fondato a Torino la propria casa nel 2016. «Specie negli ultimi anni – conferma Matteo, il fondatore della House of Savoia, nell'intervista per Outsider (Beatrice Bentrani, 7/7/2019), c’è un interesse per la ball culture, ma a differenza degli altri Paesi l’attenzione resta ancora troppo concentrata sulla danza, quando in realtà l’origine e i connotati di questa realtà sono molto più ampi. All’estero, anche solo a Parigi, è tutto molto più vitale e sentito». Dal 2016, la Kiki House of Savoia si è fatta conoscere sul territorio torinese con le function al Supermarket di Torino, vero e proprio successo di pubblico e di adesioni di House provenienti da tutto il mondo, che gli è valsa la presenza all’ultima edizione del Lovers Film Festival con il cortometraggio Savoia. Con loro per protagonisti, realizzato dall’associazione culturale Elvira. "Quello della ballroom, continua nell'intervista, è un ambiente che nasce in un contesto underground e che va tutt’ora protetto e tutelato, un luogo in cui è necessario che tutti si sentano al sicuro; un altro degli obiettivi fondamentali della ball culture è proprio questo, infatti: la costruzione di un safe place. “Massificando” la cosa, potremmo perdere questa componente essenziale, o peggio, denaturalizzare i valori della ballroom". Per questo non possiamo che concordare e concludere con le stesse parole del fondatore la House of Savoia: "pensiamo tutti che sia necessario, in generale e sempre, a ogni tipo di cultura, espandersi e modificarsi con il tempo; ci piacerebbe solo che questo accadesse con consapevolezza, e che le persone che vengono a contatto con la ball culture sappiano che stanno maneggiando una materia delicata, da rispettare, preservare e da arricchire continuamente". gbApprofondimenti
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AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Aprile 2022
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