![]() Il Teatro ancora, in linea generale, rimane un luogo dove la Tecnologia attecchisce con notevole difficoltà. Ad esempio Gabriele Lavia e Giorgio Albertazzi hanno l'idea del Teatro come luogo dove nulla è necessario se non l’attore, il testo e gli spettatori, ripudiando qualsiasi uso tecnologico. L'uso delle tecnologie però, fa parte della storia del teatro e soprattutto della nuova drammaturgia novecentesca, quando al testo teatrale si integrava il linguaggio filmico nella prima metà del secolo, per poi svilupparsi dagli anni Ottanta, con l’uso del video in teatro e poi con la nascita del teatro tecnologico. Prendendo in esame quest’ultimo, che negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo, bisogna capire come il multimediale interagisca con il teatro. Le varie forme di ibridazione si collocano all’incrocio di due strade diverse: da un lato si può sviluppare la possibilità che lo spettacolo vada a costituirsi come un evento di massa, secondo un percorso già iniziato dal teatro in televisione, in questo modo la divulgazione sarà fatta ad un pubblico vasto ed indistinto. Dall’altra parte, alcuni esperimenti ricercano la qualità e individuano un limitato gruppo di spettatori con i quali relazionarsi. Nel primo caso si corre il rischio che l’opera teatrale trasferita in altro contesto, inevitabilmente modifichi il proprio linguaggio. Esiste già un teatro per il video che ha costruito nel tempo un proprio stile, per esempio le produzioni RAI delle commedie di Edoardo De Filippo e guardandole sappiamo di trovarci di fronte ad un rifacimento per il nuovo mezzo, ma tutto ciò appartiene all’ambito della traduzione e della trasposizione (anche multimediale), riguarda la possibilità di documentare, riprodurre, commercializzare un evento. gb |
AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Aprile 2022
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