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Queer e Teatro | Anni 90. Non solo Italia

1/5/2020

 
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E' a partire dagli anni Novanta che il Teatro inizia a produrre opere con al centro il punto di vista omosessuale. Cambiamento dovuto, come visto nell'articolo sul camp, all’affermarsi di un’identità culturale queer che reclamando i diritti civili porta avanti una critica sociale e culturale. 

Angels in America, consegnato alle scene nel 1990, apre la decade con il mutato punto di vista. Opera in due parti - Millennium Approaches e Perestroika - di Tony Kushner, gli Angeli influenzeranno le generazioni successive per la capacità di collegare la tematica omosessuale a questioni più ampie, rappresentando uno dei primissimi esempi in cui il pubblico eterosessuale poteva provare a confrontarsi con lo sguardo queer. Si ricorda che il queer lancia uno sguardo camp sul mondo. Dunque, l’identità queer diviene una performance, un processo in cui lo sguardo descrive e crea il proprio mondo.

In Angels in America i personaggi sono sempre narratori di sé stessi. E come se raccontassero la propria vita in scena non solo ai comprimari ma anche ad un pubblico immaginario. Ed è questa teatralità dentro il teatro che marca l'opera con un forte accento drammatico. E la narrazione del vissuto dei protagonisti, in Angels in America individua i tratti drammaturgici tipici della scrittura queer: le battute non si accontentano più di alludere ad un’azione fisica o ad un bisogno interiore del personaggio, ma si ampliano attraverso commenti, riflessioni, contenendo al suo interno, letteralmente, sia il testo che il sotto-testo. 

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Negli anni Novanta in Italia emergono nuove esperienze artistiche che si pongono oltre le rigide classificazioni. Figlie della crisi sociale e culturale, queste nuove compagini - interiorizzata una certa tradizione italiana (come Leo o Cecchi) e la lezione di Grotowski - daranno vita ad un teatro immagine nuova maniera. Prosecutori della sperimentazione teatrale, questi gruppi, porranno al centro il corpo dell'attore, attingendo dalle arti visive per ri-convertirle poi liberamente sulla scena. Un teatro nuovo, propositivo più che polemico, animato da un desiderio di contaminazione capace di re-inventare sistemi nuovi di produzione e ospitalità. Un insieme tutt'altro che autodidatta e niente affatto omogeno unito dal rifiuto nei confronti di un sistema che li relega in ultima fila.

Spinto dalla necessità di rendere visibile la frammentarietà dei gruppi, nel giugno 1994 il Teatro del Lemming organizza, a Rovigo, il Festival Opera PrimaMartino Ferrari, rendendo pubblico un monitoraggio dal quale risultano circa duecento realtà sommerse. Nello stesso anno a Cesena, i gruppi dell'area romagnola, già in contatto con il Lemming, incontrano altri nuclei sparsi. A Verona nell'autunno del 1994 e a Bologna nella primavera del 1995, con più di cinquanta compagnie presenti si cerca di individuare un possibile canovaccio teorico-programmatico e poetico, per poi approdare a San Benedetto del Tronto nel settembre 1995 con la fondazione dei Teatri Invisibili in cui una parte di compagnie si costituirà in associazione, l'altra in un arcipelago di indipendenti, conosciuto come il fenomeno romagnolo.

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​Teatro Reon, Le belle bandiere, Daria de Florian, Accademia degli Artefatti, La Nuova Complesso Camerata, Masque Teatro, Motus, Teatrino Clandestino, Teatro del Lemming, Teatro Idra, Laminarie, Fanny e Alexander, Tanti cosi progetti, Kinkaleri, Area piccola, Teatro della polvere, Amorevole Compagnia Pneumatica, Teatro Orfano, Terzadecade, Segnale Mosso  sono solo alcune delle compagnie.

Tra i solchi di un teatro-vita, questa generazione comincia a raccontarsi. Senza la distanza dallo spettatore e nella convulsione di segni e linguaggi, lo spettacolo si pone al limite tra reale e apparente. E in questo contesto, il senso della parola si svela attraverso un movimento, una folgorazione. E, allo stesso modo, gli oggetti di scena, depurati del tratto naturalistico, si rivelano attraverso l'effetto simultaneo di configurazioni e azioni sottratte alla logica, dilatando, così, il gesto in modo da creare una drammaturgia dell'inconscio. Il tema della morte come frattura, le invenzioni neo-barocche, pop e camp; la fluidità nell'identità sessuale e nei ruoli sono punti di contatto, congiunzioni estetiche a tutta questa nuova generazione.


gb


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Camp. 64.94

Teatro queer?


​Nel corso degli anni, con la costruzione del movimento LGBT, la considerazione alle note di Sontag  è cambiata: Camp non è un modo generico per essere estetizzante, teatrale, o effeminato, ma come scrive Moe Meyer in Politics and Poetics of Camp nel 1994, è critica culturale e, soprattutto, non può esistere senza la cultura queer..

​Teatro, Cinema e Televisione registrano la temperatura culturale di una determinata comunità e possono essere visti come misuratori utili ad indagare la discriminazione informandoci sul nostro livello di democrazia. Ma al contrario, l’identità queer si costruisce grazie al modo in cui i media la rappresentano.
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Angels in America

Il Teatro di Narrazione

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​Kushner dissemina il testo di citazioni gay (politiche, sociali, culturali) ma invece di utilizzarle in senso autoreferenziale  riesce a dirigere lo sguardo sul mondo grazie alla metafora mistica e religiosa. Si tratta di una fantasia gay ma su un mondo che è di tutti..

​Ispirandosi da un lato alle grandi esperienze de monologo teatrale e dall'altro elaborando in maniera personale le innovazioni provenienti dal resto d'Europa molti attori-autori iniziano a presentarsi sulla scena senza lo schermo del personaggio
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    Giovanni Bertuccio

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Torino n. 439 del 07 novembre 2016
Direttore Giovanni Bertuccio



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