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Editoriale | Il Corpo oggi. Io, solo corpo!

10/24/2016

 
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Corpo e Ambiente
Per molto tempo ho pensato che il mezzo privilegiato per conoscere me e il mondo fosse il mio corpo. Contenitore di cose note e sconosciute, produttore di sinapsi e sentimenti, il mio corpo mi parlava, e la mia mente voleva, provava a tradurre il suo linguaggio. Ma mentre io ero lì per aprirmi, ingordo di nuovo e di provare, quello che allora credevo, la vita, tutta una serie di circostanze mi imponevano la sua mortificazione. Non dovevo ascoltarlo. Per gli altri corpi accanto a me, il corpo sembrava solo un mezzo per lavorare e al massimo procreare, e la carne con i sui accessori, era qualcosa di sporco. Una persona da non frequentare, da ascoltare poco, da trattare con diffidenza. E per l'insieme di mente e carne, il mio corpo di allora, mi spingeva a conoscerla quella persona, frequentarla, lasciarmi affascinare dai suoi racconti, farmi sedurre dalle sue proposte, farmi condurre dove lei voleva. Se i miei occhi desiderano il mio corpo deve ottenere, credevo, e stupidamente qualsiasi cosa pensavo o volevo esperire la mettevo in pratica. Il mio corpo era la sfida con me stesso, il limite da superare, il pegno da pagare per conoscere me stesso. Battaglia solitaria, che se fossi vissuto altrove, forse non avrei intrapreso! Perché il mio corpo era il mezzo dell'esternazione del mio disagio: ambientale, personale, familiare, sociale. Il mio copro era al centro di forze contrarie alla mia natura: non parlavo dialetto, non giocavo a calcio, non andavo in sala giochi. Non facevo nulla di quello che era considerato "maschile", al contrario, leggevo, avevo una forte immaginazione e per questo fino alle medie e per i primi anni delle superiori, ho preferito il mondo "femminile", o quello che si considerava tale. Un mondo fatto di giochi e di parole, di sogni e fantasia. Una propensione naturale, che modificava il mio corpo e i suoi movimenti, ma che fino ad allora non aveva nulla a che fare con afasie di genere, ma solo con l'avere poco o nulla a che spartire con l'esempio di maschio e uomo che mi si dava. Il mio corpo è frutto di questo e molto altro..

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Corpo e Sesso
I miei 16 anni hanno imposto al mio corpo un cambiamento radicale. Si rafforzava incompreso il desiderio di comprensione, di me e degli alti. Andava intensificandosi il desiderio fisico di toccare e di essere toccato. Cresceva, devastandomi, l'esigenza di risposta ad alcuni perché che nessuno, né famiglia né scuola, riusciva a darmi. E alimentavo il vuoto covando rabbia, portando il mio corpo ad eccedere e a modificarsi con alcool e droghe, sballo e cazzate, feste e ore piccole. Ovviamente il bombardamento mediatico che vende prototipi umani di Ken toccava anche il mio immaginario, e non corrispondere a quello, mi faceva optare per un fisico "alternativo" inserito in una cultura che io pensavo "altra", fatta di sesso e rabbia, sfoghi e depressione, finta socialità con finte risate. Marilin Manson e tanto, tanto dolore. Mi ci sono volute due tesi su Nietzsche per capire che Dioniso va conosciuto e assecondato per poi essere padroneggiato. Che non può esiste Dioniso senza Apollo, e che quello che mi succedeva erano Eros e Thànathos che lottavano nella mia testa, usando il mio corpo. Qualsiasi cosa mi proponevano di "trasgressivo", spesso per noia e curiosità, avevo voglia di provarla, di sperimentare sul mio corpo gli effetti di quella esperienza e la conoscenza di quel contesto. Ho abusato insomma del mio corpo e della mia mente, scendendo e salendo nella scala del sesso, ma questo mi ha portato a conoscere me e il mondo. A capire che il sesso può essere tale e quale ad una droga che ti allontana da te e persino dal corpo che hai accanto. Che servono le discussioni sul sesso e le lezioni di sessuologia da adolescenti. Che il porno non può e non deve essere l'unico referente, e che il nostro approccio col sesso dice molto di che tipo di persone siamo, segnando anche le nostre relazioni. Sempre più superflue e superficiali come il nostro modo "consumistico" di fare sesso, le relazioni cambiano con il cambiare del corpo. Io, il mio corpo, insieme di carne e sinapsi, siamo frutto di tutto questo e altro ancora..

