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A partire dal XVIII secolo però, col fiorire delle città commerciali dell'Europa occidentale, l'omosessualità iniziò ad essere vista come pratica di parte di un gruppo distinto di uomini e, alla fine del secolo, nuove leggi, condussero alla sua criminalizzazione, con frequenti controlli e arresti da parte della polizia.
Nello stesso periodo invece Magnus Hirshfeld coniò i termini di uranismo, travestitismo, transessualità. A suo avviso, queste tre condizioni erano gradazioni di quello che lui chiamava terzo sesso o condizione sessuale intermedia. Gli uranisti erano quindi per lui, come i transessuali, degli “invertiti”: anime di donna in corpi maschili. Il loro desiderio per gli uomini era quindi un desiderio che oggi definiremmo eterosessuale.
Parallelamente, l'omosessualità veniva definita nei termini di una condizione medica: un'espansione dell'idea di patologia che ora includeva anche il comportamento sessuale. Psikopatja sexualis del 1886 - uno dei testi fondanti della sessuologia moderna e della riforma giuridica sul sesso - del medico austriaco Riccardo von Krafft-ebing, rappresenta il caso di diversificazione più importante sul piano medico legale, divenendo la base delle teorie che hanno dato forma all'odierna figura dell'omosessuale.
La preferenza nei confronti di una persona dello stesso sesso può essere, dice il viennese, assoluta o anfigena, bisessuale in altre parole. Può verificarsi in maniera occasionale o in condizioni quali l’assenza prolungata di un oggetto eterosessuale e può essere presente fin dall’inizio e persistere per tutta la vita oppure può comparire o ricomparire anche dopo lunghi matrimoni eterosessuali da cui sono nati dei figli. Alcuni omosessuali, inoltre, riscontrava Freud, vivevoano la loro tendenza come qualcosa di ovvio, volendo riconosciuti i loro diritti, altri invece ne entrano in conflitto.
Nel 1910, in Osservazioni cliniche, Freud esamina la storia di una malattia psichica raccontata in prima persona dal paziente, in questo caso l'autorevole Presidente di Corte d’Appello di Dresda. Le sedute rilevavano, da parte del presidente l’inaccettabilità della pulsione omosessuale passiva nei confronti del padre. In questo rifiuto, Freud ipotizzava l'inizio di un processo psicotico che avrebbe potuto condurre ad una grave malattia mentale.
All'indomani della secondo conflitto mondiale, all’interno della letteratura psicoanalitica anglosassone, si iniziò ad intendere l’omosessualità come una patologia simile alla nevrosi, alla perversione o ad un disturbo nell’area del narcisismo. Tuttavia nel 1948 Alfred Kinsey scopriva che gran parte della popolazione maschile aveva avuto una qualche esperienza omosessuale tra l’adolescenza e la vecchiaia. La sua misurazione in scala – che andava da zero (esclusivamente eterosessuali) a sei (esclusivamente omosessuali) – non fece altro, però, che ribadire l’idea di una sessualità rigidamente organizzata e negli anni Cinquanta cominciarono a consolidarsi quei criteri, che ancora oggi, definiscono le identità sessuali su una rigida dualità e su precise “specie”.
Alla fine degli anni Sessanta le cose cominciano a cambiare. Con la rivolta di Stonewall, avvenuta a New York nella notte tra il 27 ed il 28 giugno 1969, si affermò il Movimento di liberazione per i diritti degli omosessuali e nel 1973 la comunità psichiatrica americana, dopo una lunga “guerra civile” (documentata in Lingiardi, 1996), decise l’eliminazione dal terzo Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) dell’omosessualità egosintonica, a cui seguirà poi anche quella egodistonica.
A partire da questi aggiustamenti, la Psicologia riconobbe gli stati di acquisizione di una identità omosessuale, presentandola come una tra le possibili identità sessuali assunte all'interno della società contemporanea, così come trattata da Troiden in Model of Sexual Identity nel 1989.
