ART IS PRESENT
  • Home
  • Associazione
  • Perchè?
  • Hic et Nunc
    • Hofesh Shechter 21
    • Sidi Larbi Cherkaoui 99 | 19
    • #Pensierobimbo | Incanti 18
    • EgriBianco | Showcase 18
    • TST | Il Cielo su Torino 18
    • Perunteatrocontemporaneo16
  • Editoriali
    • 09 - 19 | 10 anni di?
    • Editoriale | Corpo
    • Editolriale | Relazione (?)
    • Editoriale | Strada
  • Numeri
    • V. Queer 19-22 >
      • Arte 22
      • Danza 21
      • Teatro 20
      • Teorie 19
    • IV. Tecnologia 18 >
      • Téchne e Arte
      • Téchne e Danza
      • Téchne e Teatro
    • III. Corpo 17 >
      • Corpo e Arte
      • Corpo e Danza
      • Corpo e Teatro
    • II. Relazione 16 >
      • Arte Relazionale
      • Danza di Comunità
      • Teatro Sociale
    • I. Strada 16 >
      • Street Art
      • Street Dance
      • Teatro di Strada
    • O. Start >
      • Speciale | La sottise
      • Speciale | Nicola Galli
      • Speciale | Vucciria Teatro
  • Queer
  • Contatti

QUEER E ARTE                                                        SECONDO NOVECENTO                                              IL CAMP

1/3/2022

 
Foto
Jean Cocteau | litografie 1956-1958


​DANDYSMO DI MASSA

Nel periodo in cui la pop art metteva a soqquadro la gerarchia dei valori dell'Avanguardia, una forma deliberata di kitsch si faceva largo nel panorama dell'arte: il camp.

Il gusto camp nasce come segno di riconoscimento tra i membri di una élite intellettuale, così sicuri del loro gusto raffinato così da poter decidere la redenzione del cattivo gusto di ieri, sulla base di un amore per l'innaturale e l'eccessivo – e il richiamo è al dandismo di Oscar Wilde per cui “essere naturali è un atteggiamento così difficile da mantenere”, come scriveva in Un marito ideale.

In tal senso è manifestazione di gusto aristocratico e comunque snobistico: come il dandy era nell'Ottocento il surrogato dell'aristocratico nelle faccende della cultura, così camp è il dandy della cultura di massa. Però mentre il dandy cercava sensazioni rare, non ancora profanate dal gradimento delle masse, l'intenditore di camp si realizza nei piaceri più rozzi e più comuni.


​ECCENTRICITA' | AMBIGUITA' | CANDORE

Il Camp è una forma di sensibilità che, più che trasformare il frivolo in serio, tramuta il serio in frivolo. Il camp è anche, se pur non sempre, l'esperienza del kitsch di chi sa che quello che vede è kitsch. Camp, dunque, è l'amore per l'eccentrico, per le cose-che-sono-come-non-sono e l'esempio migliore ne è l'Art Nouveau, in quanto i suoi oggetti trasformano gli impianti di illuminazione in piante fiorite, il soggiorno in una grotta o viceversa, gli steli d'orchidea in ghisa, come nelle entrate delle Metro parigine di Guimard.

Ma non solo, il gusto camp è attratto dall'ambiguità sessuale:


L'androgino è certo una delle grandi immagini della sensibilità Camp (…) Su questo punto il gusto camp tocca una delle verità più misconosciute del gusto: la forma più raffinata dell'attrazione sessuale (nonché del piacere sessuale) consiste nell'andar contro l'inclinazione del proprio sesso. Ciò che c'è di più bello negli uomini virili è qualcosa di femminile; ciò che c'è di più bello nelle donne femminili è qualcosa di maschile (…) Accanto al gusto per l'androgino, c'è in Camp qualcosa che sembra molto diverso ma non lo è: una predilezione per l'esagerazione delle caratteristiche sessuali e delle affettazioni della personalità (…) Camp è il trionfo dello stile ermafrodita, la convertibilità tra uomo e donna, tra persona e cosa.1​

