![]() Nella vita di tutti i giorni, il genere è qualcosa che diamo solitamente per scontato. Identifichiamo una persona come uomo o donna, ragazzo o ragazza, e organizziamo la maggior parte delle nostre occupazioni quotidiane sulla base di questa distinzione. Uomini e donne, ad esempio, indossano scarpe con forme diverse, abbottonano la camicia in modo contrario, si fanno tagliare i capelli da un parrucchiere diverso, acquistano gli abiti in negozi usualmente distinti per genere. Dicotomia e differenza sono così comuni, così familiari, da sembrare parte dell'ordine naturale delle cose. E volendo semplificare, gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. Tali credenze, nella comune definizione del genere, ancora oggi, vengono riconosciute come espressione di differenza naturale. Per questo, nella società occidentale di oggi, ci si aspetta che i nuclei familiari si formino sulla base dell'amore romantico, ovvero un forte legame emotivo tra due persone. I mezzi di comunicazione di massa e i romanzi popolari promuovono l'idea del matrimonio, la cui forza è confermata anche da ricerche condotte su gruppi che si sarebbero potuti pensare lontani dal condividere questa idea. Ad esempio le studentesse del college americano seguito da Dorothy Holland and Margaret Eisenhart in Educated in Romance del 1990, e gli uomini studiati da Gary Dowsett in Practicing Desire: Homosexual Sex in the Era of AIDS del 1996. La potenza del modello, che alcuni autori identificano come una vera e propria struttura, nelle società in cui vige impone la relazione sessuale come la base principale della formazione della famiglia. In molti contesti postcoloniali infatti, il dominio culturale dell'Occidente, con l'imposizione del suo modello, ha prodotto un cambiamento nella scelta della persona da sposare: dal modello in cui erano i genitori a decidere, a quello in cui la scelta è presa personalmente sulla base dell'amore romantico. ![]() Le ricerche svolte, però, hanno anche evidenziato che molte delle società studiate non seguivano, come l'Occidente, un unico modello. In molti contesti, infatti, le persone avevano rapporti sia tra persone dello stesso genere, sia con persone di genere diverso, e queste possibilità non venivano etichettate come in Occidente, né identificavano categorie distinte. Per esempio la comunità Sambia - una comunità in Papua Nuova Guinea descritta in una nota etnografica da Gilbert Herdt - tratta la sessualità tra persone dello stesso genere come una pratica rituale che coinvolge tutti gli uomini in una fase particolare della loro vita. Se adottassimo il punto di vista occidentale, dovremmo concludere che tutti gli uomini Sambia siano omosessuali a una certa età, per poi diventare eterosessuali ad un'altra - affermazione ridicola! Dal loro punto di vista, invece, seguivano semplicemente il normale sviluppo della maschilità. Parallelamente però, nonostante le scoperte, si istituivano movimenti sociali rivolti a ristabilire la famiglia tradizionale, volendo recuperare femminilità e la maschilità autentiche, giustificandole come naturali. Così, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, intere generazioni di psicologi cercarono di misurare aspetti del carattere con test e indici, comparando i risultati delle donne con quelli degli uomini. Queste ricerche, conosciute come Studi sulla differenza sessuale, compongono una vasta letteratura in sociologia e nella scienza politica. Al suo interno si trovano concezioni della sessualità come impulso naturale nei lavori di Darwin, di Freud, dell'antropologo Malinoski, del filosofo Marcuse. Molti allievi di Freud, invece, hanno considerato, a ragione, la psicologia umana il risultato di un conflitto tra uno stimolo sessuale naturale e la repressione sociale. ![]() Ma a differenza delle supposizioni e dei pregiudizi che muovono tali supposizioni, i risultati delle ricerche rivelarono che la grande maggioranza delle persone combina in modi diversi tratti maschili e tratti femminili, anziché presentare in maniera esclusiva solo gli uni o solo gli altri. Rosalind Rosenberg, nel suo studio Beyond separate spheres del 1982, considerava, come l'enorme quantità di dati raccolti da quelle ricerche, affermasse che la somiglianza psicologica tra uomini e donne, sia da considerare la generalizzazione meglio accettata da tutte le scienze umane. Dunque, l'idea che vi sia una dicotomia di carattere alla base della distinzione di genere venne, decisamente, confutata. E negli ultimi centocinquanta anni, diversi movimenti sociali e intellettuali hanno demolito a poco a poco queste, radicatissime, convinzioni. Dal Movimento per il suffragio femminile alla Psicoanalisi, al movimento di Liberazione gay, allo Strutturalismo. Soltanto un centinaia di anni fa, chi chiedeva uguaglianza tra uomini e donne, doveva giustificare le proprie rivendicazioni, oggi le parti si sono invertite e le relazioni eterosessuali hanno conosciuto molte difficoltà con lo sviluppo del femminismo. Così la tesi della differenza naturale, che influenza ancora la cultura popolare, ha potuto assistere, nella vita culturale dei paesi industrializzati o in via di industrializzazione, ad un cambiamento significativo. Insomma, non possiamo più pensare all'essere umano, uomo o donna, come ad una condizione stabilità dalla natura. Allo stesso tempo, però, non dovremmo nemmeno considerarla una condizione imposta dall'esterno, dalle norme sociali o dalla pressione delle autorità. E' l'individuo stesso a costruirsi come maschile o femminile, ogni giorno, attraverso le proprie azioni, reclama il suo posto nell'ordine di genere. Estremamente interessante, quindi, scoprire che a questa conclusione, invece, molti non credono. Anche nel mondo accademico, intere generazioni di ricercatori, a dispetto di tutte le prove che le loro stesse discipline producono, continuano a cercare differenze tra i due sessi e a scriverci libri. Ma perché tutta questa resistenza ad accettare la somiglianza tra maschi e femmine? Forse che lo status quo ha bisogno di questa dicotomia? Secondo Kemper bisogna sostituire l’idea di differenza naturale con una complessa catena di causazioni che procedono dal sociale al biologico e dal biologico al sociale. I corpi, sui cui vertono gli studi più recenti, sono considerati all'interno di una società specifica e sono influenzati dai processi sociali. Non si può, quindi, pensare all'organizzazione di genere come qualcosa che semplicemente dipende dalle proprietà dei corpi in quanto precede i corpi stessi, strutturando le condizioni in cui essi vivranno e si svilupperanno. Tutto ciò che risulta ambiguo rispetto a questa polarità è spesso oggetto di disgusto o di derisione, e l'omosessualità o l'essere queer, è dichiarato innaturale. gbApprofondisci
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AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2020
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