In un lungo articolo pubblicato su BBC, il giornalista Brandon Ambrosino ha ri-proposto di sottrarre l’eterosessualità all’ordine della Natura, per farla ri-entrare nell’ordine del Tempo e della Storia. Affermando che nei primi anni del Ventesimo secolo eterosessualità e omosessualità non erano ancora termini medici e nessuno dei due godeva dello status di sessualità normale, sottolinea che nel 1901 il Dorland’s Medical Dictionary definiva l’eterosessualità come un appetito anormale o perverso per il sesso opposto. Nel 1923 nel Nuovo Dizionario Internazionale della Merriam-Webster la descrizione rimase più o meno la medesima: passione sessuale morbosa per una persona di sesso opposto. Solo nel 1934 l’eterosessualità assunse la definizione che conosciamo ancora oggi: manifestazione di passione sessuale per una persona di sesso opposto; sessualità normale. Ma come si è passati da una definizione di anormalità a una di normalità? Prima che il sistema della sessualità venisse costruito sulla coppia di opposti eterosessuale/omosessuale – la dualità prevalente aveva a che fare con il binomio riproduzione/non riproduzione. L’enfasi verteva sul fatto che l’atto sessuale avesse fini procreativi, secondo natura e dunque normale; oppure no, contro natura, di conseguenza deviato, a prescindere dal genere delle persone coinvolte. In questo schema, l’atto eterosessuale non rivolto alla procreazione, veniva considerato come patologico e anormale, al pari dell’adulterio e della masturbazione. Nell’identificare sessualità e procreazione un contributo notevole venne dato dallo Stoicismo. La Stoà, costruendo la sua idea di vita retta, secondo natura, e ricorrendo esclusivamente al principio di autoconservazione, sentenziò che buono era ciò che conservava, cattivo era ciò che distruggeva o non conservava. ![]() Anche per i filosofi cristiani, come Agostino e Tommaso, il solo sesso giusto e legittimo era quello che perseguiva la procreazione. Tutto il resto, compreso l’atto eterosessuale non a scopo riproduttivo, andava condannato. Esistevano, dunque, comportamenti sessuali catalogati e spesso proibiti, ma l’enfasi era posta, sempre, sull’atto, non sull’agente. I comportamenti sessuali, seguendo criteri morali, non corrispondevano, ancora, a nessuna categoria dell’identità. Come avvenne il passaggio dall'atto, all'agente? A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la sessualità divenne campo di indagine della medicina e della psicologia: i comportamenti sessuali cominciarono a coincidere con delle tipologie identificabili di persone, catalogabili secondo il loro desiderio o orientamento sessuale. Cominciarono a emergere, allora, altre fondamentali coppie di opposti: non più procreazione-non procreazione, ma normalità/anormalità ed eterosessualità/omosessualità. I termini di origine religiosa, come sodomia, o di origine classica, come pederastia, vennero sostituiti da nuove parole e gli atti morali o amorali divennero l’espressione della sanità o della patologia di soggetti ben precisi, da includere o escludere dal nuovo mondo che si stava costruendo. La psicanalisi ebbe un ruolo fondamentale nel collocare le origini della sessualità nella personalità dell’individuo e nel costruire l’opposizione tra eterosessualità ed omosessualità. Così, se per Michel Foucault il sodomita era un recidivo, dice Oconnel, l’omosessuale era diventato «una specie». Il finalismo procreativo-sessuale di matrice stoica e cristiana, dunque, non venne abbandonato, anzi trovò il suo compimento diventando un paradigma scientifico. I corpi avevano, per natura, morfologie differenti e complementari per una precisa finalità, quella riproduttiva. Per questo, il disegno della natura inscritta nei corpi prevedeva che i maschi e le femmine fossero eterosessuali, perché era la riproduzione della specie ad averne bisogno. E poiché la natura prevede che i due opposti si attraggano, il desiderio eterosessuale cominciò a definire perfino la biologia. gb |
Fare il Genere | Dis-Fare il Genere |
Le teorie sul genere sono emerse da una graduale rielaborazione di discorsi più antichi e religiosi, non razionali e moralistici. Le teorie occidentali sono, quindi, il prodotto di una cultura secolare, improntata al razionalismo e allo scetticismo, che ha assunto la sua forma attuale nella seconda metà del XIX secolo. La prima formulazione teoria fu Dynamic sociology di Letter Word.. | Caratteristica del periodo successivo sarà la de-costruzione del genere, realizzata dalla allora nascente psicologia del profondo. Alfred Adler, rivedendo la psicoanalisi, criticherà la maschilità, e, assieme alla generazione successiva, dimostrerà che le divisioni di genere proprie dell'età adulta non sono fissate fin dall'inizio della vita. Anzi è proprio vero l'esatto opposto.. |
Queer? | Diritti Civili? |
La separazione in maschile e femminile fu fortemente sottolineata dalla cultura borghese nell'età vittoriana. Le questioni di genere emersero, quindi, in una dimensione specifica, quella del progresso. Non sorprende, dunque, che il pensiero evoluzionista correlato alla biologia, assumerà, in seguito, una grandissima influenza.. | Il tradizionale concetto di ruolo sessuale ora veniva considerato come una spiegazione del controllo sociale che ostacolava le donne. L'idea stessa che il genere consistesse in un insieme di norme sociali diventò un programma d'azione, nella misura in cui le norme potrebbero cambiare con uno sforzo collettivo.. |
Autore
Giovanni Bertuccio
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