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ORIGINI                                                                  ARTE                                                            ARCHETIPO

1/30/2025

 


​​"La magica autorità del femminile, la saggezza e l'elevatezza spirituale che trascende i limiti dell'intelletto; ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l'istinto o l'impulso soccorrevole; ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l'abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica, ciò che genera angoscia, l'ineluttabile".


​ G. Jung, L’Archetipo della Madre, 1981 


​L' ARCHETIPO DELLA MADRE

Da Platone agli alchimisti, l’archetipo è qualcosa di intangibile ed irraggiungibile per l’uomo, eppure, in qualche modo, l’umanità è in grado di esperirlo e riconoscerlo.

È con la psicologia analitica di Carl Gustav Jung che il concetto di archetipo trova una giustificazione psichica, quando lo studioso svizzero trasferisce le rappresentazioni archetipiche in ciò che chiama inconscio collettivo.

L’inconscio collettivo è lo stato più profondo della psiche, una psiche impersonale comune a tutti gli uomini, anche se si manifesta tramite una coscienza personale. La psiche contiene quindi tutte le immagini da cui tutti i miti sono sorti, e quando l'inconscio rende visibili le immagini primordiali, a queste si da il nome di archetipi.

immagini e simboli
​

Gli archetipi mediano tra la coscienza e l’oscura materia divina e Jung definendoli complessi d’esperienza che sopravvengono fatalmente e il cui effetto si fa sentire nella vita, ci dice che le immagini interiori agiscono sulla psiche umana ed influenzano di conseguenza anche la vita cosciente: in ogni psiche sono presenti ed attive forme, disposizioni, idee in senso platonico, le quali istintivamente preformano ed influenzano i nostri pensieri, sentimenti, azioni.
​

Gli archetipi sono, quindi, immagini interiori che agiscono sulla psiche. Queste immagini sono connotate da simboli e attraverso questi, l’archetipo diventa visibile alla coscienza. In questo senso, i simboli hanno formato la nostra coscienza e l’espressione simbolica ha permesso all’umanità di dare forma alla figura della Grande Madre tramite miti e creazioni artistiche.
​
​

gli opposti


​L’archetipo della Grande Madre possiede molte forme, e come ogni archetipo contiene polarità opposte. Infatti, all’interno del femminile agiscono due aspetti contraddittori e complementari. Questa dicotomia dà origine ad immagini opposte all’interno dell’archetipo stesso: per esempio, le figure della Madre Amorosa e della Madre Terribile, della maga e della coscienza, della donna e della fanciulla.
​ 

la madre amorosa


​Le caratteristiche principali dell’archetipo della Grande Madre sono innanzitutto da ricercare in tutti quegli aspetti legati al materno: ciò che è benevolo, protettivo, tollerante, fecondo. Ciò che nutre e protegge. Ma anche una magica autorità del femminile, saggezza ed elevazione spirituale. La poesia e la màntica sono le caratteristiche di questo aspetto della dea. Tutti questi elementi appartengono al polo positivo dell’archetipo. La Madre Amorosa, la terra che nutre e protegge, custodisce ed accoglie. A questo aspetto dell’archetipo possono essere associate le immagini delle vergini divine come le Muse o Sophia. O andando ancora in dietro, a Demetra o Iside, madri antichissime, padrone dei misteri della vegetazione e conservatrici dell’equilibrio della natura. 

Percepita come fonte di vita e di nutrimento, che prodiga accudimento e protezione fisica, la madre amorosa diventa metafora dell'Utero buono. Uno spazio pronto ad accogliere, un recipiente contenitivo e protettivo. In questa accezione, la Madre Buona è rappresentata o come Vacca Sacra, dalle multiple mammelle o come Vaso, ponendosi al servizio totale del contenuto, il figlio.

Infatti le raffigurazioni del
la donna come vaso, appaiano prive della bocca, come a voler significare che qui l'archetipo del femminile si presenta ancora muto, un femminile che, nella sua totalità fisica e psichica, è intento solo a dare senza la pretesa di ricevere.


la madre terribile


La Grande Madre amministra non solo il ciclo della vita, ma anche quello della morte e della rigenerazione. La Terra, il grande ventre simbolo della Madre che tutto genera, diviene anche il simbolo del ventre che inghiotte. Il suo grembo diventa, così, il simbolo del mondo sotterraneo, e l'Utero percepito come tomba. Qui la madre si fa tiranna ed esige sangue per essere fecondata e donare nuova vita.

In questo caso le caratteristiche dell’archetipo racchiudono tutto ciò che è segreto, occulto, tenebroso, ciò che seduce ed intossica. La Madre Amorosa diventa Madre Terribile, la divoratrice, perfettamente incarnata dalla temibile dea indiana Kali. Ma anche da Ereshkigal, regina degli inferi nella mitologia sumera, e da Ishtar, dea babilonese dell’amore ma anche della guerra e della devastazione.

Le Madri terribili mostrano il legame del femminile col mondo ctonio (sotterraneo). Con le loro incursioni nell’Ade, non rappresentano altro che l’alternarsi delle stagioni, ovvero il ciclo di morte e rinascita della natura. Una di queste è Persefone, Kore, figlia di Demetra rapita da Ade, regina degli inferi per sei mesi all’anno, i mesi in cui la terra è fredda e sterile.

Vecchie o giovani, a secondo degli attributi e dei simboli, le Madri Terribili dall’aspetto mostruoso, perché notturne, sono rappresentate accompagnate da serpenti e belve feroci. In questo caso si avranno le figure solitarie di Ecate, la gorgone Medusa, le Erinni: patrone dei misteri della morte, e del mondo ctonio.

Quando invece l
a propensione poetica, profetica e spirituale, sfuma verso l’occulto, si accede nel mondo delle maghe, delle incantatrici e della follia. Si delinea, così, il regno delle streghe, espresse nella femminilità di Circe, Medea, Lilith. Donne enigmatiche e seducenti che presiedono ai misteri dell’ebbrezza, sono patrone delle arti oscure e dei veleni. 



gb

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​

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