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TECNOLOGIA E TEATRO                                            ANNI OTTANTA                                                          IL VIDEO IN SCENA

1/9/2018

 
Foto
Camera astratta | G.B. Corsetti - Studio Azzurro, 1987
L’immagine video in scena, elemento caratterizzante la ricerca teatrale degli anni Ottanta, è entrata molto più facilmente del cinema nel codice teatrale, anche per maggior economicità e flessibilità del medium.

In funzione prevalentemente scenografica o alla ricerca del puro effetto spettacolare, questo uso del video, in molti casi, rifletteva una concezione riduttiva del rapporto fra scena reale e scena virtuale, in alcuni casi rievocando, addirittura, i fondali ottocenteschi. Infatti, sostituire l’architettura scenografica o integrare schermi con immagini animate, non costituisce, necessariamente, l’apertura verso una nuova ed espressiva comunicazione per il teatro, ma rischia, piuttosto,  di omologarlo ad un modello di fruizione televisiva.


​ROBERT WILSON

Robert Wilson e Robert Lepage negli anni Ottanta, sono forse fra i più significativi esploratori teatrali di una nuova poetica tecnologica. 

​
Wilson, poliedrico e onnipresente in questa numero, cerca il superamento dei vincoli spazio-temporali con due grandiosi progetti teatrali, The Civil Wars, 1982 e Die Goldenen Fenster - The Golden Windows 1982 - la cui idea fondante è l’allestimento in cinque nazioni diverse delle cinque parti di cui si compone ciascuno spettacolo e la loro ricomposizione televisiva, da trasmettere via satellite in tutto il mondo.


​ROBERT LEPAGE
​

Lepage invece, sperimenta la scena come un montaggio di visioni tecno-teatrali, tramite specchi, diapositive, film e soprattutto video, registrati e in diretta. Ma il suo progetto nasce sempre a partire dalla costruzione del testo drammaturgico, per lui, sempre in progress.

Attraverso questo modo di intendere la scena, chiamiamola pure drammaturgia multimediale, si assiste, in quegli anni, al cosiddetto 
“ritorno” al testo e alla rivalutazione degli ambienti specifici dell’arte scenica. Lepage, mette, infatti, lo stupore e le emozioni delle magie visive, al servizio del racconto scenico e non a compensazione del vuoto narrativo. Nei suoi lavori non è il teatro che si meccanizza ma è la tecnica che si teatralizza.

Ne è un esempio è 
I sette rami del fiume Ota del 1995, commissionato dal governo giapponese per commemorare il bombardamento atomico americano su Hiroshima. Qui, Lepage unisce tradizione del Teatro delle ombre giapponese alla tecnologia video e produce un ​dialogo affascinante tra corpi e luce, sovrapponendo sette pannelli trasparenti di spandex sui quali vengono proiettate contemporaneamente immagini video e ombre. Un dialogo che comunica, in modo chiaro ed emozionante, il legame indissolubile tra Oriente e Occidente e l’impossibilità di cancellare dalla memoria collettiva l’Hiroshima della bomba atomica. 


​ITALIA

​In Italia, la rassegna Paesaggio metropolitano/Teatro-Nuova Performance/Nuova Spettacolarità nel 1981, inaugura un nuovo modo di fare teatro. Che esplora i media e si ispira al panorama della metropoli e dell’immaginario cinematografico e videografico. 

Krypton, Falso movimento di Mario Martone, la compagnia di Giorgio Barberio Corsetti con Studio Azzurro, con modalità profondamente diverse, definiranno con alcuni spettacoli-manifesto, le idiosincrasie di una stagione teatrale innovativa definita video teatrale. Prologo a diario segreto contraffatto del 1985 e Camera astratta del 1987 di Giorgio Barberio Corsetti e Studio Azzurro sono gli spettacoli più emblematici di questo periodo in cui andava introducendosi una dialogo nuovo tra corpo e ambiente, tra luce e spazio, tra immagine video e presenza attoriale.

In Prologo si allestisce una doppia scena: una materiale e una immateriale, una visibile e una invisibile. Il palco di fronte al pubblico diviene un retroset dove gli attori vengono ripresi mentre la loro figura intera è riproposta al pubblico in diretta, ricomposta su quattro file di tre monitor sovrapposti.

In Camera astratta invece un’architettura geometrica mobile attraversava il palco con monitor posti su binari o montati su assi oscillanti e sospesi come un pendolo. In una perfetta sincronia di movimenti, incorporano e scompongono il corpo dell’attore con un passaggio continuo e fluido della narrazione dal video al teatro. Trovate tecnologiche per rendere visibile la mente del personaggio attraverso gli eventi dello spettacolo, pensati come emanazioni del pensiero che attraversa, anche solo per un istante, il mondo interiore del protagonista.

gb 
​



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