gb
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Eterosessualità | Il Corpo |
Nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale.. | Storicamente l'idea che il corpo umano si dividesse in due categorie opposte, divenne generale soltanto nel XIX secolo. Le differenze nelle prime fasi dello sviluppo, sono relative. Persino gli organi riproduttivi esterni che sono ovviamente diversi, pene, clitoride, scroto e labbra, si sviluppano a partire da un medesimo organo. |
Corpo. Assoggettamento | Lesbismo |
Per Foucault, come per Nietzsche, i valori culturali emergono come risultato di un’iscrizione sul corpo, considerato come una pagina bianca. E per assumere significato, il corpo deve essere “distrutto”. Devastazione necessaria per produrre il soggetto che parla e le sue significazioni. In Purezza e pericolo Mary Douglas, il corpo viene descritto come modellato attraverso marcature che instaurano codici.. | La lesbica, afferma Wittig, si pone aldilà dell’opposizione binaria tra donna e uomo: non è né una donna, né un uomo. La lesbica non ha sesso. Il sesso è qualcosa che viene prodotto e fatto circolare attraverso significazioni oppressive nei confronti di donne, gay e lesbiche. Il compito della politica dovrebbe essere il rovesciamento di tutto il discorso su cui si istituisce il genere.. |
«Non esiste alcun ‘essere’ al di sotto del fare, dell’agire, del divenire: ‘colui che fa’ non è che fittiziamente aggiunto al fare – il fare è tutto».
F. Nietzsche, Genealogia della morale
Lévi-Strauss
Ne Le strutture elementari della parentela, la sposa, la donna, figura quale termine relazionale tra gruppi di uomini: non ha un’identità, né scambia un’identità per un’altra. Riflette, cioè, l’identità maschile proprio nell'essere la sua assenza. Questa, che l'autore definisce come regola esogamica, esprime un valore sociale: fornisce il mezzo per intensificare la solidarietà tra gli uomini in un sistema maschile, patriarcale e patrilineare.
Lévi-Strauss concepisce, in questo modo, la realizzazione artificiale di un’eterosessualità non incestuosa estratta. Il divieto dell'incesto, che per l'autore non è un fatto sociale ma una fantasia culturale pervasiva, genera il tabù dell’eterosessualità esogamica.
STRUTTURALISMO VS FEMMINISMO
Posta così la questione, la naturalizzazione dell’eterosessualità e la capacità maschile di agire sessualmente apparivano, secondo queste teorie, come mere costruzioni discorsive, assunte come fondative della struttura patriarcale. Monique Witting, a questo proposito nell'intraprendere una critica politica della genitalità, parla di «inversione» come pratica critica di lettura, valorizzando quelle caratteristiche di una sessualità non sviluppata individuate da Freud e inaugurando, per superare la sottomissione generata dalla struttura eteronormata, «una politica post-genitale».
gb
ApprofondiMENTI
QUEER | TEORIE
NOVECENTO
Salotti, bar e librerie furono i primi luoghi in cui le lesbiche affermarono la propria identità. Ed è proprio da queste esperienze che, agli inizi del XX secolo, nacque la distinzione fra le butch e le femme (o lipstick lesbian), in base all'atteggiamento mascolino o femminile con cui le lesbiche si identificavano e si vestivano. Negli Stati Uniti ad esempio, i bar in cui si incontravano erano spesso soggetti a raid punitivi da parte della polizia e alla discriminazione da parte della società dell'epoca.
FREUD
DEUTSCH
Deutsch studia i possibili sviluppi dell’omosessualità in questo momento particolare della vita, in cui tutti gli adolescenti, anche quelli che diventeranno eterosessuali, hanno la figura dell’amico/a del cuore. Un doppio di sé che facilita il distacco dai genitori favorendo le relazioni con i pari.
Nell’analisi di una paziente grave, invece, Deutsch parla di un’omosessualità femminile esclusiva, che si manifesta quando la ragazza ha la necessità di compensare il legame precoce con una figura materna sadica e fonte di sofferenza. Attraverso l’esperienza omosessuale, che ricalca i modi di una relazione madre/bambina soddisfacente, la rottura emotiva può essere riparata.
Daughters of Bilitis
STONEWALL
AMORE TRA DONNE
Dagli anni Settanta, quindi, si afferma sempre di più l'idea che "lesbica" sia una definizione che spetta alle donne stesse adottare o rifiutare, e che il lesbismo è un tratto importante della personalità di ogni donna.
gb
APPROFONDIMENTI
QUEER | TEORIE
TRAVESTIMENTO
Partendo dal considerare ciò che significa mostrare le caratteristiche del proprio sesso, per arrivare a comprendere, come queste caratteristiche esprimono o riflettono un apparente orientamento sessuale, nella sua ricerca, la psicoanalista postulava che la coerenza tra genitali e orientamento sessuale fosse in realtà una formazione immaginaria. Infatti, la libido, intesa al maschile nella società eteronormata, diventava così, la fonte da cui si presumeva derivasse ogni possibile sessualità, e il riferimento ultimo a cui, le sessualità dovevano adeguarsi.
