La categoria sesso, cosi come il pensiero eteronormato, sembra generalizzare il corpo come qualcosa di preesiste all'acquisizione del suo significato sessuato. Qui, il corpo, è inteso come un medium passivo, dotato di significato da una fonte culturale esterna. Per Foucault, come per Nietzsche, invece, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo, considerato come una pagina bianca. E per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni. In Purezza e pericolo di Mary Douglas, il corpo viene descritto come modellato attraverso marcature che cercano di instaurare specifici codici di coerenza culturale. La sua analisi mostra che ciò che costituisce il limite del corpo non è mai puramente materiale, ma che la superficie, la pelle, è sistematicamente significata da tabù e da trasgressioni anticipate. Le idee di separazione, purificazione, demarcazione e punizione delle trasgressioni svolgono, come funzione principale, quella di fare ordine. Esagerando la differenza tra unito e separato, sopra e sotto, maschio e femmina, con e contro, si crea, così, l’apparenza dell’ordine. In diverse culture però, scrive Douglas, esistono i poteri della contaminazione. Questi poteri puniscono la simbolica rottura di ciò che dovrebbe essere unito e l’unione di ciò che dovrebbe essere separato. Una persona responsabile di contaminazione è sempre in torto, perché produce delle condizioni non giuste o semplicemente supera dei confini che non avrebbe dovuto varcare. Simon Watney, in Policing Desire: AIDS, Pornography and the Media individua, in un certo senso, la costruzione contemporanea della «persona responsabile di contaminazione» in chi ha l’AIDS. Dato che il sesso anale e orale tra uomini si pone aldilà dell’ordine egemonico, l’omosessualità maschile costituirebbe luogo di pericolo e contaminazione, precedente alla, e indipendente dalla, presenza culturale dell’AIDS. Analogamente, lo stato contaminato delle lesbiche, indipendentemente dal loro basso rischio rispetto all’AIDS, mette in rilievo i pericoli connessi agli scambi tra i loro corpi. Essere fuori dall’ordine egemonico non significa, però, essere «dentro» a uno stato di natura sporco come molti credono, identificando, entro un’economia omofobica, l’omosessualità come non naturale e non civilizzata. In Poteri dell’orrore di Kristeva, l’abietto designa ciò che è stato espulso dal corpo, eliminato come escremento, reso letteralmente altro. La costruzione del non me, in quanto abietto, istituisce i confini del corpo e si presenta come un’espulsione di elementi estranei, alieni. Ma in effetti è l’espulsione stessa a stabilire ciò che è alieno. Come ha proposto Iris Young, utilizzando Kristeva, nel sessismo, nell’omofobia e nel razzismo, il ripudio dei corpi per via del loro sesso, della loro sessualità e/o del loro colore, rappresenta un’«espulsione» seguita da una «repulsione». Tale repulsione fonda e consolida le identità culturalmente egemoniche lungo gli assi di differenziazione del sesso/razza/sessualità. Quando la disorganizzazione dei corpi rompe la finzione regolativa della "coerenza" eterosessuale, allora sembra che il modello espressivo perda la sua forza descrittiva. È proprio nel momento in cui vengono meno le proprie percezioni stabili e consolidate, in cui non si può leggere con sicurezza il corpo che si vede, che queste categorie vengono messe in dubbio, e la realtà del genere entra in crisi. Non è più chiaro come si possa distinguere il reale dall’irreale ed è questa l’occasione per capire che il genere è, di fatto, una realtà mutevole. gbApprofondisci
|
AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2020
Categorie
Tutto
|