La Dea Madre è stata la prima divinità immaginata dallo spirito umano e il suo simbolismo è, indubbiamente, una caratteristica predominante nei reperti archeologici del mondo antico: dalle Veneri, alle immagini stilizzate nel Paleolitico e oltre. Concentrato, agli albori, sul mistero della nascita, il culto della Dea metteva in risalto le funzioni materne della donna, come rivelano le Veneri con gli attributi sessuali esagerati suggerendo l'idea della gravidanza e talvolta anche del parto. Il loro scopo era di stimolare la vita con un'abbondanza sempre maggiore, sia nel genere umano che negli animali e nella natura. UROBORO Uno dei simboli più antichi che prefigura l'Archetipo della Grande Madre è quello dell'Uroboro, il serpente che si morde la coda, che divorandosi e nello stesso tempo rigenerandosi forma un ciclo continuo di nascita, morte e rinascita. E' uno dei simboli più noti di quella perduta unità con il tutto che è il ricordo dell'utero materno. SPIGHE DI GRANO Tra gli attributi della Grande Madre predomina, universalmente, la presenza di spighe di grano. Come il grano era destinato ad essere sepolto nella terra per poter germogliare in primavera, così la Grande Dea, quale si ritrova nel mito di Cerere, sarebbe dovuta morire come vergine per diventare madre. Il grano poteva allora essere assimilato al figlio da lei generato, come avveniva nei misteri eleusini durante l'iniziazione da parte dello ierofante. L'UVA E IL VINO Un altro attributo era quello dell'uva e del vino, proprio della Dea della Vite venerata dai Sumeri, dai popoli dell'Asia minore, e soprattutto a Creta, dove divenne una personificazione classica della Grande Madre collegata al toro. Il ciclo della vendemmia era infatti ulteriore simbolo di quello vita-morte-rinascita. VENERE E IL TORO Simboli astrologici della Grande Madre rimandavano al pianeta Venere e al segno zodiacale del Toro che ne è il domicilio notturno, la cui energia, particolarmente legata alla terra, all'agricoltura e alla fertilità, connotava l'atmosfera materna e protettiva di maggio. Ma vediamone meglio alcuni nello specifico. Il Vaso, l'Acqua e il Seno Legato al carattere di grembo del femminile, il vaso corrisponde alla più elementare esperienza del femminile da parte dell’umanità. È il corpo, il contenitore, l’utero, la caverna, la terra, la tomba. Il vaso però non è solo un involucro, ma anche ciò che sta al suo interno e per questo diventa anche simbolo del buio, della notte, dell’acqua. Come un vaso divino d’acqua, la Grande Madre nutre la terra ed è signora dell’acqua superiore, la pioggia, e dell’acqua inferiore, che scorre nelle viscere della terra. EGITTO Questa simbologia era ben presente presso gli egizi. Il geroglifico del vaso dell’acqua è il simbolo della dea celeste Nut, e allo stesso tempo dei genitali femminili e del principio femminile. La dea Nut nutre la terra e le sue rappresentazioni la ritraggono con il seno e il ventre scoperto. Il sue seno (mammelle meglio in questo contesto) ed il suo ventre non sono solo la forma di organi fisici, ma simboli della vita. Per questo il seno resterà nei secoli una forma di rappresentazione della Grande Dea, così come il tema della madre che allatta il bambino, rappresentazione del mistero della trasformazione del sangue in latte. CRETA Spostandoci a Creta e osservando gli affreschi e gli artefatti di questa civiltà, notiamo come le donne mostravano i seni. Scoprire i seni, nella società cretese di allora, rappresentava un atto sacro che rientrava nel culto della Dea. E le sacerdotesse che si identificano con la Madre, mostravano il seno, a simboleggiare il flusso vitale che nutre. Il collegamento seno-madre compare nell’Orestea di Eschilo, nel momento in cui Clitemnestra, nell’attimo che precede l’omicidio da parte del figlio Oreste, scopre il seno e lo mostra al figlio come un monito, ricordandogli che il matricidio che sta per commettere, scatenerà l’ira delle antiche dee. (Vedi Origini | Teatro). L'albero cosmicoEsistono anche rappresentazioni cretesi di vasi con molti seni o raffigurazioni di vasi da cui fuoriescono rami di piante. Il vaso che germoglia rimanda ad un altro simbolo della Grande Madre: l’albero cosmico. Presente in numerose mitologie, da quella norrena con lo Yggdrasil, all’albero sefirotico