FINZIONE
La donna eterosessuale, dal canto suo, e rispondendo sempre all'ideale maschile della libido, assume la mascherata consapevolmente, per nascondere la sua mascolinità ad un pubblico di uomini, che in realtà, vorrebbe castrare.
Insomma tutti impersonifichiamo un ruolo. Nessuno è sé stesso. E questo perché, seguendo l'autrice, rispondiamo tutti, consapevolmente o meno, ad un ideale di società, quella eteronormata. Un ideale che nessuno vuole ma a cui tutti dobbiamo rispondere. Sono le credenze inculcate, i luoghi comuni, i pregiudizi e le convinzioni errate, nonché l'educastrazione come la definiva Mario Mieli, che non ci permettono di esprimere la nostra vera natura.
gb
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QUEER | TEORIE
SISTEMA OCCIDENTALE
Il norvegese Oyster Holter, nei suoi studi del 1995-1997, sosteneva che la divisione per genere costituisce la base strutturale dell'ordine di genere in Occidente, non negli ordini di genere delle società non occidentali e non capitalistiche. Ciò che venne alla luce, non fu soltanto scoprire che le nostre concezioni della maschilità e della femminilità erano strettamente connesse a questa divisione, ma si prese atto che le relazioni sociali che governano il lavoro in Occidente, fuori erano molto diverse.
In un contesto capitalistico il lavoro viene svolto per un compenso monetario, viene comprato e viene venduto, seguendo la regola del profitto. Nei contesti fuori le mire del mercato globale, invece, il lavoro viene svolto gratuitamente, per amore o per dovere reciproco, secondo la logica dello scambio. Lavoro salariato e lavoro gratuito avvengono in contesti relazionali diversi, sottolineava Holter, e di conseguenza “producono” significati culturali diversi. Da queste differenze strutturali, affermava il norvegese, scaturiscono delle esperienze diverse tra uomini e donne, così come le idee sulla differente natura degli uni e delle altre.
DIVISIONE DEL LAVORO
La divisione del lavoro, però, è solo una parte di un processo più generale. Nel moderno sistema economico, il lavoro condiviso di uomini e donne è incorporato in tutti i prodotti e i servizi maggiori, quindi nel processo di crescita economica. Il potere, in quanto dimensione del genere, costituiva un elemento centrale nel concetto di patriarcato elaborato dal Movimento di liberazione della donna che si opponeva all'idea degli uomini come classe sessuale dominante, alla violenza sessuale come affermazione del potere maschile sulle donne, e alle immagini mediatiche che dipingono la donna come passiva, frivola e sciocca. Il Movimento riconobbe che il potere patriarcale non si poteva semplicemente ridurre a una questione di controllo da parte degli uomini sulle donne, ma si concretizzava a un livello più personale, attraverso lo Stato impersonale.
DONNA E DIRITTI
Il movimento femminista che reclamava dei diritti nella sfera pubblica, lottava contro, anche, l'oppressione maschile nella sfera privata. Gli studi di Dobash e Dobash, pubblicati nel 1992, documentano proprio, come l'opposizione avvenuta sul doppio binario pubblico/privato, abbia condotto in linea generale all'uguaglianza dei diritti formali tra uomini e donne: il diritto al voto, alla proprietà, il diritto a intentare un'azione legale, e così via.
Il femminismo - inaugurato durante il decennio della donna delle Nazioni unite, 1975-85, l'impegno più prolungato sulle tematiche di genere mai realizzato da un'organizzazione internazionale – alla fine degli anni Ottanta entrava in crisi. Come mostra Cilla Bull Back in One World women's movement del 1988, all'interno del movimento si sviluppò un violento dibattito intorno alla questione del modello del femminismo americano, che le donne dei paesi del terzo mondo vedevano come una nuova forma di imperialismo culturale. Così, negli anni Novanta, divenne abituale tra femministe bianche delle classi medie parlare di femminismi anziché di femminismo, proprio per riconoscere la diversità e rifiutare il privilegio.
Non bastava riflettere, però, sottolineava Butler in Scambi di Genere del 1990, solo sul modo in cui le donne potrebbero essere più rappresentate nel linguaggio e nella politica; il femminismo dovrebbe considerare, invece, come la categoria donna, viene prodotta e delimitata dalle stesse strutture di potere dalle quali cerca l’emancipazione.
gb
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Giovanni Bertuccio
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