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Corpo e Maturità
Quasi due decadi sono passate, cambiando il mio corpo. Più consapevole, più padrone di sé. Un corpo che ha subito stratificazioni sociali e personali. Un corpo che recita, conscio, i ruoli sociali che si è scelto. Un corpo talmente studiato da risultare naturale nelle movenze. Un corpo che indossa maschere che finalmente aderiscono, salubri, alla pelle. Un corpo che conoscendo le sue ombre, le padroneggia e slega i cavalli platonici per non fargli perdere l'odore selvaggio. Un corpo animale, che trova nel sesso il suo, naturale, equilibrio. Un corpo, che dai corpi, ha imparato ad amare. Ed amare significa pretendere, dal proprio e dal corpo altrui. Significa trasmettere la conoscenza della propria carne ad un'altra, Significa scindere amare dal bene velle e pretendere, una volta adulti, di conoscere il vero senso della vita e dell'arte: la condivisione delle emozioni. Corpo, dunque vita e arte possono combaciare nella personalità creativa, in cui i poli opposti non si escludono a vicenda, con enormi scompensi, ma convivono equilibrati. Non sono più, insomma, una "merda" se pratico sesso occasionale e non sono nemmeno un bravo ragazzo se vado in chiesa. Il mio corpo è il palcoscenico dei miei tanti me, e questa consapevolezza, della pluralità dell'io intendo, prima di riuscire ad averla, ho dovuto superare una serie di luoghi comuni e consuetudini radicatissime in un mondo che funziona, ancora oggi, a poli. O sei buono o cattivo, o sei simpatico o antipatico, o "pazzerello" o noiso, o nerd o palestrato, se usi la scarpa elegante sei un "fighetto". Insomma non si può decidere, nella frenesia categorizzatrice, di esternare più aspetti della propria personalità, perché la gente non sa come inquadrarti. Confuso fra quello che il mio corpo diceva di fare e agire in tutti i settori della mia vita, e quello, che più consapevole o meno, mi arrivava dall'esterno, non riuscivo a "inquadrarmi nemmeno io" ad un certo punto. Ero troppo, adesso sono tante cose quante sono le emozioni e gli stati d'animo. SONO NELLA NORMA FINALMENTE. Crescere mi ha permesso di buttare giù i lati del quadrato, in modo da lasciare vie di fuga nella costruzione autoimposta al mio corpo. Crescere ha fatto si che si riconciliassero in me Natura e Cultura e che diventasse un gioco uscire ed entrare dai loro confini. Superato questo, ho dovuto, e forse non proprio del tutto, riacquistare un pò la stima verso la mia carne e risistemare i pixel del mio cervello, che a volte sembrava sbiadirsi. Insomma il mio corpo ha dovuto rivedere un pò di convinzioni, che come diceva qualcuno, sono le peggiori nemiche della verità. Ho imparato che usare il corpo, per sentirsi grandi da adolescenti, e ottenere conferme da adulti, non porta così tanti risultati. Fà esperienza certo, ma una volta compreso che tutto il corpo è una zona erogena e che tutti sanno condurre un rapporto sessuale, la sensazione di vuoto e di automatismo non tarda ad arrivare. Il corpo si fa consapevole, e sa, ormai, che quando si lascia usare è perché viene meno l'equilibrio con la mente.  


gb


Approfondimenti


FotoSenza titolo | La Sottise
Arte dionisiaca

Al contrario di Apollo, Dionisio aveva aspetti molto diversi. In forma umana lo si rappresentava con una maschera barbuta. Era associato a Pan e ai piccoli Pan, i dei fallici e pelosi della foresta. Il dio era l'antitesi della bellezza apollinea dalle proporzioni plastiche perfette, e rappresentava gli eccessi, l'ebrezza, la sfrenatezza, la perdita di controllo e l'orgiastico...

Leggi tutto su: L'arte dionisiaca | Apollo e Dioniso 

    Autore

    Giovanni Bertuccio

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Magazine d'Arte e Cultura
​Teatro e Danza. Queer

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Direttore Giovanni Bertuccio
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