Riccardo Zucaro oltre ad essere vicepresidente di Arcigay Torino cura l'ufficio stampa di Casa Arcobaleno, un "polo integrato di servizi alla comunità" che al momento raccoglie in sé 18 associazioni. È costantemente immerso in una serie di progetti che differiscono per forma, argomento, concezione, e destinazione d'uso. Questa mole di impegni e informazioni viene amministrata in parallelo ad un lavoro e a una vita di relazione: un sacco di carne al fuoco per un giovane uomo di trent'anni. Le parole che più emergono dalle sue risposte sono "servizio", "alternative", "diritti". L'attenzione si concentra su tutte le possibilità di crescita personale e di incontro che vengono fornite agli interlocutori delle associazioni. L'idea stessa di Queer, così come la categorizzazione delle persone LGBT, sono viste come strumento per la crescita sociale e psicologica, e in definitiva per realizzazione di sé in una società con consuetudini rigide e fisse.. In qualche maniera la parte umana e personale, dunque la fatica che una vita da attivista comporta, rimangono nascoste dietro le iniziative descritte in questa breve intervista. Per fare tutto questo ci devono essere motivazioni forti. L'impressione che emerge nell'ascoltarlo è che Riccardo sia cresciuto, come persona oltre che come attivista, all'interno di questo ambiente, e che lo abbia scelto per conoscersi e per scegliere le parti di sé da coltivare. In un certo senso Casa Arcobaleno è Arcigay Torino "Ottavio Mai" sono emanazioni dirette della sua vita personale e della sua crescita. Eppure questa volontà di accogliere e fornire servizi non rischia di raccogliere fruitori, e non persone con una mente autonoma, o ancora non parti attive di un rinnovamento sociale? Lo scopo dell'associazionismo, oltre all'ottenimento di diritti e al miglioramento delle condizioni di vita di determinate categorie, è di formazione, raccolta e potenziamento di una visione di comunità, alternativa a quella fornita dalla società. Casa Arcobaleno e i volontari che la formano si impegnano a distribuire queste alternative sotto forma di servizi, ma quanto di questo lavoro è percepito dalla comunità? Quanto essa è umanamente partecipe delle vite che si strutturato sotto il tetto di casa Arcobaleno? Il fattore umano è la chiave per superare i muri che la società oppone all'emancipazione delle persone. La partecipazione emotiva, al di qua di qualsiasi categorizzazione, è il motore che da la spinta ai progetti, soprattutto ai più grandi. Muovere da Movere, ovvero trasformare, e commuovere. Davide Monetto |
AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2022
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