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PER UN TEATRO CONTEMPORANEO                          COMPAGNIE                                                              DYNAMIS TEATRO | ROMA                                    METROCUBO

12/13/2016

 
Foto
Metrocubo | Dynamis Teatro 2016


​RECENSIONE

Calato nella quotidianità, immerso nell'attulità, imbevuto di cronoca nera è M² dei Dynamis. Gruppo romano, presentato alle Officine Caos, a Per un Teatro Contemporaneo - una tre gironi di incontri sull'arte performativa ed il sociale - vetrina per compagnie emergenti. Dynamis, che nella sua ricerca indaga le dinamiche umane e i suoi processi, con M² indaga lo spazio di un metro quadro, mettendolo in relazione alle esperienze nostrane di rifugiati, profughi, richiedenti asilo.

Quante persone possono vivere in un M²? Lo scopriranno i partecipanti la performance, che una volta accettato l'invito degli agenti di volo, fidandosi ciecamnete, scopriranno piano piano, l'impossibilità di fare le più semplici azioni fisiche, quando dovranno condividere il metro quadro con sei o nove altri partecipanti.

Un gioco, una performance partecipativa che sfrutta linguaggi comprensibilissimi - come quello sugli aerei - per condurre ad una riflessione non filtrata da uno schermo, dove tutto appare lontano, quasi non ci riguardasse, ma vissuta direttamente o indirettamente nello svolgersi della performance.

Non è bombardamento mediatico come in televisione, ma condivisione teatrale.
Serissimo insomma il loro gioco e la loro ricerca del vero, che per Dynamis si fa esigenza di raccontare il presente, di comprenderlo e sviscerarlo, comunicarlo. Capire se qualcosa può migliorasi..
​


​INTERVISTA


​D. Quando nasce Dynamis e qual è il movente della compagnia?


​
Dynamis in questa formazione nasce nel 2011, alcuni di noi già si conoscevano, arrivando da una scuola romana di teatro dove avevano bazzicato per alcuni anni. Alla sporca dozzina che siamo oggi approdiamo però sei anni fa appunto. L'intento primo del nostro percorso è lavorare assieme, cosa sempre più rara. Nel mondo iper individualista di oggi immaginare percorsi collettivi è difficile, per noi è invece obiettivo primario della quotidianità. Lavorare assieme quindi, con i linguaggi performativi come intento e pretesto della ricerca sulle dinamiche umane.

​
D. Il teatro Vascello di Roma. Partenza ed arrivo.


R. Il Teatro Vascello aveva manifestato interesse anni fa verso le prime proposte artistiche di alcuni componenti Dynamici. Le prime regie ospitate hanno fortificato la fiducia del Teatro nei nostri confronti, tanto da spingerli a proporci una permanenza stabile da loro. L'offerta che il Teatro Vascello si impegna a sostenere, cioè la produzione di giovani compagnie, è un contributo fondamentale per il nostro lavoro. È una pratica preziosissima in una città come Roma dove anche trovare spazi è una questione spinosa, e non perché non ve ne siano.
​
D. Hic et nunc. Il contingente e la riflessione sul dato reale, che spesso si traduce in cronaca, sembra essere il filo conduttore di molti vostri spettacoli. Esigenza di un teatro politico? 


R. Il teatro dovrebbe essere connesso con la vita e con il contemporaneo. Questo per noi è un pensiero quotidiano. Lavorando con gli adolescenti, sopratutto con l'obiettivo di formarli e avvicinarli alle arti performative, dobbiamo chiederci costantemente in che modo possono trovare in uno spettacolo qualcosa che li riguarda. Siamo nell'era di Netflix non è un processo facile e non riguarda solo loro ovviamente, ma anche e soprattutto, trattandosi della prossima generazione di pubblico. Diciamo che gli adolescenti sono un buon promemoria, perché questo scollamento tra la vita delle persone e il teatro riguarda tutti, è parte della crisi più profonda che sentono oggi i settori artistici.

Qualche tempo fa, entrando in teatro di prima mattina siamo incappati in una scolaresca che attendeva l'inizio di una matinèe. Una ragazza appoggiata al muro con aria svogliata ha proclamato carica di noia "oddio quando vedo il teatro me prende un'angoscia". Ci siamo fermati e abbiamo guardato anche noi l'ingresso, le locandine, l'insegna di quello che in effetti è troppo spesso ridotto a un grosso pachiderma spiaggiato, un luogo distante per la maggior parte delle persone. Non si entra in teatro, non così spontaneamente. Bisogna rieducarci ad attraversarlo, a viverlo, non solo portando il teatro fuori ma anche le persone dentro.

Insomma il teatro dovrebbe occuparsi della vita universalmente parlando, contemplando criticamente le luci e le ombre del contemporaneo per esserlo veramente. Se facesse questo, sfida complessa, non ci sarebbe dubbio che sarebbe sempre anche un teatro politico, come per sua natura è, inteso cioè come qualcosa che si occupa delle persone e delle questioni della polis.
​
D. Il corto circuito. Metro quadro espone hostes affascinanti, steward accattivanti e voci suadenti. Sembra un gioco alla seduzione, del pubblico e dei partecipanti la performance. Insomma si usano i mezzi della pubblicità e della persuasione per condurre lo spettatore, seducendolo, a quale orribile verità su noi stessi? 


​Si usano i mezzi della società dello spettacolo, scimmiottandolo, senza prendersi troppo sul serio nelle forme (del resto sono ciò in cui siamo più immersi). Il contenuto invece è molto serio. Quando si scherza bisogna essere seri diceva qualcuno, ecco è vero anche l'inverso e se si riesce nell'intento l'obiettivo può arrivare con più forza.



D. "Grazie per aver giocato con noi". Possiamo affermare che l'arte, almeno da Duchamp in poi, è, e deve continuare ad essere, un gioco serissimo?


R. Appunto sì, come dicevamo sopra.
​

D. Laboratori, workshop, formazione ed infanzia. Quanto è necessaria, cito le vostre parole sul sito, "la formazione del pubblico di domani" e quale ruolo il teatro deve assumere nel presente?

​
Anche a questo forse abbiamo in parte già risposto, abbiamo mischiato tutto come al solito, ma il punto è proprio questo: difficilmente riusciamo a scindere i piani. I progetti che trovano una forma performativa raramente nascono da un'intuizione pensata a tavolino. Sono il frutto di percorsi generati da un intento formativo, dall'intento cioè di utilizzare il linguaggio teatrale come pretesto di esplorazione e studio delle dinamiche dell'essere umano.

​M2 ad esempio nasce da un progetto portato avanti con la ONLUS Asinitas, impegnata con rifugiati politici e migranti. Quando la ONLUS ci ha chiesto un contributo per i festeggiamenti dei suoi 10 anni è nata l'idea di questo gioco performativo, una sintesi adatta alla relazione intercorsa negli anni tra noi, loro e i ragazzi incontrati, un quadro ludico di quel percorso. Spesso succede questo: da un cammino formativo arriva uno stimolo, un suggerimento umano, e noi ne annusiamo lo svilu
ppo e lo seguiamo.

​
​
www.dynamisteatro.it

gb 
​



​approfondimenti
per un teatro contemporaneo

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PER UN TEATRO CONTEMPORANEO

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