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QUEER                                                                    TEORIE                                                                  GENERE NEUTRO

1/7/2019

 


​IL LINGUAGGIO

Il genere è una dimensione cruciale della vita personale, delle relazioni sociali e della cultura. Esistono così tanti pregiudizi, ideologie e miti sull'argomento che la disinformazione è alla base della cultura popolare e delle resistenze delle “culture più alte”.

Negli ultimi trent'anni il termine genere è diventato di uso comune nella letteratura in lingua inglese. Etimologicamente, gender deriva da un'antica radice indoeuropea che significa produrre, da cui per esempio generare, e ha dato poi luogo, in diverse lingue, a parole indicanti la specie o la classe. Nella grammatica inglese si inizia a utilizzare il termine gender per riferirsi a una specifica distinzione sessuale come riporta l'Oxford English Dictionary del XIX secolo.

​La lingua, dunque, è un aspetto importante del genere, ma non offre un quadro concettuale coerente. Lingue diverse fanno, infatti, distinzioni diverse. L'inglese, a differenza dell'italiano, in cui gli aggettivi sono declinati al maschile o al femminile, è una lingua relativamente poco connotata rispetto al genere, e come molte lingue ha una classificazione di genere tripartita: maschile, femminile e 
neutro. ​


​LE RELAZIONI

La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere nella società, tuttavia, tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva.

Con lo sviluppo delle scienze sociali, il passo fondamentale è stato quello di spostare l'obiettivo dalla differenza alle relazioni. Il genere, quindi, riguarderebbe soprattutto relazioni sociali, all'interno delle quali agiscono gli individui e i gruppi. Le relazioni di genere includono effettivamente la differenza e la dicotomia ma anche molte altre configurazioni. Le pratiche sociali infatti, talvolta, sottolineano la differenza tra maschile e femminile, per esempio i vestiti premaman; a volte la negano, come in molti contesti lavorativi, altre la complicano, pensiamo, ad esempio, alla moda del terzo genere.


STRUTTURA E GENERE

Non esiste, però, alcuna base biologica fissa nei processi sociali che riguardano il genere. Esiste piuttosto un'arena, come la definisce O'connel, in cui i corpi sono coinvolti nei processi sociali, e come questi corpi agiscono dipende anche, e solo in parte, dalla differenza anatomica. Nel mondo contemporaneo, per esempio, i modelli duraturi di relazioni sociali rappresentano ciò che la teoria chiama strutture. E il genere è una struttura sociale, che emerge in specifiche circostanze storiche, modellando, profondamente, la vita delle persone. Non è una struttura fissa ma soggetta al conflitto e al cambiamento storico, ed è riprodotta, nei secoli, grazie al potere delle strutture sociali di vincolare l'azione individuale, secondo modalità per cui, agli individui che la subiscono, appare immutabile, reale. Al pari della religione, il genere diventa un dogma.

​
​Negli anni 70, a fronte di queste nuove riflessioni, si distinse nettamente il sesso dal genere. Col primo termine ci si riferiva al fatto biologico, ovvero la differenza nell'apparato riproduttore tra maschi e femmine; col secondo ci si riferiva, invece, a questioni sociali, ovvero la differenza tra ruoli maschili e ruoli femminili, oltre alla personalità maschile e femminile. Questa distinzione mise da parte la Biologia - che fin a quel momento veniva usata per giustificare la subordinazione del genere femminile - perché non considerava la sfera del sociale il luogo in cui il genere veniva, effettivamente, prodotto.

Il concetto di androgyny, proposto in quel periodo da Sandra Bem, 1974, e da tante psicologhe, rappresentava un modello di genere alternativo, un modello che combinava caratteristiche maschili e femminili e che un individuo, una società avrebbe potuto scegliere, piuttosto che subire.


​L'INVENZIONE DEI SESSI

La contrapposizione tra sesso e genere, derivata ovviamente da quella più classica di corpo e mente, poteva - e agli inizi la speranza era forte - modificare le aspettative sociali intorno ai ruoli sessuali. Presto però ci si accorse, grazie ad una verifica accurata del 1992 condotta da Rosemary, che il lato maschile veniva più valorizzato dell'altro, suggerendo che le differenze di genere derivino, al contempo, da fattori biologici e da allarmi sociali. Pensiamo, ad esempio, all’osservazione dei bambini nelle scuole da parte di Barrie Thorne in Gender play, 1993; ai lavoratori neri delle miniere in sud Africa e ai loro “matrimoni della miniera” osservati da T. Dunbar Moodie; agli studi di Irina Novikova sul cambiamento del ruolo delle donne nell’Unione Sovietica, dopo la II guerra mondiale, e in Afghanistan. 

Oggi esiste un'intera gamma di variazioni di genere. Queste, accuratamente catalogate in L'invenzione dei sessi, 1994. L'autrice, Judith Lorber, ha calcolato che le società occidentali moderne distinguono 5,3 orientamenti sessuali, 5 modi diversi per eseguire il proprio genere, 6 tipi di relazioni e 10 tipi di auto-identificazione. Per questo, un'analisi che vuole essere seria deve avere come assunto il riconoscimento che tutto ciò che riguarda il genere è storicamente determinato. La storia umana, dunque, è anche l'orizzonte del genere. ​​​

gb 
​



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