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Se si vince o si perde, il Teatro non deve morire! Conseguenze e considerazioni dopo il No del TAR

7/1/2016

 
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Un plauso al Teatro Elfo Puccini, scrive sul suo profilo Facebook CRISTINA CAPPELLINI - Assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, Lega Nord - che ha deciso di intraprendere la strada del ricorso non solo con motivazioni mosse da spirito di salvaguardia della propria realtà, ma andando direttamente alla radice del decreto e smontandone l’impianto generale. Se tutti i teatri (milanesi, lombardi e non) avessero fatto squadra fin dall’inizio contro l’impianto generale del decreto, anziché pensare ognuno al proprio orticello, com’è avvenuto in linea generale, non avrebbero perso tre anni in rimostranze varie e si sarebbe potuto fare un lavoro comune, più organico e lungimirante.Comunque sia il TAR del Lazio alla fine ci ha dato ragione e ha suonato la sveglia al Governo con una sonora bocciatura!”
E ancora, la Commissione Cultura del 
MOVIMENTO 5STELLE, scrive, “Come volevasi dimostrare: il Tar del Lazio ha bocciato il meccanismo previsto nel decreto ministeriale per la distribuzione dei finanziamenti statali del Fus. Un decreto calato dall’alto, che porta la firma dell’ex direttore generale per lo spettacolo dal vivo Salvatore Nastasi, e che introduce un sistema basato su un algoritmo per stabilire quali associazioni possono beneficiare dei fondi pubblici e quali no, un sistema inconcepibile che di fatto ha portato alla chiusura di numerose realtà culturali, soprattutto quelle più piccole e periferiche, ma innovative. Il M5S da subito ha denunciato con forza il decreto, dando voce alle proteste del mondo della cultura, della danza e del teatro contro l’ennesima riforma ispirata al principio dei grandi numeri, che penalizza e svilisce la qualità, concepita in totale assenza, o meglio spregio, del necessario confronto e coinvolgimento con gli operatori del mondo della cultura”.​
​
La sentenza del TAR del Lazio sul ricorso del Teatro dell’Elfo.
La sentenza del TAR del Lazio sul ricorso del Teatro Due.

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Tutti contenti insomma, tutti felici per una bocciatura, forse doverosa; per la vittoria, presunta, di teatri e teatranti. Ma la verità è che l'annullamento del Decreto conduce dritto al Blocco dei finanziamenti, quindi niente soldi, programmazioni paralizzate, stipendi in stand by. E' DARIO FRANCESCHINI - Ministro del Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, PD - che spiega: "il direttore generale bloccherà i finanziamenti perché il decreto è già annullato da una sentenza esecutiva quindi se non c’è un cambiamento in Consiglio di Stato vengono purtroppo bloccati i finanziamenti, anche quelli in corso di pagamento. Quando ci sono 120 ricorsi si può anche immaginare che se un ricorso viene accolto produce degli effetti, non è che i ricorsi sono delle dichiarazioni di principio. Ma sono fiducioso, perché ci sono ottime ragioni che l’Avvocatura sosterrà in Consiglio di Stato”.

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Il decreto. Pro
Dal decreto emergevano alcune note positive, ovvero la progettazione triennale, l'apertura agli under 35, il principio della multidisciplinarietà. Non è inoltre da sottovalutare che il 75% dei richiedenti ha avuto nel 2015 contributi più alti che nel 2014. Bisogna ammettere che senza la Commissione Consultiva – l'insieme delle Commissioni Prosa e poi danza e circhi – non si sarebbe capito bene, come stavano funzionando i meccanismi. E pareva, tutto sommato, che i gli algoritmi attuali non sono peggio del decreto del 2007 – in vigore fino al 2014 – che attribuiva alla qualità un valore del 300%.

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Il decreto. Contro
Era diventato un caso su Facebook, l'indignazione del mondo del Teatro e dei lavoratori: artisti, registi, attori. Ricordiamo, uno per tutti, la battaglia mediatica che Juri Ferrini, insieme ai commentatori, aveva intrapreso sempre nella sua pagina Facebook. Insomma, tutti concordi nell'affermare che le falle risiedono:
​nella sopravvalutazione della quantità sulla qualità, sull'arbitrio/carattere discutibile nella ripartizione delle risorse fra i cluster, sull'ambiguità della qualità indicizzata che è quantità mascherata. E, infine, la questione delle competenze Stato/Regione e della probabile natura regolamentare di questi decreti (che regolamenti non dovrebbero essere).


Corsi e Ri-corsi. Il déjà-vu italiano
Dieci anni fa, il panico era analogo a quello attuale. Il Governo aveva emanato il decreto legge 18 febbraio 2003, n. 24 (Disposizioni urgenti in materia di contributi in favore delle attività dello spettacolo, regolamento convertito con legge n. 82/2003, che disciplinerà l’assegnazione dei contributi fino al 2007). La Regione Toscana, ritenendo che una tale regolamentazione non fosse di competenza dello Stato, presentò un ricorso di legittimità presso la Corte Costituzionale. Le sentenze della Corte Costituzionale (n. 255 e 256 del 21 luglio 2004, interessanti anche per altri aspetti), non diedero torno alla Regione, ma rigettarono il ricorso perché annullare il regolamento avrebbe comportato il sacrificio dei valori protetti dagli art. 9 e 33 della Costituzione; in altri termini l’annullamento del regolamento avrebbe compromesso l’intervento contributivo pubblico a favore del teatro, che è la conseguenza di un principio costituzionale, quindi più forte delle ragioni del ricorrente.

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Le responsabilità
Il 
Ministero:  per tenere tutto al centro ha fatto molto in fretta, senza tener conto degli impatti e della crisi, senza meditare sulle funzioni delle (nuove) organizzazioni e sulle competenze dello Stato e delle Regioni.
Il 
MiBACT: inseguendo l'Europa si è infatuato della valutazione comparativa.
Le Regioni, che hanno avallato i dettami alti ma purtroppo, ad oggi, scavalcate ancora una volta, nelle loro competenze, che forse sempre meno desiderano e che in ogni caso vengono ridisegnate dalla riforma costituzionale in corso.
I ricorrenti (teatri e compagnie, dall’Elfo in giù, che hanno le loro ragioni, ma conoscevano le regole del gioco prima di giocarlo, e forse non avevano capito che l’”algoritmo” (questo sconosciuto) poteva danneggiare anche loro. 
Le organizzazioni di categoria, l’AGIS ma anche CRESCO, che hanno condotto patteggiamenti invece di chiedere di meditare sui principi, sulle competenze, e magari chiedere di sperimentare qualche novità sul multidisciplinare, sulla promozione, sui giovani.

L'alternativa?

Il MiBACT potrebbe aver pensato ad una possibile soluzione. Se l’annullamento del Decreto 2014 fa rientrare in vigore quello del 2007, non dovrebbe essere troppo complesso riassegnare i contributi, considerando che “l’entità del contributo è determinata con provvedimento del direttore generale, sentita la Commissione” (e ci si può giocare la carta qualità fino al 300%).

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    Giovanni Bertuccio

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