![]() Il teatro sociale può avvenire in diversi luoghi: dai penitenziari ai campi profughi, dagli ospedali alle scuole, dagli orfanotrofi agli ospizi. I partecipanti sono gli utenti locali, disabili, detenuti e molti altri, spesso provenienti da categorie vulnerabili, svantaggiate e marginalizzate. E svolgendosi in luoghi e situazioni non tipici per il teatro, trasforma in performer chi, in realtà, non lo è. Invece i professionisti, oltre ad essere performer ma non necessariamente artisti, svolgono anche il ruolo di “facilitatori”, ovvero aiutare gli altri nella performance costruzione della performance. Usare il teatro nei diversi contesti di cui sopra, non deve intendersi come una mera decontestualizzazione del teatro, piuttosto come un processo di incontro e competizione performativo. Insomma, il teatro sociale deve tendere a svelare il performativo già esistente in quell'ambiente, rendendosi complementare, mettendolo a repentaglio, sfidandolo o elevandolo. E per fare questo, il teatro sociale attinge alle teorie e ai saperi e alle consuetudini che si riferiscono ai luoghi che ospitano il progetto. Così, ad esempio, il teatro nelle scuole ha usato le teorie educative per riflettere sul proprio operato; il teatro per lo sviluppo e l’integrazione culturale ha usato le teorie dello sviluppo sociale per guidare le proprie analisi; il teatro nelle carceri ha usato differenti modelli criminologici o della teoria della riabilitazione per spiegare le proprie pratiche. Questi tipi di teatro sociale – teatri in spazi/tempi di crisi – possono essere raggruppati in quattro categorie che hanno una relazione logica e sequenziale tra di loro: Teatro per la cura, Teatro per l’azione civile, Teatro per la comunità, Teatro per trasformare l’esperienza in arte. Ad esempio, creare un progetto teatrale in carcere vuol dire lavorare con persone già caratterizzate come “criminali” che sono obbligate ad indossare costumi e a vivere seguendo dei copioni molto rigidi. Vuol dire lavorare con gruppi che vedono le proprie storie drammatizzate per loro dai media e altri che abusano del termine “tragedia” per descrivere esperienze quotidiane. Relazionarsi con persone che sono state partecipi volontari o involontari di violenze. E questo background deve, necessariamente, essere considerato e nel progetto e nel processo di teatralizzazione. E questo approccio d'insieme deve riguardare qualsiasi luogo in cui il teatro sociale avviene. Insomma macro e micro storia si uniscono e le scienze umane si fanno ancelle dell'arte per ridare senso e consapevolezza all'individuo gb |
AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2020
Categorie
Tutto
|