Va detto, comunque, che non tutto il brutto può essere visto come camp. Lo è solo quando l'eccesso è innocente e non calcolato. Gli esempi puri di camp non sono intenzionali, sono estremamente seri: “l'artigiano Art Nuveau che fabbrica una lampada con un serpente avvolto intorno non lo fa per scherzo, e neanche cerca di affascinarci. Dice soltanto, con tutta serietà: ecco l'oriente! Non si può decidere di fare una cosa camp. Il camp non può essere intenzionale, poggia sul candore con cui si mette in opera l'artificio.


​SUSAN SONTAG

Nel suo Note sul Camp del 1964 Susan Sontag dichiara: “è bello perché è orribile”.1 Questo slogan, giustamente provocatorio, apre a considerazioni interessanti in merito l'arte contemporanea. Innanzitutto che i canoni del camp possono cambiare e “ciò che era banale può, col trascorrere del tempo, diventare fantastico”.

​In tal senso il
camp trasforma il brutto di ieri attraverso un'operazione ambigua in cui non è chiaro se il brutto venga redento come bello o il bello si declassi a brutto. Ma non è importante perché il camp, dice Sontag “rifiuta la distinzione tra bello e brutto tipica del normale giudizio estetico (…) non sostiene che il bello sia brutto o viceversa. Si limita a offrire all'arte un insieme di criteri di giudizio diversi, e complementari”.

“Valutiamo un'opera d'arte sulla base della serietà e della dignità che riesce a raggiungere”, e nell'apprezzarla, ci dice l'autrice, identifichiamo un giusto rapporto tra l'intenzione e l'esecuzione, anche se esistono altre forme di sensibilità artistica i cui caratteri distintivi sono l'angoscia e la crudeltà, per cui “accettiamo una disparità tra intenzioni e risultati”. A questo proposito Sontag cita Bosch, Sade, Rimbaud, Jarry, Kafka, Artaud e molte altre persone dell'arte del XX secolo, il cui fine non era di creare armonia bensì di affrontare temi sempre più violenti e insolubili.

C'è nel camp, insomma, qualcosa di smisurato nelle intenzioni, per cui “gli sgargianti e magnifici edifici di Gaudì a Barcellona”, e in particolare la Sagrada Familia rivelano, secondo Sontag, “l'ambizione di un uomo di fare da solo ciò che per essere realizzato richiederebbe gli sforzi di tutta una generazione”. Se il kitsch era una menzogna pronunciata in riferimento all'arte “alta”, il neo brutto internazionale sarà una menzogna pronunciata nei confronti di un “orribile” che il gusto camp aveva tentato di redimere.1


Fonti

Umberto Eco, Storia della Bellezza, Bompiani, 2007
​
Sontag, Note sul Camp (1964), in Contro l'interpretazione, Mondadori, Milano 1967

Gb 
​



approfondimenti
queer e arte


QUEER E ARTE | PRIMO NOVECENTO | IL BRUTTO E LE AVANGUARDIE
QUEER E ARTE | SECONDO NOVECENTO | IL KITSCH
QUEER E ARTE | PRIMO NOVECENTO | ART BRUT
QUEER E ARTE | SECONDO NOVECENTO | CORPO, RITO, AKTION

    Autore

    Giovanni Bertuccio

    Archivi

    Gennaio 2022
    Gennaio 2021
    Gennaio 2020
    Settembre 2019
    Marzo 2019
    Gennaio 2019
    Ottobre 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Gennaio 2018
    Marzo 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016

