Il genere è una dimensione cruciale della vita personale, delle relazioni sociali e della cultura. Esistono così tanti pregiudizi, ideologie e miti sull'argomento che la disinformazione è alla base della cultura popolare e delle resistenze delle “culture più alte”. Negli ultimi trent'anni il termine genere è diventato di uso comune nella letteratura in lingua inglese. Etimologicamente, gender deriva da un'antica radice indoeuropea che significa produrre, da cui per esempio generare, e ha dato poi luogo, in diverse lingue, a parole indicanti la specie o la classe. Nella grammatica inglese si inizia a utilizzare il termine gender per riferirsi a una specifica distinzione sessuale come riporta l'Oxford English Dictionary del XIX secolo. La lingua, dunque, è un aspetto importante del genere, ma non offre un quadro concettuale coerente. Lingue diverse fanno, infatti, distinzioni diverse. L'inglese, a differenza dell'italiano, in cui gli aggettivi sono declinati al maschile o al femminile, è una lingua relativamente poco connotata rispetto al genere, e come molte lingue ha una classificazione di genere tripartita: maschile, femminile e neutro. La maggior parte dei dibattiti contemporanei sul genere nella società, tuttavia, tralascia la terza categoria e mette in rilievo piuttosto, come visto, una dicotomia. Presupponendo che esista una netta linea di demarcazione biologica tra il maschile e il femminile, definiscono il genere come la differenza sociale o psicologica che corrisponde a questa demarcazione, nella misura in cui ne sarebbe la causa oppure l'elaborazione successiva. Con lo sviluppo delle scienze sociali, il passo fondamentale è stato quello di spostare l'obiettivo dalla differenza alle relazioni. Il genere, quindi, riguarderebbe soprattutto relazioni sociali, all'interno delle quali agiscono gli individui e i gruppi. Le relazioni di genere includono effettivamente la differenza e la dicotomia ma anche molte altre configurazioni. Le pratiche sociali infatti, talvolta, sottolineano la differenza tra maschile e femminile, per esempio i vestiti premaman; a volte la negano, come in molti contesti lavorativi, altre la complicano, pensiamo, ad esempio, alla moda del terzo genere. ![]() Non esiste, però, alcuna base biologica fissa nei processi sociali che riguardano il genere. Esiste piuttosto un'arena, come la definisce O'connel, in cui i corpi sono coinvolti nei processi sociali, e come questi corpi agiscono dipende anche, e solo in parte, dalla differenza anatomica. Nel mondo contemporaneo, per esempio, i modelli duraturi di relazioni sociali rappresentano ciò che la teoria chiama strutture. E il genere è una struttura sociale, che emerge in specifiche circostanze storiche, modellando, profondamente, la vita delle persone. Non è una struttura fissa ma soggetta al conflitto e al cambiamento storico, ed è riprodotta, nei secoli, grazie al potere delle strutture sociali di vincolare l'azione individuale, secondo modalità per cui, agli individui che la subiscono, appare immutabile, reale. Al pari della religione, il genere diventa un dogma. Negli anni 70, a fronte di queste nuove riflessioni, si distinse nettamente il sesso dal genere. Col primo termine ci si riferiva al fatto biologico, ovvero la differenza nell'apparato riproduttore tra maschi e femmine; col secondo ci si riferiva, invece, a questioni sociali, ovvero la differenza tra ruoli maschili e ruoli femminili, oltre alla personalità maschile e femminile. Questa distinzione mise da parte la Biologia - che fin a quel momento veniva usata per giustificare la subordinazione del genere femminile - perché non considerava la sfera del sociale il luogo in cui il genere veniva, effettivamente, prodotto. ![]() Il concetto di androgyny, proposto in quel periodo da Sandra Bem, 1974, e da tante psicologhe, rappresentava un modello di genere alternativo, un modello che combinava caratteristiche maschili e femminili e che un individuo, una società avrebbe potuto scegliere, piuttosto che subire. La contrapposizione tra sesso e genere, derivata ovviamente da quella più classica di corpo e mente, poteva, e agli inizi la speranza era forte, modificare le aspettative sociali intorno ai ruoli sessuali. Presto però ci si accorse, grazie ad una verifica accurata del 1992 condotta da Rosemary, che il lato maschile veniva più valorizzato dell'altro, suggerendo che le differenze di genere derivino, al contempo, da fattori biologici e da allarmi sociali. Pensiamo, ad esempio, all’osservazione dei bambini nelle scuole da parte di Barrie Thorne in Gender play, 1993; ai lavoratori neri delle miniere in sud Africa e ai loro “matrimoni della miniera” osservati da T. Dunbar Moodie; agli studi di Irina Novikova sul cambiamento del ruolo delle donne nell’Unione Sovietica, dopo la II guerra mondiale, e in Afghanistan. Oggi esiste un'intera gamma di variazioni di genere. Queste, accuratamente catalogate in L'invenzione dei sessi, 1994. L'autrice, Judith Lorber, ha calcolato che le società occidentali moderne distinguono 5,3 orientamenti sessuali, 5 modi diversi per eseguire il proprio genere, 6 tipi di relazioni e 10 tipi di auto-identificazione. Per questo, un'analisi che vuole essere seria deve avere come assunto il riconoscimento che tutto ciò che riguarda il genere è storicamente determinato. La storia umana, dunque, è anche l'orizzonte del genere. gb Approfondisci |
Il Genere. | Il Corpo |
Il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato e dicotomia e differenza sono così comuni da sembrare l'ordine naturale delle cose. Tali credenze vengono riconosciute come espressione di differenza naturale e volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige (la nostra) impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. In Oriente vige la stessa struttura? | Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile ne è l'esempio più comune.. |
Infanzia | Adolescenza |
Per Butler sarebbe la bisessualità primaria e non la scena edipica della rivalità a produrre il ripudio della femminilità da parte del bambino e l'ambivalenza nei confronti del padre, mettendo in dubbio il primato dell’investimento materno e, di conseguenza, anche l’eterosessualità primaria. E' il tabù dell’omosessualità che crea le predisposizioni eterosessuali che rendono possibile il conflitto edipico. Le predisposizioni non sono fatti sessuali ma effetti prodotti da una legge imposta dalla cultura.. | Il genere non è unidimensionale, né tanto meno uniforme. Può succedere, infatti, che un adolescente sviluppi nello stesso momento due o più strategie di genere diverse l'una dall'altra, e talvolta tra loro in conflitto. Pensiamo a un giocatore di football americano che scrive poesie o a una bomba sexy che studia con accanimento per l'università. Simili conflitti sono molto frequenti nell'adolescenza ma possono continuare anche nell'età adulta. Ci vuole una certa competenza di genere.. |
Autore
Giovanni Bertuccio
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