Distruggere..Nietzsche, partendo dall'antico concetto greco del "conosci te stesso" e "diventa ciò che sei" e portando tutto il sapere umano al livello psichico (scrisse infatti che «"conosci te stesso" è tutta la scienza.»), fu il precursore d'una epistemologia e gnoseologia naturalista della conoscenza umana, intesa come prodotto di capacità acquisite in modo evolutivo. Speculazione psico-filosofica che lo portò per primo a penetrare e descrivere i processi inconsci alla base e da cui emerge, come la cima d'un iceberg , la coscienza umana con le sue inclinazioni volitive e cognitive: «Secondo l'ambiente e le condizioni della nostra vita, un istinto emerge come il più stimato e dominante; in particolare, pensiero, volontà e sentimento si trasformano in suoi strumenti» Dalle teorie di Nietzsche, quindi, partirono linee di sviluppo che approdarono alla dottrina degli istinti di Freud e di Pareto ed al loro metodo di considerare il pensiero umano come un dispiegamento e prodotto di meccanismi istintuali. Attraverso il pensiero di Freud, il concetto di uomo e della sua personalità acquisisce una precisa connotazione in ambito filosofico. La grande rivoluzione da lui operata, nella civiltà e nella cultura contemporanea, riguarda essenzialmente il tentativo di indagare in maniera profonda l'enorme complessità dell'animo umano e in particolare le possibilità d'inganno o d'autoinganno della coscienza. Proprio la scoperta freudiana dell'inconscio - e di tutte le sue inevitabili conseguenze - ha determinato uno dei grandi travolgimenti cui il Novecento ha dovuto far fronte. Tramite la psicoanalisi, Freud ha proposto una nuova antropologia, in cui il soggetto non viene più considerato un essere esclusivamente razionale - come sostenuto dall'Idealismo e da Hegel - ma, piuttosto, un'entità caratterizzata anche da una dimensione puramente istintuale. Proprio per questa ragione, Freud rientra tra quei maestri del sospetto - così denominati dal filosofo francese Paul Ricoeur insieme a Friedrich Nietzsche e Karl Marx. «Marx, Nietzsche e Freud: [...] questi tre maestri del sospetto non sono tre maestri di scetticismo. Certamente sono tre grandi "distruttori", e tuttavia anche questo non deve farci sentire perduti; la distruzione, dice Heidegger è un momento di una fondazione del tutto nuova. La "distruzione" dei mondi retrogradi è un compito positivo. ...per Conoscere...Nell'Introduzione alla psicanalisi Freud, nell'analizzare la psiche umana, isolerà due istanze del tutto affini alle caratteristiche delle due divinità greche prese in esame da Nietzsche. Di seguito le peculiarità di Apollo messe a confronto con le istanze psichiche dell'Io freudiano: Questo sistema è rivolto verso il mondo esterno, fa da intermediario alle percezioni che ne provengono, e in esso sorge, nel corso del funzionamento, il fenomeno della coscienza. È l'organo sensorio dell'intero apparato, ricettivo del resto non solo agli eccitamenti provenienti dall'esterno, ma anche da quelli che provengono dall'interno della vita psichica. La concezione secondo cui l'Io è quella parte dell'Es che è stata modificata dalla vicinanza e dall'influsso del mondo esterno, non ha quasi bisogno di essere giustificata: è questa la parte predisposta per la ricezione degli stimoli e per la protezione degli stessi, paragonabile allo strato corticale di cui si circonda il grumo di materia vivente. Il rapporto con il mondo esterno è diventato decisivo per l'Io, il quale si è assunto il compito di rappresentarlo presso l'Es. Confrontando quanto Nietzsche dice di Apollo, e Freud intorno all'Io è facile riconoscere le affinità che intercorrono tra la figura del dio greco e l'istanza psichica. Il dio che è un organo sensorio, l'occhio che tutto vede, che conduce ciò che è esterno all'interno. Che proietta i contenuti psichici interni sullo schermo delle percezioni esterne. Nell'Io la pulsione si trasforma in rappresentazione, la media e sublimandola può trasformarla in arte. Rinuncia – sacrificio - soddisfacimento sostitutivo – riconciliazione - identificazione, sono esattamente gli stadi che dal rito di pubertà tribale e fino agli apici della civilizzazione e della religione portano il singolo a far parte della collettività, sia questa un clan selvaggio o l'ecumene cattolica che vuole abbracciare tutta l'umanità. Arte ed estasi religiosa si fondono nel nirvana della contemplazione in paradiso, meta estrema di qualsiasi sublimazione. Il veicolo è la fede che annette a se il rito tribale, si fonde con esso, ma anche lo sostituisce. L'Eucarestia, il pasto totemico dionisiaco, attraverso il veicolo della fede apollinea, distilla il rito tribale mantenendone il nucleo e lo espande in forma sublimata a tutta l'umanità attraverso il veicolo delle rappresentazioni figurate del dio delfico. Le parole di Freud a proposito dell'Io: “...domina gli eccessi alla motilità, ma ha inserito tra bisogno e azione la dilatazione dell'attività del pensiero”. Il primo Io, “l'influsso