![]() Gli anni Settanta si caratterizzano come un decennio di grande creatività tanto che, come prefigurato da Benjamin, la massa dei fruitori si trasforma da passiva in attiva integrandosi nel momento produttivo, facendo dello spettatore un operatore culturale. Il cinema d’avanguardia influenzerà sicuramente molta della sperimentazione video, ma rispetto al cinema che richiede una sala di proiezione, il monitor video è più facilmente collocabile in una qualsiasi sala o installazione. Il videotape si conferma così come mezzo poco ingombrante capace di penetrare nella realtà con spirito critico. Dalla diffusione degli strumenti adatti alla realizzazione di video, lo sviluppo parallelo della videoarte. Di pari importanza è l’apporto di quei laboratori, come l’Art/Tapes/22 di Firenze, interessati a scoprire le possibilità del mezzo. Proprio con l’Art/Tapes/22 collaborò, dal 74 al 76, una figura centrale per la videoarte, Bill Viola. Esaurito il fenomeno avanguardistico, a metà degli anni Settanta andò sviluppandosi un approccio meno soggettivo. Significativo passaggio verso un uso più professionale del medium elettronico, espressione del tentativo di realizzare opere video autonome, svincolate da ogni funzione socializzante. Il video, così, reinventa un nuovo modo di raccontare, libero da funzioni descrittive e narrative. ![]() Tuttavia, all’inizio degli anni Ottanta, gradualmente, va sviluppandosi un interesse per la narrazione, seppur rivisitata in virtù del medium stesso; probabilmente, l'esaurirsi della fase metalinguistica ha portato alla necessità di sperimentare le articolazioni del nuovo linguaggio, interagendo con altri medium come il cinema e la televisione. Infatti è negli anni Ottanta e poi nei Novanta che gli artisti che utilizzano il video si moltiplicano parallelamente allo sviluppo delle nuove tecnologie. Queste ultime, che inglobano il video, si sono sempre più imposte come il terreno sperimentale prioritario di tutte le arti. E se si è ritrovata l'esigenza narrativa nei decenni, è tornata la denucia ai rischi di una perdita di tatto e di con-tatto con un mondo sempre più virtualizzato, argomento cardine delle opere di Studio Azzurro, delle opere cinematografiche di Spike Jonze, regista di Being John Malkovich, e delle opere di artisti totali come Peter Greenaway che ha coniugato, più di altri, cinema, letteratura, teatro, danza, musica e videoarte. gbApprofondimenti
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AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2020
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