della cabala ebraica, l’albero cosmico, ancorato alle viscere della terra, sale fino al cielo e La dea-albero rappresenta la generazione, la trasformazione come presso i più antichi culti egizi, in cui Hathor, madre di Horo, è la Signora del sicomoro, o della palma da dattero. Dall’albero del sicomoro nasce il sole, il maschile, il figlio. La simbolica unione della dea con il figlio-paredro divino, mistico evento comune a molti antichi culti agrari, rappresenta il ciclo di morte e rinascita della vita. Il figlio-paredro deve necessariamente morire, fecondando la terra col suo sangue, per poi rinascere, riportato in vita la Dea. Ne sono esempio le coppie divine di Cibele-Attis, Demetra-Giasone, Afrodite-Adone, Inanna-Tammuz, Ashtarth-Baal. Il serpente Riguardo ai simboli del mondo animale, l'animale per eccellenza legato alla Dea, nonché suo simbolo antichissimo, è il serpente. Non era il suo corpo ad essere considerato sacro, ma l'energia trasudata dal rettile. Il suo rinnovarsi stagionale, col mutare della pelle ed il cadere in letargo, ne ha fatto il simbolo dell'energia vitale in costante movimento, ma anche del legame con gli Inferi. Il serpente ha una valenza magica presso tutte le antiche popolazioni della terra. Il suo influsso vitale, unito alle piante, poteva curare e ricreare la vita. Vi è infatti un serpente attorcigliato attorno al bastone di Asclepio, dio greco della medicina, e due serpenti gemelli si intrecciano sulla bacchetta di Hermes, che nelle sue remote origini nell’Arcadia, era una divinità legata alla fertilità e alle mandrie. LA DEA SERPENTE La Dea Serpente è, quindi, una divinità primordiale, il cui culto si sviluppò soprattutto nell’area egea, tra i popoli pelasgici pregreci, almeno dall'inizio del VI millennio a.C., per poi diffondersi attraverso la venerazione di Demetra-Cerere e i culti eleusini. Il rapporto tra il serpente e il potere generatore della Dea è quindi continuato nel tempo, manifestandosi al suo apice nella cultura cretese, ed è tutt'ora evidente in figure femminili come quella di Atena, Hera e Hathor. Negli affreschi di Pompei che illustrano il culto di Demetra-Cerere, i serpenti decorano la stanza. A Creta - dove si venerava Potnia, identificata con La dea dei serpenti - all'interno del palazzo di Cnosso furono ritrovate diverse statue di ceramica rappresentanti dee con serpenti attorcigliati in vita, sugli abiti, sul copricapo. La statua della Dea dei Serpenti (foto in alto) mostra una donna vestita con un corpetto slacciato che le scopre i seni, e la gonna a campana tipica delle pitture cretesi, stringendo nelle mani alzate due serpenti. LE PIZIE Nella cultura greca permane testimonianza del legame tra la donna e il serpente nella figura della Pizia, sacerdotessa che pronunciava gli oracoli in nome di Apollo nel santuario di Delfi al cui interno venivano offerte statuette votive a forma di serpente. Il nome Pizia ha il significato di Pitonessa, e il mito racconta che l'oracolo di Delfi fosse in precedenza custodito dal Pitone, un enorme serpente nato dal fango della terra dopo il Diluvio Universale, e che Apollo lo abbia ucciso, impossessandosi dell'oracolo e delle sue sacerdotesse. Per circa duemila anni, dal 1400 a.C. fino circa al 400 d.C., la Pizia ha dato i suoi responsi, un solo giorno al mese, raggiungendo uno stato di eccitazione profetica, grazie all'aspirazione di particolari vapori che fuoriuscivano dal suolo, e dopo aver masticato foglie di alloro. Questa pratica fu in seguito proibita nel 392 d.C. quando l'imperatore romano Teodosio soppresse i culti pagani rendendo il Cristianesimo la religione di Stato. CRISTIANESIMO Con il Cristianesimo il legame tra la donna e il serpente fu associato al Male e alla tentazione di Satana, in seguito alle interpretazione fuorvianti del racconto della Genesi. Il serpente, come narra il mito, aveva suggerito a Eva di mangiare, convincendo anche Adamo, il frutto dell'albero della conoscenza del Bene e del Male. Questa interpretazione, come tutti sappiamo, nei secoli ha sviluppato la convinzione che la donna sia connessa al peccato, e ha reso la sessualità e la nudità un tabù nella società occidentale. GB APPROFONDIMENTI |
AutoreGiovanni Bertuccio Archivi
Febbraio 2025
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