Klaus Obermaier |
Le Sacre du Printemps
Grazie a 32 microfoni, l’intera orchestra è integrata nel processo interattivo perché sia i motivi musicali sia le voci individuali e gli strumenti influenzano la forma, il movimento e la complessità sia delle proiezioni 3D dello spazio virtuale sia quelle della danzatrice. La musica non è più solo un punto di partenza ma anche un completamento stesso della coreografia.
Apparition
Lo scopo è di creare un sistema interattivo che fosse qualcosa di più di una semplice estensione del performer, addirittura un suo partner. Tre sono i parametri fondamentali nell’interazione dei danzatori: la vicinanza, la velocità e l’ampiezza del movimento.
www.exile.at
Avventure in Elicottero Prodotti
La sperimentazione fra corpo e macchina, intrapresa da AiEP, si è sviluppata e perfezionata nel corso degli anni. All’inizio si è manifestata con la semplice presenza di video nello spazio dei corpi danzanti.
Exp
Nel 1996, con Exp per la prima volta si sperimenta la danza interattiva, con l’uso del mandala system - realtà virtuale 2D che utilizza la telecamera come dispositivo di input. Affinato in seguito con l’utilizzo della motion capture, modalità che permette mediante sensori applicati al corpo e l’uso di un campo magnetico, la clonazione dei gesti del danzatore.
Dall’uso della motion capture e di altre tecnologie interattive, come la computer-grafica, sono nati spettacoli di grande suggestione, pensiamo a MOV e Cromosonics - che vedevano il corpo, non più nella sua accezione materica, ma in un'accezione amplificata, dilatata.
www.aiep.org
Claire Bardainne e Adrien Mondot
Il loro approccio pone l'umano al centro delle sfide tecnologiche e il corpo al centro delle immagini, con la specificità dello sviluppo su misura dei suoi strumenti informatici, alla ricerca di una vita digitale, mobile, artigianale, effimera e sensibile.
Sette anni sono passati dal loro Cinématique, 2010, un'esplorazione disseminata di insidie immaginarie e poetiche, piccoli piaceri irrisori e esplosioni dell'infanzia, condotta attraverso una partitura digitale suonata dal vivo, mettendo in movimento corpo e oggetti digitali. Il viaggio è un incrocio di materiali virtuali: linee, punti, lettere, oggetti digitali proiettati su superfici piane, tessono spazi che sposano il corpo e il gesto e giungono a rivelare la parte dell'infanzia. E gli strumenti tecnologici consentono la presenza dell'errore, la fragilità la poesia dell'infanzia.
Dopo il grande successo di Cinématique è la volta di Hakanaï nel 2013, e de Le mouvement de l’air nel 2015. Presentate in Italia grazie al RomaEuropa Festival, anche in queste due opere, la magia della performance nasce dall’incontro del corpo con le entità virtuali prodotte dal computer. Un botta e risposta continuo tra materia e luce, peso e leggerezza, sogno e realtà.
Un susseguirsi di paesaggi virtuali composti da elementi naturali, numeri, linee, punti, lettere e figure astratte interagiscono in tempo reale con i corpi di una danzatrice e un giocoliere, grazie ai sofisticati software sviluppati dagli stessi autori. La colonna sonora, anch’essa molto suggestiva, è firmata da Christophe Sartori e Laurent Buisson.
www.am-cb.net
Mourad Merzouki
Il corpo umano, dunque, ancora una volta è posto al centro delle sfide tecnologiche e artistiche, e la tecnologia è utilizzata per creare una poesia senza tempo, attraverso un linguaggio visivo basato sull'interazione e la creatività generata dall’immaginazione.
All’interno di un mondo digitale, fatto di pixel sensibili ai movimenti, i corpi dei danzatori scorrono sulle superfici creando effetti visivi, alternando alle proiezioni astratte, le illusioni ottiche, facendo dello spettacolo il limen tra realtà fisica e virtuale.
Pixel
Proposto per la prima volta in Italia ad inizio del 2015 - progettato dal programmatore informatico Adrien Mondot, dall’artista multidisciplinare, scenografa e designer Claire Bardainne, e le coreografie di Merzouki - Pixel presenta effetti speciali realizzati grazie all’uso di eMotion, un software creato appositamente, in grado di realizzare animazioni grafiche composte da oggetti e di specificare come farli muovere in combinazione con i movimenti fisici dei danzatori.
