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QUEER E ARTE                                                      PRIMO NOVECENTO                                                ART BRUT

1/3/2022

 
Foto
Adolf Wolfli | Musicisti, 1913


​ACCOGLIERE LA VITA   

​La riflessione sul brutto si sviluppa quando il concetto di bello e la sua definizione vengono messe in discussione e al brutto è riconosciuto un “significato estetico”. Si rivendica, dunque, la positività di determinati valori che fanno capo al brutto acquisendo lentamente una propria autonomia, fino ad essere inserito a pieno titolo in un sistema pluricategoriale.

In effetti dopo il Romanticismo - a cavallo fra Ottocento e Novecento – l'arte non può più venire equiparata all'inestetico o all'extra estetico (vedi Il brutto e le avanguardie). Come ricorda Dessoir “nella violenta rottura delle norme di ogni grandevolezza e di ogni superficiale appagamento formale si svela “un regno che non è di questo mondo”. Il brutto prende il significato di “espressivo”, come positivo valore estetico, contro un bello che nell'armonia delle sue forme e nell'equilibrio dell'apparenza, si fa superficiale conciliazione e non permette di guardare in faccia alle cose”.

Il brutto diventa, per usare un'espressione di Feldman, “una vera struttura del mondo” e l'arte che non fa consistere la propria dignità nella cesura o nella neutralizzazione del brutto o del negativo in generale, recupera la propria vitalità proprio attraverso un confronto costante e proficuo con le tematiche del deforme, del mostruoso e della caricatura.


​IL BRUTTO ESTETICO

Non l'esorcizzazione del brutto, ma una sua attenta analisi mette in discussione i limiti e il significato dell'arte e il ruolo del bello. A partire dal Romanticismo l'arte ha ricercato una molteplicità di strade possibili in una continua messa in discussione del proprio statuto. Dunque l'oggetto artistico si vanifica perdendo la propria identità categoriale e il suo ordine antico. All'interno dei suoi eterogenei sviluppi, l'arte accoglie la vita, ma nello stesso tempo disgrega fino a invadere campi che non le appartengono. Anche i contenuti perdono il loro riferimento a valori universali e rimandano l'arte nella causalità del quotidiano, nella soggettività delle singole passioni ed emozioni.

Per questo, concettualmente, all'interno dell'Art Brut rientrano un variegato gruppo di opere, espressioni di propri, autonomi, criteri estetici, e non è possibile paragonare l'Art Brut a un movimento o a una corrente artistica. Il creatore d'Art Brut, per definizione marginale e autodidatta, elabora una sintassi tematica, iconografica, stilistica e tecnica, che testimonia una peculiare inventiva e uno spirito indipendente.


​ESTETIZZARE L'OSCURITà

​Lavora in solitudine e nell'anonimato, come se stesse compilando le pagine di un personale diario intimo. Idealmente ignora l'esistenza di un potenziale destinatario ed è totalmente svincolato dall'aspettativa di un riconoscimento sociale. Non è neppure consapevole di operare nel contesto della creazione e la sua produzione si compie al di fuori di un qualsiasi ambito istituzionale. Potremmo dire che il suo operare non è mediato, se pur non totalmente, dalla cultura.

Proprio questa assenza di informazioni permette loro di sperimentare tutte le potenzialità espressive del proprio processo creativo. La creazione, nell'Art Brut, raggiunge la sua massima intensità generando un'“esteriorizzazione dei moti d'umore più intimi e più profondi dell'artista”. L'indagine rivolta all'essenza “degli strati più nascosti” della personalità, impegna Wolfli o Jeanne Tripier a confrontarsi con le sfere più oscure dello stato selvaggio e della violenza.


DEVIANZA E ROTTURA

​Descritti come autori o persone, le produzioni di Art brut sono qualificate come opere o come lavori. Questo vocabolario si differenzia, volutamente, dalla terminologia tradizionale che mette in primo piano i maitre (maestri) e i loro chefs-d'oeuvres (capolavori).

I principali protagonisti dell'Art Brut saranno Adolf Wolfli, Heinrich Anton Muller e Aloise e le loro opere costituiranno il nucleo fondamentale delle collezioni di Dubuffet. L'eclettismo che caratterizza tali collezioni dimostra quanto le “direttive” dell'Art Brut non fossero ancora definite. Inizialmente le sue scelte riflettono ancora i gusti e gli interessi degli intellettuali dell'avanguardia europea. Tuttavia è già possibile scorgervi una chiara predilezione per le creazioni di carattere deviante ed estranee alle norme dettate dalla tradizione estetica occidentale.

L'
Art Brut precedeva, dunque, il concetto stesso e la sua definizione e la nascita della nozione fu postuma all'esistenza delle opere. Questo duplice paradosso era intrinsecamente legato al particolare concetto dell'Art Brut e, in sostanza, costituì il primo segno di una rottura nell'ambito culturale occidentale.


ART BRUT OGGI

Adolf Wolfli, Aloise o Podestà, ci informa Lucienne Peyri, non rappresentano soltanto le loro biografie o le loro memorie, anche se lavorano in uno stato di assoluto ripiegamento su se stessi. Essi danno anche prova di un vero superamento e di una sublimazione della loro personalità, realizzando una produzione tutta visionaria.

Per questo, continua Peyri a proposito della Art Brut di oggi: “La crociata che aveva condannato tutta l'arte moderna e contemporanea a favore dell'Art Brut non avrebbe più senso oggi. La tendenza dualistica e ieratica, che considerava la prima come espressione di una creazione intellettuale e sofisticata e la seconda come espressione della purezza emozionale e primitività naturale, non si rivela soltanto non pertinente, ma totalmente sbagliata. Le produzioni dell'Art Brut sono certamente cariche di emozione ma scaturiscono anche da una elaborato sistema espressivo.”

L'autore di Art Brut, oggi, si situa dunque a mille miglia dall'innocenza e dall'inesperienza che si ricercavano alle origini del movimento. Il suo impegno personale – spesso le opere vengono realizzate nel corso di molti anni – così come il suo spirito contestatario, umoristico, che sfocia nella parodia, ne sono una prova evidente. Infatti le opere di Hofer, Mets o Santoro si rivolgono allo sguardo dello spettatore stimolandolo tanto sul piano emozionale quanto su quello intellettuale.
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Fonti

1 Cfr. E. Franzini, M. Mazzacoult-Mis, in Brutto. Un valore estetico positivo, 2010
2 M. Dessoir, Estetica e scienza dell'arte, L. Pennecchi, G. Scaramuzza, Unicopli, Milano 1986
3 V. Feldman, Estetica francese contemporanea, a c. e trad. it. di D.Formaggio, Minuziano, Milano 1945
4 K. Rosenkraz, Estetica del brutto, Aesthetica, Palermo 2004, p. 36; si veda anche T.W. Adorno, Teoria estetica, a cura di G. Adorno e R. Tiedemann, trd. it. di E. De Angeli, Einaudi, Torino 1981
5 L. Peiry, in L'art brut, in Arte, genio Follia. Il giorno e la notte dell'artista, catalogo della mostra (31 gennaio-25 maggio), Mazzota, Siena, 2009
6 J. Dubuffet, Honneur aux valeurs sauvants, in Prospectus et tous écrits suivants, 1967
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gb



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QUEER E ARTE

​

QUEER E ARTE | PRIMO NOVECENTO | BUBUFFET E LE SORTI DELL'ART BRUT
QUEER E ARTE | PRIMO NOVECENTO | IL BRUTTO E LE AVANGUARDIE
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