persistente del mondo esterno” (supra) era stato dunque lo stregone, il rappresentante della generazione dei padri, che aveva indotto il bisogno (la pulsione) a fare pausa, a dilazionare l'azione e a rinunciarvi fino a che questa non avesse trovato il giusto canale per esprimersi. L'ultimo Io è il Cristo-Apollo, dio dell'ebrezza consumata attraverso la luce, la contemplazione, la fede e l'arte." Nietzsche non conosceva ancora gli studi fatti dagli antropologi a cavallo del secolo, sul totemismo e i riti d'iniziazione tribale, ma aveva intuito perfettamente la nostalgia dei greci per i propri riti arcaici superati, il desiderio del brutto, che si manifestò cronologicamente prima, e il contenuto vitale immanente del pasto totemico, la prima rappresentazione tragica dell'umanità. Con la Nascita della tragedia si afferma che il brutto è antecedente il bello, che questa è la sola istanza autentica e non mediata e che, da lì era cominciato il lungo cammino verso la civiltà. Cosi facendo Nietzsche ci conferma quello che Erodoto ci aveva raccontato, e che dirà dopo di lui Freud: Apollo era venuto dopo Dionisio, come l'Io era venuto dopo l'Es. Quello che Freud definirà come le pulsioni e il loro destino. ...il Dolore.Una questione fondamentale è il rapporto del greco col dolore, il suo grado di sensibilità - questo rapporto rimase uguale a se stesso? Oppure si capovolse? - la questione se in realtà il desiderio sempre più forte di bellezza, di feste, di divertimenti, di culti nuovi non si sia sviluppato dalla mancanza, dalla privazione, dalla melanconia e dal dolore. Posto che proprio questo fosse vero […] da che cosa discenderebbe allora il desiderio opposto, che si manifestò cronologicamente prima, il desiderio del brutto, la buona e dura volontà, di pessimismo nel greco antico, di mito tragico, dell'immagine del terribile, il malvagio, l'enigmatico, il distruttivo e il fatale che si cela in fondo all'esistenza... Che cosa indica la sintesi di dio e capro nel satiro? Per quale esperienza interiore, obbedendo a quale impulso il greco dovè immaginare come satiro l'invasato uomo primordiale dionisiaco? Lette le parole del filosofo, che sanciscono il primato dell'origine di Dionisio sul dio Apollo, vediamo ora cosa lo psicoanalista scriveva intorno l'istanza dell'Es "All'Es ci avviciniamo con paragoni: lo chiamiamo un caos. Un crogiolo di eccitamenti ribollenti. Ce lo rappresentiamo come aperto alle estremità verso il somatico, da cui accoglie i bisogni pulsionali, i quali trovano dunque nell'Es la loro espressione psichica, non sappiamo però in quale substrato. Attingendo alle pulsioni, l'Es si riempie di energia, ma non possiede un'organizzazione, non esprime una volontà unitaria, ma solo lo sforzo di ottenere soddisfacimento per i bisogni pulsionali nell'osservanza del principio di piacere. Le leggi del pensiero logico non valgono per i processi dell'Es, soprattutto non vale il principio di contraddizione. Impulsi contrari sussistono uno accanto all'altro, senza annullarsi o diminuirsi a vicenda; tutt'al più, sotto la dominante costrizione economica di scaricare energia, convergono in formazioni di compromesso, non conosce né giudizi di valore, quantitativo, strettamente connesso al principio di piacere, domina ivi tutti i processi. Investimenti pulsionali che esigono la scarica: a parer nostro nell'Es non c'è altro" Questa descrizione è esattamente quello che corrisponde alla follia platonica e nietzschiana. Se torniamo alle parole di Nietzsche: “nello stato dionisiaco per contro l'intero sistema degli affetti è eccitato e potenziato, in modo che questo scarica in una volta tutti i suoi mezzi espressivi”, pare proprio che entrambi stiano parlando del medesimo argomento. Il “non esprime una volontà unitaria” di Freud era stato per contro “un sentimento mistico di unità” ovvero l'Es non tende alla coerenza con altre istanze psichiche descritte, l'Io e il Super Io. Per quello che riguarda la meta delle pulsioni provenienti da questa provincia psichica, quella scarica, l'Es freudiano ci pare molto coerente nel suo scopo. Se riesce a prescindere dalla funzione inibitoria delle altre istanze psichiche con cui deve condividere il dominio della personalità, una volta ottenuta la scarica “il senso mistico di unità” nietzschiano è esattamente quello che viene raggiunto: questo infatti è il momento dell'orgasmo, apice del fine dell'Es. Ma questa istanza, che Freud preferirà denominare “provincia psichica”, aveva anche incontrato la pulsione di morte e si era unita ad essa in un unico impasto: "Eros e pulsione di morte lottano in esso... Potremmo rappresentarci la situazione come se l'Es stesse sotto il dominio delle mute possenti pulsioni di morte, le quali cercano la pace e si sforzano di ridurre al silenzio, secondo l'indicazione del principio di piacere, l'Eros turbolento." giovanni bertuccio |
AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Gennaio 2022
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