Basato su un sistema di animazione fisico, eMotion indaga il movimento in rapporto alle emozioni. Si tratta di un editor che consente di definire un universo grafico composto di oggetti a forma di punti, linee, immagini, video, e di stabilire il modo in cui si interagisce con loro attraverso il suono, la parola, un Kinect, un Wiimote.
Tutte le immagini vengono quindi generate, calcolate e proiettate dal vivo, al fine di creare una sintesi sensoriale, una realtà tangibile sul palcoscenico.
www.ccncreteil.com
BILLY COWIE
A Milano, per gli spazi della Fondazione Prada ha ideato un lavoro site-specific che include musiche, proiezioni video e coreografie dal vivo. Intitolato Attraverso i muri di bruma, le installazioni coreografiche coinvolgono undici danzatori neo-diplomati del Corso di Teatrodanza, diretto da Marinella Guatterini, advisor del progetto. Si tratta di sette interventi in totale, all’interno degli spazi della Fondazione - Noche de Quatro Lunas, Retrospettiva, Casa di Nebbia 1, Danza di Paura, BEH!, Herz, Casa di Nebbia 2 - che attraverso l'uso delle tecnologie producono una drammaturgia condivisa con lo spettatore, continuamente partecipe, alla ricerca del proprio senso.
Nel suo libro Anarchic Dance (2006), Cowie scrive: la convenzione dello spazio buio del palcoscenico non è avvertita come piatta solo in termini visivi, ma anche in termini fisici. Una risposta quasi scontata all’onnipresente black box è un lavoro di danza site-specific in cui il coreografo può usare la dimensione verticale – scale, terrazze, salite – e dove una ricchezza di contesti visualmente interessanti può contraddistinguere il suo progetto.
E in effetti, gli spettatori “al posto di essere degli ostaggi passivi, diventano degli esploratori alla ricerca del migliore punto di vista, in perenne movimento con i danzatori, liberi di andarsene quando sono stanchi o di ritornare quando lo desiderano, di essere accompagnati dai propri amici, di conversare con loro”.
www.billycowie.com
wayne mcgregor
Il coreografo si é spesso focalizzato sul rapporto tra tecnologia e movimento: già dal 1998 con uno dei suoi primi spettacoli, Sulphur 16, comincia ad utilizzare figure digitali che si intrecciano ai danzatori sul palcoscenico, mentre in Aeon (2000) inserisce paesaggi computerizzati, suggestionando lo spettatore e conducendolo all’interno della creazione stessa in una sorta di realtà parallela.
Ataxia
Dal 2004, con lo spettacolo Ataxia, McGregor inizia a sviluppare un linguaggio personalissimo e originale caratterizzato dalla fluidità del movimento di un corpo apparentemente privo di ossa e articolazioni, con un ritmo scandito da musica elettronica, passando da Ben Frost, Olafur Arnalds ai Radiohead.
Entity
Sempre dal 2004 il coreografo diventa ricercatore all’Università di Cambridge, nel dipartimento di psicologia sperimentale, focalizzandosi sul rapporto corpo-cervello. Rapporto che viene indagato sempre più tramite lo studio sulla percezione, ripreso da McGregor anche nel 2008 per lo spettacolo Entity, avvalendosi di algoritmi di Intelligenza Artificiale per sviluppare sequenze coreografiche autonome, creando così una connessione tra funzionamento del cervello e schema di ogni passo.
Dyad
Lo studio della cognizione creativa risulta centrale nei lavori di McGregor: per Dyad 1909 (2009), l’intero processo viene mappato da un team di scienziati cognitivi dell’Università di San Diego. Una struttura coreografica senza limiti apparenti, analisi minuziose, ricerche complesse, il corpo come strumento che indaga e viene indagato, traiettorie di movimento, precisione e velocità, tutti elementi che si fondono alla tecnologia e alle nuove avanguardie.
Atomos
In ATOMOS – parola greca per indivisibile (vedi video sopra) – McGregor, a partire dal suo interesse verso la cellula – elemento strutturale, primordiale e vitale di tutti gli esseri viventi – crea un’opera coreografica che indaga la complessità delle strutture, “atomizzando” corpi, movimento, immagini video, audio e luci. L’intenzione è quella di partire dall’unità indivisibile di una coreografia per arrivare al suo sviluppo, considerandola come una struttura vivente, dando vita ad un flusso continuo di energia e tecnica che cattura lo sguardo, la mente, l’udito.
waynemcgregor.com
gb
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Autore
Giovanni Bertuccio
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