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QUEER                                                                    TEORIE                                                                  IL CORPO. TRA MITI E LEGGENDE

1/7/2019

 


​CATEGORIA: MAMMIFERI

​Gli esseri umani sono mammiferi che presentano sistemi riproduttivi differenziati nei due sessi, ma evidenziano, sotto altri aspetti, differenze fisiche modeste. Ad esempio le differenze tra maschi e femmine, che cambiano nel corso della vita, nelle prime fasi dello sviluppo, sono relativamente impercettibili: a due anni una bambina e un bambino, tra loro presentano solo piccole differenze. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a livello embrionale a partire da un medesimo organo. E l'idea largamente diffusa per cui il testosterone sarebbe un ormone maschile è l'esempio più comune. Ma il testosterone è presente in tutti i corpi umani così come lo è l'estrogeno, comunemente definito ormone femminile.

Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte e qualitativamente diverse, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Prima di allora, si credeva che i corpi maschili e femminili non fossero che versioni più o meno sviluppate di
un'unica categoria.
Esiste, però, tutto un complesso insieme di categorie di individui che sono trasversali rispetto a una simile distinzione. Queste categorie non corrispondono in maniera univoca ad un determinato comportamento e si hanno in femmine prive del secondo cromosoma x nella coppia xx, o in maschi che hanno un ulteriore cromosoma x nella coppia xy, e altri casi ancora.

​La biologa 
Fausto-Sterling ha stimato che i gruppi intersessuali, nel loro complesso possono costituire l'1,7% di tutte le nascite. Una percentuale non grande, ma nemmeno irrisoria che qui serve a identificare il momento in cui un bambino diventa umanizzato, come dice Wittig, con il momento in cui si risponde alla domanda «è un maschio o una femmina?». La marcatura del genere, infatti, nel sistema eteronormato qualifica i corpi, e le figure del corpo che non rientrano perfettamente in nessuno dei due generi, cadono fuori dall’umano, costituendo quell’ambito di deumanizzazione e abiezione rispetto al quale l’umano si costituisce.


​FRAMMENTARE IL CORPO

Il fatto che pene, vagina, seni, e così via, siano denominati come parti sessuali rappresenta sia una riduzione del corpo erogeno a quelle parti, sia una frammentazione del corpo come intero, «marchiandolo e modellandolo in modo violento». Wittig sostiene che «la mentalità straight», che è evidente nel discorso delle scienze umane, «opprime tutti/e noi, persone lesbiche, donne e uomini omosessuali» perché «dà per scontato che ciò che fonda la società, qualunque società, sia l’eterosessualità»

Un esempio più complesso è quello del cervello, oggetto di tanti dibattiti sulle differenze sessuali negli ultimi anni. Esiste, effettivamente, una certa diversità tra uomini e donne nell'anatomia del funzionamento del cervello, per esempio nella tendenza ad usare determinate aree di l'elaborazione del linguaggio. Ma questa diversità è meno significativa e ancora poco accettata rispetto a quanto vorrebbero le tante incisive argomentazioni. Come ha affermato la neuroscienziata Lesley Rogers, il cervello non sceglie in modo netto di essere di tipo femminile o di tipo maschile. In tutti gli aspetti del funzionamento cerebrale che siamo in grado di misurare, esiste una sovrapposizione considerevole tra femminile e maschile.


​L'INSTABILITà DEL GENERE

​Gli studi culturali comprendono, a questo riguardo, approcci che considerano i corpi come superfici sulle quali scrivere, o meglio iscrivere il genere, tele che aspettano di essere dipinte. Questo assunto è talvolta considerato un carattere generale della vita postmoderna, e suggerisce l'idea che si possa giocare con le identità di genere, che si possa assumerle e abbandonarle, disfarle e ri-combinarle a piacimento. Questo era il tema centrale della Queer Theory degli anni 90 e di altre applicazioni delle riflessioni post-strutturaliste e post-moderne, riconoscendo che le categorie di genere sono intrinsecamente instabili. Come l'hanno definito West and Zimerman in un articolo intitolato Doing gender, 1987, il genere è qualcosa che si fa concretamente, e che si fa nella vita sociale, non è qualcosa che esiste prima della vita sociale stessa, o al di fuori di essa.

Le norme di genere invece - dimorfismo ideale, complementarità eterosessuale dei corpi, ideali e canoni per definire la mascolinità e la femminilità, i codici razziali di purezza e i tabù dell’incrocio tra razze - stabilirono cosa considerare reale e il suo contrario, s
tabilendone, anche, l’ambito ontologico.
​

gb 
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Magazine d'Arte e Cultura
​Teatro e Danza. Queer

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