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RELAZIONE E TEATRO                                              TEATRO SOCIALE                                            OPERATORE

9/19/2016

 


RIATTIVARE
​

Le pratiche di teatro sociale e di comunità hanno l’obiettivo di "animare" - o meglio di riattivare, parafrasando Claudio Meldolesi - in situazioni di difficoltà e disagio, e in generale di intervenire in una condizione di rigidità e chiusura individuale e/o collettiva. Tali chiusure che possono provenire dalla difficoltà nel rapporto con sé stessi, con gli altri o l'ambiente esterno, contribuiscono, secondo il paradigma di C. R. Rogers, a irrigidire la struttura psichica e le relazioni interpersonali. Se l’adattamento del sé all'ambiente non simbolizza in maniera corretta l’esperienza (soprattutto le esperienze stressanti e dolorose), l’individuo si sente minacciato e tende a irrigidirsi caratterialmente. Un fenomeno analogo accade con i gruppi e le collettività che si sentono minacciate. E l'obiettivo delle «animazioni» consiste, proprio, nell'ammorbidire queste rigidità, cercando di appianare il più possibile la distanza tra attore e spettatore, tra persona e personaggio. 
​
Il compito di «riattivare» viene assunto dalla figura dell’operatore che recupera molte delle funzioni del regista e del drammaturgo, ampliandole. Ed il riconoscimento del ruolo degli operatori è un passaggio cruciale: obbliga tutte le parti coinvolte a «mettersi alla prova» nel rapporto reciproco, ridefinendo costantemente aspettative, obiettivi e atteggiamento. Alle competenze teatrali, l’operatore può (o dovrebbe) accostare quelle dello psicoterapeuta, del fisioterapista, del sociologo e dell’antropologo, oltre che quelle dell’educatore. A seconda dei casi, l’operatore lavora da solo, in coppia, o fa parte di un gruppo più articolato (che può coincidere con una compagnia o gruppo teatrale).


​GRUPPO E OPERATORE

​Il percorso di lavoro coinvolge inizialmente due poli, e in genere due gruppi: i destinatari dell’intervento (e dunque in genere persone che vivono una situazione di disagio) e gli operatori che hanno il compito di riattivarli. Il percorso comune degli operatori e del gruppo è l’incontro tra due differenze: l’alterità degli operatori, ovvero dei teatranti professionisti; l’alterità dei componenti del gruppo in cui intervengono i mediatori. 
​
​
​Il punto fondamentale di queste esperienze non è la specificità del gruppo con cui si lavora, come afferma Marc Klein, ne I teatri dell’altro, ma l’incontro di due fragilità, la nostra e quella delle persone con cui si entra in contatto.

Il teatro sociale comprende l’apprendimento delle convenzioni e dei comportamenti degli spazi e delle comunità in cui un progetto si sviluppa. Ad esempio, gli operatori teatrali svolgono una ricerca sulle politiche criminologiche e di riabilitazione dei detenuti prima di lavorare in un penitenziario. L’artista approfondisce i bisogni dei giovani disabili prima di cominciare un progetto. Lo scrittore indaga sull’AIDS/HIV per creare la piéce educativa per i suoi studenti partecipanti. Condurre laboratori per studenti con disabilità fisiche necessita una comprensione complessa dei bisogni del gruppo e chiarezza riguardo alle condizioni necessarie dei progetti teatrali. E questo processo deve sfociare in una performance, considerata come l’interazione tra due distinti campi e ottenerla non palesa un facile equilibrio, ma è il prodotto di un flusso continuamente rinegoziato tra i differenti campi.

gb 
​


​
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TEATRO SOCIALE

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