    Categorie

    Tutti
    Action Painting
    AIDS
    Anna Halprin
    ANNI NOVANTA
    Anni Sessanta
    Arnulf Rainer
    Art Brut
    Arte
    Arte Dei Folli
    ARTE E STRADA
    ARTE RELAZIONALE
    Azioni
    Bodyart
    CAMP
    Cibele
    CIRCO VERTIGO
    CLAUDIO ZANOTTO CONTINO
    COMPORTAMENTO
    COOPERATIVA ITALIANA ARTISTI
    Coreografi
    Corpo
    CORPO E TEATRO
    Cromosomi
    Cubo Teatro
    Danza
    DANZA CONTEMPORANEA
    Danza Di Comunità
    Danza Di Comunità
    DANZA URBANA
    DES Danza Educazione Società
    Drag
    EGRIBIANCODANZA
    FESTIVAL
    FLIC TEATRO
    Franca Zagatti
    Gender
    Genere
    Genetica
    GRAFFITISMO
    Graphic Novel
    Gunter Brus
    Hans Prinzhorn
    Hermann Nitsch
    Il Teatro Dell'altro
    Informale
    INTERPLAY FESTIVAL
    Interviste
    ITALIA
    Jean Claire
    Jean Dubuffet
    JEFF KOONS
    Judson Dance Theate
    Kunst Und Revolution
    LACAN
    La Nuova Drammaturgia Napoletana
    L'art Chez Les Fous
    Lesbismo
    Luca Silvestrini
    Malerei-Selbstbemalung-Selbstverstumme-lung
    Mario Mieli
    MICHEL FOUCAULT
    Monique Witting
    MOSTRE
    NATURA IN MOVIMENTO
    Nicola Galli
    NICOLAS BOURRIAUD
    NOVECENTO
    ORLAN
    Otto Muehl
    Otto Muhl
    Performance
    Pollock
    PROGETTO ORESTE
    Protein Dance Company
    PSICODRAMMA
    QUEER
    Queer E Arte
    Queer E Danza
    Queer E Teatro
    Registi
    Renato Barilli
    Riti Di Passaggio
    Riti Orgistici
    Rito E Danza
    RUDOLF LABAN
    SILVIA BATTAGLIO
    STRADA E ARTE
    STREET ART
    STREET DANCE
    Taurobolio
    Teatro
    TEATRO A CORTE
    Teatro Di Orge E Misteri
    TEATRO DI STRADA
    Teatro Sociale
    TECNOLOGIA
    TORINO
    TRACEY EMIN
    VUCCIRIA TEATRO
    Walter Benjamin
    Wiener Aktionisten
    Willi Ninja
    Wolfli

    Feed RSS


Foto

Art is Present 
Magazine d'Arte e Cultura
​Teatro e Danza. Queer

​
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Torino n. 439 del 07 novembre 2016
Direttore Giovanni Bertuccio
​

email:

 info@artispresent.it

  • Home
  • Associazione
  • Perchè?
  • Hic et Nunc
    • Hofesh Shechter 21
    • Sidi Larbi Cherkaoui 99 | 19
    • #Pensierobimbo | Incanti 18
    • EgriBianco | Showcase 18
    • TST | Il Cielo su Torino 18
    • Perunteatrocontemporaneo16
  • Editoriali
    • 09 - 19 | 10 anni di?
    • Editoriale | Corpo
    • Editolriale | Relazione (?)
    • Editoriale | Strada
  • Numeri
    • V. Queer 19-22 >
      • Arte 22
      • Danza 21
      • Teatro 20
      • Teorie 19
    • IV. Tecnologia 18 >
      • Téchne e Arte
      • Téchne e Danza
      • Téchne e Teatro
    • III. Corpo 17 >
      • Corpo e Arte
      • Corpo e Danza
      • Corpo e Teatro
    • II. Relazione 16 >
      • Arte Relazionale
      • Danza di Comunità
      • Teatro Sociale
    • I. Strada 16 >
      • Street Art
      • Street Dance
      • Teatro di Strada
    • O. Start >
      • Speciale | La sottise
      • Speciale | Nicola Galli
      • Speciale | Vucciria Teatro
  • Queer
  • Contatti