![]() Il linguaggio contaminato fra spazio teatrale e immagine filmica trova interessanti precedenti nelle applicazioni dello scenografo Josef Svoboda (1920-2002). Riferimento per gli scenografi virtuali contemporanei, Le sue opere rivelano più la funzione interpretativa che decorativa della scenografia. In Svoboda, il senso narrativo coincide con il senso della percezione spaziale, anticipando il significato che dovrebbe avere oggi il real time (modalità di realizzazione di un prodotto in diretta senza la necessità di post-produzione o finalizzazione). Il set di Svoboda evolve in sequenze di configurazioni che seguono il ritmo delle emozioni utilizzando mezzi flessibili per la creazione di prospettive multiple. In sostanza, il teatro all’italiana (set live costituito da pavimento, soffitto, portale, palcoscenico e platea), che determina lo spazio drammatico e ne definisce i limiti, viene integrato con il set virtuale, definibile con punto di vista, prospettiva, spazio dell’immagine e dell’immaginario. Alla struttura architettonica teatrale, Svoboda, unisce l’immagine virtuale che esplora con materiali che esprimono “il dentro dello spazio”: superfici speculari, proiezioni e televisioni a circuito chiuso, uso creativo della pellicola e della luce. Per Svoboda è importantissima la sperimentazione nell’ambito del teatro e ancor di più, nell'usare nuove tecnologie, tener sempre presente l’insieme delle parti che vanno a definire uno spettacolo nella sua interezza. Completezza che spesso manca, come già denunciava Svoboda, a favore delle mode, dell’aridità artistica e della ripetitività che il teatro comporta, con risultati monotoni, “piatti” che non “raccontano” nulla di nuovo o stupefacente. Svoboda, attraverso le sue opere anticipa molte delle cose ancora visibili nei teatri contemporanei, affermando che non rinnovarsi, e non mettersi in discussione, fa si che la scena sia statica e senza alcun valore aggiunto anche se farcita di immagini, videoproiezioni e filmati in movimento. L’allestimento multivisione, progettato dallo scenografo trent’anni prima dell’utilizzo della tecnologia digitale, pone il contenuto scenografico come l’idea innovativa delle elaborazioni spaziali di Svoboda. ![]() Non solo fondale e proiezioni su schermo che rievocano un passato di scenografie dipinte, ma l’inserimento dell’immagine virtuale in Svoboda, segue una progettazione di strutture sceniche concepite tridimensionalmente per ricevere l’immagine e superare la proiezione bidimensionale. Una nuova concezione scenografica di realtà virtuale (VR) che fonde spazio reale (set live), pixel (proiezione), attore fisico per la creazione dell’ambiente virtuale (set virtuale). Inaugurata in occasione dell’Esposizione Universale di Bruxelles nel 1958, La Lanterna Magika dà vita ad una nuova forma di spettacolo teatral-cinematografico di interazione fra azione dal vivo e immagine filmica. Per La Lanterna, Svoboda inventa il polyécran, un sistema di multischermo articolato nello spazio scenico in forme quadrate e trapezioidali. Il pubblico percepisce le immagini globalmente in una sorta di pre-realtà virtuale con immagini filmiche fisse e mobili inviate da sette proiettori cinematografici e otto per diapositive, gestite da un sistema tecnico di circuito memorizzante che comanda tutte le funzioni dello spettacolo in sincronia con il suono. In seguito al successo di quest’esperimento, Svoboda evolve il sistema per l’Esposizione Universale di Monréal elaborando un complesso audiovisivo che chiamerà “multivisione”. Figure in fasci di luci rotanti vengono proiettate su cubi, prismi e superfici piatte in un movimento catturato da specchi inclinati verso gli spettatori. Un mosaico di 112 quadrati in doppia proiezione, la scena a mosaico produce 160 variazioni d’immagine e ha la potenzialità di modulare la profondità di campo visuale avanzando o arretrando sul palcoscenico: “Lo scopo, afferma Svoboda ne I segreti dello spazio teatrale, era di creare immagini intere, ma nello stesso tempo di disintegrare la superficie di proiezione ricomponendola poi in un modo diverso e rendendo evidente anche il rilievo”. gb
La Traviata | Regia Henning Brockhaus - Scene Josef Svoboda | Macerata Opera Festival 2012
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AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Aprile 2022
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